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I sindaci di Serrapetrona e Fiuminata: "Non accettiamo invasioni di campo da UBI Banca"

I sindaci di Serrapetrona e Fiuminata: "Non accettiamo invasioni di campo da UBI Banca"

L’ingerenza delle Banche nella politica ha sortito in Italia gli effetti che oggi sono sotto gli occhi di tutti, sarebbe bene, dunque, che i manager degli istituti di credito non si arroghino il diritto di occuparsi di politica locale. Di terremoto ne abbiamo avuto già uno e ci basta, non possiamo fare i conti con altre catastrofi” - E’ secca e seccata la replica dei sindaci di Serrapetrona, Silvia Pinzi, e Fiuminata, Ulisse Costantini, alle dichiarazioni rilasciate alcuni giorni fa da Nunzio Tartaglia, responsabile per UBI Banca di Marche e Abruzzo. Affermazioni a cui Tartaglia si è lasciato andare dopo che la stessa UBI Banca, con una decisione unilaterale e mai neanche comunicata formalmente, ha deciso di chiudere gli sportelli presenti nelle due cittadine. Cittadine che, per altro, fanno i conti con gli effetti devastanti del sisma del 2016. Secondo Tartaglia non è stata la banca a compiere un atto penalizzante per il territorio, ma sono gli stessi sindaci a penalizzare le loro comunità non procedendo alle unioni dei comuni.

“Certe affermazioni – dichiarano Silvia Pinzi e Ulisse Costantini – sono una vera e propria inopportuna invasione di campo. UBI Banca ha fatto le sue scelte e, fortunatamente, altri istituti di credito che hanno maggiormente a cuore il territorio e le persone ne hanno fatte di diverse, offrendo alle comunità dei presidi che altrimenti erano andati perduti. Per noi la faccenda poteva chiudersi qui. Invece ci ritroviamo addirittura additati da un manager di banca che, invece di occuparsi dei problemi delle banche e, soprattutto, dei problemi che le banche hanno creato alle persone, si permette di venire a disquisire su quello che dovrebbe essere l’operato dei sindaci. Ma stiamo scherzando?

 

L’unione dei comuni è un argomento certamente importante, che merita attenzione e una calibrata azione politica e amministrativa, ma anche e soprattutto sul quale ogni eventuale decisione dovrebbe spettare alle popolazioni, dopo i dovuti confronti e i doverosi approfondimenti. Oppure i manager di banca vogliono decidere anche dove dobbiamo vivere, come dobbiamo unirci, come dovremmo chiamarci? Il futuro è una cosa seria e non possiamo accettare che la chiusura di un presidio, e quindi la perdita di un servizio, possa essere giustificata come scelta lungimirante per il futuro. Questo significa prendere in giro le persone. Si ricordi, il signor Tartaglia, che i comuni, anche quelli piccoli, sono espressione della Costituzione Italiana e non dei piani economici delle banche. Noi sindaci dei piccoli comuni ci sforziamo ogni giorno per garantire il massimo dei servizi possibili, fino all'ultimo cittadino. E non  li abbandoniamo…noi! Tantomeno si è mai sentito dire di una amministrazione comunale che ha agito con il chiaro intento di danneggiare i cittadini! Noi non condividiamo il pregiudizio che i piccoli comuni della montagna debbano sparire perché in queste realtà ci stiamo tutti i giorni e le conosciamo sicuramente meglio di chi ne sta lontano e si permette di pontificare”.

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