Gli ultimi arrivati prendono posto mentre tutt’intorno all’arena Sferisterio si fa notte. Le luci sul palco si accendono, cala il silenzio, comincia la fase finale del Festival della canzone popolare e d’autore nostrana Musicultura.
Giovedì 22 giugno: è la prima delle tre serate conclusive della ventottesima edizione della rassegna musicale tra i fiori all’occhiello della città di Macerata. Un viaggio alla scoperta delle otto storie raccontate dagli artisti emergenti ritenuti, al termine del lungo ed articolato percorso di selezione affrontato nella fase delle Audizioni Live, i più meritevoli tra le quasi 800 proposte giunte da tutta Italia quest’anno. Otto storie di vita vissuta messe in musica, ciascuna con il suo stile, il suo linguaggio, la sua missione. Sarà il pubblico presente alle prime due serate (quella di ieri e quella di questa sera, venerdì 23 giugno) a decretare il vincitore assoluto, il cui nome uscirà dai quattro super finalisti che si esibiranno domenica prossima, 25 giugno, serata trasmessa per la prima volta in diretta televisiva su Rai Uno. Vincitore al quale andranno i 20mila euro assegnati da Ubi Banca.
Conduce Fabrizio Frizzi, alla sua nona volta sul palco di Musicultura. La prima parte della serata si snoda tra un’esibizione e l’altra degli otto finalisti. La gara inizia con la performance di Nico Gulino, cantautore catanese che con il suo swing lascia fluttuare nell’aria difficili domande. Il brano che propone si intitola “La musica non passa”. Un testo nato dalla riflessione maturata osservando alcuni bambini sorpresi a giocare tra macerie e rifiuti e a divertirsi con il niente. “I bambini sono così, si divertono – dice – con nulla, mentre noi grandi confondiamo il superfluo con il necessario”.
È quindi la volta della seconda canzone finalista: “Non c’incontriamo mai” di Francesca Sarasso, giovane che arriva da Vercelli a parlare del suo amore impossibile da vivere. “Una canzone autobiografica come una fotografia, scattata – spiega Francesca – per paura che i ricordi scompaiano. Quelli importanti, ma anche i più semplici. Canzoni che nascono dalla paura di dimenticare”.
Bob Messini, alle spalle una lunga carriera tra cinema, teatro e televisione, è il terzo finalista a proporsi: canta “Statistica”, la storia di Robby, che se ne inventa di incredibili per non farsi trascinare fuori dai suoi amici.
Quarto protagonista della finale è un giovane cantautore bresciano, Alessandro Sipolo, che con “Cresceremo anche noi” dedica una lettera di scuse alle donne che subiscono violenze e soprusi. La sua voce profonda scava dentro la denuncia. “Una canzone piccola – la definisce – dedicata a un universo vasto e vario come quello femminile. Come una promessa di crescita e di cammino, che arriva dalle giovani generazioni”.
Lovain è di Grottaglie, in provincia di Taranto. A Musicultura 2017 presenta “1,2,3”: una delle pagine del diario in musica che contraddistingue la sua attività artistica. Una canzone “sul coraggio di partire, lasciando dietro il passato”.
Francesco Papageorgiou, invece, è un ragazzo di Parma. “Con questa canzone, frutto – sottolinea parlando della sua “Amo la vita da farmi male” – di tante notti insonni a cercare di assaporare anche l’ultima goccia di vita, vorrei dire che dietro le lacrime possono nascondersi i fiumi che navigheremo, dietro a tutte le cose brutte c’è sempre un mare che ci attende. L’importante è trovare la forza di andare avanti”.
Settimo finalista è un giovane partito dalla provincia di Grosseto. Si chiama Lucio Corsi e con la sua chitarra racconta “la storia dell’unico bambino sulla terra che riuscì a fare il giro della morte in altalena, schizzò nel cielo, sparì nel nulla e nessuno più lo vide. Una leggenda triste, che spero con tutto il cuore sia vera”. Si intitola “Altalena Boy”.
Chiude la gara il cantautore romano Mirkoeilcane con “Per fortuna”: la vena ironica e dissacrante nella critica all’uso sconsiderato che facciamo della tecnologia. “Perché ho scelto questo nome? Se arrivo in finale – promette – ve lo dico!”.
La serata prosegue con la musica dei grandi ospiti. Il regalo a Pino Daniele di Teresa De Sio, che canta alcuni degli indimenticabili brani dell’artista napoletano e dal palco lo ricorda commossa. I successi di Ermal Meta, l’omaggio a Ella Fitzgerald della giovane artista Simona Molinari e infine le sonorità gitane proposte dalla Barcelona Gipsy balKan Orchestra, gruppo di sette musicisti di varie nazionalità.
Prima dei saluti, due menzioni speciali. Il Premio UniMarche del valore di duemila euro al miglior testo, assegnato dalla giuria degli studenti dell’Università di Macerata e dell’Università di Camerino a Bob Messini: “Un testo frizzante, scanzonato, dispettoso e pure raffinato. Le pennellate ironiche dipingono – è la motivazione – il quadro di una quotidianità sospesa e comune a tutti. Iperbolico, si schiude infine alla dolcezza più essenziale sottratta al voto e al calcolo di qualsiasi statistica”. E il Premio alla migliore interpretazione, sempre dell’importo di duemila euro, consegnato dal vicepresidente di Musicultura Ezio Nannipieri. A vincerlo è Lucio Corsi: “Abbiamo premiamo l’originalità e la sua capacità di raccontare un mondo che apparentemente non esiste, ma che quando lo ascoltiamo appare davanti agli occhi”.
Infine, i nomi dei quattro più votati dal pubblico presente alla prima serata, che in ordine alfabetico sono: Mirkoeilcane, Francesco Papageorgiou, Francesca Sarasso e Alessandro Sipolo.
(Foto di Valentina Viti e Angela Trabocchi)
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