Cuneo fiscale, Ercoli incalza il governo Meloni: "Undici euro in più in busta paga, una presa in giro"
La conferenza stampa tenutasi questa mattina presso l'Ospedale di Civitanova (leggi qui) si è trasformata rapidamente in un dibattito politico e sociale che poco aveva a che fare con il tema dell’incontro, coinvolgendo principalmente il patron dell'Eurosuole Germano Ercoli e il vicepresidente della Regione Marche Filippo Saltamartini.
Dopo i convenevoli di rito della subcommissaria di Area Vasta 3 Daniela Corsi e del primario del reparto di Ostetricia Di Prospero, la discussione è virata su argomenti quali la guerra in Ucraina, la crisi energetica, la nuova legge di bilancio e le numerose, annose, questioni che da oltre due anni minano la stabilità dell'Italia e gettano un’ombra preoccupante sul futuro.
Ercoli, visibilmente coinvolto e preoccupato per le questioni di cui sopra, ha colto l’occasione per rivolgere direttamente le proprie impressioni all'assessore Saltamartini e all'onorevole Leonardi. In prima battuta, auspicando una risoluzione pacifica dell’aggressione russa (definendo Zelensky “un eroe a tutti i costi”); successivamente, esponendo tutti quei fattori che secondo lui segneranno la prossima recessione nel 2023 (caro bollette, crisi sanitaria, stipendi bassi, crisi dei consumi e delle aziende).
“La questione più urgente che questo governo avrebbe dovuto affrontare subito era quella del costo dell’energia - ha sottolineato Ercoli -. Non si può continuare a rimanere proni all’Europa, accettando un tetto al prezzo del gas appena inferiore alla già altissima soglia raggiunta a causa delle speculazioni. Sono entrato in contatto con i vertici dell’Enel grazie al ministro dell’Interno Crosetto e posso dire per esperienza diretta che se lo scorso anno eravamo arrivati a pagare 1,3 milioni di euro per le bollette, a partire dal gennaio 2023 i costi schizzeranno fino a 5 milioni”.
“Dopo 46 anni di attività onesta, oggi rischio come tanti altri di dover chiudere. Per quanto riguarda l’ultima finanziaria, trovo un presa in giro gli 11 euro in più al mese garantiti in busta paga dal governo Meloni. È dal 2007 che lotto per un aumento concreto negli stipendi dei dipendenti: dovrebbe essere di almeno 500/600 euro perché i consumi ritornino a crescere. Il reddito di cittadinanza, nonostante le palesi mancanze dimostrate, ha aiutato i quasi 12 milioni di Italiani sotto o immediatamente prossimi alla soglia di povertà”.
Breve riepilogo: il governo Meloni con la finanziaria ha scelto di tagliare il cuneo contributivo (quindi il costo del lavoro) a favore dei lavoratori dipendenti. La manovra è la stessa già prevista dal governo presieduto da Mario Draghi, con garanzia agli 8 milioni di lavoratori fino a 200 euro lordi in più nel 2023, 144 euro netti: 11 euro puliti al mese extra, tredicesima compresa. Nel frattempo, il Reddito di Cittadinanza veniva depotenziato e condannato a sparire entro il 2024.
Poche le risposte da parte dell’onorevole Elena Leonardi, che ha scelto di declinare ogni responsabilità dando la colpa ai governi precedenti e al poco tempo a disposizione per il neonato esecutivo: “La tutela delle imprese è una priorità assoluta del governo Meloni. Ma in soli 35 giorni questo è quello che siamo riusciti finora a fare”.
A rispondere più profusamente è stato il vicepresidente della Regione Marche Filippo Saltamartini fra una citazione di Tocqueville, una considerazione sulle donne in quanto “le macchine più complesse e indispensabili per la specie umana”, e un aneddoto sulla proprietà privata. "Stamattina al bar ho incontrato una dottoressa dichiaratamente di sinistra col suo bambino, il quale stava giocando con tre macchinine. Quando gli ho chiesto di darmene una mi ha risposto «No, è mia». Allora mi sono girato verso la dottoressa e le ho detto «Vede che la proprietà privata è un diritto naturale?». Una presa di posizione netta, che in termini filosofici merita un accostamento alle argomentazioni di Rousseau nel "Discorso sull'origine e i fondamenti delle disuguaglianze tra gli uomini", da cui la celebre frase “Quando il primo uomo ha recintato una terra ed ha detto «questo è mio», dà lì sono nate le diseguaglianze".
Saltamartini ha preso posizione anche sullo svilimento di un sistema sanitario in ginocchio dalla pandemia: “La situazione che ci siamo trovati ad affrontare era talmente compromessa che ora è difficile uscirne. Solo fra due anni si vedranno gli effetti delle nostre manovre (come l’aumento delle borse di specializzazione per i medici, salite dalle 5 del 2019 a 160 ndr). Ma ora dobbiamo continuare a navigare in questa palude finchè non torneranno medici di base e operatori di pronto soccorso”.
Fra le soluzioni proposte dall’ex sindaco di Cingoli ci sono la tipizzazione degli ospedali pubblici, l’istituzione di più CUP provinciali in sostituzione dell’unico regionale ora attivo e l’aumento dei salari per il personale sanitario. “Concordo con ogni critica mossa da Ercoli – ha aggiunto Saltamartini –. Se un dipendente guadagna 1300 euro al mese, al datore di lavoro può arrivare a costare anche 3000 euro per via della tassazione. I consumi rimangono fermi e la tassazione grava troppo sulle piccole e medie imprese, cuore pulsante dell'Italia”.
Sul tema della crisi energetica, l'assessore alla Sanità ha puntato il dito contro l’Ue e nello specifico contro la Francia che avrebbe minato l’indipendenza dell’Italia già all’epoca dell’affare Gheddafi, quando Saltamartini stesso sedeva a Palazzo Madama (2009-2013). “Avevamo sviluppato degli accordi con la Libia per garantire al Paese un approvvigionamento di risorse costante e sicuro ma questi saltarono quando Sarkozy decise di bombardare Tripoli".
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