Perchè lasciamo che siano solo Salvini e la Lega a difendere i carabinieri?
Carabiniere di 45 anni, padre di due figli, muore a Monte San Giusto, travolto dall'auto in fuga di un malvivente. Quali sarebbero state le reazioni? Quali sarebbero stati i titoli dei nostri giornali? Di cosa staremmo parlando oggi?
Invece no. E' successo che il carabiniere di 45 anni, padre di due figli, carriera immacolata, mai un colpo sparato in servizio dall'arma di ordinanza, ha sparato prima di essere investito, centrando alla testa il malvivente in fuga. E sui social si scatena la guerra fra colpevolisti, innocentisti, ha fatto bene, ha fatto male, ha fatto e basta.
E dal piano etico si è immediatamente scivolati sul piano politico: chi difende l'operato del carabiniere viene bollato come "fascista", chi ritiene che il militare abbia esagerato premendo il grilletto è invece il "buonista" di turno. E in tutto questo ecco intervenire la politica, in primis il leader della Lega Matteo Salvini che preannuncia la sua presenza sabato a Monte San Giusto e chiede un encomio per l'appuntato che ha sparato.
Siamo sicuri di voler lasciare in mano alla Lega e a Salvini la difesa del carabiniere? Francamente no. Non ne siamo sicuri per niente. Se la dinamica dei fatti sarà confermata dalle indagini, sarebbe ignobile lasciare che sia Salvini a ergersi a salvatore della Patria e difensore delle istituzioni. D'altronde, come si fa a chiedere l'encomio per chi, eventualmente, non ha fatto altro che il proprio dovere (merce estremamente rara di questi tempi...)?
Eppure, al di là di quelle dei singoli cittadini (Monte San Giusto si è espressa chiaramente all'unisono...), non si sono levate voci da parte di nessuno, oltre la Lega, a difesa dell'istituzione Arma dei Carabinieri nelle vesti dell'appuntato coinvolto in questa tragedia. Se fosse accaduto il contrario, se a lasciarci le penne fosse stato il militare, già saremmo stati subissati di comunicati di cordoglio, vicinanza, affetto, e coccodrilli di ogni tipo. Con tanto di funerali di Stato. Dov'è quello Stato adesso?
Intanto l'appuntato è stato indagato. Un cosiddetto atto dovuto. E ci mancherebbe altro che non fosse stato indagato: ha ammazzato una persona bisogna fare chiarezza su come sono andate le cose...
E' giusto, quindi, che il carabiniere subisca un'investigazione, come succede sempre in questi casi.
Non è giusto pero' che venga condannato, se l'investigazione confermerà le dinamiche dell'accaduto descritte nell'immediatezza dei fatti.
Una precisazione dobbiamo comunque farla: il carabiniere è indagato e non imputato e c'è una grossa differenza. L'indagato è solo una persona sottoposta ad indagini preliminari, all'esito delle quali eventualmente il P.M. potrà anche chidere l'archiviazione degli atti. L'imputato è una persona che è sottoposta in tutto e per tutto ad un processo penale. Quindi non stiamo parlando di una condanna per omicidio (colposo legato ad eccesso di legittima difesa, ndr), ma di una procedura standard per verificare l'effettiva dinamica di quanto accaduto.
Purtroppo, quella che era nata come una norma a tutela dell'indagato è diventata una sorta di gogna mediatica, basandosi sul vecchio principio popolare secondo cui "se qui tuona, da qualche parte sta piovendo".
Detto questo, è chiaro che la vita delle persone oneste, quelle che non si sognerebbero mai di andare a mettere in pericolo volutamente la vita degli altri, debba essere tutelata in maniera prioritaria rispetto a quella di uno che per sua libera scelta ha deciso di dedicarsi al crimine. E che nel far ciò non si preoccupa minimamente di spedire all'altro mondo chiunque rappresenti un ostacolo al suo modo di vivere o a ciò che egli intenda realizzare. Ma proprio per questo non si può lasciare in mano a Salvini la difesa dell'ovvio.
La vicenda emotivamente sta coinvolgendo molto e da più parti si richiama all'equilibrio. Ma non vogliamo che col termine "equilibrio" si tenti di far passare quello che ormai è divenuto consuetudine, ossia dover subire (in nome di un concetto di "civiltà" tanto caro al politically correct) tutti i soprusi, perchè "nessuno tocchi Caino" (mentre Abele se la può prendere anche in saccoccia, no?), il Beccaria e via di slogan che appaiono talmente scollati dalla realtà da far pena solo a nominarli.
La realtà è che la gente è esausta, non ne può più di vivere nella paura, nell'incubo che qualcuno entri nella sua casa e non solo porti via oggetti e ricordi, ma metta a repentaglio la vita sua e dei suoi figli. Questa non è civiltà.
Se qualcuno ha sbagliato paghi. Ma non in nome di una "civiltà" che oggi viene calpestata e violentata da chi ha perso anche quella che un tempo era una sorta di "deontologia del crimine". Seminando il terrore fra la gente.
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