Le conseguenze già discusse del "Decreto Ucraina" (leggi qui) – comprese quelle derivanti dalle sanzioni promosse dall’Ue – rischiano di pesare ancora di più sulla crisi energetica già in atto. Se la Russia chiudesse i rubinetti, come potrebbe sopperire il nostro Paese al 38% di gas naturale da cui dipende? E dove andrebbe presa l’energia per scongiurare il rischio di un collasso?
Tutta l’Italia per funzionare – abitazioni, riscaldamento, fabbriche, industrie, trasporti – ha bisogno di un quantitativo di energia che viene per il 20% circa dalle rinnovabili (la gran parte dall'idroelettrico), per il 33% circa dal petrolio e per il 40% circa da gas naturale. Più un 7% preso da altre fonti secondarie.
Nel 2020 gli italiani hanno consumato consumato circa 71 mld di Smc (metri cubi di gas naturale); di questi 66 mld sono importati dall’estero. Praticamente il 95% di gas naturale proviene da altri Paesi, e il restante 5% è prodotto direttamente in Italia. Le nostre maggiori importazioni vengono da Olanda e Norvegia (2,9%), Libia (4,2%), Azerbaijan (9,5%), Algeria (27,8%) e, soprattutto, Russia (38,2%). C’è poi il 13,1% che passa dal mare: il cosiddetto GNL o gas naturale liquefatto.
COSA ACCADREBBE SE LA SITUAZIONE IN EUROPA ORIENTALE DOVESSE PEGGIORARE?
Le rinnovabili sono da escludere del tutto. Non solo perché al momento non riuscirebbero a compensare adeguatamente il nostro fabbisogno energetico – soprattutto per industrie e trasporti pesanti -, ma anche perché i tempi di approvazione e messa in atto richiederebbero tempi estremamente lunghi. Con effetti visibili solo nel lungo termine.
E nemmeno il nucleare può essere considerato: un po’ per le stesse ragioni delle rinnovabili, e un po’ perché nel nostro Paese rimane ancora un argomento fortemente dibattuto. La necessità di soluzioni a breve termine riguardano l’incremento delle importazioni da altri paesi di gas naturale e GNL, la riapertura delle centrali a carbone e l’utilizzo di gas di stoccaggio.
Nel primo caso, però, bisognerebbe fare i conti con i Paesi dai quali già importiamo gas naturale in rapporto anche ai loro altri accordi commerciali - oltre che del loro personale fabbisogno. Sul fronte GNL, invece, sono gli Stati Uniti a rivestire un ruolo decisivo: a loro spetta infatti l’ultima parola sugli accordi con la Cina e con la regione del Qatar (secondo esportatore mondiale).
Con quest’ultima, in particolare, gli USA vantano accordi di "joint venture" – si pensi alle multinazionali americane che lì si trovano: "ExonMobil" e "ConocoPhilips" – per la gestione degli impianti di liquefazione situati nel polo petrolchimico di Ras Laffan. In più, l’amministrazione Biden dovrebbe persuadere Giappone e Corea del Sud a rinunciare a parte del loro GNL, in modo da dirottarlo verso l’Europa.
Infine, rispetto al gas dello stoccaggio – nove giacimenti in Italia* -, la compensazione sarebbe minima: solo 17 mld di Smc sui 75 mld di cui avremmo bisogno. Stesso discorso per le centrali a carbone – due di queste già riattivate a fine 2021 - poiché riuscirebbero a coprire solamente un 5% del fabbisogno energetico nazionale.
* Otto siti appartengono alla Stogit (gruppo Eni): Brugherio, Minerbio, Settala, Ripalta, Sergnano, Sabbioncello, Cortemaggiore, Fiume Treste (ex San Salvo). Mentre i giacimenti di Collalto (Treviso) e Cellino (Teramo) sono di proprietà dell'Edison
Fonte dati MISE (Ministero dello Sviluppo Economico)
Nell'ultima giornata sono stati 1.158 i casi di positività al Coronavirus nelle Marche: prosegue il calo dell'incidenza che si attesta a 589,51 (ieri 631,67). Lo fa sapere l'Osservatorio epidemiologico delle Marche. Dati che, dunque, confermano il trend di discesa dopo il balzo registrato ieri con l'incidenza totale del virus che era tornata a salire.
Sono 225 le persone con sintomi; i casi comprendono 358 contatti stretti di positivi, 321 contatti domestici, 19 in setting scolastico/formativo, 2 in ambito lavorativo, 3 in ambiente di vita/socialità e uno in setting sanitario.
A livello provinciale solo Ancona supera i 300 casi giornalieri (365); seguono Macerata (246), Pesaro Urbino (199), Ascoli Piceno (158) e Fermo (146); 44 i positivi provenienti da fuori regione. Due fasce d'età superano i 250 casi: 25-44 anni (315) e 45-59 anni (254); poi 14-18 anni (120) e 19-24 anni (108).
Nell'ultima giornata è tornato a salire il numero di ricoveri per Covid-19 nelle Marche dopo il -25 di ieri: ora sono 202 (+6 rispetto a ieri) di cui 21 in Terapia intensiva (+1), 48 in Semintensiva (+2) e 133 in reparti non intensivi (+3); 15 i dimessi.
Tre le persone decedute (una 81enne e una 90enne di Ancona, una 89enne di San Benedetto del Tronto) e il totale sale a 3.609. Il totale dei positivi (ricoveri più isolamenti) è salito a 17.712 (+6) e gli isolamenti domiciliari/quarantene sono in discesa a 16.784 (-143) mentre i guariti/dimessi raggiungono quota 309.913 (+1.149). Gli ospiti di strutture territoriali sono 152 e 12 persone in osservazione nei pronto soccorso.
"Non ci sono profughi in arrivo verso la regione Marche ad oggi; chi sta entrando in Italia sono circa 2mila persone attraverso Veneto e Friuli Venezia Giulia, con mezzi propri, sapendo già dove arrivare, magari hanno qui parenti, famiglie, persone che conoscono, e vengono di loro iniziativa". Così l'assessore regionale alla Protezione Civile Stefano Aguzzi, rispondendo ai giornalisti a margine di una conferenza stampa in cui ha annunciato le misure contro la disoccupazione (leggi qui).
"Da due giorni seguiamo attivamente la situazione profughi, ieri e l'altro ieri ci sono stati incontri tra Regione, Protezione Civile, dipartimento nazionale della Prociv. Per ora nessun accesso diretto alle Marche, - ribadisce Aguzzi - semmai dovessero arrivare profughi nelle Marche, tramite corridoi umanitari o altre iniziative, come Marche, al pari delle altre regioni, noi faremo quanto dovuto per alleviare le sofferenze di queste persone e accoglierle al meglio."
"Non sarebbero persone che vogliono rimanere in Italia ma che, finito questo periodo, speriamo al più presto, vorranno poi rientrare nei luoghi d'origine. Noi siamo pronti ad accoglierli - spiega - anche attraverso l'utilizzo potenziale di un Covid hotel che abbiamo a disposizione a Porto Sant'Elpidio, 20 stanze per 40 posti, due sole sono occupate, contrattualizzato fino a fine marzo e potrebbe esserlo anche per le settimane successive. Ad oggi non c'è questo tipo di richiesta".
Nel 2020 le Marche hanno esportato in Russia merci per un valore di oltre 274 milioni di euro. In particolare, il comparto calzature esporta verso questa destinazione circa il 90% delle sue produzioni. Sono sufficienti questi due dati per capire quanto la guerra in atto in Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia abbiano un forte impatto sull’economia marchigiana: la merce ordinata è pronta da spedire ma ferma; altri ordini sono già in produzione ma non potranno essere consegnati e i pagamenti sono bloccati.
Per fare fronte a questa nuova emergenza su mercati che già da anni soffrono a causa della pandemia, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli insieme all’assessore alle Attività produttive Mirco Carloni e al presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini, questa mattina ha incontrato in videoconferenza una delegazione di 50 imprenditori e i rappresentanti di tutte le associazioni di categoria.
“Lo scenario che abbiamo di fronte – ha detto Acquaroli - è drammaticamente preoccupante ed in continua evoluzione. Certamente non è rassicurante per le nostre imprese marchigiane che sui mercati dell’est europeo avevano costruito negli anni rapporti consolidati. Oggi è tutto diverso e su questa nuova configurazione stiamo lavorando: nell’immediato per dare risposte insieme al Governo Nazionale a quelle che sono le emergenze di carattere economico e in prospettiva per andare a conoscere nuovi mercati e cogliere nuove opportunità”.
“Senza dimenticare che il nostro primo pensiero va alle vittime e alla popolazione ucraina che sta subendo questa aggressione – ha proseguito Carloni -, abbiamo parlato dei riflessi di questa guerra sulla nostra economia regionale che purtroppo rischiano di essere drammatici. Alcune nostre imprese hanno una forte propensione per i mercati russi e anche per quello ucraino e, in generale, per l’area asiatica".
"Quanto sta accadendo rischia di creare un'incertezza molto pesante per molti produttori soprattutto del settore fashion, moda e scarpe - ha spiegato Carloni -. Per questo motivo oggi, insieme al presidente Acquaroli e al presidente della Camera di Commercio Sabatini abbiamo convocato questo tavolo per decidere insieme delle strategie. Abbiamo già in mente alcune idee che percorreremo rapidamente senza perdere tempo cercando di creare, se possibile, un sollievo a queste eventuali perdite di fatturato delle nostre aziende”.
"L’ascolto e il confronto con imprenditori e associazioni di categoria – ha detto Sabatini - ci rende chiaro che due sono le strade da percorrere in contemporanea: aprire nuovi mercati per le nostre esportazioni, perché i rischi per chi si muove sul mono mercato sono sempre più pesanti, e trovare velocemente risorse (non esclusa la cassa integrazione straordinaria) che siano sostegno concreto per gli imprenditori, e penso a quelli del distretto fermano-maceratese della calzatura, della pelletteria e della moda".
"Il prossimo appuntamento del Micam ci vedrà fare conto con uno scenario ancora una volta mutato - ha aggiunto Sabatini -. Nonostante gli sforzi e il successo ottenuto con la possibilità di accesso in Italia riconosciuta ai vaccinati con lo Sputnik, dobbiamo moltiplicare gli sforzi verso altre soluzioni da mettere a punto velocemente con la Regione Marche e il supporto di Ice. A Milano ancora una volta saremo presenti con i più alti vertici istituzionali per trovare risposte puntuali alle richieste che vengono direttamente dal mercato marchigiano, tra i più colpiti economicamente in Italia da questa nuova crisi".
Nel 2020 le Marche hanno esportato verso la Russia principalmente prodotti del settore Calzaturiero per un valore di oltre 91 milioni di euro che rappresentano una quota del 33,3% sul totale delle esportazioni delle Marche verso questo paese.
Queste esportazioni inoltre rappresentano il 27,2 % di quanto esportato dall’Italia in questo settore verso la Russia. Rispetto all’anno precedente le esportazioni del settore calzaturiero marchigiano verso la Russia si erano già contratte del 24,7% a causa della pandemia. Il settore apparecchi elettrici rappresenta il 14,8% del totale dell’export Marche verso la Russia, la meccanica il 13,5%, il mobile il 9,8%.
I nuovi contagi registrati nelle ultime 24 ore, nelle Marche, sono 1.904 su 4.865 esaminati nel percorso diagnostico-screening. La percentuale di positività è del 39,1% (ieri al 42,6%), mentre il tasso di incidenza su 100mila abitanti aumenta dal 661,57 al 664,64. Questo quanto emerge dai diffusi dall’osservatorio epidemiologico.
Resta la provincia di Ancona quella con il maggior numero di nuovi positivi, una costante di questa quarta ondata, con 543 casi. A seguire le province di Macerata con 416, Pesaro Urbino con 332, Ascoli Piceno con 277 e Fermo con 255. Sono 81 i nuovi contagi da fuori regione. Su 1.904 nuovi casi di Covid nelle Marche, 927 sono tra 25 e 59 anni, fasce di età dove maggiore è la presenza di no-vax. Tra 6 e 10 anni i nuovi infettati sono 161, mentre nella fascia d'età tra i 14 e i 18 anni sono 132.
I sintomatici sono 388, i contatti stretti di casi positivi 569, i contatti domestici 471, i positivi in setting scolastico formativo 33, i contatti in ambiente di vita socialità 5, per 423 casi sono in corso approfondimenti epidemiologici.
Nel frattempo, per il nuovo vaccino Novavax, a base proteica, "in totale nella nostra regione si sono prenotate circa 500 persone, il 10% delle quali provenienti da altre Regioni. Anche in questo caso un plauso va indirizzato all'efficienza con cui medici, infermieri, farmacisti e tecnici del servizio sanitario regionale hanno organizzato questo nuova vaccinazione" ha precisato Saltamartini.
L'assessore ha aggiunto che il vaccino, da oggi, "sarà inoculato nei punti di vaccinazione come da prenotazione on line". "Intanto - conclude - registriamo positivamente il calo dei contagi, con l'indice Rt sotto l'unità, anche se la guardia non viene affatto abbassata ed i centri vaccinali rimangono in esercizio, seppure con una diminuzione del personale che ritorna nei reparti nella cura delle altre malattie".
Ancora in discesa il numero di ricoveri per Covid-19 nelle Marche: 16 degenti in meno nell'ultima giornata. Restano ricoverate nelle strutture marchigiane 221 persone di cui 23 in Terapia intensiva (-5), 47 in Semintensiva (numero invariato rispetto a ieri) e 151 in reparti non intensivi (-11). Cinque le persone decedute, tutte con patologie pregresse: si tratta di un 93enne di Porto Recanati, un 83enne di Fabriano, un 81enne di Morrovalle, una 93enne di Monte San Pietrangeli e un 83enne di Mondolfo.
La guerra è la priorità. La svolta ecologica può aspettare. Potrebbe essere riassunto così l’ultimo intervento del presidente del Consiglio Mario Draghi, chiamato in queste ore a rendere ufficiale il decreto legge del 25 febbraio 2022.
L’Italia si unisce, così, agli Stati maggiori dell’Ue nel voler fornire il proprio supporto bellico e aiuti umanitari al popolo ucraino. A sua volta, in attesa di conoscere l’esito dei negoziati guidati dalla compagine di Putin al grido di “smilitarizzazione e de-nazificazione”.
Nel frattempo, l’Occidente prova a correre ai ripari anche sul fronte “caro-energia”. In questo senso, il premier Draghi ha descritto quella che sarà la norma aggiuntiva allo stesso decreto legge di cui sopra: si parla di una “maggiore flessibilità nell'uso delle diverse sorgenti di energia elettrica del Paese”.
Detto altrimenti, l’Italia si appresta a mettere da parte i piani sulla transizione ecologica e a riaprire le centrali a carbone presenti sul territorio, nel tentativo di calmierare – almeno per ora – il prezzo dell’energia (leggi qui). Un misura necessaria - come ha voluto sottolineare Palazzo Chigi -, dato che i rubinetti del gas provenienti dalla Russia sono stati chiusi in questi giorni a seguito delle sanzioni mosse dall’Ue (leggi qui).
Si tratta di impianti, però, che di per sé coprono solo per il 15% del fabbisogno energetico nazionale. Cinque di questi sono di Enel, altri due rispettivamente di A2A (Milano) e Eph (Rep. Ceca). Sette centrali, in tutto, distribuite nelle città di La Spezia (Liguria), Torrevaldaliga (Lazio), Fiume Santo e Portoscuso (Sardegna), Fusina (Veneto) e Montefalcone (Friuli Venezia Giulia).
Per citare un dato ulteriore, nel 2021 la produzione di questi impianti ha coperto a malapena il 4,9% del fabbisogno nazionale. Ma ad oggi è giusto supporre che l’obbiettivo di eliminare entro il 2025 il carbone come fonte energetica non verrà centrato come da programma.
Insomma, in Italia il “green” dovrà ancora aspettare, non si sa bene quanto. Tutto dipende da quando le armi – finalmente – taceranno sul fronte dell’Europa Orientale.
È attesa per oggi pomeriggio la comunicazione ufficiale da parte del premier Mario Draghi, in virtù dell'ultimo d.l. 25 febbraio 2022, n. 14. in materia di "Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina". Dopo Germania, Belgio, Olanda, Francia e Gran Bretagna, anche l'Italia si appresta dunque ad inviare il proprio materiale bellico a sostegno dell'esercito di Kiev (e non solo) che in queste ore cerca di tenere duro sul fronte della resistenza invocata a più riprese dal presidente Volodymyr Zelensky.
Armi anticarro e missili stinger: la scelta da parte di Draghi di voler perseguire la linea europea sta nell'atto simbolico - da parte degli stati membri dell'Ue - di testimoniare una unità forte e decisa, smontando così i tentativi di Putin nel metterla in discussione, facendo leva sugli accordi economici.
Va da sé che, spostando l'attenzione proprio da questa prospettiva, Palazzo Chigi vorrebbe nel frattempo provare mitigare le tensioni fra Stati Uniti e Russia. Fra chi, nei suoi discorsi, apre alla prospettiva di una Terza Guerra Mondiale, e chi - per dare una svolta all'invasione militare - ha da poco attivato il "sistema di allerta nucleare" come carta vincente da giocare sul tavolo dei negoziati.
Soprattutto se si pensa che una volta che bloccati i canali di Polonia e Romania, né risentirà - in negativo - anche il traffico di armi e profughi. E la situazione, a quel punto, potrebbe ulteriormente peggiorare.
In questa situazione, però, l'Italia può solo fare la voce piccola, dato che sta già cominciando a pagare le spese ("salate") di quel 40% di dipendenza dal territorio russo, dal punto di vista energetico. Timida, infatti, è stata la voce dello stesso Draghi rispetto alle sanzioni finora adottate dall'Ue - fra cui il blocco del sistema bancario Swift.
L'unica speranza, a questo punto, è quella di uno stop allo scambio di minacce da parte dei due blocchi mondiali, giocate ormai tanto sul piano economico quanto su quello militare. L'Italia, complice la propria negligenza, non può permettersi di resistere a lungo in una stasi geopolitica che rischia di svuotarle le tasche più di quanto non stia già facendo (Leggi qui).
Da Ancona a San Severino, e poi in tutta la regione. La Croce Rossa delle Marche - in concomitanza con l'appello del comitato nazionale - ha ufficialmente dato il via alla campagna di fondi per sostenere il popolo ucraino, alla luce dei drammatici sviluppi della crisi geopolitica avviata dalla Russia di Putin.
Cibo, acqua, assistenza sanitaria: questi i beni di prima necessità che i volontari stanno cercando di racimolare il più possibile in queste ore, facendo leva anche sul comunicato diffuso in rete e in tutta Italia.
"Alla luce dell’intensificarsi delle violenze - si legge - e delle conseguenti gravi emergenze umanitarie in Ucraina, la Croce Rossa Italiana lancia una urgente raccolta fondi finalizzata al sostegno delle enormi necessità cui stanno dando risposta senza sosta i volontari della Croce Rossa Ucraina. Al fine di garantire la protezione massima dei civili coinvolti, la Croce Rossa continua uno stretto dialogo tra le parti alle quali lanciamo l’appello di rispetto delle norme del DIU, diritto internazionale umanitario. Le necessità sono enormi e, con il vostro aiuto, possiamo fare ancora di più.
"In molti ci stanno contattando dall'Ucraina - ha dichiarato Andrea Galvagno, presidente del Comitato regionale Marche della Croce Rossa Italiana - e ci siamo attivati il prima possibile per contrastare questa nuova emergenza sanitaria. Ci serve l'aiuto di tutti: nei prossimi giorni faremo anche una ricognizione sul territorio in cerca ricerca di strutture che possano accogliere i profughi che potrebbero arrivare qui da noi dopo aver attraversato Romania e Polonia».
Di seguito, il link diretto per fare donare alla Croce Rossa Italiana: https://dona.cri.it/emergenzaucraina/~mia-donazione?_cv=1
Prosegue la lenta discesa dell'incidenza di casi da coronavirus ogni 100mila abitanti nelle Marche: nell'ultima giornata 1.271 positivi e incidenza che passa da 684,49 a 660,31.
Ancora vicina al 40% (37,3%) la percentuale di casi tra i tamponi del percorso diagnosi (4.962) . Resta la provincia di Ancona quella che fa registrare il maggior numero di positivi (396); seguono le province di Macerata (299), Fermo (193), Pesaro-Urbino (189), Fermo (165); 39 i casi da fuori regione.
Sono 215 i soggetti con sintomi, 519 i contatti stretti di casi positivi, 286 i contatti domestici, 6 i positivi in ambito scolastico formativo, 3 i contatti in ambiente di vita socialità, 233 i casi in fase di approfondimenti epidemiologico.
È ancora la fascia d'età 25-44 anni a registrare il numero più alto di positivi (348) seguita da 45-59 anni (293): da sole costituiscono la metà dei nuovi contagi fatti registrare nelle ultime 24 ore. Stabile, invece, il numero di nuovi casi nelle fasce 6-10 anni (99) e 14-18 anni (110).
(Servizio in aggiornamento)
Nell’ultima conferenza stampa, il Consiglio dei Ministri presieduto da Mario Draghi si è espresso condannando nuovamente le azioni del Cremlino nei confronti dell’Ucraina e assicurando che il nostro Paese sa già come reagire all’impatto economico che l’attuale crisi geopolitica avrebbe sulle tasche degli italiani per via del ‘caro bollette’.
La soluzione prospettata per il rincaro dell'energia? Maggiori investimenti nelle rinnovabili, per rendere l’Italia un paese più autonomo entro il breve termine.
Di fatto, però, le argomentazioni del premier non reggono. Consideriamo i tre assiomi principali sui quali queste si basano e che abbiamo già citato: il triangolo Ucraina, Russia e Ue, le sanzioni economiche, l’incremento degli investimenti nelle rinnovabili.
Draghi, nel suo appello, esordisce dicendo “l’Ucraina è un paese europeo”. No. L’Ucraina, almeno per ora, rimane uno Stato indipendente, conteso per ragioni di mercato dai due blocchi mondiali USA e Russia.
Quest'ultima, forte dell’esperienza pregressa della Crimea, era tornata già nei primi anni 2010 ad esercitare le sue pressioni. Nella fattispecie, di fronte alla proposta dell’Ue di un “accordo di associazione” – volto a favorire l’annessione dell’Ucraina con la formula del libero scambio – il Cremlino rilanciò alla fine del 2013 con l’Unione doganale. In caso di rifiuto, l’Ucraina si sarebbe vista chiudere i rubinetti del gas e i rapporti commerciali per i quali già dipendeva per un terzo dall'ex Unione Sovietica. I primi segnali, infatti, furono lo stop delle importazioni di acciaio, cioccolato e diversi altri prodotti.
Risultato: l’allora presidente ucraino Viktor Janukovyč fu costretto a cedere, e la scelta favorì ulteriormente i rapporti commerciali fra Kiev e Mosca, oltre alla graduale ascesa dei collaborazionisti filo-russi. Uno schema sostenuto anche dallo strumento della "battaglia mediatica" che – si pensi alla strage di Odessa del 2014 – alimentò la retorica politica attraverso l'utilizzo improprio di espressioni come “genocidio del popolo russo”.
La stessa formula di cui Putin si è servito negli ultimi giorni per giustificare l’inizio dell’operazione militare speciale. "Per liberare i popoli di etnia russa dal governo Zelensky".
Per quanto riguarda, invece, le famose sanzioni minacciate dall’Ue nei confronti di Mosca, anche qui il discorso non regge. La loro utilità, infatti, è già da tempo messa in discussione dalla presenza all'interno del mercato mondiale dei cosiddetti “cavalieri neri”. Si tratta di tutti quegli stati e imprenditori che, nonostante i provvedimenti, continuano ad avere rapporti commerciali con il paese sanzionato.
Non solo. Le sanzioni oggi sono l’espediente migliore per condurre una guerra senza doverla combattere, ma funzionano di fatto solamente in un paese democratico. Cioè, laddove una stampa e un’opposizione libera siano in grado di fare pressione sul proprio governo affinché cambino le azioni politiche in corso. Ragionamento che, quindi, non vale in un paese dove vige un regime autarchico, o comunque una dittatura.
Piuttosto, queste "multe" finirebbero con il colpire solamente le fasce più deboli della popolazione, con il risultato di impoverirla. E questa, per sentirsi al sicuro, non farà che stringersi ancora di più attorno alla figura politica da cui è governata. Poiché è l’unica a garantire in quel momento storico il minimo del sostentamento per sopravvivere.
In ultimo, l’auspicio del presidente Draghi è di "mettere in campo quasi 8 miliardi di cui 6 per l'energia, senza rincorrere a nuovi scostamenti, e utilizzando i margini di crescita e finanza pubblica ottenuti nel 2021". Questo per sopperire al ‘caro bollette’ e, quindi, agli effetti che il rincaro dell’energia avrebbe nei prossimi mesi sulle finanze degli italiani. Il problema è che questi 8 miliardi non si sa ancora da dove verranno pescati. Soprattutto alla luce del fatto che il fabbisogno energetico dell’Italia dipende per tre quarti dalle importazioni. Comprese le rinnovabili.
Non serve, in questo senso, nemmeno appellarsi a una maggiore importazione del GNL (gas naturale liquefatto) che, sebbene proveniente dagli Stati Uniti, è soggetto agli accordi fra questi e la Cina. A sua volta legata, come si sa, alla Russia - che peraltro in queste ore funge da àncora di salvezza rispetto alle sanzioni dell'Ue.
Persino le argomentazioni addotte in contemporanea dai ministri Cingolani e Giorgetti, se ben viste, non fanno ben sperare in questa “pezza” del Governo buona solo sulla carta. Gli interventi per accelerare la costruzione di impianti fotovoltaici, eolici, geotermici e produrre da sé gas naturale dovranno tenere conto dei costi e, quindi, degli investimenti da effettuare, oltre che della risposta che daranno le singole regioni a livello legislativo e di impatto ambientale.
E in merito a un ipotetico miglioramento delle esportazioni nostrane, anche qui bisognerà vedere come gli “Stati che contano sul mercato” risponderanno,alla luce dei nuovi, inevitabili accordi commerciali. Nulla di quanto discusso, insomma, potrà essere di fatto attuato nel breve termine, come il nostro governo. L’unica certezza è che persino l’attesa avrà un costo salato per gli italiani.
Continua la "costante regressione della curva epidemica nelle Marche" con un miglioramento degli indicatori che potrebbe, secondo ipotesi di stima della Regione, riportare già da oggi la regione entro i parametri da zona bianca.
In attesa dei dati su ricoveri e delle percentuali di occupazione Covid dei posti letto, intanto, si registra un ulteriore calo dell'incidenza dei positivi ogni 100mila abitanti: in 24 ore 1.268 casi e incidenza che scende da 720,79 a 684,49.
I tamponi analizzati nell'ultima giornata sono 4.928 (3.524 nel percorso diagnostico, in cui si registra il 36% di positivi, e 1.404 nel percorso guariti). Dai test antigenici sono emersi 1.081 casi di positività. Tra i nuovi positivi 288 persone con sintomi, 419 casi di contatti stretti di positivi, 322 contatti domestici, 31 in setting scolastico/formativo, 3 in ambiente lavorativo, 5 in ambiente di vita/socialità, 2 in setting assistenziale e 1 sanitario; approfondimento epidemiologico in corso su 193 casi.
A livello provinciale, 374 positivi ad Ancona, 289 a Macerata, 200 ad Ascoli Piceno, 180 a Fermo e 178 a Pesaro Urbino; 47 casi da fuori regione. Il numero più alto di positivi ancora nella fascia 25-44 anni (347), seguita da 45-59 anni (310), 14-18 anni (114), 60-69 anni (106), 6-10 anni (90).
Ancora il discesa il numero di ricoveri per Covid-19 nelle Marche: 10 degenti in meno nell'ultima giornata. Restano ricoverate nelle strutture marchigiane 239 persone di cui 26 in Terapia intensiva (-1), 50 in Semintensiva (-2) e 163 in reparti non intensivi (-7). Quattro le persone decedute, tutte con patologie pregresse: si tratta di un 82enne e una 84enne di Tolentino, un 80enne di Fano e un 61enne di Porto Sant'Elpidio.
La Russia di Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina con i primi bombardamenti. Un'operazione militare speciale – così come l’ha definita il leader del Cremlino – volta a proteggere i separatisti del Donbass. Ma che nel frattempo ha già scatenato le reazioni dell’UE, intenzionata a riccorere a pesantissime sanzioni economiche.
Ma a chi convengono queste sanzioni? Non all’Italia, che ad oggi è costretta a compensare tre quarti del proprio fabbisogno energetico con le importazioni – e solo il 20% fornito dalle rinnovabili. Sintomo di una forte dipendenza dall’estero e dai combustibili fossili come petrolio, carbone e gas naturale.
Il rischio maggiore per gli italiani, dopo gli ultimi sviluppi della situazione geopolitica a Oriente, è di riuscire a usufruire del Decreto Bollette 2022 solo per poco tempo, poiché a fare la differenza sarrano i futuri accordi commerciali tra gli Stati più forti.
Non solo: secondo le ultime dichiarazioni del ministro dell’Economia Daniele Franco, le nuove impennate sui prezzi dell’energia potrebbero avere serie conseguenze anche sull’applicazione del Pnrr.
Quanto peserà, dunque, il 'caro bollette' nelle finanze di famiglie e imprese italiane nelle prossime settimane? Dipende dalla sorte dei prezzi all’ingrosso nel mercato energetico, che nell’ultimo trimestre (ottobre-dicembre 2021) ha segnato un aumento delle spese del +55% per l’elettricità e del 41,8% per il gas naturale. Con l'assenza dei bonus sociali.
Ciò è giustificato dalla forte crescita subita dalle quotazioni internazionali rispetto alle materie prime. Detto altrimenti, nel 2021 il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica è arrivato a un +400%, quello del gas naturale a un +500%. Se fino al 2020 la spesa per famiglie e aziende era di 30 euro al MWh, a fine 2021 si è arrivati a 180euro al MWh.
L’ultimo Decreto Bollette varato dal governo per fornire agevolazioni e crediti d’imposta dovrebbe rappresentare di per sé una garanzia, una sorta di 'botte di ferro'. Ma il rischio di scontrarsi con un nuovo quadro geopolitico mondiale rimette in discussione ogni aspettativa. Soprattutto se si considera che l’Italia importa quasi il 40% del gas naturale necessario al proprio fabbisogno direttamente dalla Russia. Per conto proprio, riesce a produrne solo il 4,4%, più il 13,1% di GNL.
Nel frattempo, gli Stati Uniti, la Cina, la Germania, la Francia (i paesi con il maggior peso nel mercato energetico, oltre alla Russia) continueranno a stabilire le regole del gioco e della concorrenza. L’Italia invece, in mancanza di azioni volte a una maggiore autosufficienza produttiva, può solamente restare a guardare e aspettare.
(dati ARERA - Autorità di regolazione per energia reti e ambiente)
Brusco abbassamento delle temperature e nevicate anche a quote collinari: nel prossimo fine settimana l'inverno tornerà a bussare prepotentemente alla porta. È quanto si evince dal bollettino meteo della Protezione Civile della regione Marche.
LE PREVISIONI - Dalla serata di venerdì il transito di un fronte freddo porterà un peggioramento delle condizioni meteorologiche e un abbassamento delle temperature che perdurerà per tutta la giornata di sabato. Domenica, invece, si avranno soltanto fenomeni residui nelle zone alto collinari e montane.
Andando nel dettaglio delle singole giornate, per la serata di venerdì si assisterà all'arrivo di forti venti nord orientali con conseguente rischio mareggiate lungo le coste esposte. Proprio in ragione di ciò, la Protezione Civile ha diramato un'allerta meteo valida dalle 18 alla mezzanotte, in tutta la regione.
A partire dal pomeriggio, inoltre, si avranno dapprima deboli piovaschi sparsi che si tramuteranno in serata in veri e propri rovesci con limite delle nevicate in repentino calo da 1400 metri fino a 500-600 metri.
Precipitazioni diffuse sono previste anche per la giornata di sabato. Limite delle nevicate fissato attorno ai 600 metri nel settore centro settentrionale della regione, e attorno ai 300-400 metri nei settori meridionali. Temperature in calo, in particolare nei valori massimi. Venti che potranno toccare raffiche sino a burrasca nel crinale appenninico. Diffuse gelate si avranno nelle zone collinari e montane.
Domenica 27 febbraio il cielo sarà irregolarmente nuvoloso per il transito di strutture cumuliformi in ingresso dal mare. Copertura in diminuzione nella seconda parte della giornata, nelle zone collinari e costiere delle Marche. Precipitazioni deboli, in esaurimento dal pomeriggio, con limite delle nevicate attorno ai 600 metri. Il mare sarà molto mosso o agitato, mentre le temperature non avranno variazioni di rilievo.
Ancora giù l'incidenza di positivi al coronavirus ogni 100 mila abitanti nelle Marche: da 765,88 di ieri è passata nell'ultima giornata a 740,37. Sono stati rilevati 1.791 casi: 377 le persone con sintomi, 551 i contatti stretti di positivi, 458 i contatti domestici, 45 positivi in ambiente di scuola/formazione, 5 di vita/socialità, 3 in ambito lavorativo, due in ambito assistenziale e uno sanitario; 341 i casi su cui si sta svolgendo un approfondimento epidemiologico.
Resta alta la percentuale di positivi sui tamponi del percorso diagnostico: 41,9% su 4.273 analizzati; in tutto eseguiti 6.180 test che comprendono 1.907 tamponi del percorso guariti. Dai test antigenici sono emerse 1.456 positività. A livello provinciale 538 positivi in provincia di Ancona, 411 a Macerata, 292 a Pesaro Urbino, 262 a Ascoli Piceno e 233 a Fermo.
Sopra 100 casi giornalieri le fasce d'età 25-44 anni (537), 45-59 anni (346), 14-18 anni (156), 60-69 anni (142), 6-10 anni (126) e 19-24 anni (119).
(Servizio in aggiornamento)
Per quanto la percezione reale di un possibile conflitto tra Russia e Occidente possa essere relativo, esistono varie ragioni per cui ci si dovrebbe cominciare a preoccupare seriamente della crisi in Ucraina e dei suoi prossimi sviluppi. Soprattutto perché, nell’ipotesi peggiore, a rimetterci saranno soprattutto le tasche degli italiani.
Le conseguenze di un peggioramento dei rapporti fra Putin e l’Ue avrebbero, infatti, un grave impatto sull’economia nostrana, che molto dipende tanto da Kiev quanto dal Cremlino. Ad aggiungersi ci sarebbero anche le sanzioni “minacciate” dal presidente Ursula von der Leyen e - in maniera più timida - dallo stesso Mario Draghi. Sanzioni che, a conti fatti, farebbero solo male a noi.
Basti considerare che la Russia possiede alcune delle più grandi riserve mondiali di gas naturale e fornisce dal 1968 (ovvero 50 anni) l‘Europa occidentale e il nostro Paese. Più precisamente, il nostro primo fornitore è il colosso pubblico Gazprom, proprietario del gasdotto da 11 mld di dollari "Nord Stream 2". Lo stesso che nelle ultime ore la Germania ha ben pensato di chiudere – come sorta di “avvertimento” - dopo che Putin ha voluto riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste del Donetsk e del Luhansk, oltre che del Donbass.
Il problema è che, già all’alba della crisi Ucraina a fine gennaio, la fornitura di gas metano dalla Russia all’Italia era scesa del 43%, con conseguente impennata dei prezzi dell’energia e che ad oggi le famiglie italiane conoscono meglio come “caro bollette”.
Non solo. Le nostre regioni – comprese le Marche – sono al primo posto in Europa per importazione di gas naturale: circa il 42,5%, a differenza ad esempio di Germania (26%) e Francia (17%). Il prezzo da pagare per essere in ritardo sulle energie rinnovabili rispetto ai cugini d’oltralpe. Soprattutto perché ad aggiungersi ci sono anche i circa 2 miliardi di spesa import per i prodotti siderurgici.
E il paese principale dal quale dipendiamo per la fornitura di gas – dopo Azerbaijan (2%), Africa (5%), Paesi Bassi (5%) e Norvegia (19%) - è ancora una volta la Russia: circa il 30%, di cui il 26% passa direttamente dall’Ucraina. E non è ancora l’ultimo dei motivi per cui l’Italia non può permettersi una guerra mondiale – comunque la si guardi.
L’ultima analisi di Coldiretti ha evidenziato come, nelle ultime ore, siano volate anche le quotazioni internazionali del grano: + 5% in una settimana. Un dato pesante, visto che dalla sola Ucraina (già al terzo posto a livello mondiale come esportatore) noi ne importiamo annualmente 120 mln, più altri 100 dalla Russia (che da sola copre circa 1/3 del commercio mondiale).
Il tutto per sopperire a un Made in Italy che, di suo, copre a malapena il 36% della produzione. Un altro settore nel quale il nostro Paese si dimostra ancora una volta deficitario.
Uno scenario economico drammatico, che nei prossimi giorni potrebbe persino peggiorare e costarci più di 40 mld di euro. Tutto dipende da come l’Ue deciderà di contrastare l’avanzata del Cremlino, deciso a compiere nuove azioni con l’intento conclamato di voler sgretolare la Nato.
Insomma, l’ennesima guerra geopolitica combattuta – più che dai soldati sul campo – dalle Potenze Mondiali a colpi di prezzi, forniture e accordi.
"Siamo tornati 'gialli', abbiamo i numeri quasi da zona bianca ma dobbiamo evidenziare il fatto che in questo momento è assolutamente superato lo schema dei colori". Lo ha ribadito il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli rispondendo ai giornalisti a margine del Consiglio regionale.
"Le terapie intensive, l'area medica e gli accessi nei pronto soccorso - ha aggiunto - sono assolutamente sotto controllo. Credo che dobbiamo restituire alla nostra popolazione, già sotto pressione sotto molti punti di vista, un po' di serenità, di tranquillità dopo due anni difficilissimi".
"Sono stati due anni molto duri - ha aggiunto Acquaroli - nei quali, oggettivamente, in tante fasi, abbiamo visto una difficoltà nella quotidianità, negli accessi ai pronto soccorso, nelle strutture ospedaliere, nelle restrizioni, nelle difficoltà di tante attività economiche, nella socialità...però cerchiamo di guardare con ottimismo questa fase - ha detto ancora il presidente -, almeno per quanto riguarda la pandemia. Speriamo di aver lasciato alle spalle il periodo più brutto".
La Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, al termine di accertamenti sui contributi erogati da un Comune della provincia, ha accertato responsabilità per danni erariali di oltre 286mila euro per presunte irregolarità riguardanti l'indebita percezione dei contributi.
In particolare, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, su delega della Corte dei Conti-Procura Regionale presso la Sezione Giurisdizionale di Ancona, ha approfondito l'erogazione di contributo di autonoma sistemazione (Cas) a 23 persone, sgomberate dalle abitazioni a causa del sisma dell'agosto e dell'ottobre 2016.
Anomalie importanti erano emerse sin dai primi accertamenti finalizzati ad appurare la residenza: in particolare erano emersi consumi molto bassi di energia elettrica delle utenze degli immobili sgomberati, relativi all'anno precedente il sisma 2016.
Precise violazioni amministrativo-contabili sono state individuate in capo ai soggetti percettori dei benefici e oggetto di contestazione per la mancanza della stabile e continuativa residenza sul territorio comunale in data antecedente agli eventi sismici del 2016.
All’indomani de “il giorno della libertà” proclamato in Gran Bretagna dal premier Boris Johnson, anche l’Italia si prepara ad allentare ancora di più le ultime restrizioni. In molti domandano come nelle prossime settimane il governo Draghi – rispettando le direttive del Ministero della Salute – si comporterà nei confronti delle misure di sicurezza ancora vigenti e in fase di scadenza insieme allo stato di emergenza, fissato al 31 marzo.
Al momento, l’attenzione resta ancora alta in tutte le regioni, per le quali la valutazione finale dell’ultima campagna vaccinale e il progressivo calo dei contagi saranno fondamentali rispetto alle nuove decisioni. Il 1° aprile, dunque, potrebbe a tutti gli effetti essere il “freedom day” italiano, e segnare il definitivo percorso di ritorno alla normalità che vedrebbe come termine ultimo il 15 giugno – giorno in cui scade l’obbligo vaccinale per gli over 50.
Nel caso in cui il Consiglio dei Ministri non dovesse procedere al rinnovo dello stato di emergenza, ecco gli aggiornamenti sulle misure restrittive in scadenza il 31 marzo.
L’ultima ordinanza del Ministro Roberto Speranza ha confermato l’obbligo della mascherina Ffp2 anche per i prossimi mesi. Questo vale principalmente per gli spettacoli al chiuso, i teatri, i cinema, le sale da concerto, tutti i locali di intrattenimento e ovunque si svolgano competizioni sportive (come piscine e palestre).
L’obbligo, però, decade negli spazi all’aperto, soprattutto per quel che riguarda le consumazioni presso bar e ristoranti, per i quali il Ministero sta valutando l’ipotesi di abolire il green pass e di riconsiderare le misure in materia di distanziamento sociale.
Dal 1° aprile gli stadi potranno tornare alla capienza massima del 100%, mentre per alberghi, strutture ricettive, sagre, fiere e centri congresso scadrà il vincolo della certificazione verde rafforzata. Con la possibilità – secondo l’ala paerturista del governo – di revocarla del tutto allo scopo di favorire il turismo locale e iinternazionale in vista dell'estate.
La stessa formula, infine, potrebbe valere anche per il trasporto pubblico urbano e a lunga percorrenza (come i treni).
Sono 1.858 i nuovi contagi oggi nelle Marche (ieri 560), con i tamponi del percorso diagnosi-screening che sono stati 4.549 (ieri erano stati 1.330). La percentuale di positività oggi è del 40,8% (da 41,9%) e il tasso di incidenza cumulativa scenda a 820,16 (da 888,30). Questo quanto emerge dai dati giornalieri diffusi dall’Osservatorio epidemiologico, che confermano il trend di discesa dei contagi, dopo il ritorno - a partire da ieri - delle Marche in zona gialla.
Resta sempre Ancona la provincia con il maggior numero di positivi: 497. Seguono nell'ordine quelle di Macerata con 362 casi, Fermo con 340, Pesaro Urbino con 319 e Ascoli con 263. Sono 77 i nuovi positivi di fuori regione. Le persone con sintomi sono 408; tra i casi 547 contatti stretti di positivi, 414 contatti domestici, 38 in ambiente scuola/formazione, 6 in ambiente di vita/socialità, 3 in ambito lavorativo, due ciascuno in ambito assistenziale e sanitario; su 429 contagi è in corso un approfondimento epidemiologico.
Permangono ancora le classi di età 25-44 e 45-59 anni quelle in cui il virus continua ad infettare di più. Nelle ultime 24 ore hanno registrato rispettivamente 513 e 455 nuovi contagi: più della metà del totale. Tra gli under 18, il maggior numero di positivi continua a registrarsi tra gli alunni delle scuole elementari (bambini dai 6 ai 10 anni) che contano 173 casi.
Scende sotto quota 300 il numero di ricoveri per Covid-19 nelle Marche: nell'ultima giornata -9 degenti che porta il totale a 294 di cui 31 in Terapia intensiva (invariati), 65 in Semintensiva (+1) e 198 nei reparti non intensivi (-10); molto alto il numero di dimessi: 38.
Si registrano sette decessi correlati (persone con patologie pregresse) che fanno salire il totale di vittime nella regione a 3.568. Tre dei deceduti erano residenti in provincia di Ancona (un 69enne e una 98enne di Ancona, una 89enne di Camerano), due nel Maceratese (una 89enne di Civitanova Marche, un 92enne di Sant'Angelo in Pontano) e due in provincia di Pesaro Urbino (un 84enne di Fossombrone e un 87enne di Mondolfo).
Gli ospiti di strutture territoriali sono 186 e 20 le persone in osservazione nei pronto soccorso. Sale di poco il totale di positivi (23.073; +5) mentre è sensibile il calo dei casi e contatti in isolamenti domiciliare (22.499; -932). Intanto i guariti/dimessi arrivano a 292.364 (+1.846).
In tre distinti interventi eseguiti nelle aree portuali di San Benedetto del Tronto e di Porto San Giorgio, i finanzieri della Sezione Operativa Navale di San Benedetto del Tronto hanno sequestrato 180 chili di vongole pronte per essere commercializzate, benché prive della necessaria documentazione sanitaria.
Durante l'attività di controllo i militari hanno individuato nel porto di San Benedetto, un uomo che stava nascondendo nella propria auto 60 chili di vongole irregolarmente detenute, già confezionate in 7 retine.
Nel prosieguo dell'attività, a Porto San Giorgio, le Fiamme Gialle hanno sequestrato altri 70 kg di vongole detenute da due persone e anche in questo caso prive della prevista documentazione igienico-sanitaria.
Nella stessa zona portuale, nei pressi della banchina di sbarco dei molluschi bivalvi, i finanzieri hanno rinvenuto 50 kg di vongole prive di etichettatura o documentazione necessaria per la tracciabilità.
In tutti e tre i casi, le vongole erano pronte per essere immesse illegalmente in commercio, verosimilmente destinate alla vendita al di fuori del circuito ufficiale del mercato ittico nazionale.
Ai tre responsabili sono state elevate sanzioni amministrative da mille a 6.000 euro. Il prodotto ittico sequestrato è stato reimmesso in mare, previa certificazione da parte dell'autorità sanitaria veterinaria, per favorire il ripopolamento marino.