Il 3 febbraio 2022 scadrà ufficialmente il mandato da Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella e, per quanto in molti lo sperassero, non ci sarà un bis. Il politico, giurista e avvocato di origini siciliane, giunto alla soglia degli 81 anni, era stato categorico sin dal maggio scorso, prima che scattasse ad agosto il fatidico semestre bianco. Riportando alla memoria l’ex presidente Antonio Segni (1962 – 1964), dichiarò di fatto la propria indisponibilità a una rielezione con un discorso politico nel quale manifestò esplicitamente la propria adesione a quello che era già il pensiero di Segni: modificare la Costituzione iscrivendovi l’impossibilità del secondo mandato, e abolire contestualmente il semestre bianco.
Giorgio Napolitano, in questo senso, ha fatto storia: mai infatti, prima del 2013, un presidente era stato rieletto per un secondo mandato. Tensione che Umberto Ambrosoli (figlio dell’avvocato Giorgio, ucciso nel 1979 perché non remissivo a logiche di cointeressenza di mondi istituzionali, massonici e mafiosi) definì immotivata e utile solo a pilotare la rielezione dello stesso Napolitano per interessi interni alla politica – fra cui la cosiddetta “congiura del silenzio” rispetto al processo della trattativa Stato Mafia.
CORREVA L’ANNO 1981. In seguito all’assassinio per mano mafiosa del fratello Piersanti, Sergio Mattarella intensifica progressivamente il proprio impegno politico e fa il suo ingresso alla direzione della Dc. Nello stesso periodo, i magistrati che indagano sul rapimento del banchiere Michele Sindona ritrovano l’elenco di 962 affiliati alla P2: molti nomi sono di esponenti di alto livello della Dc. Mattarella diviene membro della commissione parlamentare d’inchiesta a fianco dell’ex partigiana cattolica Tina Anselmi, che porterà anche ad un rinnovamento interno al partito democristiano. Sono anche gli anni ’90 del “Mattarellum” e delle immense aspettative disattese, come testimoniato anche dalle successive leggi elettorali “Porcellum” e “Italicum”. Con il crollo della Prima Repubblica, lo stesso Mattarella transita al Partito Democratico prima di essere eletto giudice della Corte Costituzionale.
IL CAPO DELLO STATO. Nel 2015 viene eletto Presidente della Repubblica con un discorso d’insediamento su giovani, anziani, donne, ammalati e disabilità. Un impegno umanitario che viene subito confermato nel giugno dello stesso anno, in occasione dell’ingresso alla Tenuta di Castelporziano: «Nessuno può essere abbandonato di fronte alle difficoltà. La nostra bella Italia se perdesse o se si attenuasse il senso di solidarietà, tradirebbe i suoi valori e la sua storia». Nel corso del suo mandato, Mattarella si confronta con un Paese profondamente segnato da crisi economica e dei valori, con effetti devastanti legati soprattutto al futuro dei più giovani e delle classi sociali più deboli.
LA PANDEMIA DA COVID-19. Un ultimo anno complicato quello di Sergio Mattarella nelle vesti di Capo dello Stato, fra la gestione del Governo Conte e quello più attuale di Mario Draghi. Con l’esplosione della pandemia da Covid-19 e il Paese che ha mostrato tutte le sue criticità e fragilità rimaste fino a quel momento nascoste o accantonate, facendo cadere gli italiani in uno status di totale incertezza e paura. L’abbraccio e la vicinanza alla passione degli italiani giunge anche in occasione dei risultati sportivi ottenuti agli Europei di calcio, ai Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo.
Non poteva che terminare con un pensiero a chi è stato profondamente segnato dalle calamità degli ultimi sette anni (fra alluvioni, terremoti, pandemia), a chi svolge ogni giorno il proprio lavoro in funzione della comunità tutta e ai più giovani il mandato di Sergio Mattarella, che di fatto consegna al suo successore un’Italia forte solo del proprio senso di appartenenza nei momenti più difficili, ma con addosso il segno delle profonde fratture sociali, delle difficoltà economiche e della politica ancora immatura.
Citando le parole del professor Pietro Carmina (morto nell’esplosione di Ravanusa l’11 dicembre scorso), si è voluto rivolgere così ai giovani nel suo discorso di fine anno 2021: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare”.
Nell'ultima giornata sono stati rilevati 519 casi di positività al coronavirus nelle Marche e l'incidenza su 100mila abitanti sale a 635,07 (ieri 699 contagi e incidenza a 621,08). Lo evidenziano i dati dell'Osservatorio epidemiologico regionale della Regione.
Il numero più alto di casi si conferma in provincia di Ancona (206); seguono le province di Pesaro Urbino (160), Macerata (115), Ascoli Piceno (11) Fermo, oltre a 22 persone da fuori regione. In tutto sono stati eseguiti 4.498 tamponi (3.443 nel percorso diagnostico di screening con il 15,1% di positivi a fronte del 33,4% di ieri; 1.055 nel percorso guariti) e 2.549 test antigenici (772 positivi).
È ancora la fascia d'età 25-44 anni quella più interessata da contagi (143 casi), seguita da 45-59 anni (117); 96 contagi tra giovani di età 0-18 anni, 48 nella fascia 19-24 anni, 45 tra i 60-69 anni, 33 casi tra persone di età compresa tra 70-79 anni, e 33 tra 80-89 anni.
Tra i nuovi contagiati 119 persone con sintomi; i casi comprendono 116 contatti stretti di positivi, 142 contatti domestici, 4 in ambiente di vita/socialità, 1 ciascuno in setting sanitario, assistenziale e lavorativo; su 127 casi è in corso un approfondimento epidemiologico.
Sono in aumento di nove unità il numero dei ricoveri in Area Medica, dove sono presenti 286 pazienti, 54 dei quali in Terapia Intensiva (+4 rispetto a ieri). Nelle ultime 24 ore sono stati rilevati, purtroppo, anche tre decessi correlati al Covid: un 75enne di San Costanzo che ha perso la vita all'ospedale di Pesaro, una 98enne di Fano e un 77enne di Pesaro che sono spirati alla Rsa Galantara.
Nelle Marche aumenta ancora l'incidenza di contagi da coronavirus su 100mila abitanti: 621,08 (ieri al 600,17), con i 699 casi rilevati nell'ultima giornata. Un numero in netto calo rispetto ai giorni scorsi, anche a causa del minor numero di tamponi effettuati a causa delle festività. In totale 3459 tra tamponi e test antigenici eseguiti in 24 ore (ieri erano stati 28.858). Lo evidenziano i dati dell'Osservatorio epidemiologico regionale.
Nel capoluogo di regione, Ancona, si registra nuovamente il maggior numero di casi in un giorno (397); seguono per numero di casi le province di Pesaro Urbino (185), Macerata (40), Ascoli Piceno (38), Fermo (10); 29 contagiati provenienti da fuori regione.
La fascia d'età più 'colpita' per numero assoluto di casi è sempre quella tra i 25-44 anni (177); poi 45-59 anni (164) e 60-69 anni (67). Sono 153 i nuovi contagi tra giovani di età compresa tra zero e 18 anni. Le persone con sintomi sono 158; i casi comprendono anche 134 contatti stretti di positivi; 221 contatti domestici, 1 in setting lavorativo, 3 in ambiente di vita/socialità, 1 in setting assistenziale, 2 in setting sanitario; su 168 casi in corso approfondimenti epidemiologici.
Ancora un balzo di ricoveri per Covid-19 nelle Marche: +7 in un giorno e il totale sale a 277 con particolare rilievo per i degenti in Terapia intensiva che raggiungono i 50 (+3). Un paziente in meno nelle Semintensive (54 degenti) e cinque ricoveri in più nei reparti non intensivi (173); 6 le persone dimesse in 24 ore. Intanto registrati altri tre morti correlati alla pandemia: il totale regionale di vittime che raggiunge 3.257. Gli ultimi deceduti risiedevano tutti nella provincia di Pesaro Urbino: un 41enne di Tavullia, una 49enne di Fano e un 84enne di Cagli. Tutti presentavano patologie pregresse.
Nelle Marche vola oltre 600 (600,17) l'incidenza di contagi da coronavirus su 100mila abitanti, con i 1.619 casi rilevati nell'ultima giornata. Il giorno precedente si era registrato il picco di contagi giornalieri (2.079) con incidenza che aveva raggiunto 551,61.
Lo evidenziano i dati dell'Osservatorio epidemiologico regionale. Nel capoluogo di regione, Ancona, il maggior numero di casi in un giorno (503); seguono per numero di casi le province di Fermo (412), Ascoli Piceno (230), Macerata (225), Pesaro Urbino (135); 114 contagiati provenienti da fuori regione. In totale 28.858 tra tamponi e test antigenici eseguiti in 24ore.
La fascia d'età più 'colpita' per numero assoluto di casi è sempre quella tra i 25-44 anni (496); poi 45-59 anni (365) e 19-24 anni (184). Sono 295 i nuovi contagi tra giovani di età compresa tra zero e 18 anni. Le persone con sintomi sono 307; i casi comprendono anche 334 contatti stretti di positivi; 414 contatti domestici, 1 in setting lavorativo, 8 in ambiente di vita/socialità, 1 in setting assistenziale, 3 in setting sanitario; su 533 casi in corso approfondimenti epidemiologici.
Tra i positivi generali il 63% risulta vaccinato e il 37% non vaccinato; ma l'incidenza su 100mila abitanti è di 32,64 tra i vaccinati mentre quella sui non vaccinati è 148,64. Nel complesso sono stati eseguiti 18.277 tamponi (14.171 nel percorso di screening e 4.106 nel percorso guariti; 11,4% di positivi) e 10.581 test antigenici (1.558 positivi).
Ancora un balzo di ricoveri per Covid-19 nelle Marche: +8 in un giorno e il totale sale a 270 con particolare rilievo per i degenti in Terapia intensiva che raggiungono i 47 (+5). L'occupazione di pazienti Covid in Intensiva schizza al 18,65% (ieri era al 16,66%).
Invariata la situazione nelle Semintensive (55 degenti) e tre ricoveri in più nei reparti non intensivi (168) con l'incidenza in Area medica (223 pazienti) che sale al 22,7% (precedente 22,4%); 14 le persone dimesse in 24ore. Intanto registrati altri cinque morti correlati alla pandemia: il totale regionale di vittime che raggiunge 3.254. Sul fronte contagi 1.619 i casi in un giorno, l'incidenza di positivi su 100mila abitanti sale a 600,17.
Nelle statistiche della Regione, il tasso di occupazione delle terapie intensive è dato per il 25% da vaccinati e per il 75% da non vaccinati: l'incidenza su 100mila abitanti, però, è di 0,82 tra le persone che hanno ricevuto almeno due dosi di vaccino e di 6,70 tra chi non si è vaccinato.
Lo stesso tipo di statistica per i ricoveri in Area medica (42% vaccinati, 56% non vaccinati) evidenzia un'incidenza di 4,45 su 100mila abitanti tra i vaccinati e di 16,63 tra non vaccinati.
In merito agli ultimi deceduti, quattro risiedevano della provincia di Pesaro Urbino (un 86enne di Gradara, una 88enne di Fano, una 97enne di Pesaro e un 90enne di Fano, quest'ultimo senza patologie pregresse) e una a Fermo, una 83enne. Il totale dei positivi nella regione sale a 7.761 (+126), le quarantene per contatto con positivi a 20.548 (+325); i guariti/dimessi sono 136.073 (+1.493). Gli ospiti di strutture territoriali sono 132 e 27 in osservazione nei pronto soccorso.
Controlli sulla filiera della pesca: sequestrati oltre 500 chili di prodotto ittico, multe per oltre 23 mila euro. Sono i risultati dell'operazione "Atlantide", condotta dal Comando Regionale della Guardia Costiera, in occasione delle festività natalizie.
Nel periodo tra il 6 e il 29 dicembre 2021, sono state effettuate 109 ispezioni, che hanno riguardato pescherecci (29), pescherie (33), ristoranti (25), venditori ambulanti (19), grossisti/piattaforme logistiche/mercati ittici (3). I controlli hanno portato all’elevazione di 13 sanzioni amministrative per un totale di 23 mila euro, a 7 sequestri di prodotto ittico di diversa tipologia e specie, per un totale di circa 526 Kg.
Le violazioni più ricorrenti sono state l’errata/omessa indicazione di informazioni al consumatore e la mancanza di tracciabilità del prodotto. L’attività di controllo ha anche permesso di deferire (con 1 notizia di reato) alla competente Autorità Giudiziaria un esercente dell’ascolano per frode in commercio.
Nello specifico, si segnalano i controlli relativi al prelievo e alla commercializzazione delle vongole nel pesarese e a San Benedetto del Tronto. Attività che hanno comportato ingenti sequestri di vongole, rispettivamente per 270 kg nel pesarese e 155 kg nel sambenedettese, con sanzioni per un totale di 5.500 euro.
Le violazioni riscontrate, oltre a costituire un pericolo per il consumatore finale e a contribuire a depauperare la risorsa ittica, penalizzano gli stessi addetti del settore che operano con onestà e nel rispetto delle regole.
Trovare dei piatti tipici delle Marche da suggerire per il cenone di Capodanno si è rivelata un’impresa più difficile di quanto pensassi: dopo il primo, ovvio pensiero che va al classico cotechino che le lenticchie, immancabile su ogni tavola italiana nella notte di San Silvestro per augurare ricchezza ai commensali, non riuscivo a farmi venire in mente qualcosa di altrettanto caratteristico. Ho deciso quindi di interpellare la massima esperta in materia, mia nonna, che ha però risposto, e traduco direttamente dal maceratese: “Cocco mio, noi andavamo a dormire presto”. Il cenone di Capodanno è infatti una ricorrenza piuttosto recente, quindi poco radicata nei costumi del nostro territorio. Per questo motivo un tipico menù dell’ultimo dell’anno, nelle Marche, è perlopiù ripreso da quello di Pasqua e Natale.
Antipasti al plurale, come le Marche, che si aprono con la classica minestra a straccetti, o “stracciatella” , una zuppa a base di uovo e parmigiano cucinata nel brodo: piatto tipico della tradizione povera marchigiana (e non solo), che nasce per l’intento di recuperare il brodo di carne avanzato dal pranzo di Natale. A seguire tagliere di affettati e formaggi, dal salame di fegato alla coppa di testa, dal pecorino di fossa alla crescia di Urbino, senza dimenticare il re dei salumi spalmabili, il ciauscolo.
Non c’è un primo piatto più iconico nella cucina marchigiana dei vincisgrassi, da non confondere con la più nota lasagna che si differenzia principalmente per il ragù al suo interno: non si utilizza infatti la carne macinata nella preparazione del sugo, bensì tagli grossolani con l’aggiunta, spesso, delle rigaglie di pollo (o “griscì”). Secondo la tradizione, il nome del piatto deriverebbe dal generale austriaco Alfred von Windisch-Graetz che combatté e vinse l'assedio di Ancona del 1799 contro le truppe napoleoniche serrate in città. È vero però anche che tra le ricette riportate ne “Il cuoco maceratese” di Antonio Nebbia, del 1776, compare la ricetta della “lasagna in princisgrassis”, molto più ricca di quella che conosciamo oggi e anche riproposta da alcuni ristoranti della provincia maceratese, come “La Marchigiana” a Sarnano.
Mutuato dalla tradizione pasquale, il coniglio in porchetta è un altro grande protagonista della cucina tradizionale marchigiana: disossato e lasciato intero, il coniglio viene farcito emulando la ricetta della porchetta con una misto di carne e erbe aromatiche (fra cui spicca il finocchietto selvatico), arrotolato e legato con lo spago da cucina e poi cotto in forno. L’Osteria “La Filarmonica” ad Ancona propone ancora oggi la ricetta tradizionale coniglio in porchetta per il cenone di San Silvestro.
Il fritto ascolano è il contorno ideale per accompagnare tutte le pietanze delle feste. Oltre alle olive all’ascolana, famose in tutto il mondo, non potevano mancare i cremini fritti, bocconcini di crema pasticcera impanati e fritti, a metà strada fra il dolce e il salato.
Per concludere (e aiutarsi a digerire) vengono in soccorso gli amari e i liquori simbolo della nostra regione: c’è chi preferisce la maceratese, chi l’ascolana, ma è comune a tutti l’amore per l’anisetta, liquore storicamente legato a doppio filo con il territorio marchigiano. In alternativa sua maestà il vino cotto, da non confondere con il "vincotto" lucano, ottenuto dalla bollitura del mosto prima della fermentazione: ricetta che risale addirittura all’epoca d Roma imperiale (ne parla perfino Plinio il Vecchio nel I d.C.) e che si è conservata fino ad oggi per arrivare sulle nostre tavole.
Sebbene non sia ufficialmente riconosciuta come tradizional-popolare, l’usanza di mangiare 12 chicchi d’uva negli ultimi altrettanti rintocchi che precedono la mezzanotte del 31 dicembre ha assunto nel tempo un significato importante negli usi e costumi delle Marche, sottendendo con molte probabilità un legame con altre realtà europee, sulle basi del più romantico culto della terra e dei contadini.
Va detto, anzitutto, che la storia dei festeggiamenti in occasione della Notte di San Silvestro, o Capodanno, risulta essere in Italia un interessante connubio fatto di cultura e religione. Le origini risalirebbero addirittura al 153 a.C., anno in cui il cosiddetto calendario giuliano - elaborato dall'astronomo egizio Sosigene di Alessandria sulla base del culto del dio romano Giano – venne accolto dai più solo in forma ufficiosa. Fu infatti nel 46 a.C. che Giulio Cesare decise di promulgarlo in via ufficiale e diffonderlo in tutti i domini dell’Impero romano, finché nel 1582 papa Gregorio XIII lo fece sostituire con il calendario gregoriano, complice il poco preciso (sebbene molto accurato) calcolo delle annualità bisestili da parte di Sosigene di Alessandria.
Contemporaneamente allo sviluppo di quello che tutt’oggi è considerato il più noto sistema di riferimento per l’annuale ciclo delle stagioni, il giorno del 31 dicembre venne a coincidere nel 335 d.C. con la morte di papa Silvestro I, figura religiosa passata alla storia soprattutto per lo stretto legame con l’imperatore Costantino (il primo regnante ad accettare il cristianesimo), il quale a sua volta favorì il passaggio della Roma pagana a quella cristiana.
Ma cosa c’entra il rito dei 12 chicchi d’uva? Occorre soffermarsi alla prima metà del 1500, periodo nel quale moltissimi ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna a seguito dell’Editto di Granada (1492) finirono con lo stanziarsi soprattutto nelle zone del centro nord della Penisola italiana. In particolare, le Marche iniziarono ad ospitare comunità molto importanti, da Ancona ad Urbino, da Fermo a Macerata: queste terre divennero un punto d’incontro tra Oriente e Occidente, in quanto vi si trovavano anche ebrei romani, veneziani, dei paesi islamici, nonché i già citati sefarditi che volevano fuggire lontano dall’Inquisizione che dava loro la caccia.
L’incontro di culture - fra rituali legati all’agricoltura e alla religione – dà ragione di credere in quelli che sono stati recepiti come simboli di buon auspicio per l’anno venturo: i dodici apostoli, i dodici figli di Giacobbe, le dodici ore del giorno, i dodici mesi dell’anno, i dodici simboli dello zodiaco, e poi ancora l’uva come frutto della fratellanza, dell’unione, della gioia e del piacere - sentimenti cari al culto del dio greco Bacco.
Non è difficile, quindi, individuare il significato e l’importanza culturale di un rito storicamente accolto a tutti gli effetti dai marchigiani come atto per ingraziarsi la fortuna nella speranza di un anno fruttuoso e abbondante. Non mancano, ovviamente, le chiavi di lettura politica di un simile gesto, spesso utilizzato dal popolo (dalla fine del 1800) con intento burlesco nei confronti della borghesia. Ma questa è un’altra storia.
L’uva della fortuna, o “uva de suerte”, rimane tanto in Spagna quanto nelle Marche un suggestivo rituale fatto di convivialità, esorcismo dei tempi più bui e buoni propositi per l’anno che verrà. L’importante, ovviamente, è riuscire a mangiarne 12 chicchi al ritmo degli ultimi rintocchi di campana prima della mezzanotte.
A poche ore dalla fine dell’anno sono ancora tanti gli indecisi, coloro che non sanno cosa fare nel giorno in cui sono chiamati a dire addio a un complicato (per usare un eufemismo) 2021 e a brindare al nuovo anno. Vi è da dire che il ventaglio delle offerte, quest'anno è parecchio limitato. Con la variante Omicron che avanza e i contagi che salgono, l'esecutivo ha stabilito, con l'ultimo decreto arrivato prima di Natale, delle nuove restrizioni al fine di contrastare l'epidemia.
Annullati, quindi, tutti gli eventi e le feste in piazza per la notte di San Silvestro. Ricordiamo anche che nei ristoranti sarà richiesto il Super Green Pass e le piste da ballo saranno chiuse. Nessun limite, invece, agli spostamenti. Restano dunque sempre accessibili le seconde case e sono consentiti i viaggi anche all'estero (ma attenzione alle norme imposte da ciascuno Stato). Obbligatorio, infine, l'utilizzo di mascherine sia al chiuso (cinema e teatri con Ffp2) che all'aperto anche in zona bianca.
Per prendere ispirazione su come trascorrere il Capodanno 2022 abbiamo preparato cinque idee alternative last minute per la notte più lunga dell'anno.
1 - Cenone in coppia a casa o fuori
Se non sei mai stanco di passare il tempo con la tua dolce metà, non esiste momento migliore di Capodanno. Tutti sono in giro a far festa mentre voi due vi godete finalmente un po’ di tranquillità lontano dalla confusione. Per farlo non dovrai per forza andare lontano. Per godersi il momento è sufficiente una cena luculliana a lume di candela e successivamente godersi un bel film in tv. Per chi non volesse rimanere tra le mura domestiche, in alternativa si può organizzare una vacanza all'ultimo, per poi trascorrere la notte di San Silvestro col proprio partner in un’intima baita con un camino acceso sullo sfondo. Per rilassarsi e trascorrere un 31 dicembre all’insegna del più assoluto riposo vi è poi la possibilità di trascorrere il Capodanno godendo delle bellezze della natura, magari prenotando in un agriturismo.
2 - Serata con amici
A volte non c’è nulla di meglio della cara vecchia atmosfera casalinga per dare il benvenuto al nuovo anno. In tempi di pandemia questo pensiero è valido più che mai. A casa puoi sederti a tavola di fronte ad un bel cenone e seguire il countdown, darti ai giochi di società organizzare un’originale festa a tema o rilassarti guardando i film di Capodanno più belli degli ultimi decenni. Stando in casa, inoltre, puoi permettere quel bicchiere di spumante in più, senza doverti mettere in macchina. L'alternativa alle mura domestiche è un bel cenone prelibato in un ristorante.
3 - Serata in famiglia per cucinare piatti tipici
Il Capodanno last minute in famiglia potrebbe rivelarsi inaspettatamente piacevole. Quale migliore occasione, ad esempio, per fingersi chef per una notte e mettersi a preparare piatti tipici del Cenone di San Silvestro. Rimanendo nelle Marche, potremmo preparare la minestra a straccetti, o “stracciatella, per poi passare ai vincisgrassi, al coniglio in porchetta e i fritti ascolani (olive crema).Insomma basta una tavola, un menù goloso al punto giusto, qualche bottiglia di spumante, e il gioco è fatto. La filosofia del “pochi ma buoni” di solito non fallisce, alla faccia dei mega party rumorosi.
4 - Capodanno sui Sibillini
In oltre 70.000 ettari di boschi e montagne di certo non mancano gli spunti per concludere il 2021 ed iniziare il 2022 a contatto con la natura. Quale migliore occasione per una visita al Parco nazionale dei Monti Sibillini: tra boschi e montagne, borghi pittoreschi e creature affascinanti, infatti, ogni passeggiata sarà una gioia per gli occhi ed un'occasione unica per celebrare il cambio dell'anno in maniera insolita e piacevole. Le tradizionali ciaspolate, come quella ai Piani di Ragnolo di Ussita, sono state spostate causa carenza di neve all'Epifania, ma le alternative per divertirsi non mancano.
5 - Capodanno al Cinema
Una possibile soluzione last minute è, infine, il Capodanno trascorso nella sala di un cinema. Occorre rammentare che, causa restrizioni anti Covid, fino al 31 marzo 2022, oltre al Super Green Pass, per poter andare a vedere un film è necessario indossare la mascherina Ffp2. Cosa vedere in sala? Dal ritorno della saga di Matrix a quella di Spiderman, passando per West side Story di Spielberg a La Befana vien di notte 2 con la splendida Monica Bellucci le soluzioni non mancano.
Approvata in via definitiva la nuova Legge di Bilancio 2022 con 355 voti a favore. Tante le modifiche introdotte dal testo, dalla riforma fiscale all'intervento sul caro bollette. E non sono mancate le polemiche.
La nuova legge prevede per il 2022 l’impiego di 37 miliardi di Euro, con risorse pari a 13,7 mld e un aggravamento del deficit nazionale di 23,3 mld. Saranno principalmente la riforma fiscale (con il taglio di Irpef e Irap), il caro-bollette (con un intervento di 1,8 mld), il reddito di cittadinanza (confermato) e il Superbonus (fino al 110%) le misure di intervento maggiormente interessate dalla manovra “espansiva”.
Nello specifico, 8 mld saranno destinati al taglio delle tasse a alla cancellazione dell’Irap per autonomi e professionisti, operazione che dovrebbe in un secondo momento avviare la riforma fiscale: passaggio delle aliquote da 5 a 4 e detrazioni del 23% per i redditi fino a 15 mila euro, 25% per i redditi fino a 28 mila euro, 35% tra 28 mila e 50 mila euro, 43% oltre i 50 mila euro. Per i redditi fino a 15 mila euro rimane il bonus Irpef da 100 euro, rimodulato fino ai 28 mila.
Per contrastare il rincaro dei prezzi dell’energia, la manovra taglierà le bollette di luce e gas nel primo trimestre del 2022 (fino al raggiungimento dell’importo di 912 milioni di euro) per i redditi bassi con Isee sotto sotto gli 8.265 euro oppure con 20 mila euro lordi annui e almeno quattro figli. Per le famiglie con redditi maggiori ci sarà invece l’opportunità di rateizzare (senza interessi aggiunti) il pagamento dei primi 4 mesi di bollette fino a 10 mesi. Nel primo trimestre, inoltre, verranno annullati gli oneri di sistema per le utenze della luce fino a 16 kwh, oltre a una riduzione dell’Iva al 5% sul metano da riscaldamento. Non ultimo, la possibilità di pagare nell’arco di 180 giorni (anziché 60) le cartelle esattoriali notificate dal primo gennaio al 31 marzo 2022, senza pagare interessi di mora o sanzioni ulteriori. Sarà rifinanziato il reddito di cittadinanza, anche se dal 2022 osserverà regole più rigide e controlli più severi prima della concessione del sostegno, facendo decadere la richiesta dopo il secondo rifiuto.
Per quanto riguarda gli incentivi edilizi, la novità più rilevante è rappresentata dalla conferma del Superbonus in aggiunta all’eliminazione del tetto ISEE per i lavori di ristrutturazione degli edifici monofamiliari (purché il 30% dei lavori sia ultimato entro il 30 giugno 2022). Il Sisma-bonus sarà invece prorogato al 2025 e salirà dal 50 all’85%, con interessamento di tutti i centri colpiti da un evento sismico, a partire dal terremoto dell’Aquila del 2009. La legge di bilancio 2022 prevede, in questo senso, lo stanziamento di 6 miliardi di Euro aggiuntivi per la ricostruzione privata nelle aree colpite dal sisma, con 200 milioni di Euro per l’assistenza alla popolazione. Il Sisma-bonus, va ricordato, consente ai contribuenti di eseguire interventi per l’adozione di misure antisismiche beneficiando di detrazioni, il cui valore si lega alla riduzione del rischio sismico e alla realizzazione dei lavori sulle parti comuni di edifici condominiali.
Prosegue e aumenta l'ondata dei contagi nelle Marche, che ne registrano 1.814 in una sola giornata, dopo il picco di ieri di oltre 1.700 nuovi casi (leggi qui), facendo salire l'indice dell'incidenza a 486,61 (ieri 423,80) su 100mila abitanti. È quanto emerge dai dati dell'Osservatorio Epidemiologico regionale. Record anche per i tamponi analizzati: 15.916 in totale.
I nuovi casi rappresentano una positività del 16,2% su 11.169 tamponi del percorso diagnostico screening. Ci sono poi 6.879 test del percorso antigenico screening (con 1.432 positivi da sottoporre a tampone molecolare). Sono 614 i casi in fase di approfondimento epidemiologico, 327 i soggetti sintomatici. La provincia di Ancona resta quella con il maggior numero di casi, 463, seguita da Macerata con 317, Fermo con 307, Ascoli Piceno con 280, Pesaro Urbino con 275, e 172 casi fuori regione.
Contagi più diffusi nella fascia di età 25-44 anni con 628 casi, seguita da quella 45-59 con 369, ci sono poi 211 casi tra 19-24enni, 149 casi tra 60-69enni. Sono 330 i casi nelle varie fasce di età da zero a 18 anni, di cui 130 in quella 6-10 anni.
Dei 1.814 nuovi casi, 614 sono contatti domestici, 404 contatti stretti di casi positivi, 24 contatti in ambiente di vitta/socialità, 12 in setting lavorativo, 1 rispettivamente per contatti in setting assistenziale e screening sanitario e 11 casi extra regione. Sempre secondo i dati dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale il 74 dei pazienti in terapia intensiva non è vaccinato, il 26% ha ricevuto 2 o 3 dosi di vaccino.
Scende, invece, di un'unità il numero dei ricoveri in Area Medica, dove sono presenti 260 pazienti, 43 dei quali in Terapia Intensiva (numero invariato rispetto a ieri). Nelle ultime 24 ore sono stati rilevati anche sette decessi: una 93enne di Pesaro, un 75enne di Ascoli Piceno, un 77enne di Senigallia, una 74enne di Vallefoglia e una 105enne di Pesaro sono spirati presso la Rsa Galantara; una 71enne di Monte San Vito ha perso la vita all'ospedale Torrette; una 85enne di Belvedere Ostrense è venuta a mancare dell'ospedale di Pesaro.
Zona arancione in arrivo nelle Marche, come confermato dal presidente Francesco Acquaroli nella giornata di mercoledì (leggi qui). Saranno diverse le novità, che riguardano soprattutto i non vaccinati. Per coloro che stanno completando, o che già hanno completato, il ciclo vaccinale non ci saranno, invece, restrizioni impattanti.
In zona arancione, chi non ha il Super Green pass non può uscire dal Comune di residenza, se non per motivi di lavoro, necessità o urgenza. Le attività restano aperte, ma permangono le regole di accesso con il Green pass e quello Super, come previsto dal Decreto Natale e dall'ultimo decreto governativo del 29 dicembre (leggi qui).
Sarà obbligatorio il possesso del Super Green pass, quindi, per l'accesso ad alberghi e strutture ricettive; feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose; sagre e fiere; centri congressi; servizi di ristorazione all’aperto; impianti di risalita con finalità turistico-commerciale anche se ubicati in comprensori sciistici; spogliatoi, piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto; centro culturali, centro sociali e ricreativi per le attività all’aperto; centri commerciali nei festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie, tabacchi); mostre, musei e altri luoghi della cultura; centri termali all'aperto o al chiuso. Sostanzialmente, dunque, per i non vaccinati si profila un vero e proprio lockdown, vista l'esclusione da tutte le attività sociali e ricreative.
Prendeva il via esattamente un anno fa la campagna di vaccinazione nelle Marche. Giornata rimasta impressa nella memoria collettiva sia grazie al dottor Adolfo Panzoni, primario del pronto soccorso di Osimo - diventato ufficialmente il primo immunizzato della regione -, sia per il lungo e duro percorso che da lì si sarebbe prospettato in vista di un ritorno alla normalità. Ma di questa luce in fondo al tunnel ancora non vi è traccia: governi impreparati, sanità sotto accusa, contromisure inadeguate, campagne di sensibilizzazione tardive e poco persuasive. E allo stesso tempo: migliaia di fake news diffuse sulla rete (insieme a dati imprecisi e spesso corrotti), medici e virologi più o meno attendibili onnipresenti nei talk show televisivi, manifestazioni di piazza contro vaccino e green pass. E infine di qualche no mask.
In un anno, la vaccinazione ha inciso fortemente sulla sintomatologia del Covid-19. C'è però ancora bisogno di mantenere la guardia alta di fronte alla quarta ondata di contagi – ad oggi arrivati a 4.031 nuovi casi (rispetto ai 3.052 del 28 dicembre 2020), con un tasso di contagiosità (Rt) salito a 1,24 (0,98 a fine 2020). 603 i ricoverati un anno fa a fronte dei circa 254 attuali (42 quelli in terapia intensiva): meno della metà, anche questo segnale dell'utilità del vaccino. 130.000 guariti, 3224 deceduti. Sono numeri che, per quanto possano dare da un lato ragione delle misure finora adottate, dall’altro evidenziano anche un altro fattore meno esplicito: la graduale crescita dell’insoddisfazione generale nei confronti delle istituzioni.
Le innumerevoli dichiarazioni volate da un comparto all’altro della politica nazionale e regionale – e non solo in virtù della pandemia – non hanno di fatto reso più semplice affrontare la situazione, ma anzi hanno amplificato malumori e insofferenze. Un accresciuto tasso di fiducia nei confronti delle istituzioni come Stato, Regione, Unione Europea, e Chiesa - legato per lo più alla paura e al bisogno di sicurezza -, non sembra essersi tradotto in altrettanta soddisfazione per quei servizi pubblici che un Paese civile dovrebbe saper garantire.
A livello nazionale, la sanità privata (60%) rimane più apprezzata di quella pubblica (48%), mentre la scuola - privata e pubblica - negli ultimi due anni non ha subito significative variazioni (rispettivamente, 42 e 47%), così come i trasporti ferroviari (36%). Per il trasporto urbano, invece, l’indice di gradimento è precipitato di ben 10 punti: dal 36% del 2019 al 27% del 2021.Inoltre, a rimanere ancora oggi appannaggio delle minoranze, è la richiesta generale di ridurre il peso dello Stato nella gestione delle strutture sociosanitarie (24%) o scolastiche (22%), favorendo al contempo di +6 punti l'indice di propensione al privato rispetto al 2020 (oggi al 31%). Detto altrimenti, Il 60% degli italiani ritiene oggi che il paese abbia «bisogno di essere guidato da un leader forte».
All’interno delle Marche, invece, i dubbi restano legati all’attuale gestione della pandemia che, anche di fronte all’aumento dei contagi causati dalla variante Omicron e alla profonda crisi del personale sanitario, è diventa a fasi alterne un argomento qualunque di dibattito fra vecchia e nuova giunta regionale, o più semplicemente fra esponenti di sinistra e quelli di destra.Se nel corso del 2021 abbiamo assistito alla bagarre in più riprese fra l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini (Lega), e la sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo economico, Alessia Morani (Pd), è di fronte all’ultimo dramma dei tamponi e dei vaccini che l’attenzione si è ora spostata.
A lanciare il sasso è stato stavolta Angelo Sciapichetti (Pd), ex assessore regionale nella precedente giunta Ceriscioli, il quale ha voluto cogliere l’occasione per segnalare l’incapacità di Acquaroli e soci rispetto ad una prevedibile recrudescenza della pandemia e al numero insufficiente di presidi sanitari messi a disposizione. Non ultimo, va ricordato che lo stesso presidente della regione nell’ultimo anno si è “lasciato muovere” fra le incoerenze della propria leader di partito, Giorgia Meloni.L'esponente di Fratelli d'Italia a marzo 2021 invitava l’Unione Europea ad accelerare sull’obbligo del Green pass, per poi rimangiarsi la parola solo 4 mesi dopo facendo leva sul diritto consegnato per sempre ai no vax (oltre a quello di non vaccinarsi) di esprimere pubblicamente il proprio dissenso in forme sempre più esasperate. Perdendo di vista quelle che sono ormai manovre sociosanitarie necessarie per proteggere le categorie più a rischio ed evitare nuove mutazioni del virus.
Un virus che, sicuramente, ha cambiato la vita di tutti i giorni, e del quale non si conoscono ancora gli effetti a lunga distanza. Questo perché, oltre alle nuove campagne di vaccinazione, bisognerà fare i conti nei prossimi mesi anche con le decisioni della classe dirigente: l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, la condotta del Parlamento, le responsabilità del Governo Draghi rispetto ai fondi PNRR, la lealtà istituzionale delle Regioni, e il futuro della Sanità Pubblica.
Fonte: La Polis-Demos
È ufficiale, il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto sull'estensione dell'uso del green pass e le quarantene. Tra nuove strette e qualche allentamento, il Governo vara l'ultimo decreto anti-Covid di questo secondo anno di pandemia, che si chiude con numeri record sui contagi di questa quarta ondata (nelle ultime 24 ore sono stati quasi 100mila, oltre 1700 nelle sole Marche).
Tra le novità, quarantena azzerata ai vaccinati da meno di quattro mesi e a quelli con dose booster, estensione del Super Green pass nell'ambito dei trasporti a lunga percorrenza, fiere e impianti sciistici e prezzi calmierati per le mascherine Ffp2.
Dal 10 gennaio, fino al termine dell'emergenza, il lasciapassare in versione 'super' diventa obbligatorio anche per l'accesso e l’utilizzo dei mezzi di trasporto compreso il trasporto pubblico locale o regionale. Estensione anche per le seguenti attività: alberghi e strutture ricettive; feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose; sagre e fiere; centri congressi; servizi di ristorazione all’aperto; impianti di risalita con finalità turistico-commerciale anche se ubicati in comprensori sciistici; piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto; centro culturali, centro sociali e ricreativi per le attività all’aperto.
Non passa però il fronte di chi chiedeva di estendere l'obbligo del Super Green pass a tutte le categorie di lavoratori, nonostante la sponda delle Regioni. E non prevale la linea rigorista di chi come il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla scorta dei pareri del Cts e pur d'accordo sulle modifiche alle regole sull'autoisolamento, chiedeva norme non troppo blande.
Sia in cabina di regia che in Cdm il confronto è stato serrato: Pd e Forza Italia hanno subìto lo stop della Lega e del Movimento Cinque Stelle sul varo dell'obbligo del certificato verde rafforzato per tutti i lavoratori. Il Pd rilancia l'obbligo per i vaccini e dice sì alle estensioni dell'uso del pass.
Intesa per calmierare il prezzo delle mascherine Ffp2: una proposta condivisa nell'esecutivo della quale ora sarà incaricata la struttura commissariale, che dovrebbe stipulare apposite convenzioni con le farmacie. Cambiano le regole per la quarantena, con tre diverse categorie: lo scopo è evitare la paralisi del Paese, che con un alto numero di persone in quarantena, perchè contagiati o venuti a contatto con un infettato, rischia di finire in una sorta di 'mini-lockdown' generato anche dai continui autoisolamenti di chi invece è negativo.
Le quarantene non saranno più previste per i vaccinati con booster o con due dosi da meno di quattro mesi che vengano a contatto con una persona poi risultata positiva al Covid, se asintomatici. In questi casi sarà prevista una forma di autosorveglianza e l'esecuzione, al quinto giorno dal contatto con il caso positivo, di un tampone con esito negativo.
Per chi ha eseguito l'ultima vaccinazione da più di quattro mesi - quindi con minore copertura dal contagio - l'autoisolamento scenderebbe da 7 a 5 giorni, con test negativo. Nessuna modifica per chi non è vaccinato: la quarantena resta a 10 giorni. Ridotta, infine, la capienza degli stadi al 50%, mentre per gli impianti sportivi al chiuso la capienza potrà arrivare al 35%.
Il Tribunale Amministrativo Regionale delle Marche ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dai sanitari No vax della regione. La motivazione fornita dai giudici risiede nel difetto di competenza e ha riguardato due casi in particolare.Tra questi quello di un medico, impiegato in una rsa in provincia di Ancona ma residente nel Maceratese, che si era rivolto al TAR in seguito alla sospensione dal lavoro perché, una volta guarito dal Covid, aveva deciso di non vaccinarsi. Il secondo era stato avanzato da una ventina tra medici, farmacisti, psicologi, veterinari, dipendenti di strutture pubbliche o private e liberi professionisti.
Secondo le motivazioni fornite dal TAR, la legge che ha imposto il vaccino al personale sanitario non consente alle Asur possibilità di scelta. La decisione dei giudici rimanda dunque le migliaia di casi in arrivo al giudice ordinario per i liberi professionisti e al giudice del lavoro per i dipendenti del settore privato o dei comparti del settore pubblico privatizzati.
Marche, è caos nella sanità pubblica. Il problema è che ormai sembra non fare quasi più notizia. Ma cosa sta succedendo in regione e perché la macchina per la somministrazione della terza dose non ha ancora ingranato la marcia? Disorganizzazione. E’ una parola chiave attorno alla quale risiedono precise responsabilità politiche che gli stessi attori protagonisti stanno adesso respingendo al mittente. Un caso eclatante appartiene alla vaccinazione negli hub regionali. Un’isteria dovuta non più ai soli no vax ma a una comunicazione che, a quasi due anni dall’inizio della pandemia, varia di settimana in settimana generando confusione. E’ trascorso appena un mese da quando il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, dichiarava che il super green pass e eventuali restrizioni del governo avrebbero generato “il rischio di tensioni sociali”.Le Marche allora erano in zona bianca e Acquaroli sottolineava come l’ipotesi della zona gialla fosse da scartare e che “il 50% dei contagiati è vaccinato”. A un mese di distanza - dallo scorso 20 dicembre - la regione non solo è passata in zona gialla, ma le cose sembra non stiano andando per il verso giusto.In base all’ultimo monitoraggio, le Marche rischiano nelle prossime settimane il passaggio in zona arancione: l’incidenza è arrivata a 268.48 contro i 189.96 del monitoraggio precedente. Continuano a salire i casi settimanali 4.031, mentre ce n'erano stati 2.852 la settimana prima.Le terapie intensive rimangono stabili al 14% mentre i reparti non critici passano dal 16 al 19%. La percentuale dei tamponi positivi sale dall’8 al 10% e l’Rt da 1.13 a 1.24. Numeri che, a leggerli, sembra ormai annoino ma che invece raccontano di una classificazione di rischio “moderata ad alta probabilità di progressione”.
L’assessore regionale alla Salute, Filippo Saltamartini, sembra però essersi fatto trovare impreparato alla nuova ondata: le Marche stanno infatti ampliando i posti letto ospedalieri dedicati ai pazienti Covid - come richiesto dal Ministero della Salute - ma per il momento il Covid Hospital di Civitanova Marche non si riapre: ne pagheranno le conseguenze i pazienti affetti da altre patologie.
Il problema, come ha spiegato lo stesso assessore, è di natura burocratica: "Per essere riaperto si deve riassorbire il personale dell'Asur, quindi è una misura che comporta una riorganizzazione progressiva del sistema". Ma una misura che andava programmata per tempo.
Una disorganizzazione sottolineata proprio una settimana fa anche dal presidente Acquaroli: “Mi aspettavo che arrivasse una variante con l'inverno. Dire che eravamo preparati e pronti, no, ma me l'aspettavo. E’ importante restare uniti, compatti, non dividersi”. Non è un lapsus: ad averlo detto è proprio il presidente che un mese fa “divideva” con le sue affermazioni che rischiavano di soffiare sul fuoco dei no vax.
Ma i “si vax”, invece, come se la passano nelle Marche? Male anche loro, a giudicare dalle file interminabili alle quali sono soggetti all’esterno degli hub vaccinali. Qui, chi può, attende pazientemente la somministrazione di prime dosi, richiami e dosi booster; chi non può va via e rinuncia al vaccino. Anche qui mettendo a rischio la comunità per una disorganizzazione del sistema.
File interminabili si sono registrate in tutti gli hub delle 5 province. A Macerata, sempre ieri, si è arrivati addirittura a chiamare la Polizia per sedare le risse verbali pronte a degenerare e scoppiate dopo ore di stanchezza e di disagi di chi, alla campagna vaccinale, avrebbe voluto aderire. E un grazie va detto a medici e infermieri che lavorano ormai su doppi e tripli turni cercando di far fronte alle ataviche carenze di personale della sanità pubblica.
E a lanciare un grido d’aiuto in questo caso, dichiarandosi pronto allo sciopero di massa, è stato il sindacato Nursind Macerata, che ha sottolineato le situazioni di disagio estremo in cui vivono gli operatori sanitari impegnati nella battaglia al Covid. Operatori che sono in attesa di una indennità di rischio loro spettante e che non è mai arrivata. Grido d'allarme anche per Daniela Corsi, direttrice dell’Area Vasta 3, per la quale "la carenza di personale non è dovuta alla volontà di non assumere: mancano proprio nuovi medici. Le terapie intensive sono al completo, e se aumentano il passaggio in zona arancione sarà inevitabile. Dobbiamo aspettare la fine delle feste natalizie. Ci sono ancora troppe persone contrarie al vaccino: è un problema che continueremo a trascinarci"
In questo contesto, infine, le parole del generale Figliuolo, che in visita all’hub vaccinale di Torino ha spiegato come, in riferimento alle lunghissime attese, sia necessario “avere molta pazienza" perché "i cittadini fanno le file anche al Black Friday”. Una caduta di stile che di certo porta a chiedersi se sia questo il modo di convincere gli indecisi ad aderire alla campagna vaccinale.
GRADARA - Una donna di 61 anni è stata uccisa a coltellate dal marito, nella notte tra Natale e Santo Stefano nella loro casa di Fanano di Gradara. La donna si chiamava Natalia Kyrychok, faceva la cameriera in un ristorante ed era in Italia da oltre 20 anni.
Il marito, Vito Cangini, incensurato, era convinto che lo tradisse. Ieri ha vagato per tutto il giorno fermandosi a bere in diversi locali fino a ubriacarsi. Ieri sera il titolare del ristorante dove la donna lavorava ha dato l'allarme non vedendola arrivare e non ricevendo risposte al telefono. Quando i militari si sono presentati in casa, Cangini ha ammesso tutto. Il corpo di Natalia Kyrychok è stato trovato sul pavimento della camera da letto: secondo i primi accertamenti la donna sarebbe stata raggiunta da almeno 4 coltellate al petto.
Gli accertamenti da parte dei carabinieri sono durati tutta la notte. L'uomo è stato rinchiuso nel carcere di Villa Fastiggi con l'accusa di omicidio volontario. Ritrovato il coltello da cucina utilizzato per colpire a morte la donna, che aveva origini moldave ed era madre di un ragazzo che abitava altrove. Natalia e il marito erano sposati da 17 anni.
(Fonte Ansa)
La sfida di sabato 18 dicembre tra i fanesi dell’Etabeta e gli anconetani della Trecolli Montesicuro si è conclusa con il pesante provvedimento del giudice di gara che ha deciso di sanzionare e punire i molteplici comportamenti scorretti e antisportivi perpetrati da entrambe le compagini durante tutta la partita. Match molto teso quello disputato al Circolo del Tennis della Trave di Fano e terminato 1-0 in favore dei fanesi, macchiato dai ripetuti episodi di violenza verbale e fisica iniziati durante l'intervallo e sfociati in rissa dopo i tempi regolari.
Le due società sono state multate, rispettivamente, con 500 euro (Etabeta, per indebita presenza di propri sostenitori a fine gara nello spazio antistante gli spogliatoi che unitamente a propri tesserati non identificati, provocavano e prendevano parte ad una rissa con tesserati e sostenitori della squadra avversaria) e 700 euro (Trecolli, “perché propri sostenitori in campo avverso nel corso dell'incontro rivolgevano reiterate frasi offensive e minacciose nei confronti degli arbitri. Per indebita presenza di propri sostenitori a fine gara nello spazio antistante gli spogliatoi che unitamente a propri tesserati non identificati, provocavano e prendevano parte ad una rissa con tesserati e sostenitori della squadra avversaria”).
Oltre le multe, anche la squalifica per cinque giornate ad un tesserato della Trecolli (“per aver rivolto agli arbitri frase gravemente irriguardosa al termine della gara partecipava attivamente alla rissa cominciata nello spazio antistante gli spogliatoi colpendo con calci e pugni diversi calciatori avversari”), e per tre gare invece a ciascuno dei due allenatori (“Perché al termine della gara teneva un comportamento offensivo e minaccioso nei confronti dell'allenatore della squadra avversaria al seguito del quale si scatenava una rissa che coinvolgeva i componenti di entrambe le squadre, alla quale il predetto tesserato prendeva parte attiva spintonando più volte l'allenatore avversario). Tre turni di stop inoltre a due giocatori – uno Trecolli e uno Etabeta - in quanto “al termine della gara partecipavano attivamente alla rissa cominciata nello spazio antistante gli spogliatoi colpendo con più schiaffi al volto un tesserato della squadra avversaria”. Un turno di squalifica, infine, ad altri due giocatori (uno per compagine) sanzionati in campo, di cui uno per recidività in ammonizione.
Riportiamo di seguito i comunicati apparsi sui profili social delle due società in merito alla questione:
Trecolli Montesicuro "La società Montesicuro Tre Colli, in seguito ad alcuni articoli apparsi su "AnconaToday" e "Corriere Adriatico", tende a precisare che, pur riconoscendo alcuni fatti accaduti, smentisce parte delle ricostruzioni fatte da tali organi di stampa. A fine gara c'è stato un minuto di parapiglia al rientro negli spogliatoi tra le due squadre per frasi offensive che hanno portato a gesti condannabili. Tra l'altro sono stati i dirigenti di entrambe le società a riportare la calma placando gli animi. Pur riconoscendo un comportamento non consono all'etica sportiva, di cui ci scusiamo e per cui verranno presi provvedimenti, la società smentisce le versioni dei fatti usciti sugli organi di informazione"
Etabeta: "La società EtaaBeta c5, in riferimento agli articoli pubblicati da AnconaToday e Corriere Adriatico, smentisce in parte quanto riportato dai suddetti organi di stampa, i quali hanno farcito quanto scritto nel comunicato n.398 della Divisione Calcio a 5, con particolari fantasiosi volti ad ingigantire la reale situazione, che non è stata una “maxi rissa” come riferito dai suddetti organi di stampa, ma un parapiglia per lo più verbale, durato neanche sessanta secondi al termine dell’incontro e subito placato dall’intervento dei dirigenti di entrambe le società. La società oltre a condannare i comportamenti dei suoi tesserati, non consoni all’etica sportiva, chiede la pubblicazione della presente smentita e pari visibilità della stessa rispetto quanto pubblicato, riservandosi di tutelare la propria immagine e quella dei propri tesserati in ogni e opportuna sede. Grazie".
Le Marche sono una delle regioni italiane in cui l’interruzione volontaria di gravidanza è resa più difficile a causa dell’elevato numero di ginecologi e ostetriche obiettori di coscienza. Il dato, diffuso dall’ASUR, fa riferimento a 8 ospedali di tutte le province e riguarda i casi presenti fino a dicembre 2020. Ma le richieste di aiuto continuano ad aumentare con la Regione che fa muro nel fornire i dati completi. Negli ospedali di Fermo e di Jesi i medici obiettori arrivano al 100%. Dati che si differenziano ma non troppo spostandosi nelle altre province: ad Ascoli Piceno sono 7 ginecologi su 10 e 15 ostetriche su 18; a Civitanova Marche 6 su 8 e 14 su 17; mentre a Urbino gli obiettori sono 4 su 9 e 5 su 13. E solo al “Santa Maria della Misericordia” di Urbino e al “Generale Provinciale” di Macerata si effettua la RU486.
“Abbiamo richiesto una mappatura completa di medici obiettori e non in tutta la regione, ma ancora non ci è stata fornita da parte dell’ASUR nonostante siano trascorsi dei mesi - spiega Marte Manca, referente del gruppo “Non una di meno” - Il nostro compito è quello di fornire informazioni sui metodi contraccettivi e, con le due ginecologhe che fanno parte del nostro gruppo, stare vicino a chi vive delle situazioni di disagio acuite dalla pandemia”.
Proprio a causa del Covid, e in seguito al periodo di lockdown, c’è stato un vero boom di richieste di aiuto al gruppo: “Siamo passate da 3 l’anno a 15. Parliamo di donne tra i 27 e i 35 anni, quindi del tutto consapevoli del percorso da intraprendere”.Due i casi limite affrontati: “Una ragazza proveniente dalla provincia di Fermo e positiva al Covid che, in pieno lockdown, dopo aver girato 3 strutture, è stata accettata solo ad Urbino per procedere con l’interruzione volontaria di gravidanza. E un’altra ragazza che, nello stesso periodo, è dovuta andare a fare il certificato di interruzione di gravidanza in Umbria perché nelle Marche non si riusciva a trovare chi volesse redigerlo”, spiega Manca.Lo scorso gennaio, in seguito a una mozione presentata dal Partito Democratico in consiglio sull’applicazione della legge 194 e sul diritto di abortire, il centrodestra nelle Marche si è opposto all’aborto farmacologico nei consultori e quindi alla somministrazione della pillola RU486, quasi del tutto introvabile nei presidi ospedalieri delle cinque province. Una scelta che va in direzione opposta rispetto alle linee guida del ministero della Salute, aggiornate lo scorso agosto. Da allora il silenzio è calato sulla questione.
“La Regione si rifiuta di applicare le linee guida del ministero e non ci ha mai fornito i dati neppure sui consultori, anche se sono dei dati che dovrebbero essere pubblici. Da quando è in carica il presidente Acquaroli non abbiamo mai avuto notizie e il prossimo 8 marzo torneremo in piazza per fare sentire le nostre voci con dei nuovi sit-in”, ha concluso l’esponente del gruppo.
Ache il giorno di Natale il Soccorso Alpino e Speleologico del Servizio Regionale Marche, è stato chiamato a dare supporto a persone e, nell’eccezione di oggi, ad animali in difficoltà.
Si sono, infatti, da poco concluse le operazioni di recupero di Chicca, una cagnolina precipitata nel tardo pomeriggio di ieri lungo uno dei dirupi che caratterizzano un intero costone del monte Carpegna.
Durante una battuta di caccia, il cane è precipitato lungo un canalone, non riuscendo più a raggiungerne la sommità dalla quale il padrone, disperato, la chiamava a gran voce. Di concerto con i Vigili del Fuoco del distaccamento di Macerata Feltria, è stato deciso di non intraprendere le operazioni di recupero sul calar della sera per motivi di sicurezza, data la presenza di molti massi in fase di distacco sul pendio eroso dalle piogge.
All’alba di oggi invece, col favore della luce e dopo un breve briefing, gli operatori del Soccorso Alpino e Speleologico della Stazione di Pesaro e Urbino, accompagnati sulla verticale del precipizio da diversi cacciatori tra i quali il padrone della piccola cagnetta, hanno approntato una calata per portare un proprio tecnico alla perlustrazione del canale dove, richiamata dal proprietario, più a valle di circa settanta metri, la malcapitata latrava disperata imprigionata tra le sterpaglie, tutta bagnata ed impaurita.
L’operatore, una volta assicurata la cagnolina, è stato recuperato dalla squadra alla sosta di partenza con tecniche alpinistiche e così il proprietario ha finalmente potuto abbracciare di nuovo la piccola in evidente stato di sofferenza. Il miglior regalo di Natale che potesse desiderare.
E’ boom in Italia per il fenomeno dell’homeschooling, l’istruzione domiciliare cresciuta con l’avvento della pandemia. Lombardia, Lazio e Sicilia le regioni principalmente interessate. Ma si tratta di un fenomeno che sta prendendo piede rapidamente anche nelle Marche, come dimostra il caso di Pesaro.Principale luogo di ritrovo sono i social network, dove l’homeschooling conta una pagina con più di 50.000 iscritti e con il vizio di diffondere quotidianamente fake news ad appannaggio dei no vax e no green pass. Ma sono tanti anche gli annunci privati di mamme che cercano di convincere altre mamme ad aderire all’istruzione parentale. Ed è così che abbiamo trovato Ramona, la mamma di Miriam, una bimba di 8 anni che frequentava la terza elementare quando i genitori no mask e no green pass, originari della provincia di Macerata, hanno deciso di ritirarla da scuola: “Non volevamo indossasse la mascherina e che non potesse avere rapporti con altri bambini”, hanno spiegato.
Con l’arrivo del Covid, in soli tre anni in Italia è più che triplicato il numero di famiglie che hanno scelto questa formula: si studia a casa cercando di seguire un programma assegnato dalla scuola vigilante e a giugno ci si presenta come esterni per l’esame di ammissione all’anno successivo.
Sono tante le insegnanti che lavorano nella scuola pubblica o in pensione contrarie alle regole imposte dal Governo: “Sono le stesse insegnanti che si mettono a disposizione privatamente per i nostri figli, a volte riuniti in piccoli gruppi e altre volte singolarmente. Ma se non ci sono le insegnati cerchiamo di appoggiarci alle mamme che hanno più tempo”, spiega ancora Ramona.
E sulle ore di studio o la socialità, la mamma è perentoria: “Di solito lei studia due o tre ore al giorno. Se poi le mancano i compagni - come in questo periodo - il pomeriggio fa sport e si ritrovano tutti all’aria aperta, rigorosamente senza mascherina”.
“Nella provincia di Macerata siamo pochi casi, ma nelle altre province va decisamente meglio con l’homeschooling. Miriam - la bambina di 8 anni - mascherina non ne vuole usare. E noi non gliela vogliamo imporre neppure al chiuso, infatti evitiamo eventi in cui è obbligatoria. E se un giorno la piccola cambierà idea, decideremo”, ha concluso la mamma.