Macerata - Eppur si muove, tra Simonetti e Guido da Montefeltro: cosa si cela dietro il flop del centro commerciale
Eppure si muove...oddio per occuparsi di cose maceratesi scomodare Galileo Galilei a cui è attribuita - forse erroneamente - questa esclamazione dopo esser stato costretto all’abiura da un potere stolto e cieco (volevano ciecare l’immenso pisano) è forse eccessivo. Eppure il giullare dopo anni di conclamata incapacità amministrativa che ha toccato il suo culmine nel pasticciaccio tragicomico della lottizzazione Simonetti si sente d’esclamare così: eppur si muove.
Si danno convegno sabato che viene nella sala della Confartigianato un gruppo di quattro consiglieri comunali (Barbara Antolini, Cristina Cingolani, Antonella Fornaro e Sandro Montaguti) e tre assessori (Silvano Iommi, Marco Caldarelli e un po’ in disparte Riccardo Sacchi che ci va più per incombenza: lui è l’organizzatore degli eventi anche se quelli che contano davvero come Il Marchigiano dell’anno la coppia di Palazzo glieli scippa perché il Lauro Rossi in quanto teatro è comunque della cultura) che dalle 17 e 30 nella sala della Confartigianato (al 21 di via Pesaro; Matteo Ricci candidato del Pd alle regionali da Pesaro viene) ragionano coordinati da Tiziana Tiberi di “Macerata che verrà, per un’idea di città” che dopo questa consiliatura devono essere andati a cercare tra gli oggetti smarriti.
La colonna sonora di questo evento potrebbe essere "La sera dei miracoli" di Lucio Dalla che ha qualcosa di profetico nel testo. Dice: “Si muove la città con le piazze e i giardini e la gente nei bar; galleggia e se ne va anche senza corrente camminerà”. Sempre Dalla prosegue “Ci sono anche i delinquenti, non bisogna aver paura ma stare un poco attenti". Sì, si muove la città.
È quel pezzo di Macerata che il recente rapporto Censis sul ceto medio, del tutto ignorato dai partiti del Centrodestra esclusivamente impegnati a guardarsi l’ombelico per tenere in piedi un simulacro di maggioranza, ha perfettamente descritto. È il ceto medio che non ce la fa più a risparmiare, che paga troppe tasse, che assiste alle proprie case che perdono di valore, che non vede riconosciuto il proprio merito e la propria competenza che oggi non si traduce più in benessere economico, che è costretto a dire ai figli: andate via perché qui non c’è futuro.
Ebbene a questo ceto medio il Centrodestra istituzionale ha risposto con: facciamo il centro commerciale Simonetti. Dove va a spendere chi? Dove va a lavorare chi e con quali paghe? Si sono sentite nel consiglio comunale che ha sancito il primo naufragio di questa maggioranza affermazioni che fanno rabbrividire. Il capogruppo della fratellanza italiana ha rivendicato "la continuità amministrativa" per giustificare perché chi per anni aveva detto no a Simonetti oggi dice sì.
Che ci fosse questa continuità amministrativa ce n’eravamo accorti con annessi disagi: quasi tutti i cantieri aperti (e ovviamente mai chiusi se no come si fa a dare una continua pioggia di adeguamento prezzi senza mai irrogare una penale che sia una per ritardato adempimento) sono quelli progettati dalle giunte di Romano Carancini (peraltro essendo rimasto immutato il plenipotenziario dell’ufficio tecnico non ci si poteva aspettare altro).
Quel ceto medio di cui si sono dimenticati e che forse ha contribuito a mandare a casa dopo decenni il centrosinistra di fronte alla rivendicata continuità amministrativa riflette: piuttosto che la copia allora ci tenevamo l'originale. Non ci devono aver pensato i famosi capi-gruppo. La spiegazione del coordinatore della fratellanza italiana in verità è però misera foglia di fico dietro cui nascondere un’affermazione tanto ingenua quanto grave del sindaco.
In pieno consiglio comunale mentre si discuteva del progetto Simonetti - non costruiranno mai: devono avere il progetto approvato per rivenderlo e la differenza è sostanziale, un conto è avere un generico permesso a costruire derivante dal cambio di destinazione d’uso gentile concessione delle giunte di centrosinistra un conto è avere nero su bianco la firma a realizzare garantita dal centrodestra – il primo cittadino ha affermato (verificare a 1 ora e 14 minuti di registrazione): “Dieci, quindici anni fa – a me l’anni me passano – dovevo costruire a Piediripa perché l’azienda si era ingrandita e sono andato da Simonetti, c’era anche l’ingegnere capo della Provincia che è un amico e che ora non c’è più, e gli ho detto: dammi un pezzo di terra, tremila metri. Ma lui me li dava accanto al carrozzaio, ma io pur d’abbellire... E vidi quel progetto di otto torri che era brutto, ma ora ci presenta un nuovo centro commerciale…”.
Ora al di là della sintassi il nostro Sindaco non si rende conto di avere dichiarato che lui aveva un interesse specifico per la lottizzazione Simonetti. Il punto non è legalitario: è politico. A tacer d’altro rende palese l’ingenua sciatteria con cui viene amministrata la città. È la stessa sciatteria che nello stesso consiglio gli fa dire en passant: il sottopasso di via Roma lo apriremo entro l’estate, forse dopo l’estate. Il suo assessore ai lavori pubblici aveva promesso: cantiere chiuso ad aprile! È la stessa sciatteria che non consente il rispetto di alcuna scadenza, né di alcuna priorità del fu programma del Centrodestra.
Di fronte a questo scenario la città forse si muove perché non vede futuro di sviluppo. Il vostro giullare si diverte ogni tanto a spigolare. Il povero sindaco dovrebbe ridursi in ceppi perché del nuovo ospedale non si vede neppure l’idea eppure lui aveva promesso: se non si fa io m’incateno. I capigruppo della maggioranza dovrebbero riflettere: se si fosse votato a scadenza naturale non una delle opere messe nel programma del Centrodestra sarebbe stata compiuta alla scadenza del mandato! Ora si riparla di Rampa Zara, c’è da schiantar dal ridere, ma si riparla anche del cimitero, e c’è da sorvegliare. Forse il Sindaco non se n’è accorto, ma insistere sui loculi potrebbe essere la pietra tombale della sua maggioranza. Perché il ceto medio è stanco di promesse fatte a tutti e non rispettate e di vantaggi (alcuni anche miseri) riservati a pochi.
È stanca di non sapere perché a Valleverde non si è fatto il promesso incubatoio d’imprese, di vedere politiche culturali da cortile (di palazzo Buonaccorsi), di non vedere alcuna programmazione economica. Aveva promesso il Sindaco: a settembre nel risorto centro-fiere si fa la Raci. Ora al netto che nel nuovo centro fiere hanno realizzato porte da dove non passano i muletti per allestire gli stand, non si è mai visto animali che pesano oltre una tonnellata passeggiare sul gres porcellanato (questo sarebbe da indiscrezioni raccolte dal giullare la pavimentazione). Ma il pericolo non c’è: il centro fiere non è pronto, non ha i collaudi, la Raci non si farà.
È’ solo un esempio di come ci sia un pezzo di città che ha votato questa maggioranza che non ne può più. E si sentono già voci sulle candidature e si vedono formicolii di riposizionamenti. Sarà uno spettacolo! Come sapete il giullare guarda sempre tra i libri per cercare spiegazione. Ecco il sommo Dante venire in soccorso. Si parla di un marchigiano: Guido da Montefeltro che un po’- si parva licet- somiglia al nostro Sindaco.
Dice lui di se medesimo: “L’opere mie non furon leonine, ma di volpe. Li accorgimenti e le coperte vie io seppi tutte”. Ma arriva Loico, logico il diavolo che non ammette intrighi, che viene a prendersi l’anima di Guido e così replica: “Venir se ne dee giù tra’ miei meschini, perché diede ’l consiglio frodolente, dal quale in qua stato li sono a’ crini; ch'assolver non si può chi non si pente, né pentere e volere insieme puossi per la contradizion che nol consente.” Siamo nel girone dove vengono puniti i consiglieri di frode. Se volete saperne di più un posto nel salone dalla Confartigianato c’è.
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