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La Collegiata di San Giovanni riapre dopo 25 anni. Parcaroli: "Come entrare a San Pietro" (FOTO)

La Collegiata di San Giovanni riapre dopo 25 anni. Parcaroli: "Come entrare a San Pietro" (FOTO)

La collegiata dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista riapre alla vita cittadina e al culto dopo 25 anni dalla chiusura. Una storia travagliata di terremoti e ricostruzioni che dal 1997 ha segnato la chiesa a più riprese e che finalmente oggi trova la sua conclusione a lieto fine. Un nutrito gruppo di fedeli e curiosi si è riunito in piazza Vittorio Veneto (ex piazza Ricci), a Macerata, questa mattina per assistere al tanto atteso taglio del nastro che segna la rinascita della chiesa dopo 14 mesi dall'inizio dei lavori.

Presenti alla celebrazione tutte le istituzioni locali, tra cui il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli e il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia Nazzareno Marconi, oltre al sindaco di Macerata e presidente provinciale Sandro Parcaroli e al rettore dell’Università di Macerata John McCourt.

A introdurre l'evento inaugurale è stato Don Gianluca Merlini, parroco della Cattedrale di San Giuliano, che per primo ha speso parole di ringraziamento per tutti i lavoratori che hanno reso possibile questo giorno, condivise e ribadite da tutti i rappresentanti delle amministrazioni intervenuti.

"È con grande emozione che rimetto piede oggi nella Basilica di Macerata, posta esattamente al centro della città - ha dichiarato il sindaco Parcaroli - e con una cupola stupenda che mi fa battere il cuore come fossi a San Pietro". 

Il primo cittadino ha rimarcato anche l'impegno della precedente amministrazione comunale e regionale, rappresentate rispettivamente da Romano Carancini e Luca Ceriscioli: "Questa è la chiesa di tutti e non può esserci spazio per lotte di partito. È merito di tutta la comunità se oggi possiamo festeggiare questa riapertura”. Immancabile la commozione a fine discorso.

"È davvero emozionante poter assistere alla riapertura della Collegiata di San Giovanni - ha proseguito Acquaroli -. Da maceratese d’adozione sono felice di poter rinnovare il messaggio lasciato dal concittadino più eminente, Padre Matteo Ricci, partito proprio da questo luogo per evangelizzare l'Oriente. Specialmente in un momento storico complesso come quello che stiamo vivendo emerge la disarmante attualità degli insegnamenti di Ricci. Mi auguro che questa chiesa possa diventare il cuore pulsante della città". 

A sottolineare il forte legame fra la Collegiata di San Giovanni e la Compagnia di Gesù - oltre ai due altari laterali dedicati a Sant'Ignazio e San Francesco Saverio - è stato il postulatore generale dei Gesuiti padre Pascual Cebollada SJ, il quale ha letto una lunga lettera di saluti e congratulazioni del padre generale Arturo Sosa Abasca.

Quasi provvidenziale l’annuncio dato da don Merlini appena prima del discorso del vescovo Marconi. Una telefonata dal Cardinal Marcello Semeraro ha confermato la firma del Papa per il decreto di venerabilità di Padre Matteo Ricci, il quale di fatto avvia le indagini per la santificazione dichiarando l’idoneità alla beatitudine: "Una sincronia troppo perfetta per pensare ad una regia umana, evidentemente quella dei piani superiori funziona benissimo", ha commentato Sua Eccellenza.

"Questa riapertura è il coronamento di un percorso che mi ha accompagnato fin dal giorno della nomina - ha ribadito Monsignor Marconi -: ora, guardandomi indietro, capisco il senso provvidenziale delle scelte compiute fin qui. Non esiste una chiesa del progresso e una della tradizione, poiché il progresso è possibile solo conservando la storia e questo luogo ne è la prova tangibile: abbiamo restituito a San Giovanni l'aspetto che aveva nel ‘600 grazie alle innovative tecniche moderne. Credo che il successo di questa operazione sia certificato dalla sensazione di entrare qui dentro e pensare che nulla sia cambiato".

Chiude la presentazione l'architetto consacrato maceratese Giacomo Alimenti: “Un lavoro di tutti, collettivo e instancabile, specialmente nell’ultimo periodo in cui l’urgenza era di rispettare gli impegni contrattuali. Ognuno è stato centrale, senza che mai nessuno si posizionasse al centro”. 

 

 

 

 

 

 

 

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