''La ricostruzione non c'è, e non ci sono neanche i presupposti perché ci sia in futuro, se le premesse continueranno a essere queste''. E' quanto 13 sindaci del maceratese scrivono in una mail inviata al premier Paolo Gentiloni. L'hanno firmata i sindaci di Camerino, Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Bolognola, Camporotondo, Caldarola, Castelraimondo, Esanatoglia, Fiastra, Fiuminata, Pieve Torina, San Severino, Serravalle del Chienti.
Nella lettera i sindaci affermano che ''la questione riveste carattere di particolare urgenza. Si confida - dicono - in un tempestivo riscontro, necessario per un corretto e rispettoso rapporto tra le istituzioni''. Oltre ai ritardi e a quelle che definiscono ''inefficienze'' nella gestione dell'emergenza, i primi cittadini mettono l'accento sui servizi che ancora mancano, le macerie che restano dove stanno. Spiega all'ANSA il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci: il territorio sta morendo. Non siamo più disposti ad accettare contentini o mediazioni''.
Nonostante la primavera sia arrivata da quasi un mese, da ieri sera le Marche sono ricapitolate in un gelido inverno, come del resto previsto dai meteorologi.
Da ieri sera è scesa la neve, sia nel pesarese che nei nostri monti, dal massiccio dei Sibillini fino al Monte San Vicino. In tanti hanno postato le foto della nevicata fuori tempo di questa notte. Al risveglio Bolognola si è ritrovata coperta di bianco, così come Frontignano e Pian dell’Elmo. Le precipitazioni a carattere nevoso in alta quota e pioggia nel resto della provincia hanno fatto diminuire drasticamente le temperature e tutta la giornata di oggi sarà caratterizzata da rovesci e schiarite, già dal pomeriggio di oggi si annunciano ancora neve sui rilievi al di sopra dei 500-700 metri.
Questa instabilità con temperature fuori stagione perdurerà fino a venerdì, quando si avrà di nuovo un cielo sereno ma con temperature ancora al di sotto della media. Sabato e domenica tornerà di nuovo la primavera ma ad oggi le previsioni danno un peggioramento lunedì 24 e martedì 25 aprile con piogge sparse.
(Foto prese dal web di Francesco C., Domenico Lancellotti, Fiori Di Lorenzo, Maura De Michelis)
Il telegiornale di Mediaset fortunatamente non ha spento i riflettori sulle zone terremotate e ieri ha mandato in onda un servizio sulla Pasquetta di Ussita e Castelsantangelo sul Nera.
Nell'edizione serale è stato mostrato l'interno di un ristorante con le fondamenta spaccate e il giornalista ha commentato dicendo: "Sono crollati i muri ma ad incrinarsi è la fiducia della gente".
È stata quindi data voce alla protesta di un abitante che ha lamentato gli ormai tristemente noti ritardi dicendo di stare dentro una roulotte da otto mesi, come una bestia. Ha quindi proseguito denunciando che ci si preoccupa di cani e di gatti ma poco o nulla viene fatto per gli esseri umani.
Le telecamere si sono poi spostate a Ussita, nell'unico ristorante fuori dalla zona rossa, diffile da raggiungere dato che serve un permesso speciale ma regolarmente aperto e la titolare ha mostrato il menù di Pasquetta.
Il servizio termina portroppo con le parole che abbiamo sentito fin troppe volte, affidate a una giovane che dice testualmente: "Tante promesse fatte ma nulla è accaduto. L'unica cosa che rimane è pensare di lasciare questi posti ed è un grande dolore e basta".
Il “Modello Ussita” nasce dalla collaborazione del Comune colpito dal sisma di ottobre e dall’Università di Macerata con l’appoggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che proprio in occasione della visita al paese ha sottolineato l’importanza di questa proposta per un futuro possibile per le aree terremotate.
Per comprendere meglio cosa questa proposta, finalizzata alla creazione di un territorio a fiscalità privilegiata nei Comuni colpiti dagli eventi sismici, è necessario fare un passo indietro nel tempo fino al terremoto de L’Aquila. Anche in quel caso ci fu un “Modello L’Aquila” con l’istituzione di zone franche, però non funzionò, “Poiché, come spiega il professor Giuseppe Rivetti, docente di diritto tributario presso l’Università di Macerata, che ha lavorato alle linee guida del Modello Ussita “le zone franche non sono la risposta adeguata alle esigenze di sviluppo della popolazione; esse si fondano sull’esistenza originaria dei soli soggetti residenti o meglio delle sole aziende del luogo”. Ciò significa che il precedente modello ha posto dei limiti invalicabili e quello che doveva essere un privilegio per chi ha subito danni è divenuto un miraggio nel deserto.
In questo momento “Manca la visione di un futuro, cioè la capacità di immaginare il futuro dopo il terremoto” continua con la sua analisi il professor Rivetti “in questo momento è una ricorsa continua ai provvedimenti, come se fossero la soluzione”; in realtà se non fosse per il caos legislativo creato, i provvedimenti giuridici dovrebbero risolvere le problematiche, ma, purtroppo, in questo momento, essi sono il labirinto nel quale cittadini e tecnici si perdono nella speranza di capire come e cosa fare e con quali tempistiche.
La novità del modello creato da Unimc è quello di creare agevolazioni fiscali non solo per i residenti, come a L’Aquila, ma anche a tutti quei soggetti economici interessati a investire sul territorio del cosiddetto cratere; in questo modo si andrebbe a sopperire alla carenza dei fondi pubblici, la proposta non prevede spesa per lo Stato ma un risparmio “la riduzione di imposta” spiega Rinaldi “ è inferiore alla spesa pubblica che dovrebbe essere impiegata per la ricostruzione”. Per comprendere meglio di cosa si sta parlando il docente di diritto tributario fa un esempio molto esplicativo “Un allevatore di Ussita piuttosto che di Castelsantangelo sul Nera deve ricostruire le sue stalle costa tot allo Stato, se, come prevede il Modello, ad investire sulla ricostruzione è un allevatore della Maremma che in cambio viene detassato dallo Stato tutti ci guadagnano. Anche se l’Agenzia delle Entrate non prende soldi dall’allevatore toscano le imposte sono minori della spesa”.
Questo è un modello che non riguarda solo le imprese ma anche le famiglie, infatti è prevista una restituzione del cento per cento delle spese per la messa in sicurezza degli immobili, con la restituzione di quanto speso in breve tempo. Si vuol agire, quindi, non solo sulla ricostruzione ma anche sulla prevenzione e per fare ciò basterebbe modificare una legge già esistente che però riconosce solo una restituzione parziale della spesa e in un tempo non ragionevolmente lungo. Una modifica ad una norma senza entrare in contrasto con l’Unione Europea .
Proprio riguardo all’UE Rinaldi fa un’altra interessante riflessione: “La nostra proposta è in armonia con la tradizione giuridica del nostro Paese e non è in contrasto con quella europea. Comunque, in questo momento storico, è necessario applicare le misure giuste, bisogna far valere le necessità piuttosto che il diritto europeo. È una questione di priorità”
In questo momento il Modello Ussita è all’attenzione del Consiglio dei Ministri, sarebbe dunque auspicabile che i parlamentari e i politici tutti del nostro territorio spingano e facciano pressione perché esso non rimanga fermo sul tavolo. La crisi politica dei primi di dicembre non ha sicuramente aiutato l’iter della proposta, ma si spera che l’intelligenza politica dia le giuste priorità. Tutto il territorio colpito dal sisma, non solo quello maceratese, necessita di risposte: è troppo tempo che sta aspettando. Sta crescendo il malcontento e sembra come se la ricostruzione possa cadere in prescrizione, ed è per questo che è ancora più importante l’azione della politica locale per fare pressione sulla questione.
“Personalmente” conclude il professore “ritengo che l’Università di Macerata, sulla base di quella che è la sua terza missione (dopo ricerca e didattica) debba interessarsi al destino del proprio territorio. Potrà, ad esmpio, essere artefice di incontri tematici finalizzati alla soluzione di queste problematiche, per questo appare utile programmare conferenze che coinvolgono tutti i protagonisti istituzionali per una riflessione costruttiva sulle molte criticità ancora da risolvere”.
Una sequenza sismica che arriva dopo un periodo di calma apparente sta riportando forte apprensione nel cratere. Oltre dodici eventi di magnitudo superiore a 2 in meno di tre ore, tra le tutti con epicentro nella zona di Fiastra e Fiordimonte, con eventi chiaramente avvertiti dalla popolazione come quello delle 16.35 di magnitudo 3.6, delle 16.45 di magnitudo 3.4, delle 17.02 di magnitudo 3.1, un altro 3.6 alle 19.04, hanno creato inevitabile preoccupazione. E inevitabilmente, si cerca di saperne di più dagli esperti. Tante le domande rivolte al geologo Emanuele Tondi e al sismologo Alessandro Amato, forse i due maggiori esperti in Italia di terremoto, che hanno spiegato all'unisono il loro punto di vista su quanto sta accadendo.
Il professor Tondi ha detto di "leggere con attenzione quanto ha scritto Alessandro Amato dell'INGV per la zona di Barrete (Aq) due giorni fa, perché vale anche per Visso e Fiastra. La zona è sempre quella destabilizzata dai forti eventi di fine ottobre 2016, quindi sono da considerarsi aftershocks. La sequenza nel suo complesso è in diminuzione e piccole, temporanee riprese sono possibili. L´importante è che siano piccole e temporanee, perché non se ne può più...".
Alessandro Amato, infatti, il 9 aprile aveva affermato "c'è stata una piccola (fisiologica) ripresa di attività nell'aquilano, intorno a Barete, con un evento di magnitudo 3.5 (alle 3:52) e altri minori. L'area interessata rientra in quella più ampia attiva da agosto 2016, in particolare nel settore meridionale, quello che ha avuto i quattro eventi di M5-5.5 il 18 gennaio. Si tratta quindi tecnicamente di "aftershocks", in uno dei picchi di attività che ci sono sempre in queste lunghe sequenze. Come detto in altre occasioni, la sequenza è ancora in corso e durerà a lungo, con un andamento generale di diminuzione del numero degli eventi e oscillazioni in più e in meno. La probabilità di altri eventi forti diminuisce ma non sarà mai zero, neanche tra dieci anni quando la sequenza sarà finita".
Quindi, niente panico perchè la sequenza rientra nella normalità, ma sempre attenzione perchè la sequenza stessa sembra ben lontana dall'essere terminata.
Soltanto pochi giorni fa la notizia della visita di Carlo e Camilla di Inghilterra in Italia lasciava sperare in un aiuto (leggi qui) per tutti i territori gravemente colpiti dal sisma. Ma in sette mesi si è radicata una regola che anche questa volta ha dettato legge: il territorio maceratese non è protagonista del terremoto. Così anche in questo caso, sebbene i reali d’Inghilterra abbiano degustato i nostri prodotti e promesso aiuti, la notizia di oggi è che Carlo donerà 3 milioni ad Amatrice.
Sembra che il territorio maceratese soffra di invisibilità. Come se la situazione nei paesini dell’alto maceratese sia migliore di altri posti, dimenticando che l’epicentro del 6.5 del 30 ottobre è stato a Castelsantangelo sul Nera. Insito, probabilmente, nel DNA di queste persone che abitano la zona dei Monti Sibillini è l'evitare polemiche per passare invece subito ai fatti.
Così, il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, ha dato un segnale concreto proprio di questa mentalità, dello spirito di chi non molla nonostante l’indifferenza dei media e di chi ha potere; poche ore fa il primo cittadino di Visso ha pubblicato su Facebook un post per annunciare la collaborazione tra il suo Comune e quelli di Castelsantangelo, Ussita e Preci nata ieri, con un incontro proprio nella cittadina umbra, una piccola galanteria visto che gli altri tre sono marchigiani.
La motivazione di questa unione sta nel fatto che “per poter sostenere le proprie ragioni occorre mettere insieme più realtà... in questo caso poi parliamo di realtà che hanno in comune molto di più dei danni del terremoto visto che si tratta di un territorio omogeneo per conformazione, densità abitativa, storia, prodotti e ambiente” come dichiara Pazzaglini. “Il primo passo è stato quello di inviare una lettera al Ministero dell’Ambiente per chiedere un incontro. Parliamo una sola lingua, con una sola voce in modo tale da avere più forza”. L’obiettivo è quello di avere una ricostruzione condivisa e il rilancio di questo territorio: i danni subiti in questi Comuni non sono di un livello inferiore rispetto agli altri. "Abbiamo visto raccolte importanti per Norcia e Amatrice e l’essere sempre esclusi da questi benefici non aiuta, anzi, potrebbero far morire le nostre realtà".
Quattro sindaci, oltre a Pazzaglini anche Falcucci, Rinaldi e Bellini, che “ancora una volta hanno dimostrato di non rassegnarsi al destino (e forse anche al disegno di qualcuno) avverso” e che faranno di tutto per ridare nuova vita a queste terre".
"Alla base di tutto ciò c'è un errore" spiega Pazzaglini: “Hanno nominato un commissario per la ricostruzione sei mesi fa in una fase di emergenza ancora alta e prima delle scosse del 26 e del 30 ottobre. Lo scenario è cambiato il sistema no e quindi c’è stato un intasamento, si è creato un circolo vizioso dal quale lo Stato non riesce ad uscire. Anche se a volte c’è la sensazione che ci sia la volontà di lasciarci morire, io voglio essere ancora ottimista, voglio credere che sia il problema a monte di una cattiva gestione ad avere creato tutto questo caos. Non ci sono arrivate le stalle, non abbiamo le casette ma ancora macerie”.
Così la ricostruzione sembra lontana nel tempo e la cosa migliore, secondo il sindaco di Visso, è fare in modo che questa venga gestita dai Comuni e che la Regione e lo Stato vigilino, come in teoria sarebbe più logico che funzionasse.
Non è un’unione per gridare cosa non va, ma voler mettere insieme forze diverse per fare proposte concrete: “Non serve lamentarci, è necessario agire per fronteggiare la mole di lavoro che abbiamo di fronte”.
Gli studenti dell'Ipsia "Ercoli" di Camerino (sezione del Pocognoni di Matelica) grazie al progetto "La Biodiversità degli Appennini" curato dal Professore Augusto Vagnoni, docente di Matematica e grande appassionato delle nostre montagne e dalla Guida AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) e Biologo Simone Gatto del "Camoscio dei Sibillini - Escursioni e Trekking" di Ussita, nonché ex loro docente di Scienze, sono potuti finalmente tornare ad assaporare il sapore delle cime deglii Appennini dopo gli eventi sismici.
Anche se molti di loro provengono da Comuni fortemente colpiti dal sisma come Camerino, Pieve Torina, Fiastra, Bolognola, Visso, Ussita, l'amore che hanno per queste montagne e il valore personale che gli danno non è cambiato.
Gli studenti, complice anche il tempo clemente, hanno passato una splendida giornata scoprendo le vette e le foreste secolari della Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e Canfaito.
"Questo è un ultimatum al governo: o entro una settimana incontreremo a un tavolo il governo, i capigruppo di Camera e Senato e il commissario Vasco Errani oppure bloccheremo l'Italia: basta parole, vogliamo dei fatti". E' il messaggio lanciato nel corso di un presidio davanti a Montecitorio dai comitati delle zone terremotate del centro Italia, tra cui 'Quelli che il terremoto' e 'La terra trema noi no'. Arrivati con fischietti e striscioni, dicono, dalle 4 regioni colpite in rappresentanza di 131 comuni, i portavoce del presidio lamentano scarsa concretezza nella macchina della ricostruzione: "Ci manca una casa, ci manca una prospettiva, non c'è informazione. Nulla è operativo, i decreti non sono attuativi - spiegano - manca la volontà. In sette mesi hanno portato 25 container travestiti da casette, e hanno fatto pure la sfilata. Non ci sono gli aiuti alle imprese. La scorsa settimana Gentiloni ha parlato di cose che non esistono: il miliardo l'anno nel decreto non c'è. Siamo stanchi di parole: se non otterremo risultati concreti bloccheremo il Paese".
La manifestazione (dal titolo 'La ri-scossa dei terremotati'), riferiscono i portavoce, si è svolta in contemporanea in 10 Comuni del cratere: "Tutta Italia è solidale con noi, vogliamo un cronoprogramma ufficiale - dicono ancora al microfono - Non ci dite che non ci stanno i soldi, perché per le banche i miliardi sono stati trovati in una notte. Hanno assunto 30 persone alla presidenza del Consiglio. Queste persone non meritano più rispetto, noi non vi amiamo, vi vogliamo mandare a casa, ridateci i nostri soldi". Tra le felpe di Amatrice e Accumoli e le magliette 'Daje Marche', c'erano striscioni contro la rivista Charlie Hebdo (che pubblicò una discussa vignetta sul terremoto), o 'Abbandonati da 37 mesi senza casa, lavoro e soldi'. In piazza anche dei figuranti in abiti dell'Antica Roma: "Noi - si legge nel loro cartello, abbiamo costruito il Pantheon in 330 giorni: voi in 7 mesi che avete fatto?".
I manifestanti hanno bloccato la SS 'Salaria' a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto, dove c'erano circa 200 persone. Oltre ai terremotati del luogo e di Acquasanta Terme erano presenti delegazioni di Castelluccio, Cascia, Samugheo. Rispettate il nostro dolore e le vostre promesse", "Non molliamo", "Arquata vive", "Arquata non muore" le scritte su striscioni e cartelli. I manifestanti hanno portato un trattore, ma qualcuno ha collocato lungo la strada anche un tavolo con delle sedie. Sul luogo polizia, carabinieri e polizia municipale.
"Sono solidale con la protesta in corso in queste ore nei luoghi del cratere sismico". Lo dice all'ANSA il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci -. Una protesta che condivido, contro un'eccessiva burocratizzazione del sistema che è alla ricerca di una procedura perfetta e, intanto, la mia terra muore". Una protesta - aggiunge - "contro la miriade di procedure per i moduli commerciali, che non possono essere evase. Contro l'enormità degli atti necessari per procedere alle demolizioni". In qualità di presidente dell'Unione Montana Marca di Camerino (Comuni di Fiastra, Serravalle del Chienti, Muccia, Pieve Torina e Camerino), Gentilucci intanto ha scritto al prefetto di Macerata Roberta Preziotti per evitare l'ulteriore spostamento degli sfollati dai camping e hotel della costa.
Intanto, proprio stamattina è iniziata la demolizione della scuola di Pieve Torina, dove si si comincia a pensare alla ricostruzione. "C'è speranza che la nuova scuola possa essere pronta per il 12 settembre, ospiterà 120 ragazzini - dice il sindaco Alessandro Gentilucci -. Intanto stiamo lavorando per il primo step della nuova sede. Abbiamo anche iniziato a ridurre la zona rossa".
"Invito i colleghi sindaci dei Comuni veramente terremotati della provincia di Macerata a restituire insieme a me le fasce tricolori al prefetto perché è impossibile pagare le ditte che hanno eseguito per le amministrazioni comunali lavori anche importanti". E' l'appello di Luca Giuseppetti, primo cittadino di Caldarola (Macerata), il cui territorio "è zona rossa al 60%, di cui il 90% pesantemente danneggiato". "Ci siamo sobbarcati i problemi dei cittadini e anche delle imprese - si sfoga con l'ANSA nel giorno della protesta dei comitati dei terremotati -. Qui ci sono delle aziende locali che hanno fatto lavori importanti per la preparazione delle aree per le casette". "Il Comune ha fatto delle anticipazioni di cassa, ma le nostre risorse sono limitate - spiega -, avremo dato sì e no il 10% delle somme dovute. Se lo Stato non interviene, queste ditte andranno 'a zampe all'aria. Finora ci sono stati soldi solo il Cas e per l'ospitalità degli sfollati".
Dai Monti Sibillini al Conero, passando per Loreto. E' l'avventura dei ragazzi della scuola media di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera che a causa del sisma hanno trovato ospitalità presso una struttura della città mariana per poter concludere l'anno scolastico.
Si tratta di un'esperienza didattica integrata nel progetto "Respiro di un territorio" per far conoscere le peculiarità del nuovo contesto. Una trentina di ragazzi accompagnati dai docenti hanno esplorato la natura del Conero. "Dopo un primo assaggio presso il centro visita del Parco - racconta il presidente Gilberto Stacchiotti -, il gruppo è stato accompagnato lungo un percorso ad anello che da San Pietro li ha portati ad ammirare il panorama dal belvedere nord e a conoscere i segreti delle incisioni rupestri. Una breve sosta ai Piani di Raggetti è stata occasione per dare uno sguardo verso gli Appennini e cercare di ritrovare i Sibillini dove è situata la loro scuola. "Il Conero per un giorno è stato la loro aula nel verde". (Ansa)
Ottantamila euro da Dolomiti Superski per rilanciare Ussita dopo il terremoto. E un altro sostanzioso contributo potrebbe presto arrivare dall'associazione nazionale esercenti funiviari.
La buona notizia arriva dal sindaco Marco Rinaldi che, questa mattina, ha ricevuto la comunicazione ufficiale della donazione da Sandro Lazzari, Presidente Dolomiti Superski.
La somma sarà utilizzata per ricostruire l'Ufficio del Turista sulla piazza di Ussita.
"Gentile ingegner Rinaldi" si legge nella mail inviata dal presidente di Dolomiti Superski al Sindaco "riferendomi ai nostri colloqui telefonici riguardanti la sciagurata calamità che ha colpito la Vostra zona e soprattutto le Vostre popolazioni, che hanno perduto non solo le dimore, ma anche le strutture base per le vitali attività economiche, con la presente, Le confermo che Dolomiti Superski ha deliberato uno stanziamento di € 80.000,00 finalizzato al rilancio delle attività turistiche del Suo Comune di Ussita.Intendiamo con questo dare un contributo di sostegno e solidarietà che possa direttamente e concretamente essere utilizzato sul campo da questi nostri colleghi operatori della montagna.Siamo pertanto a Sua disposizione per concordare le forme, le modalità e i tempi per iniziative che vorrà proporci come utili e realizzabili.La informo, nel contempo, che anche la nostra associazione nazionale di categoria A.N.E.F. sta esaminando una iniziativa di uguale finalità, che potrebbe sommarsi a quella di Dolomiti Superski, dandole maggior consistenza.Sarò quindi lieto di continuare i contatti, per dare operatività alla iniziativa".
Sottoscritto oggi un protocollo d'intesa tra i sindaci dei Comuni di Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, il presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari, e Autostrade per l'Italia, in base al quale la società realizzerà, a proprio carico, interventi di ripristino della viabilità ordinaria per oltre 30 chilometri di strade locali rese inagibili dal terremoto.
"Con questa iniziativa - ha detto l'ad di Atlantia e Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci - vogliamo fornire il nostro contributo alle popolazioni colpite dal sisma e non abbandonare un territorio che è patrimonio di tutto il Paese". Autostrade per l'Italia, provvederà alla progettazione ed esecuzione di lavori per la messa in sicurezza e il ripristino della viabilità locale per circa 13 chilometri lungo la Sp 130 nel Comune di Ussita, per quasi 15 chilometri sulla Sp 136 a Castelsantangelo sul Nera e per circa un chilometro lungo le arterie comunali intorno a Visso (ANSA).
Nel consueto giro tra i paesi terremotati, le telecamere di Mediaset hanno raggiunto anche il comune di Ussita e ieri sera è andato in onda sul TG5 il servizio sul paese maceratese.La zona rossa è totalmente inagibile ed è uno dei tanti centri fantasma in cui la storia si ripete. I controlli sugli edifici devono ancora essere completati e sono oramai passati cinque mesi dalle scosse di ottobre.Le casette di legno sono una promessa e chissà se e quando verrà mantenuta. Le attività economiche sono ferme.Durante il servizio viene intervistato il signor Otello, un residente della cittadina, che lamenta come nessuno abbia ancora fatto nulla e che tutte le promesse fatte sono al momento rimaste tali.Viene quindi intervistato il vice sindaco Valentini che lamenta il fatto che la comunità sia dispersa, in quanto distribuita nei vari campeggi della costa, distanti anche 50/60 chilometri l'uno dall'altro. Per il discorso casette, gli accordi con il commissario Errani sono per la consegna a giugno e si spera che questa data sia confermata dai fatti.
La nuova stagione primaverile è partita subito alla grande per il calendario escursionistico del "il Camoscio die Sibillini" di Ussita e la Cooperativa Forestalp, oltre 50 escursionisti da tutte le Marche e Centro Italia sono venuti oggi a Fiastra, per la prima volta dopo il sisma a visitare le Lame Rosse, emergenza unica dell'Italia Centrale (sono venuti da Roma, Latina, Pisa, Livorno e da diverse città marchigiane) .
Sempre accompagnati dalla professionalità e sicurezza delle Guide Abilitate dalla Regione Marche o iscritte all'Associazione AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escurisonistiche), tutti hanno passato una splendida e calda giornata, all'insegna del divertimento, relax e del rilancio economico di questa zona.
Questo era solo il prima appuntamento di una fitto calendario escursionistico che si sviluppa fino a Luglio.
Per info e contatti: fanpage Facebook e siti web camosciosibillini.it e forestalp.com
Una scossa di terremoto è stata avvertita alle 16.57. L'evento ha avuto magnitudo 3.5 e profondità 9 chilometri con epicentro nella zona di Castesantangelo sul Nera, Ussita e Visso.
La scossa è stata distintamente sentita dalla popolazione.
Ammettetelo, ci volete prendere per stanchezza... Non tornavo a Visso da mesi, tanti mesi. Da quando il terremoto ha devastato il paese, rendendolo una sorta di città fantasma, come tutto l'entroterra maceratese. E mai avrei pensato che tutto fosse rimasto come allora. In cinque mesi non è cambiato assolutamente nulla, a parte il ponte realizzato dai vigili del fuoco per l'accesso alla zona rossa e inaugurato stamattina.
Non solo ancora non c'è neanche una parvenza di ricostruzione, ma addirittura le macerie sono tutte esattamente nello stesso posto in cui si trovavano cinque mesi fa, dopo essere crollate dagli edifici. Nella zona rossa di Visso (ma come a Visso in tutti gli altri Comuni devastati dal sisma), il tempo si è fermato ad ottobre. Da allora non è successo più niente. Niente. Quando sono entrato stamattina in centro, attraversando quel breve tunnel costruito dagli encomiabili e infaticabili vigili del fuoco, non ho saputo trattenere un moto di rabbia, una profonda incazzatura che mi ha portato a filmare tutto e a trasmetterlo in diretta. Qui non solo non si parla di ricostruzione, ma non si è stati capaci neanche di togliere le macerie, di dare almeno una parvenza di voler far tornare questi posti meravigliosi com'erano un tempo.
Scrive un amico su Facebook: "Ottobre 2001 / maggio 2002, 7 mesi per portar via le macerie delle torri gemelle, circa 5 milioni di tonnellate dal centro di New York. Qui da noi ancora devono portare via tutto. Con queste premesse mettiamoci l'anima in pace, non ce la faremo mai". Parole sante.
All'indomani del sisma, scrissi che niente sarebbe stato più come prima. Ma intendevo che le nostre vite sarebbero state segnate indelebilmente dal terremoto. Ora invece quelle parole assumono un valore diverso, purtroppo quasi di profezia: niente sarà più come prima, perchè queste meravigliose perle incastonate nei Sibillini rischiano di restare solo un ricordo da tramandare nei libri di storia. Avete presente Pompei? Ecco, un qualcosa del genere. Di questo passo, fra cinquant'anni arriveranno (allora sì) frotte di turisti a farsi la foto ricordo sulle macerie di Visso, Ussita, Castelsantangelo, Pieve Torina e via dicendo. "Qui un tempo c'erano dei bellissimi paesi che nell'ottobre del 2016 vennero distrutti da un forte terremoto. La gente fu costretta ad andarsene e non tornò più": voi che comandate, voi che prendete le decisioni, voi che scegliete il nostro futuro, sì dico a voi. Noi non vogliamo fare questa fine. La gente vuole tornare nelle proprie case, vuole tornare alla propria vita, alle proprie abitudini, alla propria quotidianità.
In cinque mesi (quasi sette, se partiamo dal sisma di agosto), non si sta neanche ipotizzando una bozza di ricostruzione, mentre si spendono vagonate di soldi per tenere le persone negli alberghi e in autonoma sistemazione Vagonate: oltre trenta milioni di euro da quando è iniziata l'emergenza. Vogliamo dire che con trenta milioni non si poteva almeno iniziare la ricostruzione leggera e riportare a casa migliaia e migliaia di sfollati? Invece no. Qui non arrivano neanche le casette di legno. Pare che si speri (pare e speri... verbi da cui già traspare la certezza in cui ci si sta muovendo, ndr) di averle prima del prossimo inverno. No vabbè, dai, state scherzando, no? Ma sì, perchè poi vediamo che a Norcia le casette (per quanto assegnate col tribale metodo dell'estrazione a sorte) sono arrivate. L'ex premier a Porta a Porta afferma "È fondamentale far ripartire il turismo perché Norcia se non riparte il turismo è morta. Io vorrei che si facesse tutti quanti insieme, senza far polemica su questi argomenti". Ma certo. Per par condicio bisogna aggiungere che ha anche detto "Io vorrei fare un appello: quest’anno andiamo in vacanza nelle Marche, in Umbria, in Abruzzo, andiamo in quei territori che sono stati colpiti dal terremoto". E qui, francamente, come marchigiano terremotato, mi sento decisamente preso per il culo. Signor Renzi, dove dovrebbero andare a fare turismo le persone a Visso, a Ussita, a Camerino, a Pieve Torina, a Muccia? Dove? In quali strutture ricettive, visto che sono tutte crollate o, quando è andata bene, inagibili?
La sensazione che noi marchigiani (del sud della regione, per essere precisi) siamo visti come cittadini di serie B, arriva anche dalla bozza di ordinanza che il commissario Errani ha presentato ai sindaci terremotati, con tariffe per la ricostruzione che non consentiranno neanche di coprire i costi di riparazione delle abitazioni. Pare che ci sia stato un intervento dei parlamentari marchigiani per far rientrare la vergognosa bozza preparata. Ma resta il fatto che qualcuno l'aveva pensata così. Magari immaginando che nelle Marche avessimo ancora l'anello al naso. No. Fatevene una ragione. "Qui non tornerà più nessuno. Ti fanno andare via anche la voglia di ricostruire" mi diceva stamattina un sindaco, mentre raggiungevamo la zona rossa di Visso. E un altro sindaco terremotato, di un piccolo Comune, faceva presente all'assessore Sciapichetti "ho fatto anticipazioni di cassa per 480mila euro. Se non arrivano i soldi, non riusciremo più neanche a pagare i dipendenti". Capite in quale situazione ci stiamo muovendo? Capite che con le vagonate di soldi che si spendono ogni mese per l'emergenza (non per la ricostruzione!) non si andrà molto lontano, perchè si tratta di cifre talmente ingenti che difficilmente potranno essere coperte ancora per molto tempo dallo Stato? E i sindaci, poveri cristi, devono metterci la faccia tutti i giorni di fronte ai loro cittadini. A cui non sanno e non possono dare risposte.
A questo punto, non ci si può più nascondere. È ora di giocare a carte scoperte. Dietro questa lentezza disarmante, capace di portare la gente allo sfinimento fisico e morale, c'è una volontà politica di portare via la gente da un entroterra che non rappresenta un bacino elettorale particolarmente allettante? Si è deciso che la gente dovrà spostarsi tutta verso la costa? In tanti questa decisione, sotto certi aspetti inevitabile, l'hanno già presa. Soprattutto le famiglie più giovani. E ogni giorno che passa, quest'idea sale nella testa di un numero sempre maggiore di persone. Se, perchè a questo punto il dubitativo è d'obbligo, dovesse iniziare la famigerata ricostruzione, quanti anni durerà? Cinque? Sei? Dieci? Venti? E a quel punto saranno ricostruiti dei bei paeselli nuovi di zecca, fatti di tutte seconde e terze case di chi in quei posti andrà a passarci qualche giorno di ferie. Mentre la popolazione indigena non esisterà più. Vogliamo questo? I marchigiani, testardi e incazzosi, vogliono lasciarsi fare questo o hanno intenzione di reagire in qualche modo? Purtroppo vediamo rassegnazione, scoramento, anche qualche figlio di buona donna che cerca di approfittare della situazione. Sì, per carità, ci staranno anche questi. Ma la stragrande maggioranza vorrebbe solo tornare a casa. Una semplice, banale, ovvia richiesta che, di fronte a una gestione dell'emergenza come quella che stiamo vivendo, si sta trasformando in una montagna insormontabile. È necessario reagire. Adesso o mai più.
Dall'incontro di oggi svoltosi in Regione con 22 giunti sindaci e assessori, convocati dall'assessore regionale al Turismo e Cultura Moreno Pieroni è emerso che la disponibilità posti letto per i terremotati nelle strutture ricettive delle Marche è pari a 5.200 garantiti fino al 31 dicembre 2017.
C'è stato duqnue un incremento di 336 posti rispetto ai 4.864 sfollati ad oggi ospitati negli hotel e nei campeggi della regione.
"Con la riserva di posti in più - ha spiegato Pieroni - abbiamo anche margini di sicurezza per una flessibilità che si potrebbe presentare nel corso dell'anno tra entrate in strutture a causa delle nuove ordinanze di sgombero delle abitazioni e uscite dei nuclei familiari per sistemazioni alternative o agibilità delle abitazioni o per l'assegnazione delle casette di legno''.
Presente anche l'Anci, con il presidente Maurizio Mangialardi. L'incontro è servito per individuare un percorso comune in vista di eventuali trasferimenti dagli alberghi delle zone marittime che non hanno rinnovato i contratti per l'accoglienza.
(FONTE ANSA)
La bozza di ordinanza per la ricostruzione cosiddetta pesante (vale a dire per gli edifici gravemente danneggiati) consegnata ai sindaci del cratere dal Commissario Errani e anticipata da Sibilla on line (qui), segna di nuovo un distinguo tra il trattamento riservato ai territori del Centro Italia colpiti dal recente sisma e quello invece previsto ed applicato nel 2012 nelle zone terremotate dell’Emilia Romagna.
Infatti i costi parametrici degli interventi di ricostruzione sono molto più bassi oggi di quelli previsti ben cinque anni fa in Emilia fino ad arrivare a un rapporto pari quasi alla metà.
Risultano poi maggiormente penalizzati gli interventi di rafforzamento locale dove si scende addirittura al di sotto della metà concessa nel 2012. Ridotto rispetto all’Emilia è anche il contributo per gli edifici di valore storico e culturale.
Complessivamente si tratta di costi datati e fuori mercato che non corrispondono alle reali esigenze ricostruttive locali e che potrebbero scoraggiare gli interventi con il rischio di un ulteriore abbandono dei territori.
Sia per il tempo trascorso, che per l’estensione notevole dell’area colpita dal sisma che infine per la cattiva gestione con gli enormi ritardi che ha portato ad uno spopolamento dei paesi terremotati, ci saremmo aspettati una virata consistente del Commissario nella direzione non di tagli ma di incrementi significativi del costi parametrici ai fini di una vera e propria partenza di una ricostruzione che ad oggi ancora è un fantasma.
Si ricorda che nel 1997 la gestione della fase post sisma è avvenuta completamente a livello locale tra Regione Marche, provincia e amministrazioni locali. E dall’esito positivo di quella esperienza se ne deduce che il Commissario per la Ricostruzione deve essere il Presidente della Regione colpita dal terremoto: su questo ormai non dovrebbero più esserci dubbi. Oltre alla conoscenza del territorio e delle sue esigenze ciò che fa la differenza è infatti l’amore per una terra dilaniata ma ricca che deve ripartire.
Ci spieghi ora Errani i motivi di un tale discrimine rispetto a un sisma di molto più piccolo quanto a danni ed estensione.
La Regione Marche ha messo a disposizione nel proprio sito i dati relativi ai contributi di autonoma sistemazione erogati fino al mese di gennaio/febbraio 2017 sotto la rubrica “Contributi autonoma sistemazione - Nuclei familiari soggetti a ordinanza di sgombero di prima unità abitativa dichiarata inagibile a seguito degli eventi sismici Agosto Ottobre 2016 (O.C.D.P.C. 388/2016) - pagati al Comune fino all'ultimo rendiconto”.
Questa la situazione che emerge da un’analisi delle informazioni relative ai comuni della provincia di Macerata maggiormente colpiti dal terremoto: Camerino vanta il numero più alto di persone “sfollate”, ben 4059 e 2336 nuclei familiari nel mese di gennaio 2017 che si sono ridotte a 3908 individui e 2258 nuclei a febbraio e per un importo complessivo che da euro 1.355.516,09 è sceso a euro 1.338.675,01.
Il secondo comune con più persone fuori dalle proprie abitazioni ed in autonoma sistemazione è Tolentino: 3248 persone a gennaio e 3206 a febbraio per una cifra che si aggira intorno a un milione di euro. Quindi non c’è stata alcuna diminuzione significativa.
Nel comune di San Severino non è ancora stato rendicontato il mese di febbraio e a gennaio le persone fuori casa erano 2454 ed il contributo erogato è stato di euro 757.174,19 mentre Caldarola a gennaio ha ricevuto 192.316,13 euro per 640 individui.
A Macerata invece a febbraio il comune ha ricevuto 118.864,29 euro, cifra pressoché analoga a quella conferita nel mese di gennaio, per i 185 sfollati presenti .
A Pieve Torina, San Ginesio, Visso e Muccia ancora non è stato liquidato il contributo di febbraio e a gennaio risultavano, rispettivamente, 791, 488, 442 e 413 persone senza casa.
Infine il piccolo comune di Ussita conta ben 95 persone che usufruiscono del Cas per un contributo nel mese di febbraio di circa 30 mila euro.
Complessivamente, quindi, la cifra che ogni mese viene erogata per i contributi di autonoma sistemazione in provincia di Macerata, si aggira sui sei milioni di euro. Fatti due conti, e moltiplicata questa cifra per i mesi già trascorsi e per quelli che trascorreranno prima che gli sfollati possano far rientro nelle proprie abitazioni, ci si rende conto dell'enormità della mole di denaro necessaria a gestire il post sisma. E i ritardi, alla luce di questo, sono ancora più inammissibili, visto che ogni giorno lasciato trascorrere senza fare qualcosa per riportare la gente a casa, significa un fiume di soldi pubblici da spendere.
(In calce la tabella con i Cas erogati da ogni singolo Comune)
L’ex calciatore Roberto Baggio idolo degli anni ’90, fenomeno di Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna e Brescia, nonché numero 10 della nazionale di calcio, continua a scaldare i cuori degli italiani. Il goleador ha mandato un messaggio ai terremotati con due giovani, Francesco e Renzo, amici del calciatore e residenti a Pieve Torina.
Nel video, il pallone d’oro del ’93 ha espresso la sua solidarietà agli sfollati, cercando di inviare un messaggio di speranza per le popolazioni marchigiane duramente colpite dal terremoto.
Baggio ha visitato le zone martoriate dal sisma e ha voluto augurare ai terremotati di “riprendersi, tornare a fare la vita che facevano prima, anzi, avere più di quello che avevate prima di questa tragedia, ribaltando la situazione”, l’augurio di un futuro pieno di gioia e felicità da un uomo che continua dimostrarsi un campione dentro e fuori dal campo.
Ci sono anche il piviale, due stole e la pianeta del cardinale Pallotta, che nel XVII secolo fece di Caldarola, la sua città natale, un paese-gioiello disseminato di tante opere d'arte, fra i 600 beni fra dipinti, statue lignee e documenti d'archivio messi in salvo nell'arco dell'ultima settimana dai comuni terremotati delle Marche: Caldarola appunto, Camerino, San Ginesio, Acquasanta Terme, Ussita.
L'Unità di crisi dei beni culturali ha operato insieme a carabinieri, vigili del fuoco, Protezione civile e funzionari delle Diocesi di Camerino, Ascoli Piceno e Fermo. Fra i recuperi più importanti, 29 fra dipinti e statue di 'Scene religiose e santi', databili fra il XVI e il XVII secolo, prelevati delle chiese delle frazioni di Mergnano e Agnano di Camerino, dalla chiesa camerte della Madonna delle Carceri, e da Santa Maria in Vepretis a San Ginesio (Macerata). Un crocifisso cinquecentesco in legno policromo è stato portato via dalla Chiesa del Santissimo Crocifisso a Quintodecimo di Acquasanta. (Ansa)