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Scuola e università Cingoli

Cingoli, al Teatro Farnese una lezione di storia contemporanea per gli studenti dell’Ipseoa Varnelli

Cingoli, al Teatro Farnese una lezione di storia contemporanea per gli studenti dell’Ipseoa Varnelli

Il Teatro Farnese di Cingoli gremito dagli studenti dell’Ipseoa Varnelli, lunedì 10 dicembre per una lezione di storia contemporanea e cittadinanza  tenuta da Giovanni Ricci, figlio dell'autista di Aldo Moro, ucciso insieme agli altri agenti della scorta nella strage di via Fani del 16 Marzo 1978, per mano armata delle brigate rosse. 

Gli studenti attenti e commossi, dopo aver dedicato un minuto di silenzio alle vittime della tragedia di Corinaldo, hanno conosciuto e fatto proprie alcune pagine importanti di storia di fatti accaduti una quarantina di anni fa,di persone che hanno dato la loro vita per portare la legalità e la democrazia nel nostro paese. 

“Per trent’ anni ho vissuto con un mostro dentro di me –ha spiegato Ricci – un mostro che si è materializzato quando, sulla pagina dell’edizione straordinaria di Repubblica, quel pomeriggio vidi la fotografia di mio padre riverso a terra, trivellato da sette colpi di arma da fuoco». Un bambino di undici anni, seduto in cucina assieme alla madre in attesa di andare a scuola, il quale una mattina, improvvisamente, viene gettato in mezzo a uno dei più tragici capitoli della Repubblica italiana.

«Quella fotografia mi ha annientato e per anni mi sono sentito diverso da tutti, perché ero il figlio di un servitore dello Stato trucidato da un brigatista che in mio papà vedeva solo un servo dello Stato».

Perdere il padre a quell’ età, e in quella mattinata nella quale 91 colpi di arma da fuoco rimbombarono tanto in via Fani, quanto a Montecitorio, dove si attendeva l’ insediamento del governo Andreotti IV che avrebbe decretato l’ avvicinamento della Democrazia Cristiana al Partito Comunista Italiano, significava per Giovanni Ricci anche la condanna a una adolescenza non normale.Si è trattato di una lezione che ha permesso agli studenti di focalizzare l’attenzione su uno dei protagonisti della politica italiana del secondo Novecento vittima di uno degli attacchi più feroci sferrati contro lo Stato italiano. 

Nel silenzio più assoluto della gremita sala, Giovanni Ricci nel suo intervento ha raccontato ai ragazzi la sua esperienza di vita vissuta: “Avevo la vostra età quando mio padre Domenico, appuntato dei carabinieri, morì all'età di 43 anni nella strage di via Fani insieme a Oreste Leonardi e ai tre agenti di pubblica sicurezza Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino". 

Un racconto volutamente ricco di dettagli famigliari e aneddoti "con lo scopo di ridare la giusta dignità alle persone che persero la vita nella strage del 1978, senza ridurre l'intera esistenza di tali persone alla giornata che ricorda le stragi attraverso la deposizione di una corona di fiori davanti ai monumenti dei caduti ma restituirla  ad una memoria costante” ha sottolineato Ricci.

Significativi anche gli interventi della Dirigente dell’ Ipseoa Varnelli prof.ssa Maria Rosella Bitti, del sindaco di Filippo Saltamartinie del Colonello dei carabinieri Michele Robertiche hannosollecitato i giovani al rispetto delle regole e della legalità nella convinzione che la democrazia è un valore irrinunciabile e che nello stesso tempo occorre “fare memoria” del passato per “decidere” di essere oggi per la democrazia e per la difesa della libertà". 

 

Ancora una volta a Cingoli, nell’ ambito del progetto “Cultura e legalità: responsabilità e diritti”, scuola, territorio e autorità insieme, in una sinergia positiva per un incontro che ha sicuramente lasciato un seme di conoscenza nelle giovani generazioni, che rappresentano il domani.

 

 

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