Picchia, pedina e molesta l'ex compagna che, alla fine, lo denuncia alla polizia. A finire nei guai un uomo di 35 anni, denunciato dagli agenti della Questura.
La giovane donna, residente in un quartiere periferico di Macerata, in preda alla paura e ad un profondo sconforto, si è recata giovedì scorso in Questura denunciando di essere vittima di atti persecutori e minacce da parte dell’ex compagno, un 35enne italiano, diventato un vero e proprio tormento dopo la fine, circa un anno fa, della loro relazione. La stessa denunciava di essere vittima di pedinamenti continui da parte dell’uomo, molestie telefoniche, fino ad arrivare addirittura alle percosse e facendo temere per la sua incolumità fisica.
Dopo l’ennesima violenza consumata pochi giorni fa a Macerata, quando l’uomo l’aveva picchiata al volto, la giovane, visibilmente spaventata dai comportamenti aggressivi dell’ex compagno, si è decisa a recarsi in Questura non essendo più in grado di sopportare questa situazione.
Considerata la gravità e l’attualità della situazione, gli agenti della “Volante” diretti dal Commissario Gabriele Di Giuseppe, dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Macerata, sono intervenuti immediatamente presso l’abitazione dell’uomo rinvenendo svariati coltelli di varie misure oltre un quantitativo importante di sostanza stupefacente. Tutto il materiale rinvenuto è stato sequestrato e l’uomo denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di atti persecutori e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Grave incidente questa mattina a San Lorenzo di Treia, dove un giovane è caduto rovinosamente dalla sua mountain bike ed è stato trasportato in eliambulanza all'ospedale regionale di Ancona in gravi condizioni.
Da quanto si è appreso, il ragazzo era insieme a una comitiva di amici per una escursione sul percorso per bici, quando improvvisamente ha perso il controllo del mezzo a due ruote, cadendo violentemente a terra. Immediatamente sono scattati i soccorsi e sul posto sono arrivati i sanitari del 118 e i vigili del fuoco. Viste le condizioni in cui versava il giovane, è stata allertata l'eliambulanza con la quale il ferito è stato trasferito a Torrette: non sarebbe in pericolo di vita, ma i sanitari gli hanno riscontrato un violento trauma cranico e una fortissima contusione alla schiena.
Ancora abbandoni di amianto. In contrada Ributino a Tolentino, nel corso di una ispezione periodica, sono stati rinvenuti sulle sponde del fosso Ancaiano alcuni pezzi di amiantogettati da ignoti.
Alcune scorie sono finite proprio nelle vicinanze del fossato con rischi elevati sia per l’ambiente che per le persone.Tutto l’amianto, circa 100 kg, è stato prontamente rimosso su indicazione dell’Ufficio Ambiente da una ditta specializzata che ha provveduto al corretto smaltimento di tutto il materiale.L’amianto è un rifiuto altamente pericoloso che,se liberato nell’ambiente, può provocare gravi danni alla salute. Il materiale va smaltito mediante ditte apposite che provvedono ad effettuare operazioni di “incamiciamento” per evitare pericoli. .Nello stesso punto, era stato rinvenuto sempre lo stesso materiale anche lo scorso anno e anche in quel caso il Comune intervenne per la messa in sicurezza e il corretto smaltimento con una spesa di oltre 700 euro.
Paura questa notte a Civitanova Alta per un furto in una tabaccheria.
Verso le 4: 30 ignoti hanno forzato la porta d'ingresso del locale ed hanno prelevato denaro contante dal registratore di cassa. I ladri non hanno risparmiato neanche gli incassi dei videopoker e alcune mazzette di gratta e vinci per un valore di alcune migliaia di euro.
Sul posto si sono recati i carabinieri della Compagnia di Civitanova ma all'arrivo della volante i rapinatori erano già scappati. A mettere in fuga i malviventi è stato l'allarme del negozio che è scattato durante il colpo
Le forze dell'ordine stanno ora visionando i filmati delle telecamere della zona per ottenere maggiori indizi utili alle indagini.
Tolentino sotto i riflettori dell’Ansa: questa mattina l’agenzia di informazione ha pubblicato due articoli dedicati alla città duramente colpita dal sisma di ottobre.
Si parte della parole del primo cittadino di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, il quale dichiara all’Ansa che: “Agli sfollati del sisma vogliamo dare, per quanto possibile, una casa vera e quindi puntiamo ad acquistare il patrimonio immobiliare disponibile sul nostro territorio, piuttosto che avere tutte casette in legno. Immobili che ovviamente dovranno avere dei requisiti precisi, a cominciare dall'antisismicità e fino ad oggi abbiamo individuato un centinaio di appartamenti che potrebbero essere acquistati e quindi messi a disposizione dei cittadini che una casa non ce l'hanno più".
Sono ancora in corso le verifiche sulle caratteristiche tecniche e poi dovrà essere avviata la trattativa da parte del Governo per l’acquisizione di tali immobili. L’obiettivo che si è prefissato Pezzanesi è quello di ridurre il più possibile la costruzione di casette di legno in favore di appartamenti.
“L’intera citta’ di Tolentino attende la visita del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, per noi sarebbe un segnale di vicinanza molto importante, non dimentichiamo che il capo del Governo e’ originario di questa terra, di cui e’ anche cittadino onorario“ ha aggiunto Pezzanesi che, tramite l’ANSA, rinnova l’invito al premier “di farci visita quanto prima, anche per prendere visione di quello che fino ad oggi abbiamo fatto nel fronteggiare l’emergenza post Terremoto”. Gentiloni aveva visitato Tolentino il 26 novembre scorso, quando era ancora ministro degli Esteri nel governo Renzi, “da allora ci siamo soltanto scambiati qualche messaggio“, racconta il sindaco, che sottolinea anche “l’abilita’ con cui il premier sta ricoprendo il ruolo: tutti stiamo apprezzando la sua professionalita’ e l’alto senso di responsabilita’ con cui sta portando avanti il suo compito”.
C'è comunque un dato oggettivo: questa fase di ritardo sulla costruzione incide molto sulla vita economica della cittadina, infatti, nonostante il centro storico non sia zona rossa, i commercianti faticano a tenere aperte le loro attività perché scarseggiano gli affari. Si sono trovati così a cercare di riaprire i loro negozi nel minor tempo possibile per dare anche un segnale di ripresa, ma senza clienti è difficile andare avanti.
Il centro storico di Tolentino è completamente percorribile, "zone rosse" non ci sono più, ma chi ha un negozio si sente in un tunnel senza uscita. "E' molto dura, noi abbiamo cercato di riaprire il prima possibile per dare un segnale di ripresa, la città senza le luci dei nostri negozi era davvero un dramma, ma andare avanti è difficile, ci mancano i nostri incassi": a dirlo all'ANSA è Monica Fammilume, presidente del Comitato commercianti del centro storico di Tolentino. "La città è stata tutta riaperta, ma purtroppo non ha più i suoi abitanti, le case sono distrutte e vuote, a chi vuole che vendiamo le nostri merci?", si chiede Fammilume. Si è completamente persa la clientela che nei fine settimana, prima del terremoto, arrivava dai paesi limitrofi: "Molti venivano qui per fare shopping da Camerino e altri borghi, ma anche lì molti se ne sono dovuti andare e quei clienti non ci sono più. Se il Governo e la Regione non ci danno una mano credo che non ci potrà essere un futuro".
L’assenza di ricostruzione e la presenza di uno stato di emergenza che perdura nel tempo sta creando sempre più danni ad un territorio martoriato e impaurito.
(credit photo Dario Matteucci)
"Grazie alla burocrazia e ad uno Stato ormai morto, mia figlia e i figli di tanti altri non hanno diritto ad avere un pediatra se non a pagamento".
Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo di un papà che si è visto assegnare e poi negare il pediatra "della mutua" per la sua bambina nata da poco.
"Vi scrivo perché sono indignato nei confronti della sanità maceratese, a tutela dei diritti della mia famiglia e quella di altre che versano nella mia stessa condizione". Ci chiede però la cortesia di mantenere l'anonimato. "Venendo ai fatti, sono padre di una bellissima bambina nata a dicembre 2016. Purtroppo nell’ultimo trimestre di gravidanza mia moglie ha contratto il Citomegalovirus trasmesso poi alla bimba . Fortunatamente non ci sono state conseguenze per mia figlia , avendolo contratto proprio nel finale, però periodicamente deve essere sottoposta a controlli".
Oltre alla difficoltà derivante da questa situazione, che non può non preoccupare un neo papà, un'altra è derivata da una illogica burocrazia. Dopo aver infatti presentato domanda per l'assegnazione di un pediatra per la piccola ci racconta che "Nella lista ricevuta comparivano circa dieci nominativi di pediatri su Macerata e tutti abbondantemente sopra la soglia massima di mutuati (il limite se non erro è di 800 per pediatra). Faccio la richiesta per l’assegnazione di un pediatra di cui ho la conoscenza, lo stesso comincia a seguirmi per un paio di visite fino ad arrivare a venerdì 24 febbraio quando mi dice esplicitamente che non potrà piu’ seguire la mia bambina se non a pagamento".
Al papà viene dato dal pediatra un numero di telefono "per poter far sentire la mia voce a chi decide riguardo il blocco/sblocco dei mutuati". Purtroppo però al numero non risponde nessuno....
"Ciò che mi fa infuriare è che la mia bimba ha necessità di essere seguita, soprattutto a causa della circostanza sopra indicata". Così conclude amareggiato.
La morale di questa storia è che una bambina nata da poco, per di più con dei problemi di salute, si vede negare il diritto ad avere un dottore e suo padre non trova risposte nella sanità pubblica, che dovrebbe essere a servizio dei cittadini malati.
Di fronte ad una situazione che descrivono come ''insostenibile'', gli agricoltori e gli allevatori delle aree terremotate delle Marche e quelli delle altre regioni invaderanno piazza Montecitorio a Roma il 7 marzo con i loro animali. Coldiretti spiega che ''rischia di saltare l'ultimo presidio del territorio ferito dal terremoto, caratterizzato da un'economia agricola di pregio e allevamenti che è possibile salvare solo se la ricostruzione andrà di pari passo con la ripresa del lavoro''.
Insieme agli animali sopravvissuti sotto scosse e neve gli agricoltori porteranno davanti al Parlamento i prodotti locali salvati dalle macerie ma che ''ora rischiano di sparire per le difficoltà del mercato locale provocate dalla crisi del turismo e dallo spopolamento dovuto all'esodo forzato ma anche ai ritardi nella costruzione degli alloggi temporanei''. Sarà presentato il Dossier Coldiretti sul "Terremoto nelle campagne" e verrà distribuito un filmato-denuncia sui gravi ritardi della ricostruzione nelle aree rurali. All'iniziativa saranno presenti il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo insieme a tutti rappresentanti dell'organizzazione delle diverse realtà locali e ai sindaci dei comuni rurali colpiti dal sisma.
(Fonte Ansa)
La querelle fra vecchia e nuova proprietà della Maceratese è infinita. Dopo le gravi esternazioni rilasciate nel corso di una conferenza stampa dagli avvocati Valori e Pantana, arriva la replica dei legali della dottoressa Maria Francesca Tardella, Giancarlo e Massimo Nascimbeni. Questo il testo integrale delle loro dichiarazioni
Gli avvocati Giancarlo e Massimo Nascimbeni, su espresso incarico della dottoressa Maria Francesca Tardella, quanto al comunicato del giorno 24 febbraio scorso della società rappresentano che la sostituzione della fideiussione depositata in Lega Pro all’inizio del campionato corrente dalla dottoressa Tardella doveva avvenire da parte dell’acquirente entro il 30 dicembre 2016 così come previsto dall’atto di trasferimento di quote a rogito Notaio Alessandrini Calisti sottoscritto dall’attuale proprietario con l’assistenza del suo legale di fiducia, del suo commercialista, ora Amministratore Delegato della società che appare anche tra gli estensori del comunicato summenzionato, e dal referente marketing a suo tempo scelto dalla parte acquirente, che ha partecipato insieme all’altro professionista a ben tre mesi di due diligence, senza che gli scriventi difensori dei signori Piangiarelli e Tardella abbiano mai preso parte, neppure per un minuto, alla lunghissima verifica delle scritture contabili, compito demandato ai professionisti commercialisti.
Si diffida formalmente chiunque intenda associare gli scriventi avvocati alle operazioni di verifica del bilancio e della contabilità della S.S. Maceratese per tutto il lungo periodo in cui è avvenuta la due diligence. Compito dei sottoscritti avvocati è stato altro, altrettanto impegnativo, per la trattativa, per la stesura delle varie bozze degli atti legali, fino al contratto definitivo per il trasferimento delle quote, atto che è stato assolutamente e completamente approvato da tutte le parti che ebbero ad esprimere soddisfazione e ringraziamento.
Sgomberato il campo da ogni equivoco in proposito, non si comprende come gli estensori del comunicato della società del 24 febbraio scorso, tra cui l’attuale Amministratore Delegato, abbiano potuto scrivere che la sostituzione della fideiussione depositata in Lega Pro fosse “inattesa” ed abbia costituito una importante concausa per il mancato pagamento degli stipendi dei mesi di novembre e dicembre 2016, considerato l’obbligo assunto con l’atto di acquisto delle quote dalla parte acquirente, a conferma dell’impegno già previsto negli atti preparatori e prodromici del contratto definitivo sin da settembre – ottobre 2016.
Tra l’altro risulta agli scriventi che la fideiussione depositata dalla società in sostituzione di quella della dottoressa Tardella, avvenuta con un mese di ritardo rispetto al preciso impegno liberamente assunto dall’acquirente con la firma del contratto in data 22 novembre 2016, sia ancora al vaglio degli organi di verifica della Lega Pro. Altra falsità che emerge dal comunicato stampa summenzionato è quella che si riferisce al pagamento degli stipendi ai tesserati relativo ai mesi di settembre e ottobre 2016 avvenuto il 16 dicembre (ultimo giorno utile) con risorse personali dell’attuale proprietario, in quanto la provvista per il pagamento si era già formata, almeno in gran parte, con la gestione della dottoressa Tardella per un credito esistente all’epoca nel cosiddetto conto Lega.
Esaminando seppur velocemente le dichiarazioni rese nell’odierna conferenza stampa, con riserva di ulteriori approfondimenti e più precisa replica in data successiva all’8 marzo prossimo allorché potrebbe conclamarsi un ulteriore grave inadempimento da parte dell’acquirente, si prende atto che, seppur in modo sfumato, si sia riconosciuto che il pignoramento effettuato dal Ristorante Il Giardino di Pioraco, a cui ha dato ampio risalto la stampa in questi giorni, si riferisce ad una debitoria nota all’acquirente, in quanto iscritta a bilancio come tutte le altre facenti parte della due diligence, del cui pagamento egli si è fatto carico con la sottoscrizione dell’atto di acquisto, senza poi provvedere.
Si ricorda a quei pochi che ancora non lo sapessero ed ai tanti che fingono di non saperlo, che l’acquisto delle quote riguarda una società con i relativi debiti, i cui importi sono stati decurtati dal prezzo, peraltro solo parzialmente corrisposto dalla parte venditrice e che si tenta in ogni modo di non saldare, malgrado il rilascio di una fideiussione emessa da un ente diverso da quelli previsti nell’atto, ovvero primario istituto bancario o assicurativo. Malgrado ciò, la parte venditrice ha accettato pro bono pacis quella tipologia di fideiussione che ora si tenta di non onorare, ma anzi si chiede alla dottoressa Tardella di rinunciarvi onde evitare ulteriori danni alla Maceratese. Per quanto riguarda invece le presunte debitorie spavaldamente e disinvoltamente enunciate come sopravvenute, se non addirittura occultate, rispetto a quelle risultanti dalle scritture contabili, se ne contesta sia il fondamento sia il fatto che l’acquirente e/o per lui i suoi professionisti, fra cui l’attuale Amministratore Delegato, non ne abbiano mai avuto conoscenza. In ogni caso, la dottoressa Tardella, ove sussistessero debitorie immediatamente esigibili estranee ai patti di trasferimento delle quote, se ne farà carico, così come ebbe a sottoscrivere a latere del rogito definitivo impegnandosi a farlo allorché fossero evidenti la fondatezza, l’esigibilità ed il nocumento che esse potrebbero rappresentare per la parte acquirente.
Nessuna delle voci esposte in conferenza ha questa connotazione, per cui è puerile e risibile addebitare ad esse il motivo del mancato pagamento degli stipendi ai tesserati entro il termine scaduto il 16 febbraio scorso. Dimostri l’acquirente quale euro non previsto in contabilità sia stato costretto a pagare dalla data dell’acquisto ad oggi, che abbia distolto le sue ingenti risorse dal pagamento degli stipendi. La verità è che l’acquirente, a quanto risulta a parte venditrice e da quanto emerge dalle notizie più recenti di stampa, non ha pagato alcunché, salvo piccole somme, neppure delle debitorie indicate in bilancio che si è espressamente accollato. Si offenderebbe l’intelligenza di qualunque maceratese se si ritenesse che affermazioni tanto spregiudicate, non supportate da alcuna prova di avvenuto pagamento di somme non previste, possa aver determinato lo stato di insolvenza della società, in particolare per non aver onorato l’impegno del pagamento degli stipendi ai tesserati, onere non certo a carico della parte venditrice. In particolare la debitoria enunciata come relativa all’impianto di Collevario risale al 2014 e l’atto di ingiunzione è stato prontamente opposto dagli allora legali della dottoressa Tardella (gli scriventi non ne hanno mai avuto conoscenza) ed il Tribunale non ha concesso la provvisoria esecutorietà del decreto, per cui l’attuale società non dovrà pagare alcunché non solo nell’imminenza ma neppure in futuro in quanto la debitoria è stata assunta personalmente dalla dottoressa Tardella e da lei sempre gestita come debito personale con liberatoria della società, come ben sa il precedente legale dell’attuale proprietario.
Di converso, è vero invece che a seguito del riconoscimento da parte della Corte Federale di Appello del giusto diritto, sempre rivendicato dalla parte venditrice, avverso l’errata valutazione della Covisoc che ha costretto alla ripatrimonializzazione con un onere finanziario per quasi 200.000 euro non dovuto, ma versato dalla dottoressa Tardella per consentire l’iscrizione al campionato, la società, all’esito di tanta fatica dei commercialisti della dottoressa Tardella e degli scriventi legali estensori anche del ricorso in appello (peraltro neppure ringraziati a voce dal beneficiario né tanto meno pagati), ha conseguito un attivo di bilancio di euro 132.000, somma che la parte venditrice ha diritto di riavere, essendo ciò espressamente previsto nel contratto di cessione delle quote.
Tale circostanza peraltro nota a tutti non è stata minimamente evidenziata né nel comunicato né in conferenza.
Giova inoltre ricordare che se il rapporto tra la società ed il Comune di Macerata è avviato verso una reciproca comprensione e soddisfazione lo si deve al fatto che la dottoressa Tardella, assistita dagli scriventi legali, in data 31 agosto 2016, giorno del nostro patrono, si è recata a Milano a sottoscrivere una fideiussione di 60.000 euro con la Vittoria Assicurazioni, rilasciata a favore del Comune di Macerata a garanzia del pagamento della corrispondente somma prevista come canone di concessione dell’Helvia Recina per la stagione 2016/2017. Dimostri la parte acquirente che il 31 gennaio scorso, data di scadenza della prima rata, ha provveduto a versare la quota di euro 30.000, come previsto dalla convenzione, perché se ciò non fosse avvenuto sarà la Vittoria Assicurazioni, grazie alla fideiussione ottenuta dalla dottoressa Tardella, a dover far fronte al pagamento, pur essendo prevista questa debitoria nella due diligence e quindi posta a carico di parte acquirente. Ed ancora, risulta purtroppo non pagata l’ultima rata scaduta il 31 gennaio scorso di un’altra importante debitoria inserita a bilancio e quindi a carico dell’acquirente, per il pagamento della cui somma di circa euro 20.000 è stata in questi giorni escussa dal creditore la garanzia fideiussoria rilasciata personalmente dalla dottoressa Tardella, la quale quindi sarà costretta a farsene carico in luogo dell’acquirente.
Ed ancora, contrariamente a quanto riferito dall’odierno conferenziere, non è vero che la villa Tardella dove sono stati ospitati la sede della società ed i giocatori dell’Accademy sia stata lasciata a seguito di provvedimenti amministrativi di sgombero per eventi sismici. L’abbandono è avvenuto senza riconsegna delle chiavi per libera scelta della parte acquirente che non ha corrisposto nessun canone e non ha pagato neppure le utenze per i consumi, i cui importi sono stati versati dalla dottoressa Tardella. Ed ancora, gli allenatori dello staff tecnico abitano tuttora due appartamenti attigui alla villa Tardella senza che la società abbia mai provveduto a corrispondere alcunché alla proprietaria neppure per le utenze.
E’ fuorviante e contrario al vero caricare la dottoressa Tardella di colpe ricadenti invece su chi, forse con superficialità, si è avventurato, senza idonee pronte risorse, all’acquisizione di una società che è stata giudicata dagli stessi qualificati consulenti della parte acquirente come sana e con i conti in ordine. Quanto all’ulteriore voce ipotizzata come debito sopravvenuto riguardante il consumo idrico dell’impianto di Collevario, è noto a tutti da mesi che ciò è stato determinato da un guasto dell’impianto accertato da APM, come peraltro avvenuto due anni orsono per il consumo idrico dello stadio Helvia Recina, per ben 90.000 euro, somma che il Comune di Macerata, riconoscendo il guasto, a differenza dell’odierno acquirente, si è ben guardato dal chiederne il pagamento alla S.S. Maceratese. Da ultimo, ma non per ultimo, è risibile la disinvolta contestazione sui presunti premi di preparazione per l’acquisizione di giovani calciatori. Tutti i contratti, finché ha gestito la società la dottoressa Tardella, sono muniti di rinuncia da parte delle società cedenti i giovani giocatori per la riscossione del parametro di competenza e ciò potrà essere agevolmente confermato dagli addetti dell’epoca del settore giovanile. In ogni caso il presunto credito non è né determinato nel suo ammontare né prontamente esigibile, per cui nessun nocumento ha potuto subire l’acquirente, anche per questa voce, tanto da non consentirgli il pagamento degli stipendi.
Poiché dall’odierno conferenziere si è appresa la notizia che la dottoressa Tardella è stata denunciata dall’acquirente per i reati dallo stesso riferiti, nel prendere atto di ciò, si ravvisa l’esigenza, nel rispetto delle più elementari norme deontologiche professionali, di esimerci dall’esposizione mediatica dei fatti e documenti che saranno oggetto di indagine da parte dell’autorità giudiziaria adita dall’acquirente. Si rappresenta come palese caduta di stile quella della enunciazione pubblica di una denuncia presentata all’autorità giudiziaria per rapporti privatistici di nessuna rilevanza pubblica e chi lo ha fatto se ne dovrà assumere la responsabilità. E’ di tutta evidenza che a seguito di questa temeraria iniziativa giudiziaria la dottoressa Tardella non avrà alcun timore e remora di difesa ed è appena il caso di ricordare che se i reati ipotizzati a suo carico sono particolarmente odiosi, tenuto conto della personalità del soggetto incriminato, sono altrettanto odiosi i reati di tentata estorsione e di calunnia riscontrabili nella minaccia di un danno ingiusto ove la dottoressa Tardella non rinunciasse all’escussione della fideiussione e nella infondatezza delle accuse tanto pretestuosamente e disinvoltamente a lei mosse con tanto clamore mediatico.
E’ di altrettanta evidenza che a fronte di tale improvvida iniziativa la Tardella, senza clamore mediatico, ma con assoluta determinazione, chiederà in ogni sede tutela della propria onorabilità tanto minata dall’infondato sospetto che abbia occultato debiti e sia stata lei a causare il gravo dissesto della società, senza che sia stata data prova che l’acquirente abbia profuso in questi mesi il minimo impegno economico per far fronte alle debitorie da lui liberamente assunte. Ovviamente, considerato il clima accusatorio generalizzato da mesi nell’ambiente sportivo maceratese nei confronti della dottoressa Tardella, gli scriventi non si illudono che quanto qui riferito possa determinare il mutamento delle opinioni oramai diffuse ed ancor più alimentate dalle odierne dichiarazioni, ma sono certi che almeno l’opinione pubblica non accecata dall’odio nei confronti della dottoressa Tardella potrà distinguere le colpe degli uni da quelle degli altri con assoluta serenità. Auspicano per il bene del calcio maceratese che l’attuale esperienza, purtroppo sempre più invalsa a leggere di altri analoghe situazioni, possa servire per il futuro, onde evitare criminalizzazioni di persone locali che, pur commettendo inevitabilmente degli errori, hanno comunque profuso ingenti risorse personali ed economiche per consentire ad una squadra di salire in quattro-cinque anni dalla Promozione regionale al professionismo della Lega Pro. L’amara considerazione finale è che la città di Macerata ben poteva fare a meno di certi personaggi che avventurosamente cercano, privi di idonee risorse rispetto agli impegni assunti, di gestire una società che è patrimonio dell’intera città. Per noi, come professionisti e come tifosi, l’amarezza è ancor più profonda in quanto, pur inconsapevolmente ed in assoluta buona fede, non siamo riusciti ad evitare che ciò avvenisse. Ci conforta, seppure solo parzialmente, il fatto che la nostra impressione inizialmente favorevole rispetto all’acquirente nel corso delle trattative, abbia poi avuto conferma dalla accoglienza positiva ricevuta dallo stesso sia dai tifosi che dall’Amministrazione comunale di Macerata che per bocca del Sindaco, nella conferenza stampa di fine anno ebbe testualmente a definire il progetto della nuova proprietà lungimirante e totalmente condiviso dall’Amministrazione. Con questo comunicato termina, qualunque sia la reazione di controparte, l’esposizione mediatica per questa vicenda, salva l’enunciazione di un eventuale ulteriore inadempimento della parte acquirente da constatarsi dopo l’8 marzo prossimo venturo, riservando ogni risorsa di impegno professionale in un campo a noi più congeniale che è quello giudiziario che spavaldamente e temerariamente ha ritenuto di intraprendere l’acquirente, almeno a quanto oggi riferito dal suo legale.
Mogliano dice addio a uno dei suoi personaggi più cari e più amati: Gigio de lu Fargu. Si è spento, infatti, poco prima di compiere 101 anni, Luigi Aliberti, figura conosciutissima non solo a Mogliano, che lo scorso mese di aprile aveva raggiunto l'invidiabile traguardo del secolo di vita. "Anticipatamente ringrazio tutti quelli che vorranno farmi l'ultima visita": aveva predisposto tutto: manifesto funebre, bara e tutto il necessario per l'ultimo viaggio. E nel manifesto ha lasciato scritto: "Nè fiori, nè offerte, nè lacrime... ma un sorriso di gioia".
I funerali si svolgeranno venerdì mattina alle 9.30 sul piazzale Gentili di Mogliano.
Fino all'ultimo, Gigio è stato attivissimo: viveva da solo ed era autosufficiente, al punto di guidare ancora l'auto. Poi, nelle ultime settimane, un inesorabile declino che ieri ha portato al decesso. Lo vogliamo ricordare con il servizio e il video che proponemmo l'anno scorso in occasione dei suoi cento anni. Ciao Gigio, buon viaggio!
Una montagna di debiti non conosciuti. Questo è quanto denunciano i legali della S.S. Maceratese Valori e Pantana passando al setaccio le carte che riguardano la precedente gestione della società biancorossa da parte dell'allora presidente Maria Francesca Tardella.
I due avvocati hanno perciò intentato una denuncia querela alla Guardia di Finanza per appropriazione indebita aggravata, truffa aggravata, falso in bilancio e omissione di scritture contabili. A falsare i bilanci comunicati all'atto della compravendita della Maceratese dell'imprenditore Spalletta sarebbero state alcune spese extra non contabilizzate e a carico della società come un debito residuo di 140 mila euro per la realizzazione del campo sportivo in sintetico di Collevario. A ciò si aggiungono le spese, sempre nel plesso sportivo di Collevario, per il servizio idrico. Negli atti notarili erano stati quantificati in 1.850 euro gli esborsi per la fruizione di docce e impianti ma successivamente la Maceratese si è vista addebitare una cifra pari a 32mila euro di consumi.
A far lievitare i costi sarebbe stato un guasto della rete idrica taciuto dalla Tardella ai nuovi compratori. Sotto la lente d'ingrandimento anche prelievi per circa 10 mila euro dai conti correnti della società sportiva, giustificati con restituzione prestiti che non risultano a bilancio. I debiti "sommersi" ammonterebbero ad un totale di 496.000 euro e nella cifra una parte rilevante assumerebbero i premi di preparazione. Essi consisterebbero in una remunerazione dovuta da una società professionistica che tessera un giocatore che abbia compiuto i 14 anni alla società di appartenenza del ragazzo. Se ciò non avviene la società creditrice può rivolgersi ad una specifica commissione della Lega Calcio per ottenere la cifra. Al momento alla Maceratese sono arrivate sanzioni in questo senso per 32 mila euro riguardo a due giocatori.
Ora considerando che il parco giocatori era di circa 50 unità i debiti potenziali potrebbero aggirarsi sui 250 mila euro.Un'ulteriore questione è poi quella di un contratto di affitto che la Tardella avrebbe stipulato con la Maceratese per alloggi destinati a giovani calciatori. Spalletta aveva recesso il contratto subito dopo le lesioni apportate all'edifcio dal terremoto ed ora la ex presidentessa esige i soldi della locazione per un totale di otto mesi. Considerando che l'affitto mensile è di 9000 euro e moltiplicato per le mensilità si arriva a una cifra di circa 72mila euro. I due legali intendono agire a breve in risarcimento dei danni perchè ritengono che la Tardella abbia adibito la struttura a bed and breakfast priva di autorizzazione e senza curarsi della sicurezza dei suoi giovani giocatori non rispettando le norme di sicurezza.
Tra le varie anomalie anche quella di una somma di 24mila euro che le famiglie dei giovani calciatori della Maceratese avrebbero pagato alla società per un ritiro all'Hotel "Giardino" ma che non sarebbero rientrate ai proprietari della struttura ricettiva Su questo e altro faranno luce gli inquirenti. I legali Valori e Pantana in ultimo intenteranno un'ulteriore azione a tutela esclusiva di Spalletta riguardo alla trattativa tra quest'ultimo e la Tardella per il passaggio delle quote societarie. Gli avvocati hanno deciso un ricorso per la tutela cautelare atipica prima di introdurre un giudizio ordinario perchè il nuovo proprietario ha stipulato una fidejussione con la società che è stata escussa dalla Tardella. I legali quindi si sono rivolti al tribunale di Macerata per un'azione inibitoria. Ciò che si vuole far affiorare è la mancanza di buona fede e il rispetto dei patti del precontratto della Tardella che avrebbe taciuto volontariamente sul debito effettivo che gravava sulla Maceratese, ledendo gli interessi del nuovo presidente Spalletta. Le parti compariranno davanti al giudice il prossimo 3 maggio.
(Foto Ludovica Scatola)
Incidente questo pomeriggio intorno alle 15.30 a Sarrocciano di Corridonia. Una donna a bordo di una moto, per cause ancora in corso di accertamento, ha perso il controllo del mezzo mentre viaggiava in direzione Macerata ed è finita fuori strada.
Immediatamente sono scattati i soccorsi e sul posto è stata chiamata ad intervenire l'eliambulanza. La donna lamentava traumi agli arti inferiori ed è stata trasportata all'ospedale regionale di Ancona. Non sarebbe in pericolo di vita.
L'operazione, coordinata dal pm di Ravenna Angela Scorza, ha portato anche a 63 perquisizioni in abitazioni e sexy shop riconducibili a 36 indagati per commercio di sostanze medicinali contraffatte e ricettazione. I prodotti sequestrati, proprio per la presenza di principi attivi farmacologici, possono essere commercializzati solo dopo l'autorizzazione del ministero della Salute e dell'Aifa, Agenzia nazionale del farmaco, esclusivamente nel circuito delle farmacie e sulla base di prescrizione medica.
L'indagine è partita da un controllo fiscale in un sexy shop del Ravennate. I militari vi hanno trovato alcune confezioni di prodotti, risultati veri e propri farmaci non autorizzati, provenienti soprattutto da India e Cina: bustine, pillole e capsule con miscele dei principi attivi Sildenafil e Tadalafil, presenti in Viagra e Cialis, e spray con il principio attivo della Lidocaina, normalmente utilizzata negli anestetici locali.
Le indagini della GdF hanno puntato a ricostruire l'infera 'filiera' distributiva e hanno raggiunto il commerciante friulano, vero titolare dell'azienda di cui inizialmente risultava essere solo un dipendente, che è stato portato nel carcere di Pordenone. Attraverso questo commerciante sono stati poi individuati 28 sexy shop in diverse regioni che acquistavano i medicinali illegali (alcuni nomi: 'Kamagra', 'Cobra', 'Super Dragon', 'P-Force', 'Cenforce', 'Stud 100', 'Silde', 'Extra Strong').
La Guardia di Finanza di Ravenna ha smantellato un ramificato traffico di medicinali illegali: l'operazione, chiamata 'Fidelio', ha portato a 11 arresti - titolari di sexy shop in varie regioni che commerciavano le sostanze contraffatte - e un fermo di indiziato di delitto, un commerciante all'ingrosso di articoli per adulti della provincia di Pordenone, ritenuto il principale fornitore dei medicinali (la sua attività è stata bloccata dalle Fiamme gialle). Sono stati sequestrati oltre 10mila farmaci non autorizzati e pericolosi per la salute. L'indagine è partita da un controllo fiscale in un sexy shop del Ravennate. I militari vi hanno trovato alcune confezioni di prodotti, risultati veri e propri farmaci non autorizzati, provenienti soprattutto da India e Cina: bustine, pillole e capsule con miscele dei principi attivi Sildenafil e Tadalafil, presenti in Viagra e Cialis, e spray con il principio attivo della Lidocaina, normalmente utilizzata negli anestetici locali. Durante le perquisizioni è stata riscontrata la flagranza del reato di commercio di sostanze medicinali contraffatte e sono scattati gli arresti per 11 titolari di esercizi di Milano e provincia, di Torino, Brescia, Ravenna, Forlì, Taranto e delle province di Bologna, Rimini, Macerata e Caserta.
Sequestrate inoltre banconote false per 780 euro, denaro contante per 40mila euro, 47 proiettili per arma corta, circa mezzo kg di marijuana oltre ad un bilancino di precisione. Per eludere i controlli il fornitore di Pordenone inviava ai sexy shop i farmaci non autorizzati, occultandoli in scatole insieme ad articoli per adulti che fungevano da carichi di copertura, con spedizioni tramite corriere.
Quindi «un vero e proprio mercato parallelo e clandestino di medicinali illegali, realizzato da persone non autorizzate e prive di conoscenze mediche, al di fuori del circuito delle farmacie ma tramite il canale non convenzionale dei sexy shop», sottolineano le Fiamme gialle, che hanno impiegato oltre 160 militari in 32 città. «Queste condotte illegali - spiega la GdF ravennate - oltre a costituire un'alterazione delle regole della leale concorrenza, possono costituire un concreto pericolo per la salute dei consumatori».
(Fonte Ansa)
Un uomo di 48 anni di Treia, M.B., è stato trovato morto intorno alle 12 di oggi a Macerata in via Indipendenza. Il corpo dell'uomo, riverso a terra nello spazio antistante il campetto da calcio, è stato notato da alcuni passanti che hanno chiesto l'intervento del 118.
Quando l'ambulanza e l'auto medica sono arrivate sul posto, però, i sanitari non hanno potuto far altro che constatare l'avvenuto decesso dell'uomo. A causare la morte del 48enne treiese, peraltro molto conosciuto anche a Macerata, potrebbe essere stata una overdose.
Sul posto, per i rilievi e gli accertamenti di rito, anche gli agenti della Scientifica della Questura di Macerata.
Abbiamo raccolto lo sfogo di una signora che ieri mattina ha trovato una brutta sorpresa sulla sua auto, una Fiat Doblò: "Ci hanno rigato in tre punti diversi entrambi gli sportelli. Crediamo sia successo tra lunedì notte e martedì mattina, dato che lunedì sera non c'erano".La donna abita a ridosso della piazza e ci confessa che non è la prima volta che si ritrova con l'auto danneggiata, anche se la volta precedente le era accaduto non in quel punto ma poco distante.Il problema dei vandali in quella zona non è nuovo perché, dopo la denuncia sui social, un signore ha commentato affermando che anche a lui è successa la stessa cosa nello spiazzo di fronte alla chiesa, poco tempo fa.Il problema dei danneggiamenti notturni non è l'unico in quel posto. Lamenta infatti la signora che anche con la sporcizia non sono messi male, dato che ogni tanto passano dei rom che si disfano di tutto quello di cui non hanno più bisogno senza di certo fare la differenziata o metterlo nei cassonetti, di cui la piazza sarebbe anche ben fornita.Per concludere, ci racconta genericamente che di sera se ne vedono di cotte e di crude da quelle parti, ma anche durante il giorno ubriachi, o peggio ancora drogati, non mancano.Ricordiamo che meno di una settimana fa, a qualche decina di metri di distanza, c'era stato il tentato furto di una macchina e l'accoltellamento del ragazzo che lo aveva sventato (qui). Diciamo che la zona intorno al Trialone non è proprio una delle più tranquille.
Nella tarda mattinata di oggi, all'aeroporto di Falconara Marittima, i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Macerata, insieme ai colleghi della Sezione di P.G. presso la locale Procura della Repubblica, hanno tratto in arresto un 34enne di origine albanese, colpito da ordinanza di custodia cautelare emessa ad aprile del 2014 dal Gip del Tribunale dell’Aquila e richiesta dalla Procura Distrettuale di quel Capoluogo, per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Il ricercato, già arrestato in precedenza per stupefacenti, è indagato nell’ambito dell’operazione denominata “Conventus”, condotta nel 2014 dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Chieti e che era consistita nell’esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi, alcuni dei quali avevano interessato anche la provincia di Macerata, oltre ad altre città marchigiane, dell’Abruzzo e della Puglia.
Il giovane, proveniente dallo scalo aereo albanese di Tirana, si è costituito a conclusione di attività info-operativa e pressante azione di convincimento rivolta verso il proprio avvocato difensore (del foro di Macerata), esercitata da parte dei militari del Reparto Operativo e della Sezione di P.G. maceratesi.
L’arrestato – che era ricercato da 2 anni e mezzo – è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Ancona, a disposizione della competente Autorità Giudiziaria.
Nella circostanza, gli investigatori del Comando Provinciale di Macerata hanno operato in collaborazione con il personale dell’Ufficio Polizia di Frontiera presso lo scalo marittimo e aereo di Ancona.
Secondo gli investigatori, il giovane arrestato faceva parte di un’associazione criminale costituita da soggetti di origine albanese, italiana, rumena, spagnola e magrebina, dedita al traffico di stupefacenti, che riforniva di droga (proveniente dalla Spagna, Bolivia e Albania) l’intero territorio nazionale e, in particolare, le regioni Abruzzo, Marche e Puglia.
"Sono qui in seguito al grave, drammatico episodio accaduto venerdì. L'Arma è vicina ai suoi uomini, che sono come figli, non li lasciamo mai soli. Pagheremo l'assistenza legale per l'appuntato". Così il generale Salvatore Favarolo, comandante dei carabinieri delle Marche, in visita a Monte San Giusto. Qui il 24 febbraio un ladro albanese, Klodjan Hysa, 35 anni, è stato ferito mortalmente da un colpo di pistola partito forse accidentalmente dall'arma di ordinanza di un militare, mentre tentava di scappare a bordo di un'auto rubata e di investire i Cc di pattuglia.
''Ho incontrato l'appuntato - ha detto Favarolo -, è sereno, come chi sa di avere la coscienza a posto e di aver fatto il proprio dovere. La sua è stata una reazione a un'azione. Non può sentirsi in colpa per quanto accaduto. Ho sentito parlare di encomi, ma questo non è tempo di medaglie, non è il momento di fare valutazioni. Pensiamo a gestire il presente. Riponiamo piena fiducia nella magistratura''. (Ansa)
di Piero Farabollini
Responsabile Corso di Studi in Scienze Geologiche, Naturali ed Ambientali Università di Camerino
A distanza di 6 mesi dall’evento sismico del 24 agosto 2016, dopo il quale si sono avuti oltre 50.000 eventi di cui 5 oltre Magnitudo 5.5 e 71 sopra Magnitudo 4, ancora poco è stato fatto in termini di …… ritorno alla normalità (Post-emergenza? Ripristino?)! Il “Fatto quotidiano” di due giorni fa riportava in prima pagina questa dichiarazione del Commissario Straordinario per la Ricostruzione Vasco Errani: “La ricostruzione non esiste proprio”. Ed ancora: “Non si è fatto nulla su casette, macerie e viabilità”.
Le Ordinanze di Errani (finora 15 – rispetto alle 200 circa emanate sempre dal Commissario Straordinario Errani a seguito del terremoto dell’Emilia Romagna del 2012) ancora non riescono a fornire il quadro della situazione o almeno a dare le dritte per rimettersi in moto, perché comunque rimangono aperte diverse questioni importanti, tra le quali, e non secondaria, soprattutto quella riguardante i professionisti che dovrebbero essere coinvolti a vario titolo nella ricostruzione.
Punto 1: Incarichi
L’Ordinanza n.12 ha introdotto un limite al numero di incarichi nonché un limite all’importo complessivo dei lavori che i tecnici possono acquisire - anche se poi si prevede lo sforamento di questo tetto - ma soprattutto consente la possibilità di derogare anche agli ulteriori livelli massimi La misura introdotta dall’Ordinanza n.12 è passata attraverso la collaborazione con le associazioni rappresentative dei progettisti, definita da un protocollo sottoscritto con la RPT (Rete delle Professioni Tecniche) che è parte integrante dell’Ordinanza stessa (All.A dell’Ordinanza n.12). Di seguito il link al comunicato stampa della RPT (http://www.reteprofessionitecniche.it/sisma-la-rpt-condivide-lordinanza-del-commissario-errani-sulla-concentrazione-degli-incarichi/) e quello del CNG: entrambi osannano l’ottimo risultato conquistato (http://www.cngeologi.it/2017/01/13/terremoto1-in-vigore-lordinanza-sullelenco-dei-progettisti-limite-derogabile-agli-incarichi/).
Ma si tratta veramente di un successo? Osservazioni e proposte migliorative sono state fatte ma non tutte sono state recepite. In sintonia con l’ORG Marche che ha inoltrato al CNG ed alla RPT alcune interessanti proposte, si potrebbe pensare di:
1. Applicare il cosiddetto “Decreto Parametri” attualmente vigente (D.M. 17 giugno 2016) per la definizione dei corrispettivi professionali al fine di garantire la giusta compensazione delle singole attività prestazionali svolte nell’ambito della progettazione degli interventi di ricostruzione. Necessità ribadita, tra l’altro, dall’ANAC che ritiene obbligatorio il riferimento al Decreto Parametri nell’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura. Il giusto approccio per la progettazione dei lavori di ricostruzione sarebbe quello di concordare l'applicazione del Decreto Parametri con gli Ordini Professionali, colmando eventuali lacune, e stabilendo una percentuale fissa di ribasso da applicare ai compensi.
2. Individuare e circostanziare un corretto sistema di valutazione del contributo per le indagini, sia geofisiche che strumentali, che coinvolga gli Uffici territoriali per la Ricostruzione e prevedere deroghe per far fronte a specifiche problematiche progettuali non riconducibili strettamente ad uno standard predefinito (edifici collocati in aree in frana, cedimenti delle fondazioni, fenomeni di liquefazione, ecc). Al fine di ottemperare agli obblighi imposti dalle Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 14 gennaio 2008) che debbono necessariamente essere posti alla base di una adeguata ricostruzione post sisma, le indagini da svolgere dovrebbero essere in quantità e qualità proporzionali alla soluzione dello specifico problema e non ridotte ad una mera percentualizzazione dell'importo dei lavori, così come invece previsto dal comma 6, art. 7 dell’All. A (Ordinanza n. 12)
3. Togliere il tetto degli incarichi per le prestazioni specialistiche. L’attività svolta dal geologo non può e non deve essere equiparata, per tempistiche e prestazioni, a quella di un ingegnere/architetto; non a caso infatti la relativa parcella è pari a circa 1/10 di quella del progettista. In generale, l’introduzione di un tetto per gli incarichi viola i principi della libera economia di mercato che ispira ed è a fondamento del sistema giuridico nazionale ed europeo. Nel particolare, intese restrittive della concorrenza, come quelle proposte, comportano una ingiusta limitazione dell’attività del singolo professionista geologo ed una iniqua discriminazione lavorativa, oltre a minare anche il principio fiduciale tra committente privato e professionista, basato sulla reciproca conoscenza e capacità professionali. La politica della libera concorrenza dell’Unione europea garantisce che la concorrenza non venga falsata dal mercato interno, assicurando che vengano applicate regole simili a tutte le aziende che vi operano. Sulla base di tale principio dovrebbe essere riservato un trattamento dignitoso dell’attività professionale del geologo equiparato alle altre attività economico-sociali.
Punto 2: Elenco speciale professionisti
Con l’Ordinanza del Commissario Straordinario n.12 del 9 gennaio 2017, ed in particolare all'art. 5 dell'Allegato A alla suddetta Ordinanza, vengono definiti i criteri ed i requisiti per l’iscrizione dei professionisti nell'elenco speciale per la progettazione degli interventi di ricostruzione post-terremoto, di cui al DL 189/2016, art. 34, comma 1, convertito dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229. (https://professionisti.sisma2016.gov.it/ ).
L’iscrizione è lunga e difficoltosa ed oltretutto il sistema si blocca al raggiungimento del numero massimo di iscrizioni previste per l’invio giornaliero, rimandando al giorno successivo.
Inoltre una volta effettuata l’iscrizione, selezionando la categoria professionale e la tipologia di incarico si può ravvisare, in alcuni casi, una palese violazione al principio dell’affidamento esclusivo e diretto al geologo professionista per la redazione della relazione geologica; infatti nell’elenco tale elaborato viene inopportunamente proposto anche da altre figure professionali in palese disaccordo con l’art. 91 del D.Lgs. n. 163/2006 (divieto di subappalto della relazione geologica), la cui previsione normativa viene pedissequamente ripresa nel nuovo Codice degli Appalti (D. Lgs. N. 50/2016) all’art. 31.
E’ inoltre da ricordare che già il DPR 328/2001 (Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove per l'esercizio di talune professioni, nonchè della disciplina dei relativi ordinamenti) discrimina le attività professionali sulla base dell’Albo professionale di appartenenza.
Quali provvedimenti sono stati presi finora? Perché la RPT non ha verificato e dato adeguate indicazioni in merito? Perché gli Organismi Nazionali non hanno monitorato il sistema e preso adeguate azioni correttive?
Ai sensi del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 7 agosto 2012 , n. 137 (Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali, a norma dell'articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148), il possesso dei requisiti di formazione continua è obbligo per l’iscrizione all’elenco speciale dei professionisti. Ma chi verifica il possesso dei requisiti? Sarebbe auspicabile ed opportuno demandare agli Ordini Territoriali competenti tali verifiche.
Punto 3: Comitato Tecnico Scientifico (CTS)
Se viene letta attentamente l’Ordinanza di costituzione del CTS (Ordinanza del Commissario del Governo per la ricostruzione dei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016 n.11 del 9 gennaio 2017
“Istituzione e Funzionamento del Comitato Tecnico Scientifico della Struttura del Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione nei territori dei Comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio Marche ed Umbria interessati dall’evento sismico del 24 agosto 2016”) salta subito agli occhi come non compaia mai la parola geologia, come se lo studio dei terremoti e il progetto di ricostruzione fosse solo correlabile alle problematiche ingegneristiche e/o architettoniche. L’intervista rilasciata dall’arch. Renzo Piano , articolo pubblicato su il Sole 24ore (http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/cultura/2016-09-30/la-terra-trema-ecco-mio-progetto--154933.shtml?uuid=ADo2aWSB&refresh_ce=1), del 02 ottobre 2016 lasciava trasparire una direzione in questo senso. Cosa importa delle problematiche legate alla pericolosità geologica intrinseca del territorio, dei cosiddetti effetti di sito, della forte correlazione substrato/edificato e della sua naturale evoluzione. La geologia non dovrebbe essere relegata ad un mero ruolo passivo nella pianificazione territoriale in quanto la risposta di un territorio agli eventi naturali deriva proprio dalla conoscenza geologica dello stesso, della sua evoluzione e delle sue trasformazioni.
Proprio in funzione della ricostruzione, del rapporto sottosuolo/edificato, della necessità di “ragionare” sul “com’era dov’era” (slogan lanciato da tutta la classe politica e non solo) forse sarebbe stato più logico costituire un CTS con esperti dei vari settori di competenza della pianificazione della ricostruzione post-terremoto, in un approccio multidisciplinare completo dove geologi, geotecnici, geofisici, idrogeologi, architetti, ingegneri, fino a ricomprendere anche giuristi, economisti, sociologi e psicologi possano lavorare e collaborare in sinergia ed in modo complementare. Al riguardo è stata anche presentata alla Camera dei Deputati una interrogazione parlamentare proprio in questo senso. Al link http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/15224&ramo=CAMERA&leg=17 è possibile scaricare l’interrogazione, presentata dal gruppo SEL della Camera.
Punto 4 – Microzonazione sismica di III livello
Il DECRETO-LEGGE 9 febbraio 2017, n. 8 “Nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017” pubblicato in GU Serie Generale n.33 del 9-2-2017 ed entrato in vigore il 10/02/2017 (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/02/09/17G00021/sg), al punto 1 promuove l’immediata effettuazione degli studi di MZS di III livello definendo le relative modalità e procedure di attuazione nel rispetto di alcuni criteri, quali:
1- effettuazione degli studi secondo i sopra citati indirizzi e criteri, nonché secondo gli standard definiti dalla Commissione tecnica istituita ai sensi dell'articolo 5, comma 7, dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3907 del 13 novembre 2010, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.281 del 1° dicembre 2010;
2- affidamento degli incarichi da parte dei Comuni, mediante la procedura di cui all'articolo 36, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, entro i limiti ivi previsti, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione in materia di prevenzione sismica, previa valutazione dei titoli ed apprezzamento della sussistenza di un'adeguata esperienza professionale nell'elaborazione di studi di microzonazione sismica, purchè iscritti nell'elenco speciale di cui all'articolo 34 ovvero, in mancanza, purchè attestino, nei modi e nelle forme di cui agli articoli 46 e 47 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, il possesso dei requisiti per l'iscrizione nell'elenco speciale come individuati nel citato articolo 34 e nelle ordinanze adottate ai sensi del comma 2 ed abbiano presentato domanda di iscrizione al medesimo elenco;
3- supporto e coordinamento scientifico ai fini dell'omogeneità nell'applicazione degli indirizzi e dei criteri nonchè degli standard di cui al numero 1, da parte del Centro per la Microzonazione Sismica (Centro MS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sulla base di apposita convenzione stipulata con il Commissario straordinario, al fine di assicurare la qualità e l'omogeneità degli studi.
Tutto quanto sopra pone un problema molto importante nella distribuzione degli incarichi: questi vanno conteggiati nel numero massimo di incarichi che un professionista può prendere e nel tetto massimo di importo ammissibile? Gli Spin Off universitari possono accedere all’incarico di MZS di III livello? Chi garantisce il regolare svolgimento? Visto e considerato che la MZS di III livello deve essere obbligatoriamente effettuata sulla base del I e II livello, chi dovrà redigere tali studi? Con quali modalità verranno gestiti tali incarichi? Da parte di chi? Ma soprattutto, dove sono i criteri e/o le Linee Guida per l’effettuazione della MZS di III livello?
Sarebbe opportuno che le Linee guida fossero prodotte concordemente tra Centro Microzonazione Sismica ed Università territorialmente coinvolte nel cratere in modo tale da fornire, ai professionisti, gli adeguati strumenti per l’esecuzione degli studi di MZS di III livello. Le Università quindi potrebbero e dovrebbero rivestire il ruolo fondamentale di fungere da filtro tra il Centro Microzonazione Sismica ed i Professionisti, esercitando un costruttivo ruolo formativo e di coordinamento, fornendo loro supporto tecnico-scientifico, forti particolarmente della conoscenza del territorio e della sua evoluzione recente. I professionisti però, con accertate competenze in merito, dovrebbero anche loro essere iscritti all’Elenco dei professionisti di cui al sito https://professionisti.sisma2016.gov.it/, ma questo, a meno che non si tratti di prestazione specialistica (che, tuttavia, ai sensi del codice degli appalti, non corrisponde alla prestazione suddetta) non è contemplato. Pensando alle tipologie di incarico ed alla categoria soggettiva (immagine sotto), è infatti possibile constatare come i soggetti siano ben definiti, così come le diverse tipologie di incarico.
Ora però sorge un forte dubbio, visto che già in ambito di MZS di I livello, ai sensi dell’OPCM 3274/2003, in varie regioni d’Italia, già la questione si è presentata prepotentemente e con tanto di diffide, ricorsi e quant’altro: gli Spin off universitari, come debbono essere considerati? Possono essi essere incaricati degli studi di MZS di III Livello?
Gli Spin Off universitari, ai sensi del DL. 83/12 modificato dalla L.134/12, sono società costituite al fine di utilizzare, anche da un punto di vista economico, i risultati della ricerca condotta dalle Università o da altri Enti. La normativa sulle Società conferma l’impossibilità (per gli Enti pubblici non economici e per le Università) di partecipare alle gare per l’affidamento di lavori, servizi e forniture ai sensi dell’art.34 D.Lgs 163/2006, stante l’assenza del carattere di imprenditorialità ed il rischio di alterare la par condicio e distorcere i meccanismi concorrenziali per via del sistema di contribuzione e vantaggi di cui gode l’Ente pubblico. Ne deriva che gli Spin off universitari non potrebbero esercitare libera professione, e pertanto non dovrebbero avere accesso nè agli incarichi di MZS di III livello né tantomeno all’affidamento di incarichi per la ricostruzione post-terremoto. La stessa ANAC con deliberazione 119/2007 ha avuto modo di affermare che, per un mercato effettivamente concorrenziale e corretto, deve essere consentito di operare e di competere tra loro solo ai soggetti che sono realmente sul mercato e che svolgono una attività economica compresa tra le proprie attività istituzionali.
Punto 5 – Cartografia geologica
Il giorno 21 febbraio presso il Senato della Repubblica si è tenuta una Conferenza Stampa dal titolo “Le grandi incompiute del nostro Paese: Cartografia Geologica e Microzonazione Sismica” organizzata dalla senatrice Fabiola Anitori, prima firmataria di una mozione in cui chiede al governo di portare a termine questi due progetti. Ora, a fronte di un costo di 500.00€ (stimati) per la realizzazione di un foglio geologico CARG, è stato proposto di individuare, al di fuori del Patto di stabilità, circa 5m€ per la realizzazione di 10 fogli geologici delle aree del cratere.
La cartografia geologica CARG è uno degli strumenti principali per avere un dato significativo ed affidabile per la conoscenza delle problematiche geologiche dell’intero territorio nazionale, svolto con criteri standardizzati ed omogenei. Troppo spesso si fa riferimento alle cartografie geologiche scala 1:100.000 della vecchia Carta Geologica d’Italia degli anni ‘50, senza mai tener conto delle innumerevoli cartografie geologiche e geotematiche che la ricerca scientifica ha prodotto nel tempo (basti pensare che nei report prodotti anche da Istituti di ricerca nazionali si è sempre fatto riferimento alla Carta Geologica del 1950 di Scarsella senza mai citare la recente Carta Geologica dei Monti Sibillini pubblicata dall’Università di Camerino nel 2012 che ha mappato con precisione e dovizia di informazioni, l’ormai famoso sistema di faglie del Monte Vettore, all’origine della recente sequenza sismica dell’Italia centrale.). E’ necessario tuttavia un immenso sforzo per far si che i fogli mancanti, soprattutto in quelle aree colpite dai recenti eventi sismici e/o in quelle a più alta pericolosità sismica, sia opportunamente riavviata, facendo magari riferimento alle Università territorialmente competenti che, con l’ausilio dei geologi professionisti, possano operativamente attivarsi per la realizzazione in tempi brevi, di tali carte, contribuendo così a rendere l’Italia altrettanto “completa” così come i paesi europei ed extraeuropei avanzati.
È morto Klodjan Hysa, il 35enne albanese ferito da un colpo di pistola alla testa sparato da un carabiniere che gli aveva intimato l'alt a Monte San Giusto e che l'uomo aveva tentato di investire, fuggendo a bordo di un'auto rubata. Il decesso è avvenuto nell'ospedale di Macerata alle 9:30, orario dichiarato dalla commissione medica, che con un controllo di sei ore e mezzo ha verificato la totale assenza di segni vitali e di attività cerebrale.
Alle 16 Hysa, che era stato ufficialmente riconosciuto dal padre, giunto appositamente dall'Albania, è stato staccato dai macchinari. Ora il corpo è a disposizione della Procura. Cambia l'ipotesi di reato per il carabiniere, da lesioni colpose gravissime per eccesso di legittima difesa a omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. Le condizioni del 35enne, che faceva parte di una banda dedita a furti in appartamento, erano apparse subito disperate.Sono ancora ricercati due complici, con cui aveva messo a segno alcuni colpi a Monte San Giusto (ANSA).
Carabiniere di 45 anni, padre di due figli, muore a Monte San Giusto, travolto dall'auto in fuga di un malvivente. Quali sarebbero state le reazioni? Quali sarebbero stati i titoli dei nostri giornali? Di cosa staremmo parlando oggi?
Invece no. E' successo che il carabiniere di 45 anni, padre di due figli, carriera immacolata, mai un colpo sparato in servizio dall'arma di ordinanza, ha sparato prima di essere investito, centrando alla testa il malvivente in fuga. E sui social si scatena la guerra fra colpevolisti, innocentisti, ha fatto bene, ha fatto male, ha fatto e basta.
E dal piano etico si è immediatamente scivolati sul piano politico: chi difende l'operato del carabiniere viene bollato come "fascista", chi ritiene che il militare abbia esagerato premendo il grilletto è invece il "buonista" di turno. E in tutto questo ecco intervenire la politica, in primis il leader della Lega Matteo Salvini che preannuncia la sua presenza sabato a Monte San Giusto e chiede un encomio per l'appuntato che ha sparato.
Siamo sicuri di voler lasciare in mano alla Lega e a Salvini la difesa del carabiniere? Francamente no. Non ne siamo sicuri per niente. Se la dinamica dei fatti sarà confermata dalle indagini, sarebbe ignobile lasciare che sia Salvini a ergersi a salvatore della Patria e difensore delle istituzioni. D'altronde, come si fa a chiedere l'encomio per chi, eventualmente, non ha fatto altro che il proprio dovere (merce estremamente rara di questi tempi...)?
Eppure, al di là di quelle dei singoli cittadini (Monte San Giusto si è espressa chiaramente all'unisono...), non si sono levate voci da parte di nessuno, oltre la Lega, a difesa dell'istituzione Arma dei Carabinieri nelle vesti dell'appuntato coinvolto in questa tragedia. Se fosse accaduto il contrario, se a lasciarci le penne fosse stato il militare, già saremmo stati subissati di comunicati di cordoglio, vicinanza, affetto, e coccodrilli di ogni tipo. Con tanto di funerali di Stato. Dov'è quello Stato adesso?Intanto l'appuntato è stato indagato. Un cosiddetto atto dovuto. E ci mancherebbe altro che non fosse stato indagato: ha ammazzato una persona bisogna fare chiarezza su come sono andate le cose...
E' giusto, quindi, che il carabiniere subisca un'investigazione, come succede sempre in questi casi.Non è giusto pero' che venga condannato, se l'investigazione confermerà le dinamiche dell'accaduto descritte nell'immediatezza dei fatti.
Una precisazione dobbiamo comunque farla: il carabiniere è indagato e non imputato e c'è una grossa differenza. L'indagato è solo una persona sottoposta ad indagini preliminari, all'esito delle quali eventualmente il P.M. potrà anche chidere l'archiviazione degli atti. L'imputato è una persona che è sottoposta in tutto e per tutto ad un processo penale. Quindi non stiamo parlando di una condanna per omicidio (colposo legato ad eccesso di legittima difesa, ndr), ma di una procedura standard per verificare l'effettiva dinamica di quanto accaduto.
Purtroppo, quella che era nata come una norma a tutela dell'indagato è diventata una sorta di gogna mediatica, basandosi sul vecchio principio popolare secondo cui "se qui tuona, da qualche parte sta piovendo".
Detto questo, è chiaro che la vita delle persone oneste, quelle che non si sognerebbero mai di andare a mettere in pericolo volutamente la vita degli altri, debba essere tutelata in maniera prioritaria rispetto a quella di uno che per sua libera scelta ha deciso di dedicarsi al crimine. E che nel far ciò non si preoccupa minimamente di spedire all'altro mondo chiunque rappresenti un ostacolo al suo modo di vivere o a ciò che egli intenda realizzare. Ma proprio per questo non si può lasciare in mano a Salvini la difesa dell'ovvio.
La vicenda emotivamente sta coinvolgendo molto e da più parti si richiama all'equilibrio. Ma non vogliamo che col termine "equilibrio" si tenti di far passare quello che ormai è divenuto consuetudine, ossia dover subire (in nome di un concetto di "civiltà" tanto caro al politically correct) tutti i soprusi, perchè "nessuno tocchi Caino" (mentre Abele se la può prendere anche in saccoccia, no?), il Beccaria e via di slogan che appaiono talmente scollati dalla realtà da far pena solo a nominarli.
La realtà è che la gente è esausta, non ne può più di vivere nella paura, nell'incubo che qualcuno entri nella sua casa e non solo porti via oggetti e ricordi, ma metta a repentaglio la vita sua e dei suoi figli. Questa non è civiltà.
Se qualcuno ha sbagliato paghi. Ma non in nome di una "civiltà" che oggi viene calpestata e violentata da chi ha perso anche quella che un tempo era una sorta di "deontologia del crimine". Seminando il terrore fra la gente.
Marco Cappato, tesoriere dell'associazone Luca Coscioni, che lotta per la promozione della libertà di cura e di ricerca scientifica, ha annunciato stamattina su Twitter: "Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo". Il politico italiano, leader dei Radicali, ha accompagnato Fabiano Antoniani (in arte dj Fabo) in Svizzera, in una clinica zurighese, per consentirgli di usufruire del suicidio assistito.
L’ultimo messaggio del dj 39enne, rimasto cieco e tetraplegico dopo un grave incidente stradale, era partito poche ore prima dalla clinica dove era arrivato per ricevere l'assistenza medica alla morte volontaria. Un viaggio dovuto all'impossibilità di fare questa scelta a casa sua, in Italia, dove la pratica è vietata. "Sono finalmente arrivato in Svizzera - dice Fabo in un messaggio audio diffuso dall’associazione Coscioni e riportato su La Stampa - e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille".
Al di là del pensiero di ciascuno di noi, su di un tema così delicato, ciò che però emerge nel nostro Paese è che l’Italia è sempre in ritardo anche sui temi etici e non c’è ancora una legge che regola la fine della vita. È evidente, quindi, da parte di larghe fasce della politica nazionale il volersi sottrarre dalla discussione su temi etici fondamentali che riguardano l’esistenza e la sofferenza di centinaia di migliaia di cittadini.