Premi, riconoscimenti, lauree ad honorem: l'inarrestabile ascesa di Mario Pianesi fino all'indagine della Dda
Picchio d'Oro nel dicembre 2016, cittadino onorario di numerosi Comuni, laurea ad honorem in Medicina e innumerevoli altri riconoscimenti in tutto il mondo. Mario Pianesi, il guru dell’alimentazione macrobiotica, fondatore di un impero fatto di corsi, ristoranti, punti vendita e aziende agricole, è indagato nell’ambito di un’indagine condotta dalla polizia di Stato di Ancona e coordinata dalla Dda, che contesta a lui e ad altre quattro persone i reati di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale.
La notizia ha ovviamente destato sorpresa e scalpore, vista la notorietà e la fama di cui gode Pianesi. Il premio speciale della Regione Marche arrivato nel 2016 nella Giornata delle Marche che si era tenuta a Macerata era stato motivato così: "L’indicazione di Pianesi sottintende, invece, la gratitudine della Regione per la sua quarantennale attività di pioniere nella diffusione – a partire dalle Marche, per poi arrivare nei cinque Continenti – di stili di vita e alimentari (le cinque diete MA-PI) più sani ed equilibrati".
Presidente dell’associazione internazionale “Un punto macrobiotico”, Pianesi ha ideato un modello di sviluppo sostenibile che, attraverso l’agricoltura naturale (la policoltura MA-PI) ricostruisce l’ambiente e tutela la salute e l’economia di tutta la popolazione. Nel 1975 ha stimolato, nelle Marche, l’apertura della prima azienda agricola biologica italiana. Da questa tappa parte tutta la sua attività. Oggi l’associazione “Un punto macrobiotico” conta più di centomila soci, con attività patrocinate da Ministeri e istituzioni italiane ed estere (come Fao, Onu, Unesco). Pianesi ha ricevuto più di 180 encomi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
Come riporta La Stampa "Pianesi, considerato il precursore della macrobiotica in Italia, era nato a Tirana. Non aveva studiato medicina, si era fermato alla terza media, vantava una laurea ad honorem in Medicina conseguita all’Accademia delle scienze della Mongolia. Il suo movimento conta 90mila associati in Italia e una catena di oltre cento punti vendita e ristoranti, che l’associazione Upm, Un punto macrobiotico, riforniva in modo esclusivo di alimenti, saponi, senza dichiarare nulla al Fisco.
Secondo l’accusa plasmava un «asservimento totale delle vittime» attraverso un «rigido stile di vita, attraverso le cosiddette diete Ma.Pi (dal suo nome), in numero di cinque (gradualmente sempre più ristrette e severe) e le lunghe conferenze da lui tenute, durante le quali si parlava per ore della forza salvifica della sua dottrina alimentare». Tutta la vita degli adepti «era gestita dal maestro, che si avvaleva dei suoi collaboratori prescelti, facenti parte della “segreteria”, che attraverso i cosiddetti “capizona” e “capicentri” in varie parti d’Italia, all’interno dei Punti Macrobiotici, riusciva a manovrare a suo piacimento l’intero settore macrobiotico». Gli adepti, come emerso dalle indagini, venivano convinti ad abbandonare il loro lavoro e in genere ad abiurare la precedente vita e a «lavorare» per l’associazione quale ringraziamento per il messaggio salvifico ricevuto; di fatto si trattava di sfruttamento, costretti a lavorare per molte ore e, nella migliore delle ipotesi, sottopagati. Una vittima della setta (foto) era arrivata a pesare 35 chili dopo essersi sottoposta al ferreo regime alimentare imposto dalle diete Ma.Pi. Secondo quanto si è appreso, la giovane quando ha deciso di intraprendere la dieta non aveva problemi di peso ma è stata comunque sottoposta ad un dieta da fame giungendo ad essere sottopeso.
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