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Civitanova, Premio Annibal Caro: Luca Fusari è il vincitore della seconda edizione

Civitanova, Premio Annibal Caro: Luca Fusari è il vincitore della seconda edizione

Per la traduzione di “Ossa di Sole”  di Mick McCormack edito da Il saggiatore si è aggiudicato il riconoscimento che la città di Civitanova conferisce nel nome dell’illustre concittadino Annibal Caro. Premio ex aequo della giuria tecnica per i finalisti Silvia Pareschi, Luca Fusari e Bruno Arpaia

È Luca Fusari il vincitore della seconda edizione del Premio Annibal Caro. Con la traduzione di “Ossa di sole” di Mike McCormack a larga maggioranza la giuria dei lettori ha assegnato il riconoscimento che porta il nome dell’illustre traduttore dell’Eneide di Virgilio. Il suo lavoro ha convinto il 58.8% dei giurati che in questi mesi si sono raccolti attorno al progetto, preferendolo agli altri due candidati della terna finalista: Silvia Pareschi, per la traduzione di “Jesus’s son” di Denis Johnson e a Bruno Arpaia per la traduzione di “Anni lenti” di Fernando Aramburu. Assegnato anche il Premio della giuria tecnica ex aequo ai tre finalisti.

Nella Sala Ciarrocchi della Pinacoteca Moretti di Civitanova Alta è stato assegnato il riconoscimento alla presenza anche di numerosi studenti, e sono stati proprio loro a premiare i vincitori. Un premio sorto per amore di Annibal Caro, che a Civitanova nacque  e fortemente voluto per  mantenerne viva la memoria.

Ad aver convinto la giuria che lo ha votato in larga maggioranza lo stile utilizzato, la ricercatezza del lessico e la capacità del traduttore di restituire quell’atmosfera onirica e nebbiosa, il flusso di pensieri del romanzo che dall’inizio alla fine non usa la punteggiatura. Un ostacolo e una sfida in più per la traduzione, che nella trasposizione in italiano mantiene però intatto tutto il fascino dell’originale. “Non so nemmeno io come abbia fatto a tradurlo – racconta Luca Fusari alla platea intervenuta -  a prima vista sembra non avere struttura. Quindi ho dovuto prima leggerlo tutto e poi iniziare a tradurre per capire dove voleva arrivare. In realtà l’assenza di punteggiatura non significa che non vi siano macrostrutture”.

La cerimonia di conferimento del premio, alla quale hanno portato i saluti istituzionali l’Assessora al Bilancio Roberta Belletti per il Comune di Civitanova e il consigliere regionale Francesco Micucci per la Regiona Marche, è stata anche l’occasione per un incontro sul tema della traduzione e del lavoro del traduttore. “Tra le tante attività di Annibal Caro abbiamo voluto istituire un premio alla traduzione perché la sua trasposizione dell’Eneide “bella e infedele” rappresenta ancora oggi un modus operandi. E abbiamo voluto farlo il 6 giugno, giorno della nascita del poeta e traduttore civitanovese perché quella data non rimanesse solo una ricorrenza, ma diventasse un modo per promuovere la lettura radicando nel territorio la conoscenza di questo autore, è un modo per riprenderselo, Annibal Caro” – il commento di Maria Grazia Baiocco del comitato promotore.

“La traduzione è come suonare col violino una cosa che era prevista per il pianoforte - ha spiegato Giovanni Giri, componente del comitato tecnico di valutazione e docente di traduzione all’Università di Macerata – Civitanova e Annibal Caro sono due realtà che dovrebbero trarre giovamento l’una dall’altra . Perché non far diventare questa città una capitale della traduzione come Recanati lo è della poesia”.

“Sono felice di essere qua anche perché l’impostazione di questo premio ricalca l’idea che ho della letteratura, rendere viva la lingua” -  ha sottolineato Silvia Pareschi, finalista per “Jesus’Son” e traduttrice per Einaudi e autrice a sua volta. Al pubblico ha raccontato gli esordi del “mestiere”, il metodo, aneddoti e quei “no” di cui si è pentita, ma anche di quegli autori che ha amato alla follia. “Nell’ultimo periodo sono tornata ad innamorarmi dell’italiano, spesso per chi traduce lo si dà per scontato, ma è fondamentale aggiornare la propria lingua, poter usufruire e attingere da un registro che è al passo con i tempi, specie se si traduce libri che usano lo slang – e poi ringraziando – di questo premio mi piace che siano stati coinvolti i lettori, così si tiene viva la letteratura”.

In conference call, anche Bruno Arpaia presente in finale con “Anni lenti” di Fernando Aramburu: “Quando un  autore scrive bene è molto più facile tradurlo. Ma la traduzione non è una cosa secondaria, insegna l’umiltà che è fondamentale anche quando si passa ad essere autori. Con la traduzione impari a ridurre l’io al minimo, a dare spazio al noi che parla attraverso la letteratura”.

A margine si è premiato il vincitore del contest #BuonCompleannoCaro. Il premio, una cena per due persone presso il Ristorante BeBop Centenario, è andato a Francesca Gallucci che ha realizzato una stampa a caratteri mobili del celebre verso di Caro “Pico non vide mai nido sì bello”.

La cerimonia si è conclusa con una degustazione di vini della Cantina Boccadigabbia e la visita alla Pinacoteca civica, già Casa Annibal Caro, con la Direttrice Enrica Bruni.

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