Fermo
Marche, la febbre dell'azzardo: oltre 3,8 miliardi giocati nel 2024. Ad Ascoli la spesa pro capite più alta
Un Paese in bilico. Il grido d'allarme arriva da Libera con il dossier "Azzardomafie", curato da Toni Mira, Maria Josè Fava, Gianpiero Cioffredi e Peppe Ruggiero, che traccia un quadro drammatico dell'Italia stretta nella morsa del gioco d'azzardo, dove il confine tra legale e criminale è sempre più labile. L'Italia si scopre una nazione che nel solo 2024 ha "giocato" oltre 157 miliardi di euro. Sono almeno 18 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno "tentato la fortuna" tra videopoker, slot-machine, Gratta e Vinci e sale bingo, spinti dalla speranza di un riscatto sociale per molti irraggiungibile. Ma dietro l'illusione di cambiare vita, si cela un meccanismo che specula sulle fragilità umane e produce un costo sociale altissimo. Il fenomeno ha dimensioni sanitarie preoccupanti: i giocatori patologici sono 1 milione e 500 mila (il 3% della popolazione maggiorenne), mentre quelli a rischio moderato sono 1 milione e 400 mila (2,8%), per un totale di 2 milioni e 900 mila persone. L'Ombra della Criminalità Organizzata Quando il gioco si fa duro, a vincere sono le mafie. L'analisi incrociata delle relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia tra il 2010 e il 2024 è chiara: sono 147 i clan censiti che hanno investito nell’azzardo, operando in attività sia legali che illegali e coinvolgendo ben 25 Procure Antimafia. Gli interessi della criminalità organizzata si diffondono in modo capillare, con 16 regioni coinvolte in inchieste che hanno visto la presenza dei clan. Il gioco d'azzardo non è solo un affare, ma una delle voci più remunerative del bilancio mafioso, un'enorme "roulette" per riciclare denaro sporco e imporre beni e servizi, estorcere o prestare denaro a usura ai giocatori in difficoltà, e truffare lo Stato. Il dato fornito dal Generale della Guardia di Finanza, Nicola Altiero, vicedirettore operativo della Dia, è inequivocabile: "un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi". A livello nazionale, è la Campania a guidare la triste classifica con 40 clan che hanno messo le mani sul gioco d'azzardo, seguita dalla Calabria con 39 clan. Marche, un Allarme Regionale Nelle Marche, il volume di gioco è sbalorditivo. Nel 2024 sono andati in "fumo" oltre 3,8 miliardi di euro (esattamente 3.813.334.632,77 euro), di cui la parte preponderante è frutto del giocato telematico (2.213.244.213,64 euro) che supera il giocato fisico. Questo si traduce in una spesa media di 2.574 euro all’anno per abitante, bambini compresi. Tra i capoluoghi, la città dove si è giocato di più in termini assoluti è Ancona con oltre 236 milioni di euro, seguita da Pesaro (228 milioni) e Ascoli Piceno (141 milioni). Tuttavia, se si rapportano i dati alla popolazione, la classifica cambia, evidenziando una maggiore intensità del fenomeno nei centri minori: in testa finisce Ascoli Piceno con 3.118 euro all’anno per abitante, seguita da Fermo con 2.902 euro e solo terza Ancona con 2.732 euro. Chiudono Pesaro (2.399 euro) e Macerata (1.578 euro). Per quanto riguarda l'infiltrazione mafiosa, nelle Marche è stato riscontrato il coinvolgimento della mafia albanese in un'operazione del 2022 ad Ancona, e l'ultima relazione della Dia 2024 evidenzia l'attenzione sulla regione per la presenza di "propaggini riconducibili ad organizzazioni di matrice ‘ndranghetista con interessi nel riciclaggio". A livello di regolamentazione, le Marche conquistano sei "semafori verdi" nell'analisi di Libera sulle normative regionali, ma permangono criticità da affrontare, in particolare riguardo la disponibilità di ore di apertura delle sale e la loro distanza dai luoghi sensibili. L'Azzardo Passivo e la Contraddizione dello Stato La dipendenza dal gioco ha ricadute devastanti che vanno oltre il singolo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, per ogni giocatore, ben altre sette persone sono coinvolte, i familiari, che in totale ammontano a 20 milioni e 400 mila persone, facendo dell'Italia vittima di un vero e proprio "azzardo passivo". La conseguenza è una perdita stimata di 7,6 punti percentuali di qualità della vita, che si manifesta con isolamento sociale, malessere e ansia. Eppure, come conclude Luigi Ciotti, "lo Stato sembra guardare altrove: ai proventi che incassa grazie alle tasse sul gioco", denaro che solo in minima parte viene reinvestito in percorsi di prevenzione e cura per le vittime di questa dipendenza. Libera è perentoria: "Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il guadagno delle aziende o dell’erario". Di fronte a una legislazione frammentaria e ambivalente che favorisce l'espansione dell'offerta di giochi, l'associazione propone un intervento articolato che preveda: il mantenimento di uno spazio di autonomia per gli Enti locali, un reale stop alla pubblicità del gioco d’azzardo, il divieto di compartecipazione alle Regioni del gettito delle slot, la ricostituzione dell'Osservatorio nazionale contro la dipendenza, e l'aumento dei controlli su tutta la filiera del gioco.
Ricostruzione post-sisma: "A rischio la liquidità delle imprese senza cessione del credito"
L’evoluzione del quadro normativo introdotto dal disegno di legge di Bilancio 2026 solleva profonde preoccupazioni tra le associazioni di categoria del territorio marchigiano, in particolare per quanto riguarda l’area del Cratere sismico e il suo tessuto socio-imprenditoriale. La modifica che impone un drastico limite alla compensazione dei crediti d'imposta con i debiti previdenziali e contributivi viene considerata un elemento di forte criticità. Finora circoscritto a banche e intermediari finanziari, il veto viene esteso dalla Manovra a tutti i soggetti, ponendo imprese e famiglie interessate di fronte a uno scenario finanziario decisamente preoccupante. A partire dall’1 luglio 2026, infatti, la compensazione sarà permessa esclusivamente per i crediti d’imposta emergenti dalle dichiarazioni annuali, escludendo di fatto quelli maturati attraverso l’acquisizione dei bonus edilizi e di altri incentivi statali. Questa riduzione dell’ambito di compensazione rischia di rendere inutilizzabili, in tutto o in parte, le rate dei crediti d’imposta relativi ai bonus edilizi, provocando danni economici e gravi tensioni di liquidità per migliaia di imprese, soprattutto quelle del comparto casa che hanno applicato lo sconto in fattura e che utilizzano legittimamente i crediti fiscali per saldare i propri debiti contributivi. Per i presidenti delle CNA di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo – Simone Giglietti, Arianna Trillini ed Emiliano Tomassini – questa stretta normativa comprometterà la pianificazione finanziaria del tessuto produttivo locale. Inoltre, viene sollevata forte perplessità sull'efficacia delle misure annunciate per il sostegno agli investimenti, come i crediti d’imposta per Industria 4.0, Transizione 5.0, ricerca e sviluppo e il Tax credit cinema. Secondo quanto riportato all’articolo 26 del testo, l’efficacia dell’estensione dell’aliquota del 110% per il Superbonus alle istanze di contributo presentate prima del 30 marzo 2024, inizialmente accolta con favore dalle associazioni, appare ora inevitabilmente compromessa dalla mancanza di adeguati strumenti finanziari. Un ulteriore elemento di forte criticità riguarda le scadenze imposte per il completamento degli interventi. Le Cna ritengono realistico che le oltre 5.000 richieste non potranno essere concluse entro la fine del 2026, data la mole di lavori e la complessità delle pratiche amministrative. Per questo, si ritiene indispensabile e urgente un prolungamento dei termini fino al 2027, al fine di scongiurare nuove incertezze e garantire la conclusione degli interventi in condizioni sostenibili. «Nonostante l’apprezzamento espresso per la scelta di estendere il 110% a tutte le pratiche di ricostruzione, è necessario segnalare che senza strumenti finanziari adeguati questa misura rischia di restare incompiuta – hanno dichiarato congiuntamente i tre presidenti delle Cna – La ricostruzione non può procedere a scadenze ravvicinate e senza certezze operative, ma necessita di una prospettiva stabile e di una programmazione che consenta di lavorare con continuità e portare a termine gli interventi».
Bugiardini riparte dalla Prima Categoria: l’ex tecnico della Civitanovese torna al Petritoli
Dopo la parentesi in Serie D alla guida della Civitanovese, Luigi Bugiardini torna in panchina. L’allenatore civitanovese riparte dalla Prima Categoria, dove ha accettato la chiamata del Petritoli 1960, formazione dell’entroterra fermano che ha deciso di voltare pagina dopo il divorzio da Domenico Izzotti. Per Bugiardini si tratta di un ritorno molto sentito, visto che aveva già guidato la squadra biancoverde per diverse stagioni, lasciando un ottimo ricordo per serietà, competenza e risultati. Dopo l’esperienza in rossoblù – chiusa con la retrocessione al termine del playout perso a Notaresco – il tecnico ritrova così una piazza che lo stima e che vede in lui l’uomo giusto per rilanciare il gruppo. Il Petritoli, attualmente terzultimo nel girone D di Prima Categoria con 5 punti in 7 giornate, affida a Bugiardini il compito di risollevare la squadra e riportarla fuori dalla zona playout. Per l’ex giocatore professionista, che in carriera ha vestito le maglie importanti di Ascoli, Palermo e Catanzaro, e ha maturato esperienze su diverse panchine del calcio marchigiano, questa nuova avventura rappresenta una ripartenza motivante, nel segno del lavoro e della passione che da sempre lo contraddistinguono.
Marche, indagato il neo capogruppo FdI per falso ideologico: "Gogna mediatica ma resto garantista"
La Procura di Ancona ha aperto un fascicolo per falso ideologico a carico di Andrea Putzu, neo capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale delle Marche, al suo secondo mandato. L'indagine è stata innescata da un esposto risalente alla fine dell'estate 2020, che mette in discussione la sua eleggibilità alle ultime consultazioni regionali. La notizia, anticipata da indiscrezioni sui social media e poi confermata dai quotidiani locali, riguarda la condanna definitiva per falso ideologico – legata a validazioni di firme in elezioni amministrative – subita dal consigliere nel 2018. L'esposto è stato presentato da Saturnino Di Ruscio, ex sindaco di Fermo ed ex presidente Erap Marche, primo dei non eletti di FdI nella circoscrizione di Fermo nel 2020. Di Ruscio contesta che il neo capogruppo, al momento della candidatura, abbia attestato di non incorrere in cause di incandidabilità, sostenendo che la condanna del 2018 fosse invece ostativa. Il contesto giudiziario è complesso: il consigliere, dopo la condanna del 2018, non era decaduto dalla carica di consigliere comunale a Porto Sant'Elpidio e, successivamente, il 12 agosto scorso, il Tribunale del Riesame lo aveva riabilitato. La questione è ora al vaglio della Procura. Il neo capogruppo ha reagito duramente alla diffusione della notizia, puntando il dito contro la fuga di informazioni coperte da riserbo. "Non posso non rilevare e, permettetemi l'ironia, complimentarmi per come informazioni coperte dal più stretto riserbo investigativo siano misteriosamente trapelate e prontamente offerte in pasto ai social," ha affermato Putzu, denunciando il solo scopo di "riproporre la gogna" subita in campagna elettorale. Sulla denuncia, presentata da Di Ruscio, il consigliere si è limitato a dire: "Sono quindi indagato come qualsiasi cittadino che viene denunciato, notizia nota da tempo". Pur manifestando dispiacere per la "strumentalizzazione" politica della vicenda, il neo capogruppo si è detto "sereno" e certo di non aver commesso alcun reato. "Ho il massimo rispetto nelle istituzioni e nella magistratura, sono un garantista," ha sottolineato, ricordando il principio secondo cui indagato non significa colpevole. "Sono certo che la Procura farà correttamente il suo lavoro e potrà constatare che le accuse che mi hanno rivolto sono prive di fondamento" , ha concluso Andrea Putzu, lasciando ai suoi legali il compito di rispondere nel merito "nelle sedi opportune e certamente non sui social, perché bisogna sempre ricordarsi che la Giustizia è una cosa seria e va sempre rispettata".
Parlamentari marchigiani, ecco chi guadagna di più: in testa Carloni e Cataldi. La maceratese Manzi sfiora i 96mila euro
Quanto guadagnano i nostri rappresentanti in Parlamento? Le sezioni “trasparenza” di Camera e Senato stanno piano piano aggiornando le dichiarazioni dei redditi dei deputati e senatori, ma qualche dato interessante è già disponibile. Tra i più solerti nel pubblicare la propria documentazione ci sono la maceratese Irene Manzi (Partito Democratico), il pesarese Antonio Baldelli (Fratelli d’Italia) e l’ascolano Giorgio Fede (Movimento 5 Stelle). La parlamentare Dem di Macerata — già vicesindaco del capoluogo — è passata dai 42.772 euro dichiarati nel 2023 (redditi 2022) ai 99.952 euro del 2024. Quest’anno, la cifra è leggermente scesa, attestandosi a 95.714 euro lordi. Dietro di lei, a ruota, troviamo il senatore di FdI Guido Castelli, commissario straordinario per la ricostruzione post sisma, con 94.013 euro (in crescita rispetto ai 70.956 del 2022 e ai 58.574 del 2021), e la sambenedettese Lucia Albano, anche lei di Fratelli d’Italia e sottosegretario al Ministero dell’Economia, con 94.964 euro. Sul fronte del Senato, il “paperone” delle Marche è il pentastellato ascolano Roberto Cataldi, che nel 2024 dichiarava 130.856 euro. Negli anni precedenti aveva fatto ancora meglio: 176.687 euro nel 2021 e addirittura 227.198 nel 2022. Segue la portorecanetese Elena Leonardi (FdI) con 107.586 euro e il fermano Francesco Verducci (PD) con 105.235 euro, anche se in entrambi i casi si tratta di dati ancora riferiti allo scorso anno. Alla Camera, il reddito più alto spetta al fanese Mirco Carloni (Lega): 160.761 euro. Subito dietro l’anconetano Stefano Maria Benvenuti Gostoli (FdI) con 151.276 euro, in attesa dell’aggiornamento 2025. Il pentastellato Giorgio Fede (San Benedetto del Tronto) ha già pubblicato la dichiarazione più recente: 118.913 euro complessivi. La fabrianese Giorgia Latini (Lega) si ferma a 105.152 euro, mentre il democratico ascolano Augusto Curti raggiunge 115.269 euro.Chiude il pesarese Antonio Baldelli (FdI) con 98.539 euro nella dichiarazione di quest’anno.
Il caso «Circolo Tennis» di Amandola: "Avvisati dello sgombero solo via PEC"
Nella città di Amandola, da qualche settimana a questa parte, non si discute d'altro: il noto circolo di tennis «Il Principe» situato in via Zoccolanti è stato momentaneamente chiuso. A quanto pare, l’amministrazione comunale avrebbe esortato la direzione del club a sgomberare i locali in vista di una nuova gara di affidamento. Il sindaco Adolfo Marinangeli ha rilasciato delle dichiarazioni che sembrano non lasciare adito ad alcuna replica: ci sono delle carte e degli atti che parlano chiaro e che andrebbero rispettati. Ma bisogna sempre ascoltare anche l'altra campana. Il dottor Stefano Ripani, presidente del circolo da sedici anni, ha acconsentito a far luce sulla questione, rispondendo ad alcuni degli interrogativi sorti nella comunità amandolese a seguito di un’intervista rilasciata dal primo cittadino a "Laprovinciadifermo.com" nei giorni scorsi, il quale ha dichiarato di non imputare a sé stesso nessun errore e di aver soltanto «cercato il dialogo». È vero: c’era una convenzione, e questa convenzione è scaduta il 31 dicembre 2024. Stando alle carte, però, non sarebbe la prima volta nella storia del Circolo Tennis, che anche in passato si era ritrovato a continuare la sua attività senza convenzioni in vigore, e tutto ciò senza la necessità di giungere a comunicazioni scritte o a inaspettate richieste di sgombero. Nelle precedenti occasioni, infatti, l'amministrazione si era limitata ad accordarsi con il direttivo del club per mantenere in funzione gli impianti sportivi nell'attesa della pubblicazione di un nuovo bando, garantendo così la normale prosecuzione delle attività tennistiche. Il sindaco Marinangeli avrebbe dichiarato che la scorsa estate, dopo essere stato messo al corrente dell'avvenuta scadenza della convenzione, aveva informato il direttivo del club. «In realtà, siamo stati noi ad aver comunicato all'assessore Mariani, con cui abbiamo sempre intrattenuto ottimi rapporti professionali, che il contratto era decaduto a dicembre 2024 - afferma Ripani -. Il sindaco non ci ha mai contattati in modo informale. La prima comunicazione che abbiamo ricevuto da parte dell’amministrazione comunale è stata una PEC risalente al 9 settembre, in cui ci veniva richiesto di far luce sulle tariffe applicate per l’affitto del campo e sulle relative modalità operative». Il primo cittadino ha parlato di prezzi «illegittimamente alzati»: è vero, i membri del Circolo avrebbero dovuto quantomeno consultare la Giunta comunale, come sancito dall'articolo 7 della convenzione. Peccato che, quando le tariffe sono state modificate, la stessa convenzione era già scaduta. «Per quanto riguarda la questione prezzi sapevamo già di essere in difetto, perché da contratto i prezzi devono essere stabiliti dalla Giunta. Le vecchie tariffe erano ferme da quando è stato introdotto l’euro. Per far fronte alle ingenti spese annuali - parliamo di circa 1.500 euro solo per l’utenza dell’acqua - ci siamo trovati costretti ad alzare il prezzo dell’affitto del campo da 3 a 5 euro». Il 6 ottobre, dopo essere stata informata dell’effettivo aumento dei prezzi, l'amministrazione comunale richiede lo sgombero della struttura: è la prima volta nella storia del Circolo Tennis di Amandola, fino a quel momento forte di una solida e tutt’altro che conflittuale collaborazione con il Comune. I membri del Circolo si adoperano per liberare gli impianti sportivi e trasferire le attività in una struttura coperta. Nella sua dichiarazione, il sindaco incalza sul fatto che normalmente «da ottobre a marzo i campi non vengono più usati» e si sofferma sull’invio di un messaggio fatto girare su Whatsapp, in cui i soci del club venivano informati dai membri del direttivo della chiusura dei campi all’aperto e del trasferimento presso il PalaTennis. A detta sua, dal messaggio in questione emergerebbe «che l’attività sportiva del tennis è sempre praticabile nella nostra città». Nessun danno, dunque? Tutt’altro: il presidente Ripani ha voluto precisare che, quando le condizioni metereologiche lo consentono, le attività all’aperto possono prolungarsi fino agli inizi di novembre e che l'improvvisa chiusura dei campi ha provocato il ritiro dal campionato di una squadra che avrebbe dovuto giocare in casa. Il PalaTennis, inoltre, non disporrebbe né di riscaldamento, né di spogliatoi: si tratta infatti di una struttura piuttosto recente e ancora incompleta, sulla quale lo stesso Circolo ha investito una notevole somma di denaro. Il rischio, dunque, di fronte a queste inattese ingerenze amministrative che lasciano presagire la possibilità di una gestione alternativa dei campi all’aperto, potrebbe essere quello di una discontinuità delle attività tennistiche: da una parte la struttura al chiuso, gestita ancora dal decennale Circolo secondo una convenzione che scadrà nel 2029, dall’altra l’impianto sportivo in via Zoccolanti. Veniamo ora alla spinosa questione della soluzione proposta da Marinangeli, ossia la proroga della convenzione per tutto il 2026, con possibilità di rinnovo di anno in anno. A sentire il sindaco, di fronte alla generosa prospettiva di un compromesso che avrebbe accontentato tutti, il direttivo del Circolo ha in realtà deciso di rifiutare inspiegabilmente l’accordo. «La nostra idea era quella di partecipare all'eventuale bando che sarebbe stato emanato dal Comune - dichiara Ripani -, ma pensavamo che avesse durata quinquennale proprio come in passato, invece ci è stata proposta una soluzione non esaustiva». Una convenzione annuale potrebbe effettivamente rappresentare una prospettiva difficilmente percorribile, soprattutto in vista di eventuali investimenti da parte dell’associazione. Inoltre, quale sicurezza ne deriverebbe per il personale del circolo? È a tutti gli effetti una soluzione temporanea, instabile e potenzialmente volubile. Ora che le dinamiche sono finalmente state chiarite e che tutte le parti interessate sono state chiamate in causa, c’è da chiedersi: perché mai l’amministrazione comunale si è mostrata così agguerrita nello sfrattare un’associazione efficiente e stimata dalla comunità? È d'uso comune, tra i sindaci, dimenticare di avvisare un proprio assessore dei provvedimenti che si intendono prendere in relazione alla sua sfera di competenza? Di fronte alla domanda sul perché Marinangeli potrebbe non gradire più la vecchia gestione dell’impianto, il presidente ha risposto: «Le motivazioni possono essere molteplici. Dico solo che dovremmo essere valutati sulla base di come gestiamo la struttura, e non di altre situazioni esterne e secondarie. Non vogliamo sollevare polemiche, ma continuare a svolgere il nostro lavoro con la passione di sempre. Se ci verrà data la possibilità, continueremo a farlo secondo le nostre usuali modalità».
La Regione Marche avvia la modifica dello Statuto: giunta da sei a otto assessori
La giunta regionale delle Marche di centrodestra, guidata dal presidente Francesco Acquaroli, ha avviato l'iter per modificare lo Statuto regionale, al fine di portare la giunta da sei a otto assessori, adeguandolo a quanto disposto dalla legge nazionale 8 agosto 2025, n. 122. Lo fa sapere la Regione riguardo alla procedura che poi prevede una doppia deliberazione, a maggioranza assoluta, in Consiglio regionale a distanza di almeno due mesi l'una dall'altra. "Al fine di rafforzare ulteriormente sia il presidio delle molteplici competenze regionali a favore dell'intera comunità, - spiega la Regione - sia la concertazione con tutte le categorie e gli stakeholder regionali, è consentito alle Regioni di aumentare il numero degli assessori nel limite previsto dalla normativa statale a invarianza di spesa per la pubblica amministrazione tramite idonea modifica statutaria, nei limiti degli stanziamenti di bilancio previsti a legislazione vigente e comunque senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica".
Un arcobaleno inaugura i nuovi voli Dat da Ancona: due collegamenti giornalieri per Roma Fiumicino e Milano Linate
I cannoni ad acqua dei vigili del fuoco hanno disegnato un arcobaleno sopra l’aereo della compagnia danese Dat, salutando così l’inaugurazione ufficiale delle due nuove rotte da Ancona verso Roma Fiumicino e Milano Linate. Le tratte, presentate lunedì mattina all’aeroporto marchigiano, rientrano nel bando regionale per la continuità territoriale e prevedono una doppia frequenza giornaliera. I collegamenti saranno operati con un aeromobile turboelica ATR 42-500 da 48 posti. Il primo volo per Roma parte alle 6.05 con rientro da Fiumicino alle 7:40, mentre il secondo decolla da Ancona alle 15 e riparte dalla capitale alle 16:40. Per Milano Linate, invece, il primo volo è previsto alle 9.25 con ritorno alle 11.15, mentre la seconda coppia di collegamenti è alle 18:25 e alle 20:15. «Lo scalo di Linate è pensato soprattutto per il businessman marchigiano che può viaggiare andata e ritorno in giornata - spiega Raffaele Vallero, general manager in Italia di DAT - mentre Fiumicino sarà utile soprattutto per i collegamenti con il resto del mondo». In questi giorni sono attive promozioni che consentono voli di andata e ritorno a 99 euro. Quanto al collegamento su Napoli, attualmente non operativo, Vallero non esclude un possibile ritorno: «Abbiamo un aeroplano abbastanza libero nei fine settimana e a metà giornata», ha spiegato. Sul fronte dei collegamenti interlinea, da domani sarà operativo l'accordo con Finnair, mentre sono in fase di definizione nuove partnership con Qatar Airways, SAS Airlines, Emirates e Lufthansa. «Nei primi mesi del 2026 - ha aggiunto Vallero - puntiamo a siglare anche un accordo con Ita Airways, che cambierà il modo di volare da Ancona su Roma». «Dai primi report emerge che chiuderemo l’anno con circa 20 mila passeggeri - ha dichiarato Giorgio Buffa, amministratore delegato di Ancona International Airport - e ci auguriamo di poter arrivare presto a quota 28 mila». (Credit foto: Ansa Marche)
Promozione, Mister Nocera torna in pista: è il nuovo allenatore della Palmense
Mister Francesco Nocera torna in pista. L’ex tecnico, fra le altre, di Maceratese, Ancona e Civitanovese, è il nuovo allenatore della Palmense, formazione del girone B di Promozione, che lo ha scelto per "traghettare la squadra dalle sabbie mobili in cui si è cacciata a lidi più sicuri", come si legge nel comunicato ufficiale diffuso dal club. Dopo essere stata una delle rivelazioni della scorsa stagione, capace di contendere per lunghi tratti la vittoria finale alla corazzata Trodica, la Palmense non è riuscita in questa prima parte del nuovo campionato a confermare le buone prestazioni dell’anno precedente. Dopo 9 giornate, infatti, la formazione fermana si trova nelle zone basse della classifica con 9 punti frutto di 2 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte. Il ko di sabato scorso sul campo del Grottammare è costata la panchina a Mister Cardelli, esonerato - come sottolinea la società - "con dispiacere" ma con l’intento di dare una scossa all’ambiente. Nel comunicato, la Palmense ha voluto ringraziare l’allenatore uscente per "i successi ottenuti assieme in questi anni di preziosa collaborazione che resteranno indelebili nella memoria e nella storia della Società che, con il Mister alla guida tecnica, ha raggiunto traguardi impensabili e mai raggiunti prima". Al suo posto arriva Francesco Nocera, una figura di esperienza e affidabilità, ben conosciuta nel panorama calcistico marchigiano. Allenatore capace e pragmatico, Nocera è reduce dalla positiva esperienza con l’Aurora Treia, dove lo scorso anno era subentrato in corsa riuscendo a risalire la classifica fino alla qualificazione ai playoff. Nel suo ricco palmarès spiccano due vittorie del campionato di Promozione nelle Marche: la prima alla guida dell'Ancona nella stagione 2018/19 e la seconda, più recente, con la Civitanovese nel 2022/23. Un vero specialista della categoria, dunque, pronto a rimettersi in gioco per dare nuova linfa alla Palmense. Nocera ha diretto il suo primo allenamento lunedì sera e sabato esordirà davanti al pubblico di casa contro il Casette Verdini, in un match che potrà già dire molto sulle nuove ambizioni della squadra.
Sicurezza Marche, provincia di Fermo in testa per indice criminalità: Macerata segna il record di crescita (+495 denunce)
Le Marche si confermano tra le regioni meno colpite dalla criminalità in Italia, ma i dati del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno, forniti in esclusiva al Sole 24 Ore, mostrano un quadro variegato tra le province per il 2024. È Fermo la provincia con l'indice di criminalità più elevato della regione. Con 3.159,2 reati denunciati ogni 100mila abitanti, su un totale di 5.279 denunce (+107 rispetto al 2023), Fermo si posiziona al 57° posto in Italia su 106, ben distante dalle città con i tassi più alti come Milano e Roma. Fermo è seguita da Ascoli Piceno, che si colloca al 73° posto nazionale con un indice di 2.882,2 (5.576 reati, in calo di 79). Seguono Pesaro Urbino (91ª con 2.641 denunce ogni 100mila abitanti e 9.238 reati, in aumento di 209) e Ancona (93ª con un indice 2.610 e 12.049 reati, in calo di 104). Chiude la graduatoria regionale Macerata, 94ª in Italia con un indice di 2.609,9, ma con il maggior aumento di reati in termini assoluti: ben 495 denunce in più per un totale di 7.890. Guardando ai reati specifici, Fermo si distingue con l'unica denuncia di usura nella regione, che le vale il 9° posto in Italia per questo reato. La provincia si piazza inoltre tra le prime per danneggiamento seguito a incendio (30ª con 22 denunce), estorsioni (31ª con 36) e sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile (34ª con 4 casi). Ad Ascoli Piceno si registrano 911 danneggiamenti (33ª nazionale). Pesaro ha 179 denunce per stupefacenti (42ª), mentre Ancona, grazie al porto internazionale, è al 9° posto per il contrabbando, seppur con sole tre denunce. Infine, Macerata raggiunge il 26° posto in Italia per sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile con otto denunce.
Un'intera contrada che si trasforma in 'villaggio del terrore': "Nel nostro uliveto va in scena la paura"
Il tema di Halloween è spesso stato teatro di discussione tra chi lo vede come evento di "culto del male" e chi invece lo vive come un secondo Carnevale. Discussioni che a volte rovinano il clima che si respira attorno alla festa. In questo spiacevole caos spuntano orgogliosi i fiori della speranza, delle storie che vedono una festa antica unire anziché dividere. È il caso degli abitanti di Contrada Castagneto, nel comune di Montegiorgio. Tutto parte da Paola Romanella e da suo marito. Paola ama la cultura celtica (da cui derivano le origini di Halloween, ndr) e festeggia da anni la ricorrenza. Il suo entusiasmo è contagioso, tanto da aver coinvolto i vicini della contrada creando, quattro anni fa, il primo "villaggio del terrore" nei terreni di proprietà. Nel corso di questi quattro anni gli addobbi sono cresciuti sempre di più, sino a disegnare lo scenario odierno. Un intero uliveto con un percorso che, al lume delle centinaia di candeline, passa attraverso cadaveri senza testa, streghe volanti, tombe che si aprono, fantasmi, ragni, ragnatele e... sorprese terrificanti degne del "miglior cimitero". Un progetto che richiede tanto lavoro e che tiene impegnate le famiglie per settimane, unite nel progetto comune di offrire uno spettacolo senza alcuna pretesa; già, perchè tutto questo spettacolo è gratuito e non solo, le varie famiglie preparano dolcetti e leccornie da offrire ai visitatori Una tradizione che ogni anno vede moltiplicarsi i visitatori, e vede aumentare anche le figure mostruose. "Tutto inizia da una mia passione - dice Paola Romanella - ho sempre amato la storia di Halloween, la nascita in Irlanda da un cattolico, la diffusione, e mi ha sempre affascinato anche come viene festeggiato in Messico, qualcosa di meraviglioso". "Ho iniziato con mio marito ad addobbare il nostro campo come fanno in America, poi tutti hanno fatto la stessa cosa e si è creato una specie di parco - continua Romanella - e continuiamo ogni anno ad aggiungere sempre qualcosa semplicemente per addobbare, ma ogni anno ci sono centinaia di persone che vengono a vedere il nostro lavoro, tanto che alcuni ci hanno consigliato di renderlo un evento pubblico creando un'associazione. Valuteremo tutti insieme dopo questo Halloween. Magari il Comune potrebbe voler essere coinvolto, ma si vedrà". Ad oggi, la festa in contrada Castagneto non è un evento ma sicuramente un appuntamento, un appuntamento a casa di qualcuno che, da buon ospite, offre anche tanti dolcetti e qualche scherzetto.
Litfiba, reunion storica per i quarant’anni di 17 Re: il tour fa tappa a Servigliano
Il 2026 segnerà un ritorno attesissimo nel panorama musicale italiano: i Litfiba degli anni Ottanta si riuniranno con la formazione originale per celebrare i quarant’anni di 17 Re, l’album che ha segnato una svolta nella storia del rock nazionale. Piero Pelù, Ghigo Renzulli, Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo torneranno sullo stesso palco per un tour che si preannuncia memorabile, intitolato “Quarant’anni di 17 Re – Tour 2026”, in programma da giugno ad agosto. L’album 17 Re, pubblicato nel 1986 come doppio LP, è considerato il capolavoro stilistico della band fiorentina e uno dei lavori più influenti della cosiddetta Trilogia delle vittime del potere, insieme a Desaparecido e Litfiba 3. Con le sue sonorità innovative e la forza dei testi, il disco rappresentò un punto di svolta per la scena new wave italiana, portando i Litfiba al riconoscimento anche a livello europeo. Il tour attraverserà l’Italia toccando venti città e farà tappa anche nelle Marche: il 18 luglio 2026 la band si esibirà al Parco della Pace di Servigliano, per una serata che promette di richiamare fan da tutta la regione. I biglietti sono già disponibili in prevendita su vivaticket.it e nei punti vendita autorizzati fino alle 9.59 di domani. Dopo anni di percorsi separati, Pelù e Renzulli tornano dunque a condividere il palco insieme ai compagni di quella stagione irripetibile, riportando dal vivo la potenza, l’energia e la poesia visionaria di un album che, a quasi quarant’anni dalla sua uscita, continua a ispirare nuove generazioni di ascoltatori.
Marche, Gianluca Pasqui eletto presidente del Consiglio regionale
Si è insediata la dodicesima legislatura regionale delle Marche con l’elezione dei componenti dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Durante la prima seduta, Gianluca Pasqui è stato eletto presidente, affiancato dai vicepresidenti Giacomo Rossi e Enrico Piergallini, e dai Consiglieri segretari Marco Ausili e Marta Ruggeri. Pasqui, già vicepresidente nella scorsa legislatura, nonché ex assessore e sindaco di Camerino, è stato eletto consigliere regionale nelle liste di Forza Italia. È il quattordicesimo presidente del Consiglio regionale delle Marche. Nel suo discorso di insediamento, Pasqui ha ringraziato l’Aula per la fiducia e ha sottolineato il valore del dialogo e delle istituzioni: “Oggi assumo questo incarico con spirito di servizio, umiltà e determinazione. Intendo prestare attenzione all’intero territorio regionale, ricordando in particolare le terre dell’entroterra ferite dal sisma, dove ogni pietra racconta fatica, speranza e dignità della nostra gente”. I due vicepresidenti rappresentano forze politiche diverse: Giacomo Rossi per Civici Marche ed Enrico Piergallini per il Partito Democratico. Rossi ha parlato di militanza, impegno e sacrificio come guida del proprio ruolo, mentre Piergallini, alla prima esperienza in Consiglio regionale, ha indicato tre priorità: recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, promuovere l’educazione alla Costituzione nelle scuole e comunicare il valore della pace. Completano l’ufficio di presidenza i Consiglieri segretari Marco Ausili (FdI) e Marta Ruggeri (M5S). Ausili ha espresso la speranza che l’Assemblea diventi luogo di sintesi e collaborazione, mentre Ruggeri ha definito il suo incarico come motivo di grande onore e responsabilità, sottolineando l’impegno a lavorare in modo dinamico e inclusivo. Con la nomina dell’ufficio di presidenza, la dodicesima legislatura delle Marche prende ufficialmente il via, pronta ad affrontare i temi regionali con un equilibrio tra esperienza, nuove presenze e pluralità politica.
Maltempo nelle Marche: 140 interventi dei Vigili del Fuoco per il forte vento
Notte di intenso lavoro per i Vigili del Fuoco nelle Marche, impegnati in circa 140 interventi a causa del forte vento che da ieri sera sta sferzando l’intera regione. Le richieste di soccorso hanno riguardato soprattutto alberi e rami caduti sulla sede stradale, cartelloni pericolanti e parti di edifici danneggiati dalle raffiche. Tra gli episodi più rilevanti, ad Ascoli Piceno una parte pericolante staccatasi dal tetto di un edificio ha colpito una passante. La donna è stata soccorsa, mentre i Vigili del Fuoco hanno provveduto alla messa in sicurezza dell’area. Le province più colpite risultano quelle di Fermo e Macerata, dove si concentra la maggior parte degli interventi. Nel dettaglio, si registrano cinque operazioni a Pesaro Urbino, quindici ad Ancona, quaranta a Macerata, cinquantatré a Fermo e venticinque ad Ascoli Piceno. Le operazioni di verifica e messa in sicurezza continuano in queste ore, con le squadre impegnate su tutto il territorio regionale per fronteggiare le conseguenze del maltempo. (Foto dei vigili del fuoco relative agli interventi nell'Ascolano)
Anziano investito sulla statale: giovane identificato dopo la fuga
Tutto ha inizio con molteplici chiamate al 112 per segnalare un anziano investito da un’auto mentre attraversava sulle strisce pedonali lungo la Strada Adriatica, nel territorio di Porto Sant’Elpidio. Il fatto è avvenuto lo scorso sabato alle ore 22 circa. Sul posto è intervenuto immediatamente il 118 con il personale della Croce Verde. Le condizioni dell’anziano sono subito apparse gravi, tanto da disporre il trasporto in codice rosso all’ospedale regionale di Torrette, ad Ancona. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti anche i Carabinieri del Radiomobile, che hanno raccolto informazioni sull’accaduto e scoperto che l’autore dell’investimento non si era immediatamente fermato dandosi alla fuga. Sono immediatamente partite le indagini volte a identificare il conducente ed a ricostruire la dinamica dell’incidente, raccogliendo ogni elemento utile e monitorando la circolazione nei dintorni. Fondamentali sono state le riprese delle telecamere di videosorveglianza, che, dopo un accurato lavoro degli investigatori, hanno permesso di individuare il veicolo coinvolto e, di conseguenza, il presunto autore dell’investimento, un giovane residente nella provincia di Macerata. Al momento non è possibile stabilire se il giovane sia fuggito per sottrarsi alle proprie responsabilità o se non si fosse immediatamente accorto di aver colpito l’anziano. Il conducente dovrà rispondere del reato di omissione di soccorso, che può comportare una pena detentiva e la sospensione della patente per almeno 18 mesi. L’uomo investito, residente a Porto Sant’Elpidio, resta ricoverato presso l’ospedale regionale in prognosi riservata.

nubi sparse (MC)



