Piano di Accumulo Capitale, la soluzione a basso rischio per i piccoli investitori
Gli italiani che si ritrovano a dover gestire i propri risparmi, si trovano spesso di fronte ad una serie di opzioni che promettono profitti importanti, ma che non sempre realizzano le promesse mantenute. Per i neofiti, spesso “a secco” di educazione finanziaria e non in grado di gestire le continue oscillazioni del mercato finanziario, è molto difficile optare per azioni e obbligazioni, il cui andamento consiglia decisioni ponderate che senza esperienza è difficile prendere. Altrettanto complicata è la scelta di un Fondo Comune d’Investimento, anche perché richiede una conoscenza dettagliata del mercato in cui si è scelto di investire.
Se l’investitore cerca un’opzione più tranquilla, che gli possa far conoscere il mondo finanziario a piccoli passi, con bassi livelli di rischio e con la possibilità di personalizzare l’investimento resta viva l’opzione dei PAC, acronimo con cui sono conosciuti i Piani di Accumulo Capitale. Buona parte degli investitori scelgono questa opzione proprio in virtù della loro flessibilità intrinseca: a seconda della disponibilità pecuniaria, si può decidere di variare l’importo, la cadenza di versamento e persino i fondi di investimento a cui destinare i fondi stessi.
Altro vantaggio decisivo che ha permesso agli investitori di scegliere con una frequenza sempre più alta è la mancanza di sottoscrizione. Questo strumento è particolarmente adatto ai piccoli risparmiatori che riescono così ad evitare di pagare costi importanti per l’ingresso e l’uscita dal piano, pur accedendo al mercato finanziario e ottenendo maggiori possibilità di ottenere un profitto dai fondi a disposizione. La volatilità tipica del mondo azionario e obbligazionario è ridotta poi al minimo dalla frequenza di versamento, che solitamente avviene durante i periodi di ribasso per una maggiore garanzia di stabilità. L’investimento spesso confluisce nei fondi comuni d’investimento, altro sinonimo di abbassamento dei rischi in virtù del tanto chiacchierato principio della diversificazione. Sono tanti, infatti, gli esperti che consigliano di variare l’investimento a seconda degli asset, per non ritrovarsi poi a fronteggiare forti ribassi di un unico titolo. Versando solo piccole somme su un mercato e diversificando secondo criterio geografico o di prodotto, è possibile moltiplicare le possibilità di profitto e abbassare di conseguenza quelle di perdite ingenti.
Gli addetti ai lavori consigliano però di affacciarsi all’investimento dei PAC con pazienza e prudenza, visto che a fronte di una certa stabilità, risultati e profitti arrivano solo dopo qualche anno: qualche investitore potrebbe però allarmarsi eccessivamente in seguito a periodi negativi e mostrare una certa propensione alla vendita, oppure essere invogliato a ritirare quanto puntato in borsa durante i momenti più entusiasmanti. È naturale che a fronte di una durata variabile dai 60 mesi ai 40 anni e con rate molto basse, la possibilità di ottenere profitti sia spalmata nel tempo. Il primo “scoglio” da superare è quello della sottoscrizione: è fondamentale, infatti, leggere nei minimi particolari il contratto di sottoscrizione per evitare di cadere in qualche trappola ben congeniata. Non deve spaventare la presenza di una quota iniziale di sottoscrizione, o l’assenza della clausola in grado di bloccare il flusso degli investimenti: ogni PAC ha le proprie caratteristiche, ma restano strumenti molto interessanti per coloro che vogliono investire a piccoli passi, senza rischiare molto e puntando ad un profitto spalmato nel tempo.
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