Da Gino Troli, direttore di Futura Festival a Civitanova, riceviamo e pubblichiamo
Dopo aver letto l'intervento del sindaco sento di dover aggiungere qualcosa. Non è mia intenzione tirarla per le lunghe, perché se a fine agosto ancora non è stato deciso se fare Futura e chi deve esserne il direttore, è evidente che la cosa non mi riguarda più.
Ma per amore di verità e per un puntiglio (non vorrei che dopo il furto culturale ce ne sia pure uno storico!) voglio trascrivere quello che spiegai sul sito di Futura alla prima edizione del 2013, altro che Francia o "parola comune", ben altra fu la genesi: "Futuro sarebbe meglio scriverlo al femminile come abbiamo fatto nel titolo del Futura Festival. Fin dal primo momento siamo partiti da una suggestione, la bellissima canzone di Lucio Dalla, le sue parole così dense di profezia, “chissà chissà domani su cosa metteremo le mani...nascerà e non avrà paura nostro figlio e chissà come sarà lui domani, su quali strade camminerà, cosa avrà nelle sue mani, si muoverà e potrà volare, nuoterà su una stella, come sei bella, e se è una femmina si chiamerà Futura” e abbiamo poi guardato con malinconia un presente che pare contraddire il sogno di Futura.
Da qui il passo è stato breve. Un festival per pensare al futuro tra utopia e realtà, tra sogno e risveglio attraverso le lingue della filosofia, delle scienze, della nuova cultura umanistica, della scena teatrale e musicale, in una città che si vuole aprire al confronto e alle dinamiche di cambiamento, pur con le ferite aperte di un tempo presente che spesso stenta a diventare futuro. Non le sorti progressive dell’umanità, Leopardi ci guarda dalla
nostra collina e ci ammonisce, ma un domani che non può che essere diverso da un oggi sofferente" .
Infatti il nome completo del Festival è "Futura Festival OFFICINA DEL DOMANI, LABORATORIO DELL' AVVENIRE", come è scritto a caratteri cubitali sul nostro sito (chi sa se posso permettermi di usare ancora questo aggettivo possessivo! ). È questo che bisogna tutelare, il progetto e cinque anni di 400 eventi veri, non lo stesso evento moltiplicato per 10 giorni e cambiato di nome.
Si è vero, sindaco, contano i contenuti, conta l'esistenza di un festival. Ma a non farlo più esistere non sono stato io. E voi state ancora pensando. Vi regalo un' idea, tanto sono abituato a fare regali: chiamatela Popfutura o Futurashow. Un successo sicuro.
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