“Favorire la conservazione del suolo riducendo la dipendenza dalle sostanze chimiche, migliorare la gestione delle risorse naturali, implementare il biologico e la risorsa irrigua, sono stati i temi che ho avuto modo di affrontare nell’incontro avuto al Mipaaf con Sadhguru, il mistico indiano, in Italia per il suo tour mondiale Save Soil”. A dichiararlo in una nota stampa è il sottosegretario al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Battistoni.
“Durante l’incontro – prosegue il senatore – ho avuto modo di illustrare gli interventi complessivi individuati dall’Italia, che prevedono un pacchetto di azioni mirate a favorire la sostenibilità ambientale utilizzando, responsabilmente, le risorse della terra, anche a fronte degli strumenti offerti dalla nuova Pac.
Attraverso queste azioni, volte ad una implementazione delle coltivazioni BIO, e grazie alla nuova legge sul biologico approvata al Senato, saremo in grado di difendere la risorsa irrigua e i territori dalle calamità naturali - ha aggiunto Battistoni -. L'Italia promuove una strategia mirata alla conservazione e il ripristino della fertilità, della struttura e della qualità del suolo, promuovendo tecniche di coltivazione e gestione sostenibili volte a proteggere il suolo dai rischi di degrado, inclusa l’erosione”.
“Tali interventi - conclude il sottosegretario al Mipaaf - sono stati pensati al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e efficiente dei territori e delle risorse naturali, salvaguardando l’ambiente attraverso un utilizzo responsabile dell’acqua, del suolo e dell’aria, elementi della natura da proteggere e sviluppare con una programmazione mirata e a lungo termine”.
Nelle Marche continua la discesa dell'incidenza di casi di coronavirus, e torna verso quota mille: nell'ultima giornata si sono registrati 2.180 casi e l'incidenza si è attestata a 1.014,31 contro i 1.025,57 di ieri. Lo comunica la Regione.
Per quanto riguarda i ricoveri le Marche segnano un paziente Covid in meno in 24 ore (ora sono 250): in Terapia intensiva, 10 degenti (-3) e in Area Medica 239 (+2). La percentuale di occupazione di ricoveri Covid sul totale dei posti letto cala, dunque, in Intensiva (3,9% su un totale di 256 posti) e sale in Area Medica (23,4% cioè 239 su 1.020 posti).
Il totale di tamponi eseguiti in un giorno è di 6.734 di cui 5.389 nel percorso diagnostico (40,5% di positivi) e 1.345 nel percorso guariti. Tra gli ultimi positivi ci sono 387 persone con sintomi; i casi comprendono 671 contatti stretti di positivi, 593 contatti domestici, 11 in ambiente di vita/socialità, 8 in ambito scolastico/formativo, 3 in ambito lavorativo, 2 in ambito sanitario e 2 in ambito assistenziale e su 495 contagi è in corso un approndimento epidemiologico.
A livello provinciale il numero più alto di casi si è rilevato ancora in provincia di Ancona (686); seguono le province di Macerata (405), Ascoli Piceno (363), Pesaro Urbino (351) e Fermo (289); 86 positivi provenienti da fuori regione. Registrati 576 positivi tra persone nella fascia d'età 25-44 anni, 510 in quella 45-59 anni; sopra i 200 casi le fasce d'età 60-69 anni (251) e 70-79 anni (207).
Le aziende marchigiane hanno assunto 203.595 persone, il 24,6% in più rispetto allo stesso periodo 2020 (+40 mila circa) ma -2,9% rispetto al 2019. Nello stesso periodo, le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 186.732, +12% rispetto al 2020 e al contempo una decrescita del 7,4% rispetto a due anni fa.
Il saldo assunzioni/cessazioni risulta positivo nel complesso (+16.863) e per le singole tipologie contrattuali, ad eccezione dei contratti a tempo indeterminato, che segnano -15 mila unità. Questo secondo i dati dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps, elaborati dalla Cgil Marche.
Sul totale delle nuove assunzioni, quelle a tempo indeterminato sono una quota molto ridotta (11,2%); la tipologia contrattuale maggiormente presente è il contratto a termine (38,5%), seguita dal contratto intermittente (17,1%). Anche l'incidenza dei contratti a termine sul totale è inferiore alla media nazionale (38,5% contro 44%).
Per le attivazioni di contratti di somministrazione, il valore regionale è di poco superiore alla media nazionale (16,3% contro 14,2%). Sul totale di nuove assunzioni part-time, i due terzi riguardano donne, mentre solo il 38,5% delle trasformazioni in contratti a tempo indeterminato (6.689) ha coinvolto le donne.
"Una conferma anche per le Marche di un 2021 come un anno di crescita senza occupazione", commenta Rossella Marinucci, segretaria regionale Cgil Marche. "C'è poi il fenomeno della fuga dal lavoro: - conclude - fuga dalla precarietà, dalle professioni non qualificate, dai part-time involontari, dal lavoro povero e dal burn-out, fenomeno a cui si può e si deve rispondere con la creazione di piena e buona occupazione".
Prosegue il flusso di instabilità sulle Marche anche per il weekend, con precipitazioni che potranno assumere anche carattere di rovescio nel versante nord, soprattutto dal sabato pomeriggio del 2 aprile. La perturbazione atlantica degli ultimi giorni - e che giunge direttamente dai Balcani - determinerà inoltre un calo sensibile delle temperature e della quota neve, accompagnato da venti gelidi sebbene moderati. Mari poco mossi.
Registro che rimarrà sostanzialmente invariato nella regione anche per la giornata di domenica 3 aprile, e che si sposterà gradualmente lungo il settore adriatico dove le precipitazioni prospettate - anche a carattere nevoso - scenderanno sino a quote collinari. La tendenza a un parziale miglioramento atmosferico è atteso in serata, per poi tornare già al'inizio della prossima settimana a una situazione ottimale, ma con temperature minime che in pianura resteranno intorno ai 3 gradi.
Sono 2.386 nuovi positivi (ieri erano stati 2.349) con un tasso di positività del 41% (dal 42,9%) sui 5.819 tamponi diagnostici testati (5.481). L'incidenza scende ancora, seppure lievemente, per il nono giorno consecutivo e oggi si attesta a 1.025,57 casi settimanali ogni 100mila abitanti (1.033,30). Questo secondo i dati diffusi dall’Osservatorio epidemiologico delle Marche nel giorno in cui l'Italia, dopo due anni, festeggia l'uscita dallo stato d'emergenza Covid.
Numeri che si appiattiscono per le province marchigiane ma con proporzioni che rimangono stabili: è sempre Ancona quella più casi (732), seguita da Macerata (449), Pesaro Urbino (438), Ascoli Piceno (381) e Fermo (292); sono 94 i casi provenienti da fuori provincia.
I soggetti con sintomi sono 504, i contatti stretti di casi positivi 709, i contatti domestici 679, i contatti in setting scolastico formativo 24, i contatti in ambiente di vita socialità 5, i contatti in setting lavorativo 43, mentre per 45 casi sono in corso approfondimenti epidemiologici.
Anche oggi più della metà dei contagi giornalieri si concentrano nelle fasce di età intermedie, con 631 positivi tra i 25-44enni e 629 tra i 45-59enni. Tra i più giovani si conferma la fascia dei bambini delle scuole elementari (6-10 anni) la più colpita con 145 casi; tra le fasce di età più avanzate spicca ancora quella dei 60-69 enni con 290 contagi in 24 ore.
Ricoveri legati al Covid in calo nelle Marche, arrivati nell'ultima giornata a 250, -7 su ieri. Secondo i dati della Regione Marche aumentano i pazienti in terapia intensiva, 13 (+2), diminuiscono quelli in semi intensiva, 54 (-5), e nei reparti non intensivi, 183 (-4), a fronte di 24 dimessi.
Il tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva sale a 5,1% (13 posti su 256 totali), scende quello per l'area medica a 23,2% (237 posti occupati su 1.020). C'è stato un decesso, quello di un 89enne, che porta il totale a 3.714.
Ci sono 36 persone in osservazione nei pronto soccorso, 138 ospiti nelle strutture territoriali. I positivi alla data di oggi sono 14.235 (ricoverati e isolamenti), le persone in quarantena o isolamento domiciliare 27.114, di cui 906 con sintomi. I dimessi/guariti dall'inizio della pandemia salgono a 374.928.
Prosegue il lento calo dell'incidenza di casi di coronavirus ogni 100mila abitanti nelle Marche: in 24 ore sono stati rilevati 2.349 positivi e l'incidenza è scesa da 1.064,73 a 1.033,30. Resta alta la percentuale di casi sui tamponi del percorso diagnosi (42,9% su 5.481); il totale di tamponi eseguiti in un giorno è di 7.336 che comprende anche i 1.855 test del percorso guariti.
Le persone con sintomi sono 520; tra i casi 697 sono i contatti stretti di positivi, 674 i contatti domestici, 31 in ambiente scolastico/formativo, 7 in ambiente di vita/socialità, 5 in ambiente lavorativo, 2 in ambito assistenziale e 2 in ambito sanitario.
La provincia di Ancona viaggia sempre su circa 800 casi giornalieri (794); è seguita per numero di positivi dalle province di Macerata (410), Ascoli Piceno (375), Pesaro Urbino (370) e Fermo (320); 80 contagiati da fuori regione.
Tra le fasce d'età più colpite ancora una volta quella tra 25-44 anni (615), con quasi un quarto dei positivi; seguono 45-59 anni (544), 60-69 anni (274), 70-79 anni (210) e 6-10 anni (133).
Nell'ultima giornata ricoveri per Covid in aumento nelle Marche (257; +3 rispetto a ieri) ma calano in Terapia intensiva (11; -1). Sei i decessi che fanno salire il totale a 3.713: in provincia di Ancona, una 68enne residente nel capoluogo; nel Fermano un 80enne di Montegranaro, un 85enne e un 88enne di Fermo, un 86enne di Porto San Giorgio, una 96enne di Castorano (Ascoli Piceno).
Tra i pazienti, oltre a 11 in Terapia intensiva, ce ne sono 59 in Semintensiva (+1) e 187 nei reparti non intensivi (+3); 31 i dimessi. La percentuale di pazienti Covid in Terapia intensiva scende al 4,3% (256 posti letto) mentre in Area Medica l'occupazione è del 24,1% (246 su 1.020 posti).
Le persone ospitate in strutture territoriali sono 139 e 35 in osservazione nei pronto soccorso. Il totale dei positivi (ricoveri più isolamenti) scende a 14.814 (-188), gli isolamenti domiciliari salgono a 27.093 (+221) e i guariti/dimessi si attestano a 371,964 (+2.781).
Con lo scoppio della guerra in Ucraina, gli italiani sono tornati a parlare di democrazia. Un po’ per le decisioni governative fin qui prese – adesione alle sanzioni, all’approvvigionamento di armi e beni di prima necessità, in conformità con la linea dell’Unione Europea – e un po’ per il sacrificio umano che si sta consumando giorno per giorno nel comparto civile ucraino, i diritti umani sono tornati ad essere i protagonisti dell’agenda setting.
Ma come sono cambiate dopo un mese di guerra le reazioni degli italiani? Se a ridosso del 25 febbraio 2022 le emozioni prevalenti circa l’inizio dell’invasione russa erano tristezza (55%) e incertezza (54%), ad oggi si sono fatti spazio nel cuore dei cittadini sentimenti come la rabbia (54%), la paura (50%) e il disgusto (38%), sintomo di un sostanziale rifiuto di quanto sta accadendo nelle zone dell’ex URSS.
I mancati progressi diplomatici hanno portato a un aumento dell’incertezza sul futuro delle mire espansionistiche russe e l’impiego di armi nucleari. Solo il 23% degli intervistati nel sondaggio IPSOS ritiene che il conflitto resterà circoscritto all’Europa Orientale, accompagnato da un 35% di no comment. Il 34% considera poco probabile un’evoluzione nucleare della guerra, mentre il 24% preferisce non esprimersi. Appena il 21% pensa che l’Italia debba opporsi alla Russia, insieme a un 43% che inviterebbe l’Ucraina ad arrendersi.
C'è quindi una maggiore preoccupazione da parte degli italiani sugli sviluppi futuri della crisi ucraina rispetto alle ripercussioni economiche della stessa. I timori legati, per esempio, al caro-bollette e dell’energia si assestano oggi a un 47%, cifra confermata anche da una maggioranza di intervistati favorevole alle sanzioni promosse dall’Ue (1 italiano su 4). A costo di dover sopportare l’aumento graduale dei prezzi e la futura inflazione.
Nel frattempo, aumentano le spese militari. Con il benestare del presidente Mattarella. L’ultimo paradosso “draghiano” si può riassumere così: “corsa agli armamenti per assicurare la pace”. Nelle ultime ore, il premier italiano ha invitato i partiti alla compattezza rispetto alla conversione in legge dell’ultimo Decreto Ucraina. Il premier ha fatto leva sulla necessità di “difendere i valori della democrazia e dell’Europa Unita”; il richiamo all’unità e all’affidabilità è stato promosso soprattutto dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, al fine di onorare gli accordi Nato sottoscritti nel 2014. Il che significa, per il nostro Paese, aumentare le spesa militari e della Difesa per raggiungere la percentuale del 2% del Pil entro il 2024.
Se il voto di fiducia del Senato atteso entro questa settimana avrà successo – senza spaccature interne ai partiti e voltagabbana dell’ultimo minuto – il Governo darà il via libera all’invio di aiuti umanitari economici e militari all’Ucraina. Confermando così quelle che saranno le future revisioni in materia di Pnnr e sue priorità, poiché definitivamente influenzato dai mutamenti del quadro geopolitico europeo.
“La non vaccinazione non è né un illecito penale né disciplinare, quindi non ha alcun motivo il demansionamento degli insegnanti”. A sostenerlo è l’onorevole Mirella Emiliozzi, critica sul decreto legge che dispone il rientro a lavoro delle persone non vaccinate. Per gli insegnanti si prevede che dal primo aprile possano tornare a scuola ma non per insegnare. Potranno essere adibite ad altre mansioni. Un demansionamento dunque.
“I docenti che non si sono sottoposti alla vaccinazione per Covid-19 sono dell’ordine di qualche migliaio e non necessariamente si tratta di No Vax. Per sostituirli, abbiamo dovuto assumere altro personale che ci costa 30 milioni di euro. È assurdo pagare il doppio per lo stesso servizio. I dati attuali sembrano dimostrare che non esista alcun presupposto sanitario tale da giustificare la proroga dello stato di emergenza e infatti dal primo aprile ritorneremo gradualmente alla normalità, e aggiungo che anche la gradualità è ingiustificata e ci svantaggia: la maggioranza degli altri Stati sono tornati alla piena normalità".
"Tenere fuori dalle aule gli insegnanti rappresenta, a mio avviso, una misura emergenziale e se proprio si vuole adottare la massima cautela, è sufficiente mantenere le mascherine. I nostri diritti sono stati limitati sin troppo e non è ammissibile continuare a condizionare i lavoratori, in questo caso gli insegnanti. Se possono entrare a scuola e ricominciare a fare una vita normale con il Green Pass base - conclude - perché non possono tornare a fare la loro professione? Ma non c’è alcuna logica e nessuna giustificazione sanitaria in questa scelta”.
Sono oltre 3.600, di cui circa 1.700 minori, i profughi ucraini giunti nelle Marche attraverso l canali delle Prefetture. Il dato è emerso nel corso di una videoconferenza del Comitato di accoglienza Marche. Presieduto dall’assessore alla Protezione Civile Stefano Aguzzi, l’incontro – con prefetti e Anci Marche – è servito a puntualizzare le varie fase della macchina organizzativa dell’accoglienza.
“Stiamo lavorando per definire gli aspetti logistici dei vari scenari che si possono delineare, in funzione dell’andamento degli arrivi nella nostra regione - riferisce Aguzzi – La nostra protezione civile, in questa fase, provvederà a contrattualizzate alcune strutture alberghiere per provincia, tra quelle segnalate dalle rispettive associazioni di categoria, destinate a ospitare eventualmente i profughi che non hanno la possibilità di sistemazione presso parenti, conoscenti o associazioni, segnalati dalle stesse Prefetture”.
“Contatteremo inoltre i gestori del trasporto pubblico locale per attivare un servizio gratuito nel primo mese di permanenza dei profughi sprovvisti di mezzi autonomi, sempre su segnalazione delle Prefetture, per dare loro la possibilità di muoversi in piena libertà. Il sistema di accoglienza delle Marche sta potenziando la sua capacità di risposta, adeguandosi all’evoluzione del conflitto in corso”.
Dall'inizio dell'emergenza umanitaria, scaturita dalla guerra in Ucraina, nelle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado delle Marche, sono stati accolti complessivamente 191 bambini e ragazzi ucraini. A fornire il dato, aggiornato al 28 marzo, è l'Ufficio Scolastico regionale.
La provincia che ha accolto il maggior numero di alunni in fuga dalla guerra è quella di Macerata (60), seguita dalla provincia di Ancona con 51 alunni. Le province di Ascoli Piceno e Pesaro Urbino hanno accolto nel sistema scolastico 28 alunni ucraini ciascuna, 24 il Fermano.
Il capoluogo marchigiano (Ancona) è la città che ha accolto in assoluto il maggior numero di studenti ucraini nel suo sistema scolastico (32). Guardando ai capoluoghi di provincia spicca Pesaro con 25 alunni, Macerata (18) e Fermo con 12 alunni. Fanalino di coda Ascoli Piceno (3 alunni ucraini accolti), ma a trainare la provincia ci pensa Grottammare che ha accolto 16 tra bambini e ragazzi in fuga dalla guerra
Incidenza in lieve calo nelle Marche a 1.078,12 (ieri era 1.090,78) su 100mila abitanti, mentre si registrano 3.323 nuovi positivi al Covid nelle ultime 24 ore. I positivi sono il 41,8% dei 7.947 tamponi analizzati nel percorso diagnostico su 9.679 tamponi complessivi.
I sintomatici sono 654, i contatti stretti di casi positivi 931, i contatti domestici 873, i positivi in ambito scolastico formativo 34, i contatti in ambito lavorativo 8, i contatti in ambiente di vita socialità sono 4, per 811 casi sono in corso approfondimenti epidemiologici.
La provincia di Ancona totalizza oltre mille positivi (1,017), seguita da Macerata con 631, Pesaro Urbino con 547, Ascoli Piceno con 546, Fermo con 425, oltre a 157 casi fuori regione. Il contagio circola soprattutto nelle fasce di età 45-59 anni, con 835 casi, e 25-44 anni, con 824, seguite da 60-69 anni con 370 e 70-79 anni con 302.
Il numero di ricoveri è aumentato di un'unità (249) nelle 24 ore: 10 degenti in Terapia intensiva (numero invariato rispetto a ieri; occupazione al 3,9% sui 256 posti complessivi) e 239 in Area Medica (+1). Registrato anche un decesso: si tratta di una 89enne di Pioraco.
Dopo l’apertura della stagione piscatoria avvenuta nella giornata di domenica, che consente la pesca in tutte le acque di categoria A e B, il Ministero della Transizione Ecologica, ha autorizzato la proroga per l’immissione fino a 34 quintali di trota atlantica con le medesime modalità previste nella stagione piscatoria 2021.
Con questa autorizzazione le Marche rappresentano l’unica regione in Italia in cui è consentita l’immissione di trote iridee nei 10 tratti fluviali (C1) a scopo di ripopolamento distribuiti su tutto il territorio regionale.
"Questa autorizzazione provvisoria, rappresenta la prima fase di una programmazione più ampia e sostenibile valida fino al 2024 che garantirà miglioramenti graduali e significativi ai pescatori sportivi ed alle attività economiche che gravitano nell’indotto, in particolare nelle aree interne" puntualizza il vicepresidente regionale Mirco Carloni.
"Il progetto prevede, in tempi rapidi, di triplicare i quantitativi delle immissioni di trota iridea ed aumentare i tratti interessati dalle semine - inserendo, tra gli altri, il Musone, Tenna, Castellano e Fluvione - per un totale di 23 tratti", aggiunge.
"Ringrazio il sottosegretrario del Ministero della Transizione Ecologica Vannia Gava nonché tutti i pescatori marchigiani per la fiducia, che ci consente di intraprendere un percorso concertato con le associazioni volto a rafforzare, nel rispetto dell’ambiente e delle regole, l’attività della pesca sportiva, che rappresenta un volàno fondamentale per l’economia di larghi tratti delle nostre aree interne” conclude Carloni.
“Non ci risulta che il progetto del mega centro logistico Amazon nelle Marche sia saltato, la posizione della Regione è sempre stata chiara in tal senso e tutta la documentazione che avrebbe dovuto produrre l’interporto, è già stata presentata. Tocca a Scannell il prossimo passo”.
Ad affermarlo è Guido Castelli, assessore al Bilancio e alla Ricostruzione della Regione Marche, che smentisce le voci diffuse negli ultimi giorni sulla possibilità di un definitivo fallimento della trattativa che avrebbe dovuto portare il colosso americano a strutturarsi in un’area di proprietà di Interporto Marche.
Un affare da oltre 250 milioni di euro con una ricaduta ingente sul territorio e che nel corso dell’ultimo anno ha spinto proprio la Regione ad andare all-in sul progetto di realizzazione. Mille i posti di lavori promessi da Amazon per il centro di Jesi. Poi gli intoppi, fin qui superati. Fino all’ultimo blocco per la concessione dell’area da 27mila metri quadrati.
“Scannell, il soggetto che dovrebbe pagare a Interporto Marche i diritti per edificare, ha delle difficoltà a pagare. Ma la Regione ha comunque dato il via libera: questo centro è un obiettivo da raggiungere. In precedenza ci sono stati dei problemi formali, ora è tutto superato. Se ci sono delle difficoltà, non sono da parte dell’Interporto Marche”, precisa Castelli
Ad oggi, però, la trattativa resta in bilico - secondo gli operatori privati - per il valore dell’area in questione, passato dai 600mila euro del 2020 ai 6 milioni attuali: “Ci sono tutte le condizioni affinché Scannell possa fare le proprie scelte rispettando anche i diritti delle amministrazioni pubbliche. Scannell deve versare 6 milioni a Interporto Marche per acquisire i diritti ad edificare e per completare l’operazione”.
Sono 2.062 i nuovi positivi (ieri erano stati 2.349), con un tasso del 37,9 % decisamente inferiore rispetto al 42,8% di venerdì e sabato sui 6.685 tamponi analizzati (7.007). L'incidenza si attesta a 1.126 casi settimanali ogni 100mila abitanti (1.163,11), in discesa per il quarto giorno di fila. Questo quanto emerge dai dati rilasciati dall’Osservatorio epidemiologico delle Marche. Sono numeri che evidenziano come le Marche si stiano avviando a una fase di plateau delle curva epidemica.
Non ci sono scostamenti significativi rispetto alle classi di età dei nuovi contagi di oggi, domenica 27 marzo: le classi più colpite sono sempre quelle tra 25-44 anni e 45-59 anni che assommano 959 casi, quasi la metà di quelli totali. C'è una recrudescenza nelle classi più elevate di età tanto che si è acceso un campanello di allarme nelle case di riposo.
Infine, per quello che concerne le province, resta sempre Ancona (653 contagi) quella con i casi più numerosi seguita da Macerata (410), Ascoli Piceno (361), Pesaro Urbino (301), Fermo (265) mentre i casi positivi provenienti da fuori regione sono 72.
Sono cinque i decessi correlati al Covid nelle ultime 24 ore. Sono morte quattro donne e un uomo, tutti già affetti anche da altre patolgie, in base al bollettino fornito dalla Regione. Le vittime sono una donna di 62 anni di Corridonia, un uomo di 66 di San Severino Marche quindi altre tre donne di 85 anni (di Monte Grimano), di 93 anni anche lei di Corridonia e una 95enne di Ascoli Piceno.
Da inizio pandemia sono state 3.696 le vittime nelle Marche, 2.058 uomini e 1.638 donne. In lieve flessione i ricoverati collegati al Covid, che oggi sono 235 (tre meno di ieri). Nove (-1), quelli in terapia intensiva, con un tasso di occupazione del 3,5%. Scendono a 226 (-2, 22,1%) quelli invece in area medica.
Terzo calo consecutivo dell'incidenza di casi ogni 100mila abitanti nelle Marche, entrate nel cosiddetto 'plateau epidemico": nell'ultima giornata rilevati 2.349 positivi e l'incidenza è scesa a 1.149,06 (ieri 1.163,11, il giorno prima 1.187,09). Lo fa sapere la Regione.
In totale eseguiti 7.007 tamponi in un giorno tra cui 5.484 nel percorso diagnostico (42,8%) e 1.523 nel percorso guariti. Intanto il numero di ricoveri è rimasto invariato (238) nelle 24 ore: 10 degenti in Terapia intensiva (+1 rispetto a ieri; occupazione al 3,9% sui 256 posti complessivi) e 228 in Area Medica (-1; saturazione del 22,35% su 1.020 posti letto). Quattro i decessi, due uomini e due donne, di età compresa tra gli 85 e i 92 anni.
Per quanto riguarda gli ultimi positivi le persone con sintomi sono 498; i casi comprendono 652 contatti stretti di positivi, 624 contatti domestici, 18 in ambiente scolastico/formativo, 5 in ambiente di vita/socialità, 3 sul lavoro, uno ciascuno in ambito sanitario e assistenziale (su 535 contagi in corso un approfondimento epidemiologico).
In provincia di Ancona registrati 759 positivi; seguono le province di Ascoli Piceno (405), Pesaro Urbino (397), Macerata (382), Fermo (310); 96 casi da fuori regione. Il numero più alto di contagi tra persone di età compresa tra 25 e 44 anni (607) e tra 45-59 anni (542); poi la fascia d'età 60-69 anni (264), 70-79 anni (215) e 6-10 anni (142).
Arrestati ieri, a Napoli e a Roma, presso il carcere di Rebibbia, i tre presunti responsabili della rapina di un orologio di valore commessa a Pesaro ai danni di una coppia nell'agosto del 2020, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Pesaro su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha diretto le indagini, svolte dai carabinieri della Compagnia di Pesaro con la collaborazione del Ris Carabinieri di Roma e dell'Arma di Napoli.
Due indagati sono stati rintracciati a Napoli (uno ai domiciliari per una rapina analoga commessa nell'aprile 2021 a Firenze) ed il terzo già detenuto a Rebibbia. I fatti sono avvenuti a Pesaro durante una notte di agosto 2020, quando un imprenditore del luogo e la moglie sono stati aggrediti, minacciati e violentemente malmenati davanti al cancello della loro villa da tre malviventi che hanno poi tolto dal polso dell'uomo un orologio Patek Philippe da 40mila euro.
Le indagini dei Carabinieri della Stazione di Borgo Santa Maria e del Nucleo Operativo della Compagnia di Pesaro hanno dimostrato che l'aggressione non era stata casuale. L'orologio era stato notato dai rapinatori in un ristorante di Riccione, dove l'uomo aveva cenato con alcuni amici. I malviventi avevano poi atteso che l'imprenditore pesarese terminasse la serata per poi pedinarlo fino a casa.
Per non essere individuato il gruppo campano aveva a lungo soggiornato sul litorale romagnolo e marchigiano utilizzando documenti falsi, schede telefoniche intestate a persone inesistenti e auto noleggiate o esportate verso altri Paesi dopo il colpo.
A portare gli investigatori sule loro tracce anche l'esame di tutti i sistemi di videosorveglianza presenti nel tragitto e il rinvenimento sul luogo dell'aggressione di un braccialetto e un cappellino indossati da uno dei rapinatori. Gli accertamenti eseguiti dalla Sezione Biologia del Ris hanno confermato la corrispondenza del profilo genetico di uno degli indagati con quello ritrovato nel cappellino.
Dopo una decina di giorni in costante rialzo, ha segnato un calo, nell'ultima giornata, l'incidenza di casi di coronavirus ogni 100mila abitanti nelle Marche: in 24 ore sono 2.821 i contagi rilevati e l'incidenza è diminuita lievemente da 1.191,62 a 1.187.09. Lo evidenziano i dati dell'Osservatorio epidemiologico regionale.
In crescita la percentuale di positivi tra i tamponi diagnostici (45,2% su 6.240); in tutto eseguiti 8.128 test tra cui 1.888 tamponi del percorso guariti. I sintomatici sono 512; i casi comprendono 811 contatti stretti di positivi, 731 contatti domestici, 38 in ambiente scolastico/formativo, 5 in ambiente di vita/socialità, 4 in ambito lavorativo, uno ciascuno in ambito sanitario e assistenziale. Su 705 contagi in corso un approfondimento epidemiologico.
La provincia di Ancona ha fatto registrare 887 positivi; è seguita, per numero assoluto di casi, dalle province di Macerata (572), Pesaro Urbino (453), Ascoli Piceno (442), Fermo (365); 102 i casi da fuori regione. La fascia d'età con più nuovi contagi è sempre quella tra i 25 e i 44 anni (809) seguita da 45-59 (672), 70-70 anni (254) e 60-69 anni (252).
Sono stati resi pubblici anche i dati del monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe, che hanno evidenziato un aumento del 36,6% di nuovi casi di coronavirus nelle Marche nella settimana tra il 16 e il 22 gennaio e performance in peggioramento per i casi attualmente positivi per 100mila abitanti (1.073).
A livello provinciale per nuovi casi ogni 100mila abitanti, il valore più alto si registra a Fermo 1.474 (+43,1% rispetto alla settimana precedente); seguono Ascoli Piceno 1.382 (+30,9%), Ancona 1.130 (+36,2%), Macerata 1.105 (+32,1%) e Pesaro e Urbino 801 (+47,3%).
Nella settimana in questione le Marche sono rimaste sopra soglia di saturazione per posti letto in area medica (21,0%) e sotto soglia invece per 'occupazione' di posti letto in terapia intensiva (2,3%) da pazienti Covid-19.
Per quanto riguarda i vaccini, la popolazione che ha completato il ciclo è pari all'81,3% (media Italia 83,9%) a cui si aggiunge un ulteriore 1,3% (media Italia 1,7%) che ha ricevuto solo la prima dose.
Il tasso di copertura vaccinale con terza dose è del 83,7% (media Italia 84,0%), il tasso di copertura vaccinale con quarta dose è del 3,6% (media Italia 6%). La popolazione tra i 5 e 11 anni di età che ha completato il ciclo vaccinale è pari 19,5% (media Italia 33,4%) a cui aggiungere un ulteriore 2,6% (media Italia 4,0%) solo con prima dose.
Sei ricoverati per Covid in più nelle Marche nell'ultima giornata: il totale è ora aggiornato a 233 di cui 8 in Terapia intensiva (+1), 225 in Area medica (+5) tra i quali 57 in Semintensiva (-4) e 168 in reparti non intensivi (+9); 32 le persone dimesse in 24ore.
Con questi dati, forniti dalla Regione Marche, il tasso di occupazione Covid delle terapie intensive sale al 2,3% mentre quello in Area medica è del 22,1%.
In un giorno registrati 2.821 positivi per un'incidenza in leggero arretramento a 1.187,09. Quattro i deceduti, tutti con patologie pregresse, che fanno aumentare il totale regionale a 3.682: un 66enne di Civitanova Marche (Macerata), una 86enne di Montegranaro (Fermo), un 91enne di Jesi (Ancona) e un 86enne di Alba Adriatica (Teramo) ricoverato ad Ascoli.
Il 2022 sembrava l’anno d’oro della transizione ecologica in Italia: sviluppo della mobilità sostenibile, delle aree marine protette e interventi diretti per un minore e migliore sfruttamento delle risorse energetiche estratte dal suolo. Ma la guerra ha fermato tutto. E adesso Legambiente Marche pensa a soluzioni alternative anche per Macerata.
Solo nel primo trimestre – anche in virtù della crisi ucraina - si è registrato un aumento del 131% sulle bollette della luce e del 94% su quelle del gas. Per correre ai ripari rispetto alla dipendenza energetica dalla Russia, il presidente del Consiglio Draghi ha dato il via libera per far ripartire trivelle e impianti a carbone. Che però, insieme, riuscirebbero a coprire a malapena l’8% del fabbisogno nazionale.
Secondo Wwf, Greenpeace e Legambiente, l'attuale sconvolgimento geopolitco potrebbe fornire un nuovo slancio agli obbiettivi 'green' prefissati per il 2025. Ma occorre considerare la futura revisione del Pnrr. "Bisogna intervenire sul piano locale” - afferma il gruppo Legambiente Marche attraverso le parole del suo presidente Marco Ciarulli, che già nelle ultime settimane si è detta contraria alla riattivazione delle trivelle nell’Adriatico – corrispondenti a circa 1300 giacimenti attivi, di questi appena 500 utilizzati con continuità. Direttamente dal mare arriva il 54,6% del gas autoprodotto, interessando le coste di Veneto, Emilia Romagna e Marche.
È ancora possibile pensare a una transizione ecologica in breve tempo? Abbiamo presentato negli ultimi giorni con un comunicato congiunto (Legambiente, Wwf e Greenpeace) quelle che sono le nostre proposte per riuscire a produrre energia rinnovabile al 100% entro il 2036. La transizione non sarà immediata, ma è necessaria per uscire dal ricatto del gas fossile.
E sono proposte concrete? Valgono a livello nazionale. Per ogni regione poi bisognerà indagare sulle caratteristiche territoriali. Gli interventi vanno contestualizzati. Da sempre ci battiamo per le energie rinnovabili e la riduzione dei consumi.
Qual è la situazione nelle Marche? Qui abbiamo il fotovoltaico a terra, e copre un quinto del nostro fabbisogno energetico. Ma se non lo avessimo, dipenderemmo completamente dai combustibili fossili.
Una soluzione quindi sarebbe incrementare questo esercizio? Dobbiamo massimizzare gli impianti a terra, ma senza esagerare. E poi ne vanno contestualizzati di nuovi in prossimità dei centri abitati, dove ci sono scuole, edifici pubblici. Inoltre, occorre impegnare le comunità energetiche e puntare anche sull’eolico.
Quali sono le difficoltà di attuazione? Ad oggi sono sempre state legate alla strumentalizzazione politica del tema e all’eccessiva burocrazia. Basti pensare che il primo impianto offshore è nato in Puglia dopo un iter autorizzativo di 14 anni.
Sul piano provinciale invece avete individuato possibilità concrete? Certo, per esempio a Macerata e in altre province potrebbe essere sfruttato il biometano. Ma dal 2018 – anno in cui il decreto ministeriale ne incentivò l’utilizzo – nelle Marche siamo rimasti a zero impianti di biometano. Nonostante potremmo produrne tanto, visto il numero delle nostre imprese agricole sul territorio.
Come mai? La politica malvagia costruita intorno, sulla linea delle cosiddette sindromi Nimby e Nimto. Si promuove una narrazione completamente sbagliata, visto che il biometano riduce sensibilmente anche l’impatto ambientale. Della serie “va bene tutto, ma non durante il mio mandato elettorale”.
Con la crisi energetica in atto, si vogliono riattivare anche le trivelle in mare. Voi continuate ad opporvi? Assolutamente sì. Non solo hanno un grave impatto sull’ambiente, ma richiedono un investimento oneroso. Che tra l’altro ci darebbe modo di autoprodurre una percentuale di energia irrisoria e per poco tempo per sostenere l’economia.
Perché il Paese è così in ritardo sulle rinnovabili? Si è sempre ricercata la soluzione più confortevole, che però ci ha portato alla situazione di dipendenza attuale. E dire che con compostaggio e biostabilizzazione copriremmo quasi ad occhi chiusi il 10% del fabbisogno nazionale di gas. Occorre lo sforzo di sbloccare gli iter autorizzativi e velocizzare il sistema.
Nel frattempo, anche gli investimenti nella transizione ecologica con i fondi del Pnrr rischiano di bloccarsi. Questo dipenderà dalle scelte politiche che verranno messe in campo. Noi con le nostre dieci proposte presentate al governo vogliamo dettare una road map per approdare alle rinnovabili il prima possibile. Diversamente, potremo anche arrivarci un giorno. Ma con tempi sicuramente più lunghi e con conseguenze pesanti per l’uomo e l’ambiente.
Il presidente della Regione, Francesco Acquaroli ha sottoscritto questa mattina, nella sede della Prefettura di Ancona, un importante Protocollo operativo territoriale sull’identificazione e accertamento dell’età dei minori stranieri non accompagnati.
L’intesa vede anche l’adesione di Tribunale per i Minorenni di Ancona, Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Ancona, Prefettura di Ancona, Prefettura di Ascoli Piceno, Prefettura di Fermo, Prefettura di Macerata, Prefettura di Pesaro Urbino, ANCI – Marche.
“Sono qui - ha detto in occasione della firma - per portare la convinta adesione della Regione a questa importante intesa che si basa su un progetto di tutela dei più fragili, direi anzi fragilissimi perché minori e soli in una fase complicata della loro esistenza e in un territorio dove non hanno punti di riferimento".
"Il contributo della Regione Marche è di tipo tecnico – ha spiegato – fornito dal nostro staff sanitario ma contiamo di implementarlo in futuro per renderlo sempre più continuativo ed efficace. Vorrei anche cogliere questa occasione per ribadire la piena volontà della Regione alla collaborazione con le istituzioni locali e nazionali a maggior ragione quando si tratta di temi sociali e di iniziative a difesa dei più deboli, anche in considerazione della situazione attuale fortemente condizionata da eventi drammatici come una pandemia e una crisi di guerra.”
L’accertamento dell’età e dell’identità di un minore non accompagnato costituiscono una presupposto essenziale per attivare le procedure in suo favore cioè le misure di protezione alle quali ha diritto anche per scongiurare il rischio di violazione dei diritti fondamentali di un minore e inoltre in termini di imputabilità, in quanto il minore non è imputabile se infraquattordicenne.
Poiché spesso i minori non accompagnati raggiungono l'Italia senza documentazione anagrafica, nel processo di identificazione sono coinvolti numerosi soggetti di differenti Amministrazioni centrali (Ministero dell’Interno, Ministero della Giustizia) e Regionali (SSR regionali).
Se le indagini dell’autorità giudiziaria relative alla ricerca di documenti non possono arrivare all’identificazione accertata, si attiva una seconda fase che coinvolge le strutture sanitarie per un accertamento multidisciplinare dell’età.
Crollo della produzione industriale e consumi condizionati dall’aumento dei prezzi. In Italia, una famiglia mediamente spende 33mila euro l'anno. Di questi, oggi, 1220 se ne vanno per gli aumenti di luce e gas (valori evidenziati già prima della fine del 2021), 320 per il rialzo dei carburanti e circa 300 per la spesa alimentare.
L’inflazione che si prospetta quest’anno – in costante aggiornamento con gli sviluppi della guerra in Ucraina – potrebbe toccare il 7,2% e costringere gli italiani, come del resto sta già accadendo, a spendere meno nell’immediato futuro. Basti pensare che solo nel mese di febbraio la spesa per gli alimenti ha segnato un dato negativo pari al 6%. Risultato: le famiglie rischiano di spendere 2mila euro in più rispetto al 2021.
Le stime di Confcommercio, poi, ipotizzano un incremento del Pil nazionale per il 2022 che non andrà oltre il 3%. Meno di quanto auspicato il 12 febbraio scorso dall’attuale Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Dato confermato il 14 marzo – durante la riunione dei ministri delle Finanze della Ue - dal commissario all’Economia Paolo Gentiloni che ha definito “irrealistica” la possibilità di raggiungere il sospirato 4%.
Tutto questo vale naturalmente in previsione di un conflitto bellico a lungo termine, che avrebbe ripercussioni anche sul 'carovita' del 2023. Nel caso di una guerra breve, invece, il tasso arriverebbe al 6% per il 2022 per poi scendere al 5,5% l’anno successivo. Una lieve variazione delle proiezioni.
Ma non sono solo rincaro dell’energia, delle materie prime e dei carburanti a pesare sullo scenario presente (e futuro) di famiglie e imprese italiane. Ci sono anche le spese di guerra, inevitabili per mantenere salda l’alleanza fra gli Stati membri dell’Ue.
L’Italia, ad oggi, si attesta al 5° posto nella classifica europea e all’11° in quella mondiale. Con l'intervento nella crisi ucraina, si passa dagli attuali 25mld di euro annui (68mln al giorno) ai 38mld prospettati per tutto il 2022 (104mln al giorno). Per rendere meglio l’idea, i dati SIPRI di Stoccolma hanno evidenziato come oggi l’Ue spenda per la guerra in totale ben 233mld: più del triplo rispetto alla Russia (67mld dichiarati dal 2020).
Detto altrimenti – in virtù anche del ‘Decreto Ucraina’ approvato il 18 marzo dal Consiglio dei ministri e accolto con larghissima maggioranza dalla Camera dei deputati – l’Italia destinerà fino al 2% del proprio Pil alle spese militari.
Riassumendo: ‘strozzature e ricerca di mercati alternativi’ per liberarsi dalla dipendenza energetica legata alla Russia, aumento dell’inflazione, crisi dell’import e dell’export, calo progressivo della domanda interna. Il costo della guerra avrà nel lungo termine per l’Italia effetti sempre più tangibili, e che per forza di cose porteranno a una revisione degli obbiettivi prefissati del Pnrr.
Le cifre destinate a talune 'missioni' del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (circa 222 mld di euro) saranno convogliate per permettere alla produzione nostrana di sopravvivere, spostando di conseguenza in secondo piano tutte le altre priorità (in primis, transizione ecologica, sanità e cultura).
Del resto, lo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco ha voluto ‘rassicurare’: «Guerra e costi non possono mettere in discussione il piano. Ma in virtù delle criticità presenti e future bisognerà considerare un aggiornamento dei suoi obbiettivi”.