"Il 5% dei pazienti con infezione da Covid sviluppa malattia severa": l'analisi delle complicanze
"Le manifestazioni respiratorie acute sono la caratteristica più comune dell’infezione da SARS-Cov2, ma la malattia appare più complessa. Gli effetti dell’infezione possono andare ben oltre il sistema respiratorio scatenando quello che molti definiscono una “tempesta” o un “incendio virale” in vari organi ed apparati del nostro organismo. Approssimativamente il 5% dei pazienti con infezione da COVID-19 ed il 20% di quelli ospedalizzati sviluppano una malattia severa che conduce al ricovero in Terapia Intensiva".
A sottolinearlo è il dottor Giorgio Nespola Amadio, direttore dell'Unità Operativa Complessa Malattie infettive dell'ospedale di Fermo nel descrivere le complicanze dell'infezione da Covid-19. Il dottor Nespola Amadio, infatti, ce ne fornisce una elencazione completa, così come proponiamo qui sotto ai nostri lettori:
- polmonite, nel 75% dei pazienti ospedalizzati;
- ARDS, nel 15% dei casi: una grave patologia del sistema respiratorio che compromette la funzionalità di polmoni e alveoli, rendendoli incapaci di assimilare ossigeno con la respirazione ed effettuare i dovuti scambi con l’anidride carbonica, con necessità di supporto respiratorio in Terapia Intensiva;
- Fenomeni trombo-embolici: i pazienti COVID-19 con tali complicanze hanno un rischio di mortalità più elevato (1.93 volte maggiore) rispetto a quelli senza fenomeni tromboembolici;
- Danno cardiovascolare: Le complicanze cardiovascolari sono riportate nel 14.1% dei pazienti durante il ricovero con un tasso di mortalità del 9.6% e possono rappresentare la prima manifestazione dell’infezione come comparire al peggioramento della stessa. I pazienti con preesistenti malattie cardiovascolari o fattori di rischio hanno una incidenza più elevata di queste complicanze e di morte; queste includono: aritmie (18.4%), danno miocardico (10.3%), angina (10.2%), infarto del miocardio (3.5%), scompenso cardiaco auto (2%);
- Insufficienza renale acuta: 9% dei pazienti; tale complicanza è associata ad un più elevato tasso di mortalità nei pazienti ospedalizzati. Può verificarsi prima, durante e anche dopo il ricovero;
- Complicazioni neurologiche: manifestazioni neurologiche sono riportate dal 22% al 25% nei vari studi. Queste includono: malattie cerebro-vascolari acute, alterazioni dello stato di coscienza difficoltà di movimento, convulsioni, stato epilettico, dementia, sindrome parkinsoniana, sindrome ansiosa, depressiva, psicosi.
Tra le malattie cerebro-vascolare acuta la più comune è lo stroke ischemico (0.4-4.9%). I pazienti con malattia severa hanno un aumentato rischio di stroke ischemico rispetto a quelli con malattia non severa. Il tempo medio di insorgenza dello stroke è di 8 giorni dall’infezione, può presentarsi tardivamente nella malattia severa come precocemente nella malattia lieve o moderata. I pazienti possono presentare stroke nella fase di convalescenza dall’infezione, inclusi pazienti di età inferiore a 50 anni, asintomatici o paucisintomatici. L’encefalite è riportata in meno dell'1% dei pazienti, ma fino al 6.9% nei pazienti critici. Pazienti con pre-esistenti malattie neurologiche possono avere un aggravamento della sintomatologia come un quadro severo di Covid-19.
- Sindrome Post-terapia Intensiva (PICS): i pazienti trattati in terapia intensiva, alla dimissione dalla stessa, possono presentare una serie di sintomi come deterioramento fisico, deterioramento cognitivo e deterioramento psichiatrico: debolezza muscolare, alterazioni cognitive, insonnia, depressione, ansietà, delirio, encefalopatia. La debolezza muscolare affligge il 33% dei pazienti che sono sottoposti a ventilazione meccanica, 50 % dei pazienti con sepsi; alterazioni cognitive affliggono dal 30 all’80% dei pazienti.
- Long Covid (sindrome post-Covid): indica l’insieme dei disturbi e delle manifestazioni cliniche che persistono dopo l’infezione, rappresentando una specie di continuazione della malattia. La durata e la persistenza dei sintomi non sembra essere collegata all’intensità degli stessi durante la malattia: può succedere, infatti, che anche le persone che hanno avuto una forma lieve di Covid-19 sviluppino problemi a lungo termine. La letteratura scientifica attuale. Il Long Covid colpisce uomini e donne di ogni età, ma sono soprattutto le donne tra i 40 e 60 anni a soffrirne; oltre ad essere donna, anche l’età avanzata ed il sovrappeso
Quali sono i sintomi del Long Covid? Il sintomo sicuramente più frequente è la stanchezza, seguito dalla perdita del gusto e dell’olfatto. Un altro sintomo riportato molto frequentemente è la nebbia mentale, condizione caratterizzata da problemi di memoria e di concentrazione in aggiunta alla costante sensazione di stanchezza. Inoltre: iper-sudorazione, eritemi cutanei, perdita di capelli, debolezza delle unghie, dolori muscolari, problemi renali.
"Ad oggi, purtroppo, non esistono terapie specifiche per curare i disturbi legati al Long Covid - conclude il dottor Giorgio Nespola Amadio -. Come vediamo non vi è organo o apparato risparmiato. In assenza di terapie specifiche, l’unica possibilità è prevenire: vaccinazione, vaccinazione, vaccinazione. L’unica arma che attualmente abbiamo".
Post collegati

Civitanova, al via il congresso sulle malattie colo-rettali: Focus su chirurgia e Intelligenza Artificiale

Commenti