Da grande cantante a grande presentatrice, Ada Montellanico è stata la brillante madrina di Donne in Jazz, seconda serata del festival. Con la verve e la disinvoltura di una consumata professionista, la Montellanico ha condotto l’evento, presentato gli ospiti e condiviso interessanti riflessioni sulla posizione della donna negli ambiti artistici, sottolineando la necessità di una maggiore valorizzazione.
A lei è stato affidato anche il compito di inaugurare una straordinaria mostra fotografica di Carlo Pieroni, Donne in jazz, antologia di oltre cento scatti delle più famose artiste italiane e straniere. Mago del bianco e nero, Pieroni è uno dei più grandi fotografi italiani, che nei suoi 50 anni di carriera ha documentato la storia del jazz con la sua arte lasciando una testimonianza di raro valore. Gli appuntamenti musicali del festival sono partiti nel pomeriggio con il Concerto di Fiati "G.Verdi" di Tolentino diretto dal Maestro Daniele Berdini, che ha eseguito brani tratti da "West Side Story"di Leonard Bernstein, ricordandone il centenario dalla nascita e l'Ouverture dal Barbiere di Siviglia di Rossini, di cui ricorre quest'anno il 150esimo anniversario dalla morte; altri brani in programma "Gabriel's Oboe" di Morricone e "Tico Tico" di Zequinha de Abreu. Esibizione di ottima qualità guidata sapientemente da Berdini quella del gruppo bandistico, che ha dato prova di saper affrontare con uguale bravura repertori e generi diversi. Tutto dedicato ad una donna il progetto della cantante Claudia Aliotta che con Manuel Magrini, Premio Luttazzi 2017 come miglior giovane pianista jazz italiano, ha presentato ”Good Morning Heartache:song, blues ed inediti di Irene Higginbotham”, riportando alla luce le composizioni della più versatile e prolifica songwriter degli anni Quaranta.
Oltre a proporre standard come No Good Man e Good Morning Heartache, incisi da Billie Holiday nel 1946, l’Aliotta ha regalato al pubblico del festival la prima esecuzione assoluta di due inediti del 1940 firmati da Louis Armstrong in coppia con la Higginbotham: Ol’Man Jeep e la splendida ballad My Heart is at Your Command, i cui manoscritti sono stati esposti nella cappella del Castello della Rancia, nella mostra “Irene Higginbotham:il volto nascosto del jazz”curata dalla stessa Aliotta. Accompagnata in modo eccellente da Magrini, che oltre ad aver curato gli arrangiamenti, ha sfoggiato estro e virtuosismo nelle sue improvvisazioni, la cantante ha interpretato con accattivante swing e raffinata sensibilità i vari brani mettendosi in luce per il suo timbro morbido e ricco di sfumature espressive. Sia il concerto che la mostra sono stati dedicati da Claudia Aliotta alla memoria del professor Roberto Grisley, straordinario docente di Storia del Jazz, recentemente scomparso, prezioso supporto per la cantante nella realizzazione del suo progetto sulla Higginbotham. Dopo di lei è salita sul palco una vera star che ha fatto registrare il sold out: Mafalda Minnozzi, personalità unica nel mondo del canto jazz, accompagnata da Paul Ricci, prestigiosissimo chitarrista newyorchese con il quale da diversi anni ha creato un sodalizio artistico di altissimo livello. La magia ed il carisma della Minnozzi si sono espressi oltre che con la voce, strumento ricchissimo e poliedrico, anche attraverso l’interpretazione coreografica e gestuale dei brani realizzando una sintesi originale e completa di poesia, canto e arte scenica.
Da Chico Buarque a Morricone, passando per classici di Jobim come Desafinado, Insensatez e Dindi, Mafalda Minnozzi ha incantato con la sua performance, arricchita in modo straordinario dalla chitarra di Paul Ricci, che ha realizzato per lei architetture sonore di rara bellezza. Duo dal grande feeling e complicità, uniti da un affiatamento musicale perfetto, Mafalda e Paul hanno presentato il meglio del loro repertorio tratto dagli ultimi lavori discografici: Cool Romantics, Inside ed Empathia. Ultimo concerto della serata, il raffinato Eleonora Strino Trio ha entusiasmato il pubblico con le speciali rivisitazioni delle musiche di Ellington, ispirate dal disco Thelonious Monk plays the Music of Duke Ellington del 1955. Strumentista di spicco nel panorama internazionale, la chitarrista napoletana è stata affiancata dal talentuoso e creativo batterista, Emanuele Maniscalco e da Greg Cohen, mitico contrabbassista americano che ha suonato per grandi nomi del jazz come Ornette Coleman e Lee Konitz. Intersezione tra eleganza e scomodità, linee rette e spigoli, bellezza e curiosità, il viaggio musicale della Strino è stato un ballo fluido, leggero, artificioso e giocoso allo stesso tempo nel magico universo ellingtoniano, in cui il dialogo e lo scambio del ruolo di accompagnamento fra la chitarra e il contrabbasso hanno creato movimento e interessanti combinazioni a cui ha preso parte anche la batteria di Maniscalco. Fra i brani in scaletta All Too Soon, la trascinante It Don’t Mean a Thing, eseguita con grande verve e I Got it Bad; una vera perla l’interpretazione da solista di Greg Cohen di Don't Get Around Much Anymore . Sia la Strino che Cohen ha dato abbondante prova di eccellenza nelle loro improvvisazioni, sempre ricche di swing e spunti originali; la performance del trioè stata contraddistinta da arrangiamenti personali, affiatamento ed equilibrio nell’insieme e grande attenzione al dosaggio di timbri e dinamiche. La loro pregevole esibizione si è chiusa in bellezza a suon di bis, gentilmente concesso, con Moon Indigo.
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