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A Camerino arriva 'La donna della bomba atomica'. L'intervista a Gabriella Greison: "Vi racconto Leona Woods"

A Camerino arriva 'La donna della bomba atomica'. L'intervista a Gabriella Greison: "Vi racconto Leona Woods"

Domani, 20 marzo, alle ore 11, la sala convegni del Campus dell'Università di Camerino si trasformerà in un palcoscenico d'inedita divulgazione scientifica e narrazione storica. Gabriella Greison, fisica, scrittrice e attrice, a cui si accompagna ormai l'epiteto di "Rockstar della fisica", presenterà il suo spettacolo “La donna della bomba atomica”, tratto dal suo omonimo libro, edito da Mondadori.

Il libro di Greison è un viaggio interiore nella vita di Leona Woods, la fisica più giovane del Progetto Manhattan, la quale, nonostante il suo ruolo chiave, in tutti questi decenni, è stata eclissata a causa di una predominanza maschile che ha segnato l'universo e la storia delle scienze fino a oggi. Attraverso un flusso di coscienza, Greison ci porta a rivivere gli eventi che hanno portato alla creazione della bomba atomica, offrendo una prospettiva nuova e profondamente femminile su uno dei momenti più controversi della storia moderna.

Lo spettacolo promette di essere un’esperienza immersiva, che non solo racconta la storia di Leona Woods, ma apre anche a una complessa e stratificata serie di riflessioni, a partire dalle implicazioni morali ed etiche della scienza quando viene applicata alla guerra. 

Inoltre, sempre presso il polo dell'Università di Camerino, alle 16,30, sarà possibile assistere al seminario tenuto da Greison dal titolo 'La fisica nucleare e i cambiamenti climatici'.

Com’è nata l’idea di scrivere “La donna della bomba atomica” e di portarla poi in scena nei vari teatri d’Italia?

Ho deciso di raccontare la storia di Leona Woods perché è una storia inedita, ho scoperto io questa storia, e come ne sono rimasta innamorata io, penso che ne rimarranno innamorati in tantissimi. Ho iniziato a pensare a Leona nel 2019, poco prima della pandemia. Leggendo tra le righe di un libro in inglese, in cui si parlava di Arthur Compton, uno dei fisici creatori della fisica quantistica, che sta in posa nella fotografia del 1927 che è la mia ossessione, quella a margine del V Congresso Solvay e che è diventata poi il mio cavallo di battaglia nel primo libro ‘L'incredibile cena dei fisici quantistici’ (2015, Salani). Siccome volevo occuparmi di lui, perche lo sto facendo per ogni personaggio in posa in quella foto, mi sono imbattuta in Leona Woods. In pratica, il nesso è stato che Arthur Compton leggeva la Bibbia a Leona, ogni sera dopo il lavoro al Progetto Manhattan.

Fantastico, ho detto! Leggo meglio di Leona e scopro che è fisica nucleare, come me, e che è stato un prodigio, come me, e che la sua battaglia più grande è stata essere riconosciuta per quello che faceva nella sua professione, in un mondo totalmente maschile, come quello della fisica nucleare e quantistica. Quindi mi sono detta: perfetto, è lei il mio nuovo obiettivo. Poi è scoppiata la pandemia e non ho potuto viaggiare, perche per scrivere di lei e raccogliere informazioni avrei dovuto fare un viaggione nell'America più dura, quella del New Mexico, e allora ho rimandato.

Nel frattempo ho scritto di altri due fisici presenti in quella foto: sono usciti i libri ‘Ucciderò il gatto di Schroedigner’ (Mondadori) su Erwin Schroedinger, e ‘Ogni cosa è collegata’ (Mondadori) su Wolfgang Pauli. Contemporaneamente ho letto tutto su di lei, in qualsiasi lingua. E l'estate scorsa sono partita per l'America. Ed eccomi qui con un audiolibro su Audible, il libro e lo spettacolo teatrale che ho appena fatto debuttare nei teatri e che girerà il mondo, le date sono sul mio sito www.GreisonAnatomy.com.

A livello più tecnico, come avviene nella tua scrittura la trasformazione di una storia scientifica in un’opera narrativa?

A livello più tecnico, la risposta va cercata nei miei 20 anni di questo lavoro di scrittura. E da 10 anni in cui pubblico libri1. Questo su Leona è il mio dodicesimo libro. Tutto per me è nato dalle ricerche su una fotografa. Una splendida foto in bianco e nero, scattata nel 1927, 29 personaggi in posa, 17 erano o sarebbero diventati premi Nobel. Una foto da cui sono ossessionata da una vita. Fin da piccola la vedevo in giro, e nessuno sapeva raccontarmela.

Poi mi sono laureata in Fisica, con la specializzazione sulla fsica quantistica, e questa foto era sempre negli uffici dei professori più illuminati. Ma non sapevano dirmi cosa pensavano questi uomini in posa, cosa avevano fatto un attimo prima dello scatto o dove avevano cenato subito dopo. Dopo la laurea sono andata a lavorare a Parigi, all’Ecole Polytechnique, il mio capo era Francois Amiranof. All’ingresso dell’Ecole Polytechnique c’era questa fotografa in BN come gigantografa.

La mia ossessione per questa foto stava andando alle stelle. E così mi sono messa a fare ricerche, sono andata a Bruxelles dove è stata scattata la foto; per anni mi sono documentata, e fnalmente ho trovato la storia. Ho trovato le parole per raccontarla. E da questa foto ho fatto nascere il mio percorso professionale. Dopo anni di ricerche, dopo tante porte chiuse in faccia, dopo tanti no, fnalmente ho trovato la mia strada. Creandomela, da zero, io stessa. Ci ho messo anni, ma ne è valsa la pena.

Il mio primo libro che la raccontava era “L’incredibile cena dei fisici quantistici”, da cui ho fatto nascere il mio primo spettacolo teatrale “Monologo Quantistico” (sempre nel 2014). Questo spettacolo ha girato e gira tantissimo (in 10 anni ha superato 800 repliche), non solo nei nostri confini, ma anche fuori, da Vienna a Zurigo a San Francisco. Il libro ha avuto un boom di ristampe ed è stato a lungo un caso editoriale. Poi sono seguiti altri 11 libri e altri 10 monologhi teatrali.

Dunque, per “L’incredibile cena dei fsici quantistici” (è stato il mio libro d’esordio), sono stata un anno a Bruxelles a fare ricerche nell’archivio Solvay, e poi ci ho messo 3 anni per scriverlo. Racconto della cena avvenuta dopo lo scatto di quella fotografa, un lavorone ricostruire tutto! Per “Hotel Copenaghen”, sono stata un anno a Copenaghen, facendo avanti e indietro con l’italia, per fare ricerche. E racconto della grande Scuola di Copenaghen di Niels Bohr.

Per “La leggendaria storia di Heisenberg e dei fsici di Farm Hall”, ho fatto ricerche e viaggi in Germania, e poi anche a Farm Hall stessa, vicino a Cambridge. Racconto di Werner Heisenberg, e del suo mondo. Per “Einstein forever” sono stata a Princeton, in America, e in Svizzera, a Zurigo e a Berna. Racconto di Albert Einstein, e della sua eredità. Da ognuno di questi libri ho creato uno spettacolo teatrale, sotto forma di monologo di un’ora e mezza.

Per “Ucciderò il gatto di Schrodigner”, il protagonista è Erwin Schrodinger, e le ricerche le ho fatte tra Vienna, America e Tirolo. Per “Ogni cosa è collegata”, il protagonista è Wolfgang Pauli, e le ricerche le ho fatte tra Zurigo, America e Berlino.

I miei spettacoli teatrali sulla fsica quantistica sono nati da questi testi.

Insomma, ho trovato il mio modo per raccontare la fsica quantistica. Ho trovato una nuova narrativa da dare alla fisica. Racconto la fisica quantistica sotto forma di storie, dopo le ricerche sul posto, i viaggi, gli incontri con le persone chiave, e le ricerche negli archivi (questo è ‘il Metodo Greison’). Con la fotografa scattata nel 1927 con il più grande ritrovo di cervelli della storia che è il mio faro, e da cui ho fatto nascere tutto.

Noi stiamo vivendo la Seconda Rivoluzione Quantistica, e quello che stiamo vivendo è un altro grande sconvolgimento delle nostre vite. Così come quando la fsica quantistica è nata, che ha sconvolto le nostre vite portando i telefonini, i chip al silicio e quindi i computer, le tac, i lettori cd e dvd, alla stessa maniera vivremo qualcosa di grandioso, che non immaginiamo neanche.

 Nel film ‘Oppeneheimer’ di Nolan la fisica Leona Woods, che ha avuto un ruolo chiave nel progetto Manhattan, viene completamente esclusa. Questa mancanza è spia di quanto ancora oggi, ci sia un’ideologia dominata da un punto di vista maschile?

Il fatto veramente eclatante è che Oppenheimer non è diverso dalla maggior parte dei film, dei libri, dei racconti che sono basati su ricostruzioni storiche di fette di scienza (di fisica, in particolare). Perche la maggior parte dei film, dei libri, degli scienziati, dei fisici che raccontano la fisica quantistica, il nucleare, le bombe atomiche, e addirittura la Seconda Guerra Mondiale in generale, sono contro le donne, e sono fatti da uomini che raccontano esclusivamente le gesta di altri uomini.

Siamo abituati, siamo desensibilizzati, e quindi nessuno ha detto quello che sto dicendo io, perche per decenni abbiamo visto solo donne al cinema che esistono solo per dare agli importanti protagonisti maschili qualcosa con cui svagarsi. Dopo decenni di film realizzati cosi, ne arriva un altro cosi, quindi nessuno se ne accorge. Anzi, ottiene 13 candidature agli Oscar. Ma mentre Barbie ha oscurato e messo da parte personaggi maschili di gomma, Ken su tutti, un film anti-donne come Oppenheimer, ha messo da parte e cancellato completamente donne molto reali, in carne e ossa, che hanno vissuto vite intere e hanno dato un contributo significativo alla fisica e al nostro mondo.

Quel povero Ken messo da parte dal film su Barbie, non è Leona Woods, che a 23 anni ha gia ottenuto il dottorato in fisica ed è stata assunta a lavorare al progetto Manhattan, perchè ritenuta un asso nella rilevazione delle particelle nel vuoto con il trifluoruro di boro. Ken, a differenza di Leona, non era presente alla prima reazione nucleare a catena, e Ken non fece quello che fece Leona, ovvero passare anni interi della sua vita sulla costruzione della pila atomica, divisa tra Hanford, Chicago, l’Argonna Foresta e appunto Los Alamos.

Leona Woods non compare in Oppenheimer, ma il film, come tanti film anti-donne, riesce ad assumere una tale aria di autorità a farci supporre che la sua sorprendente mancanza di rappresentanza femminile sia dovuta al suo ammirevole impegno per l'accuratezza storica.

Al contrario, sia nell’ambito del cinema che in quello della narrativa, pensi che, in alcuni casi, un’accentuata focalizzazione su certe tematiche femminili, rischia di cadere in un occasionalismo e femminismo stereotipizzante?

No, non credo. Ogni conquista va difesa, altrimenti è un attimo tornare indietro.

Dallo studio dell’atomo alla bomba atomica. Secondo te oggi la coscienza collettiva ha rielaborato i motivi di questo passaggio che dalla ricerca scientifica giunge alla progettazione di un ordigno auto-distruttivo? Elsa Morante, in ‘Pro o contro la bomba atomica’, scriveva che riguardo a quest’ultima ci si preoccupa più delle conseguenze che delle motivazioni.

Infatti il mio libro è la risposta a Elsa Morante.

 

 

 

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