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Commissione bilancio, il Pd insorge: "Castelli non può continuare a maneggiare soldi pubblici"

Commissione bilancio, il Pd insorge: "Castelli non può continuare a maneggiare soldi pubblici"

"In questi primi due anni la giunta Acquaroli non ha certo brillato per etica, dando più volte prova di scarso senso istituzionale. Ma a tutto c’è un limite: che l’assessore al Bilancio Guido Castelli continui a espletare le proprie funzioni nel pieno della campagna elettorale che lo vede candidato come capolista nella corsa al Parlamento è politicamente inopportuno e dimostra ancora una volta come la destra non esiti a piegare le istituzioni ai propri interessi, incurante delle più elementari regole del confronto democratico".

Così i consiglieri regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti e Andrea Biancani stigmatizzano il comportamento della maggioranza, e in particolare dell’assessore Guido Castelli, durante la discussione in I^ commissione sull’assestamento di bilancio del triennio 2022-2024: "Abbiamo formalizzato la richiesta che la I^ commissione sospenda i propri lavori fino a quando Castelli, così come tutti gli altri assessori candidati, non avranno comunicato almeno l’astensione da ogni attività istituzionale fino al termine della campagna elettorale".

"Lo stesso assessore Castelli - spiega Cesetti - a due anni dal suo insediamento non è riuscito a varare un bilancio regionale che possa definirsi tale, nonostante la drammatica situazione delle famiglie e delle imprese marchigiane. Oggi, invece, contestualmente alla sua candidatura, ha pensato bene di varare una manovra ad hoc".

"Chiunque dotato di onestà intellettuale comprende come con tale provvedimento l’assessore stia mettendo in atto uno sfacciato tentativo di approfittare del proprio ruolo istituzionale al fine di trarre un significativo vantaggio elettorale non solo sui suoi avversari politici, ma anche e sugli stessi candidati del centrodestra - aggiunge il consigliere dem -. Ricordo che alle elezioni politiche del 2013 un assessore della giunta Spacca si candidò e con ben altro stile e certamente maggiore responsabilità si sospese dal suo incarico per affrontare alla pari con gli altri candidati il passaggio elettorale".

"Una lezione di democrazia che oggi farebbero bene a ricordare anche Castelli, Carloni, Latini e Aguzzi, se non altro per scrollarsi di dosso la densa coltre di opacità calata sulle loro spalle, la quale mina anche la credibilità della Regione Marche", dichiara Cesetti.

"Non si comprende come il presidente Acquaroli – conclude – abbia potuto consentire che quattro assessori regionali su sei abbiano svolto fin dall’inizio il loro ruolo con l’evidente e malcelato obiettivo di candidarsi alle elezioni politiche, permettendo loro oggi di restare al proprio posto per fare campagna elettorale. Questo sarebbe il famoso modello Marche che Giorgia Meloni e tutto il centrodestra intendono proporre al Paese?".

 

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