Caldarola- "Io viva grazie al tempestivo intervento dei medici, mantenete gli ospedali dell'entroterra"
«Sono viva per miracolo. Ma soprattutto perché ho incontrato medici di valore e un presidio sanitario nell’entroterra che ha permesso di intervenire bene e in fretta». Alla vigilia della Pasqua, che segna un momento di riflessione e rinascita, un esempio di speranza arriva da Caldarola. A raccontarlo, con l’obiettivo di accendere i riflettori sull’importanza di mantenere operativi gli ospedali e i punti di primo intervento nei territori dell’entroterra, è Clara Buscalferri, 69 anni, ex responsabile dell’Ufficio turismo di piazza della Libertà a Macerata, oggi in pensione.
Dopo un calvario iniziato a dicembre scorso, è tornata a casa da qualche settimana e ha deciso di raccontare la sua storia affinché non solo possa essere un esempio di speranza per chi si trova - come è successo a lei - da un momento all’altro a lottare tra la vita e la morte, ma anche per gli amministratori che su più livelli decidono le sorti della sanità e dei servizi nell’entroterra.
«La mattina del 21 dicembre scorso - racconta Buscalferri - quando mi sono svegliata ho avvertito un dolore alla spalla sinistra. Ho atteso qualche minuto ma non passava, così ho chiamato il mio medico di base, Renato Filoni, che è subito venuto a casa a visitarmi. La sua risposta è stata chiara e diretta: “Vai subito al pronto soccorso”. Sono partita senza perdere tempo verso il pronto soccorso di Camerino dove, fortunatamente, non ho trovato altri utenti in attesa. I medici mi hanno presa in carico, mentre io iniziavo pian piano a perdere le forze».
I professionisti della struttura sanitaria della città ducale, dopo i dovuti accertamenti, hanno subito capito la gravità della situazione: «Sentivo che stavano organizzando il trasferimento a Torrette con Icaro - prosegue la caldarolese - e dopo poco tempo mi sono ritrovata sull’elicottero alla volta di Ancona». Clara Buscalferri ricorda poco di quei momenti, le sue condizioni di salute peggioravano di minuto in minuto: le era stata diagnosticata una dissezione aortica e bisognava intervenire chirurgicamente. «Mentre eravamo in volo - dice - ricordo che un operatore ha aperto la tendina dell’elicottero e mi ha fatto notare che ci trovavamo sopra la Basilica di Loreto. Quando siamo arrivati, grazie alla precisione dei medici dell’ospedale di Camerino che avevano passato le consegne ai colleghi di Torrette, la sala operatoria era già pronta ed è iniziato un intervento durato oltre dodici ore».
Un intervento delicatissimo: «Ammetto che i medici non avevano buone speranze, ma il lavoro del dottor Carlo Zingaro e della sua equipe è stato eccellente». Così, dopo la battaglia di diversi giorni in Rianimazione, la degenza in Cardiochirurgia e la riabilitazione al Santo Stefano di Porto Potenza Picena, oggi Clara è a casa. Viva. E con un messaggio potente da condividere: «Non so se sarei qui se non fossi andata all’ospedale di Camerino - ammette -. Se avessi aspettato ore in un pronto soccorso intasato come spesso avviene nella struttura sanitaria del capoluogo, probabilmente il finale sarebbe stato diverso. È stata una questione di minuti». La sua è una storia di speranza, ma anche un appello: «Vorrei che la mia esperienza servisse a far riflettere sull’importanza di mantenere aperti e funzionanti gli ospedali dell’entroterra. Nessuno è cittadino di Serie B e anche chi vive in montagna ha il diritto di salvarsi». La caldarolese è il volto di una sanità fatta di medici, infermieri, strutture e decisioni rapide che non solo devono essere mantenuti, ma potenziati: «La mia storia - conclude - dimostra che l’efficienza può esistere anche lontano dalle grandi città. Che spesso la vita si gioca sul filo dei minuti e su chi, in quel momento, è lì per te. A chi c’è stato per me e a chi c’è tutti i giorni per coloro che ne hanno bisogno, va il mio immenso grazie».
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