Sembrava che la manifestazione della settimana scorsa, a favore dell’ospedale di San Severino, avesse riscosso un ottimo successo. Invece essa ha innescato vive e vibranti polemiche sul versante dell’informazione. Il coordinatore regionale di Forza Italia, il senatore Remigio Ceroni, attraverso la sua pagina facebook, ha manifestato tutte le sue doglianze nei confronti di RAI 3 Marche (sic!).
La colpa dell’emittente televisiva di Stato, nel caso specifico, sarebbe stata quella di aver tagliato da ogni ripresa la sua persona che, viceversa era vieppiù presente tra quella moltitudine di gente protestante. Ciò a dimostrazione del fatto di quanto empi e reprobi siano i giornalisti del servizio pubblico. Comprensibile e legittimo lo sfogo del parlamentare. Ma come, un povero Cristo parte da Rapagnano, passa praticamente il sabato pomeriggio tra automobile e manifestazione e la Rai non manda in onda nemmeno un fotogramma che sia uno della sua partecipazione? Privato dall’appagamento di apparire sui teleschermi, e con un viaggio andato a vuoto, sento di esprimere la mia completa vicinanza e solidarietà al senatore Ceroni. Volendo però essere pignoli e puntuali, va segnalato ad onor del vero, che la manifestazione era stata programmata ed organizzata da alcune giovani mamme del posto. I più fiscali potranno quindi obiettare che non essendo Ceroni né giovane e nemmeno mamma, non aveva i titoli per apparire in video. Ma questa argomentazione risulterebbe faziosa e speciosa anche nei più malfamati bar di Caracas.
Fatto sta che dopo la denuncia del senatore Ceroni l’intera nazione è precipitata dal 73esimo al 77esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, sotto l’Armenia e pure il Nicaragua. Quello che invece ci rassicura è sapere dalla viva voce del senatore Ceroni che, nonostante i sabotaggi che l’informazione reazionaria metterà in campo, lui c’è e ci sarà sempre. Dove non si capisce bene (presumo ad ogni manifestazione o corteo o sit- in di protesta), però lui ci sarà. Buon per noi e cavoli amari per i sui infidi detrattori. Infatti, dietro quelle grisaglie che solitamente indossa, dietro l’aria curiale e l’eloquio da omelia funebre che lo caratterizza, si nasconde un combattente da guerriglia che manco il subcomandante Marcos. Non a caso è soprannominato il Che della Faleria. Anzi il Cè, dall’abbreviazione del suo cognome. E noi, dopo averlo eletto come incontrastato leader maximo, lo seguiremo - perinde ac cadaver – ovunque. Saremo al suo fianco nei cortei per difendere ogni piccolo reparto del più sperduto nosocomio della regione. Nei sit-in contro le varie casse integrazioni e contro ogni privatizzazione. L’importante è che ci siano dieci, cento, mille telecamere che possano riprendere il Cè da ogni angolazione e quindi mandarlo in onda da ogni emittente: sia pubblica che privata. Perché quello che conta oggi è essere riconosciuto dai propri simili. Ma non nel senso del riconoscimento come stima o premio, bensì in quello più banale per cui, vedendoti per strada, gli altri possano dire: "guarda, è proprio lui". Il valore predominante è diventato l'apparire, e il modo più sicuro è apparire in televisione.
Il senatore Ceroni lo sa bene, per questo ci tiene tanto ad apparire in TV…
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