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Cultura Tolentino

Festival Tolentino Jazz, serata conclusiva con Michael Rosen e Malafede Trio

Festival Tolentino Jazz, serata conclusiva con Michael Rosen e Malafede Trio

Jazz delle grandi occasioni per chiudere in bellezza la II edizione del Tolentino Jazz Festival che ha fatto registrare un’ottima affluenza di pubblico in tutte le tre serate ed ha raccolto apprezzamenti e consensi per il suo cartellone ricco, vario e di qualità. Il finale della manifestazione ha visto sul palco il Tolentino Jazz Quartet, una formazione di primissimo livello composta da Emanuele Evangelista (pianoforte), Filippo Gallo (chitarra), David Padella (contrabbasso) e Roberto Bisello (batteria) che ha avuto l’onore di condividere il palco con un grandissimo sassofonista: l’americano Michael Rosen.

Dotato di grande energia e comunicatività, l’inedito quintetto è partito con un avvio trascinante sulle note di “Bala com Dala” di Aldir Blanc e Joao Bosco ed ha avuto subito un impatto entusiasmante sul pubblico, mantenendo alta l’attenzione  per tutta l’esibizione, anche nei brani dall’andamento più lento e dal carattere più meditativo. Rosen, oltre che per la straordinaria dialettica sul suo strumento, si è fatto apprezzare anche come compositore con i suoi “Fair Weather Ahead”, suggestivo canto di buon augurio rivolto a tutte le persone che affrontano i pericoli del mare sui barconi che dovrebbero portarli verso una vita migliore, e “Hoperfully”, che il prestigioso sassofonista ha dedicato al pianista Ramberto Ciammarughi presente al concerto.

Di impianto modale, dai suoni morbidi e dalle atmosfere suggestive, le due composizioni, entrambe tratte dall’album Sweet 17 del 2016,  hanno rivelato il lato più intimo e sensibile del musicista che ha trovato adeguati canali espressivi negli affiatati compagni di squadra. Altrettanto pregevoli anche i brani originali del chitarrista Filippo Gallo, “Snow” e il jazz waltz dal titolo “58”, dedicato al compianto motociclista Marco Simoncelli, che si è messo in evidenza anche nei soli fluidi e sempre ben articolati nei lunghi fraseggi. Rosen, che vanta collaborazioni con nomi del calibro di Bobby McFerrin, Jim Hall, Peter Erskine e Kenny Wheeler, ha sfoggiato la sue notevoli capacità improvvisative risultando sempre avvincente ed emozionante; non hanno sfigurato accanto a lui le interessanti evoluzioni pianistiche di Emanuele Evangelista, in una delle quali si è concesso la citazione di Softly as in a Morning Sunrise,  le grintose escursioni sul contrabbasso di David Padella e la ritmica sempre ben sostenuta ed efficace della batteria di Roberto Bisello. Performance di alta qualità, che ha beneficiato del carismatico effetto della presenza di Rosen nel creare dinamiche di insieme sempre convincenti, il concerto si è concluso con un finale travolgente sulle note di Segment di Charlie Parker. Ultimo appuntamento del Tolentino Jazz Festival, l’esibizione del Malafede Trio, band capitanata dal bassista Federico Malaman che ha raccolto grandi consensi negli ultimi anni con la loro musica dai tratti molto originali che spazia dalla fusion alla vanguard, senza disdegnare dimensioni intimiste.

All’insegna della contaminazione quindi il repertorio proposto da Malaman, accattivante front-man accompagnato in un perfetto gioco di squadra da Riccardo Bertuzzi alla chitarra e da Ricky Quagliato alla batteria; il trio ha sfoderato pezzi adrenalici, tiratissimi nella ritmica e con una certa matrice rock nell’approccio chitarristico. Superstar del basso, strabiliante con i suoi virtuosismi slap a velocità supersonica, Malaman ed i suoi stratosferici musicisti hanno tenuto con il fiato sospeso il pubblico per tutta la loro esaltante presenza sul palco concedendosi momenti dalle atmosfere più pacate solo in alcuni brani, fra cuiOmaggaddah  in cui il bassista si è cimentato con onore nelle vesti di cantante ( l’interprete originale era Serena Brancale).  Diversi i brani tratti dall’album Touchè, fra quelli di Malaman “Fred”, come da lui stesso dichiarato, liberamente ispirato/copiato a Little Sun Flower di Freddie Hubbard e “Insert Coin”, con chiari riferimenti al mondo dei videogiochi degli anni 80, con sonorità elettroniche tipiche di quel periodo e divertenti richiami sonori sulla figura del mostro.

Titoli di punta eseguiti nel finale del concerto "Il mistero del signor Piler" di Bertuzzi e "A Tea with the White Rabbit" di Quagliato, reclamato bis che ha concluso alla grande l’avvincente performance del trio.

 

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