Una donna su tre, tra i 15 e i 70 anni, ha subito violenza sul lavoro. È quanto emerge dai dati Istat, che rivelano un fenomeno diffuso e preoccupante. Le forme più frequenti, secondo l’INAIL, sono: violenza verbale (56%), mobbing (53%), abuso di potere (37%), violenza fisica (10%), stalking (6%) e cyber violenza (2%).
La violenza sulle donne – che sia fisica, sessuale, psicologica o economica – è un crimine che annienta, sottrae certezze, mina la dignità e distrugge l’autostima.
A Veronica, Angelica, Francesca, Lisa e Ines – nomi di fantasia – ha voluto dare voce Elisabetta Pieragostini, attraverso il suo secondo saggio “Oltre il silenzio. [Ri]conoscere la violenza”. Un’opera che racconta, in modo vivido e autentico, le ferite invisibili e visibili ricevute nei luoghi di lavoro.
Attivista e Ceo del suolificio Dami – nel cuore del distretto calzaturiero fermano – Pieragostini interpreta la leadership in chiave umanocentrica, fondata su inclusione, empatia, sensibilità e collaborazione.
Con “Oltre il silenzio”, pubblicato a maggio 2025 da Fall in Lov (progetto editoriale dedicato a imprese e persone impegnate in cause giuste), l’autrice esplora il fenomeno delle molestie di genere e le sue molteplici manifestazioni nei contesti professionali. Racconta esperienze vere di violenza fisica e psicologica e, nella seconda parte, propone strumenti concreti per riconoscere, contrastare e disinnescare i comportamenti abusanti, promuovendo consapevolezza e azione senza paura.
Il quadro globale conferma la gravità del problema: secondo il Global Gender Gap Report Index del World Economic Forum (giugno 2025), serviranno 123 anni per colmare il divario di genere. L’Italia è all’85° posto su 142 Paesi. In Europa, solo Repubblica Ceca, Ungheria e Turchia fanno peggio, con il nostro Paese al 27° posto su 30. A parità di istruzione, le donne guadagnano fino al 33% in meno degli uomini. Più alto è il ruolo, più ampio è il divario.
Dal saggio emerge una convinzione forte e limpida: la radice della violenza è nel divario sociale tra uomini e donne. Un divario antico, intatto e ancora profondamente attuale, che continua ad alimentare squilibri e abusi, anche nei luoghi di lavoro.
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