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Cronaca Macerata

Dipendente Unimc condannata, denuncia partita dal direttore Giustozzi. Solidarietà dalle Rsu

Dipendente Unimc condannata, denuncia partita dal direttore Giustozzi. Solidarietà dalle Rsu

Le RSU (rappresentanze sindacali unitarie) esprimono solidarietà alla funzionaria  Giorgia Canella, a seguito della sentenza emessa dal giudice di pace Maria Alessandra Guarnieri, che ha visto condannare la dipendente Unimc nel giudizio intentato con denuncia querela dal direttore generale dell’Università di Macerata  Mauro Giustozzi.

La vicenda risale a luglio del 2018, quando la 46enne dipendente dell’Ateneo aveva inviato una mail al direttore Unimc, Mauro Giustozzi  (e per conoscenza anche al rettore e a tre dipendenti della stessa università) concludendo la lettera con la frase: “e pertanto risulta incomprensibile il contenuto e il tono della Sua comunicazione, del tutto in linea, spiace dire, con la condotta e le azioni perpetrate a mio danno dalla Sua persona nell’ultimo periodo”.

Quella missiva era stata ritenuta diffamatoria da Giustozzi  che poi ha presentato denuncia. La vicenda è, quindi, finita davanti al giudice di pace e lo scorso martedì 19 ottobre la funzionaria è stata condannata a risarcire con una multa di 800 euro.

“A memora degli scriventi – affermano i sindacati in una nota – il caso di un un direttore generale che porta in tribunale una dipendente per una frase ritenuta offensiva o addirittura lesiva è un unicum nella storia dell’Università di Macerata. Si tratta di un precedente che non fa onore alla storia delle relazioni interne all’ateneo, che ha visto passaggi di vivace e talora accesa dialettica tra le varie componenti, tra i vertici, le rappresentanze sindacali e i semplici dipendenti, ma in cui nessuno si è sognato di agire legalmente da una posizione di forza come quella di un dirigente nei confronti di un dipendente. Un dirigente per di più a capo della struttura amministrativa, che ha cioè tutti gli strumenti per portare avanti una azione disciplinare, laddove ne ravvisi le ragioni”.

“La vicenda, di così modesta rilevanza per la comunità territoriale, e con seguiti giudiziari non necessariamente conclusi - proseguono le rappresentanze sindacali - ha attirato l’interesse della stampa. Non un bello spettacolo quello di un ente che non riesce a sanare dentro le proprie mura i disaccordi che emergono nell’ambito dei luoghi di lavoro. I vertici di una amministrazione dovrebbero riuscire a comporre i conflitti, evitando che da contrasti di natura organizzativa o anche personale derivi un danno al buon andamento della cosa pubblica e, alla fine, un pregiudizio all’immagine dell’istituzione.

Nel tritacarne mediatico può finirci ciascuno di noi, poi spetta a chi ha più buon senso, e senso istituzionale, non infierire su chi è in difficoltà. In questo caso la solidarietà alla collega Canella, soggetto debole della vicenda, scatta ancora più forte”.

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