Parcquaroli vs Mangiaricotta: quella discontinuità che unisce il “tutti contro”
Parcaroli e Acquaroli, da un lato. Mangialardi e Ricotta, dall’altro.
C’è uno strano asse Macerata-Marche che traccia il solco di una campagna elettorale sotto l’ombrellone, tra volti semi-nascosti dalle mascherine e sempre più profondi distanziamenti “politici”.
Già, perché la parola più gettonata in questa fase è appunto “discontinuità”: Ricotta da Carancini, Mangialardi da Ceriscioli (unico Governatore a cui il Partito Democratico, nonostante il crescente appeal nella covidiana Fase 1, non abbia offerto la chance del double), il centro destra, infine, che arde, come la fiamma di Fratelli d’Italia, dal desiderio di mandare in soffitta definitivamente il passato (anche il proprio, visto che per la prima volta i candidati corrono uniti “da vincenti”).
Discontinuità anche lato Movimento 5 Stelle, con il duo Roberto Cherubini a Macerata e Mario Mercorelli per la Regione, che per il momento corrono da terzi “comodi”: insomma, come riscriverebbe Joseph Cronin, “Le 5 stelle stanno a guardare” (in inglese il titolo è curiosamente molto evocativo: “The Stars Look Down”).
In quale scenario locale si inserisce, dunque questa “discontinuità”, parola che letteralmente significa “interruzione nel tempo e nello spazio”?
Direi che s’inserisce in un tempo che si è fermato per Macerata, e in uno spazio, le Marche, sempre più angusto, entro cui riporre fiducia per uno sviluppo che oramai sembra appartenere ad un glorioso passato, quando il nostro modello economico di industria a misura d’uomo, benessere diffuso ed elevati livelli della qualità della vita, portava studiosi da tutto il mondo per studiarci e imitarci.
Ed è con questo declino spazio-temporale che dovranno fare i conti gli uomini che guideranno i Governi locali, a Macerata e ad Ancona, declino che incombe anche sulla perdita di “peso” nei consessi che “contano”.
Se, infatti, in un tempo andato il Sindaco di Macerata andava diritto al Senato, oggi ci dobbiamo, più modestamente, accontentare di Palazzo Raffaello ad Ancona, non sappiamo se ai piani alti o nelle sedute occupate dall’opposizione.
E se prima il Governatore della Regione Marche era un punto di riferimento per l’asse adriatico Nord-Sud (bei tempi i progetti di Giammario Spacca sulla Macroregione Adriatica), oggi non ci filano più neanche quei “nordisti” del PD, come il Governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il quale fa accordi con i colleghi leghisti di Veneto e Friuli, Zaia e Fedriga, per portare turisti tedeschi sulle coste romagnole, con un treno che, come il Cristo di Carlo Levi, per i balneari, i ristoratori e gli albergatori della nostra regione si ferma a Eboli-Rimini.
Sarà durissima, per la compagine di centro sinistra in pista, convincere gli elettori marchigiani della bontà delle proposte per il rilancio di una regione che più di altre sta subendo i disastri post Covid (vedi l’impietosa e amara Relazione di Bankitalia e la classifica che pone Ceriscioli al terzultimo posto tra i Governatori più amati d’Italia), proprio perché il virus ha trovato terreno fertile in un tessuto economico già debole con distretti industriali in forte crisi da oltre 10 anni.
E neanche Roma, né tanto meno Bruxelles, ci corrono in soccorso: basti pensare alle sanzioni UE contro la Russia, che penalizzano da anni l’export dei nostri calzaturifici, sanzioni imposte a causa dell’intervento militare di Putin in Ucraina, mentre poi, gli stessi politici seguaci del “politically correct” dalle due morali, si sperticano per accordarsi con quella Cina che opprime con la violenza le libertà più elementari ad Hong Kong.
Nelle Marche Nord il dibattito politico verte sulle infrastrutture mancate: lo stesso Governatore Ceriscioli ha scritto una lettera alla Ministra dei Trasporti e Infrastrutture Paola De Micheli per lamentarsi dei ritardi dell’incompiuta Fano-Grosseto (ma tra colleghi di partito ci si scrive ancora lettere con carta e penna?), inserita last minute nelle opere da sbloccare dal recentissimo decreto semplificazione, anche se in molti, come il Sindaco di Sant’Angelo in Vado, dicono che è l’ennesima promessa mai mantenuta, anzi una “fregatura, perché è così ogni volta che si avvicinano le elezioni”.
A dicembre sarà nominato un Commissario, si spera non di arcuriana competenza, che avrà il compito di riattivare i lavori dell’importante infrastruttura che collega le Marche Nord al Centro Italia: tra Fano e Pesaro, molti confidano su Babbo Natale in persona.
Nelle Marche Sud, invece, la pseudo-ricostruzione Post Sisma è quella che la fa da padrona, con un numero di Commissari che tenta di raggiungere presto il numero degli edifici ristrutturati, memori anche che la stessa Ministra De Micheli, era proprio quel Commissario che inaugurò la Scuola di San Ginesio, con tanto di ruspa noleggiata per il taglio del nastro, salvo poi arenarsi nelle burocrazie di questa Italia dei veti.
L’attuale Commissario Legnini ce la sta mettendo tutta mostrando un piglio diverso e più pragmatico, un cambio di passo riconosciuto anche da molti Sindaci del territorio: poi, però, la mazzata della Commissione Bilancio che si è “dimenticata” di occuparsi dei provvedimenti a favore delle zone colpite dal sisma, ha rimesso tutto in discussione, lasciando tutti increduli e a bocca asciutta.
Dunque, andrà al voto la popolazione di una Regione sempre più fiaccata dalla crisi, isolata e abbandonata al destino degli eterni “post” (Sisma, Covid, eccetera), per scegliere tra candidati Sindaco e Governatore che fanno a gara per “auto-isolarsi” dal proprio passato, dentro e fuori il proprio partito (per chi ce l’ha), ripetendo fino allo sfinimento la parola magica “discontinuità” (ma anche con “cambiamento” non si scherza).
Ma nell’era del distanziamento sociale, un pò di distanziamento politico non guasta, e tra gli elettori nostrani, in base ad un sondaggio poco scientifico ma molto vicino alla realtà, emerge sempre più una nuova prospettiva (non per tutti, visto che molti Comuni non dovranno eleggere il proprio Sindaco): tra le accoppiate tra “congiunti”, secondo il neologismo coniato dagli esperti nominati dal Premier Conte, Parcquaroli e Mangiaricotta, molti sceglieranno l’Acquaricotta, dando il consenso a Narciso Ricotta al Comune di Macerata e al “maceratese” Francesco Acquaroli alla Regione.
Si vota chi vince, da sempre. E in questo caso sarebbe una doppia vittoria per Macerata, in attesa anche di conoscere quali saranno le truppe, da destra a sinistra, che oggi sgomitano per seguire le sorti dei presunti “vincenti”.
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