I militari del Nucleo carabinieri forestali di Fabriano, a seguito di un servizio di controllo del territorio all'interno del Parco regionale Gola della Rossa e di Frasassi, hanno accertato l'abbandono di due cumuli di rifiuti al margine della strada che collega le frazioni Valgiubbola e Castelletta, in prossimità di un bosco.
È risultato che i rifiuti provenivano da attività di demolizione e ristrutturazione di immobili: erano principalmente costituiti da polistirolo espanso, cartongesso, cemento, mattoni, secchi con materiali di risulta.
I carabinieri sono riusciti a risalire all'impresa edile anconetana che aveva svolto i lavori di demolizione e manutenzione edile presso un cantiere nel Comune di Fiuminata.
Il responsabile è stato denunciato all'autorità giudiziaria per il reato di gestione illecita di rifiuti prevista dal codice dell'ambiente, e rischia pene che vanno da un'ammenda fino a 26mila euro ad arresto fino ad un anno.
Il cumulo di rifiuti è stato poi classificato con l'ausilio dell'Agenzia Regionale di Protezione Ambientale Marche (Arpam): è emerso che tra i rifiuti speciali abbandonati non erano presenti rifiuti pericolosi.
"Siamo nella più profonda ed estesa miniera di zolfo di Europa. Qui si viene a cercare la materia prima dell’acido solforico, prodotto base dell’industria chimica. Qui la Montecatini viene a cercare l’oro che lo zolfo ricorda anche nel colore, sebbene con un tono più livido".
Queste sono le parole con cui il poeta Gianni Rodari, nel reportage del 1952 "Viaggio sulla terra dei sepolti vivi", descrive la Miniera di Cabernardi, in provincia di Ancona.
Non tutti sanno che oggi in questa frazione di Sassoferrato è possibile inoltrarsi in una passeggiata tra quelli che sono diventati i resti, le ossature di un’archeologia mineraria e industriale che, per circa settant’anni, ha ridefinito il paesaggio fisico e sociale di quest’area. Qui, la suggestione estetica data dalle architetture superstiti si unisce a una presa di coscienza rispetto a un passato economico imperniato sull’attività di estrazione mineraria (zolfo, oro, ferro, carbone) che ha segnato profondamente - e anche drammaticamente - la storia di tutta l’Italia.
Una volta giunti a Cabernardi, la segnaletica annuncia immediatamente la sua identità fondante con la scritta “Benvenuti nel paese dello Zolfo” su uno sfondo giallo che ricorda appunto quello del cosiddetto "oro dei folli". Proseguendo a piedi, l’assetto urbanistico parla, tuttora, di una trascorsa vita sociale e famigliare scandita dal lavoro nel distretto minerario: un piccolo paese fatto di case, ognuna col suo lotto di terra, costruite lungo la strada principale che unisce la miniera di Cabernardi al nucleo antico del paese. Sempre lungo questa via, all’interno delle vecchie scuole elementari, che erano destinate ai figli e alle figlie dei minatori, oggi c’è la sede del "Museo della miniera di zolfo di Cabernardi".
Qui, è possibile acquistare il biglietto per il sito archeo minerario e per l’esposizione permanente, allestita all’interno del museo, con le sue preziose testimonianze fatte di documenti fotografici, articoli di giornale, oggetti del lavoro e di un originale percorso audiovisivo volto a restituire un’idea di quella che poteva essere la vita dei lavoratori.
Venendo alla storia della Miniera di Cabernardi, la scoperta del giacimento di zolfo avvenne verso la fine dell’Ottocento, quando ci si accorse che le giovenche della zona non si abbeveravano più dal corso d’acqua il quale si era tinto di un colore giallognolo ed emanava un forte odore. Dopodiché, intorno al 1870, iniziarono i primi sondaggi e nel 1886 venne ufficialmente aperta la miniera di Cabernardi. Successivamente fu acquistata dalla ditta Trezza-Albani; un passaggio di proprietà che implicò anche un aumento dei lavoratori i quali dai 200 iniziali arrivarono a ben 300.
Una svolta decisiva avvenne con l’acquisto da parte della Montecatini nel 1917 che impresse un’importante innovazione sia in termini di modalità estrattive, sia per quanto concerneva l’organizzazione del lavoro e le condizioni di vita dei lavoratori, non ultimo il paesaggio circostante.
A tal riguardo il percorso attuale all’interno del sito archeo minerario offre la possibilità di osservare da vicino proprio le strutture che testimoniano queste innovazioni. Si può vedere il pozzo "Donegani", dove i minatori scendevano nelle profondità della terra, a oltre 460 mt., per raggiungere le ampie gallerie che si snodavano sotto la superficie.
Si può tuttora osservare la centrale termica e i "calcaroni", dei forni caratterizzati da grandi vasche dove si depositava il materiale grezzo estratto dalle miniere. Qui, grazie a un processo di combustione, lo zolfo veniva separato e raccolto in forma liquida. Si possono inoltre ammirare i cosiddetti forni "Gill", delle strutture in muratura più moderne dei calcaroni, che svolgevano la stessa funzione con una tecnologia più avanzata. Inoltre, si può percorrere una galleria che collega i forni e i calcaroni.
Attraverso uno slancio immaginativo e i documenti fotografici, consultabili grazie al lavoro di archivio che gli addetti al museo hanno compiuto nel corso degli anni, è possibile conoscere la conformazione del paesaggio all’epoca: uno scenario lunare, a tratti avernale, tra una coltre di fumo densa e mefitica e continui rumori metallici di sottofondo.
Riprendendo il filo del racconto circa la nascita e l’evoluzione della miniera, poco dopo, la società Montecatini dà inizio ai lavori per la costruzione del primo villaggio dormitorio destinato ai minatori presso la località di Cantarino, un villaggio eretto dal nulla, tutt’oggi abitato e visitabile, costituito da sei piccoli fabbricati ad un solo piano, divisi in quattro unità, ognuna composta da due stanze, con i bagni esterni in comune.
In seguito vennero eretti gli edifici più alti ai lati; l’ultimo ad essere costruito, nel 1929, è il "Palazzo": una casa che domina le piccole case sottostanti. Le tre vie principali (Corso Tomatis, Via Rostan, Via Boschetti) e la piazzetta (Piazza Mezzena) sono intitolate ai dirigenti della Montecatini. Una realtà che vale la pena di visitare, ammantata da un silenzio suggestivo che avvolge i visitatori e li proietta in un'atmosfera sospesa in una sorta di neorealismo atemporale e che, tuttavia, è carica di storia.
Tornando alla "fucina" dello zolfo, durante la Seconda Guerra Mondiale questo minerale, elemento base della polvere da sparo, divenne ricercatissimo e la miniera conobbe dunque un ulteriore incremento. Nei mesi iniziali del 1952 la manodopera occupata era di circa 1.400 operai con una produzione media di 870 tonnellate di minerale. Per avere un’idea effettiva di tutto il funzionamento della Miniera di Cabernardi e della vita dei minatori, si consiglia di vedere questo suggestivo video muto dell'epoca (1924), ideato dalla Montecatini stessa per pubblicizzare la Società.
Nel dopoguerra, il calo di domanda dello zolfo, la minore disponibilità del minerale della miniera stessa e soprattutto la ricerca di soluzioni più economiche, come l’acquisto diretto dello zolfo dagli Stati Uniti, portarono la Montecatini ad un progressivo calo d’interesse del sito. Infatti, secondo il documento della Società Montecatini del 6 maggio 1952, le risorse minerarie erano in rapida diminuzione e si prevedeva così una netta diminuzione della produzione con la conseguente drastica riduzione del personale.
La scelta dell’azienda provocò grandi proteste da parte dei lavoratori sfociate in scioperi e nell’occupazione della miniera da parte di 337 minatori la sera del 28 maggio del 1952; mentre 176 lavoratori rimasero al 13° livello, 500 metri sottoterra, gli altri 161 vigilavano sulla superficie.
La lotta durò 40 giorni e il 5 luglio i minatori misero fine allo sciopero convinti di aver ottenuto un accordo con la Montecatini. Invece, tornati in superficie, vennero licenziati in tronco. Di lì a pochi anni, la Montecatini chiuse definitivamente i battenti smantellando tutto e calando un pesante sipario sulla vita di tutti gli abitanti, che era fatta sì di sofferenza e miseria ma anche di feste e divertimenti collettivi. Un lottare fino a mettere a repentaglio la propria vita per un lavoro logorante, spesso mortale eppure diventato ragione di vita, d'identità.
Di quel periodo se ne occuparono i media nazionali e nel museo sono riportate le varie pagine dei giornali che denominarono la protesta “Lo sciopero dei sepolti vivi”, dato che molti minatori rimasero per oltre un mese sottoterra, all’interno della miniera.
Non solo la stampa ma anche il cinema se ne occupò; in particolare Gillo Pontecorvo il quale, proprio a Cabernardi, girò il film "Pane e Zolfo" del 1956, che documenta la vita nelle miniere di zolfo delle Marche negli anni Cinquanta e la dura lotta sindacale dei minatori contro la Montecatini. Qui di seguito potete osservarne un frammento:
Dunque passeggiare per questi luoghi significa attraversare il residuale, il resto archeologico che non è l’incompleto ma è la traccia superstite di un vissuto storico ed esistenziale trascorso nel sottosuolo, che chiama la riscoperta. Significa discendere, attraverso uno scarto temporale, nelle viscere della terra, nei meandri rimossi di una coscienza collettiva e privata, per poi uscire a “riveder le stelle”. Visitare Cabernardi è un atto se non dovuto, necessario.
(Foto scattate da Girolamo Filippo Colonna / Foto di repertorio e dall'alto concesse dal Museo dello Zolfo di Cabernardi)
L’ispettorato Territoriale del Lavoro di Ancona, in collaborazione con i carabinieri del Nil,ha smascherato una donna, di origini straniere, che si è spacciata per un'ispettrice del lavoro senza averne la qualifica, al fine di agevolare la corresponsione dell'indennità di disoccupazione (Naspi) di una complice.
In base a un ricostruzione fatta dai militari, la falsa ispettrice, dopo aver spaventato telefonicamente il datore di lavoro segnalando presunte irregolarità ai danni della dipendente, aveva proposto di insabbiare il procedimento ispettivo in cambio del licenziamento della lavoratrice.
Le indagini, attivate dallo stesso imprenditore, hanno portato all'accertamento dell'ipotesi di reato di truffa aggravata e usurpazione di funzioni pubbliche da parte delle due complici, deferite all'autorità giudiziaria.
Raggiunge in casa la ex moglie per un chiarimento e la uccide a coltellate. Dopo avere trascorso la mattinata in caserma, ha confessato l'omicidio ed è stato accompagnato in carcere a Montacuto l'ex marito della vittima, un 55enne operaio. Il tragico fatto di sangue è avvenuto, durante la notte appena trascorsa, a Cerreto d’Esi nel Fabrianese.
In casa al momento del fatto c'era una figlia della coppia, minorenne, alla quale l'uomo avrebbe detto di chiamare i carabinieri. Quando i militari sono arrivati ha mostrato dove aveva gettato l'arma del delitto, un coltello da cucina.
L'uomo, Franco Panariello, difeso dall'avvocato Ruggero Benvenuto, è stato arrestato per omicidio volontario pluriaggravato. Viene valutata anche la premeditazione, perché avrebbe portato con sé il coltello.
Da mesi era separato dalla moglie, Concetta Marruocco, 53 anni, infermiera: lei abitava a Cerreto d'Esi, in centro, lui a Cancelli di Fabriano. La coppia è originaria di Torre del Greco e ha altri due figli maggiorenni che abitano altrove. Ieri sera Panariello sarebbe andato al pronto soccorso per un malore. Dopo essere stato dimesso, è tornato a casa, da dove è uscito di nuovo diretto all'abitazione della moglie, per un chiarimento.
Sarebbe entrato con un mazzo di chiavi rimasto in sui possesso, intorno alle 3 di mattina, e avrebbe aggredito la moglie. Prima c'è stata una discussione, poi l'ha colpita più volte con un coltello, sferrandole circa 15 fendenti, svegliando la figlia che dormiva in un'altra stanza. Nella caserma dei carabinieri di Cerreto d'Esi è arrivato anche il pm Paolo Gubinelli, della Procura di Ancona.
Scoperta una maxi evasione fiscale nel settore della commercializzazione di moto fuoristrada. I finanzieri di Porto Recanati hanno portato a compimento un’articolata e complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona, eseguita nei confronti di un’impresa operante nella commercializzazione di moto “off road” attraverso il “mercato elettronico”.
Ad essere coinvolti nelle indagini, sono finiti un imprenditore nullatenente di origini senegalesi, già residente nel condominio multietnico denominato “Hotel House” e con precedenti di polizia nel settore della contraffazione di capi di abbigliamento, e un giovane motociclista italiano residente nella provincia di Ancona.
La crescita esponenziale del giro d’affari dell’imprenditore, sviluppata attraverso operazioni commerciali compiute in diversi paesi d'Europa (Belgio, Spagna, Germania, Olanda, Inghilterra, San Marino) e in Italia, promosse e pubblicizzate anche attraverso siti internet e profili Facebook e Instagram, l’assenza totale di dichiarazioni fiscali, nonché la mancanza dei minimi requisiti imprenditoriali palesati dal titolare, hanno indotto gli investigatori a ritenere che l’attività commerciale fosse svolta, di fatto, da persona diversa dal senegalese che è risultato essere soggetto “interposto”, operante in qualità di mero prestanome.
Gli approfondimenti investigativi, svolti anche attraverso specifiche indagini tecniche, hanno permesso di localizzare l’effettiva base operativa e logistica, consistente in una unità locale adibita a magazzino e ufficio, non dichiarata all’Erario, situata nella campagna anconetana e gestita dal motociclista.
Le perquisizioni eseguite nei confronti di quest’ultimo, nelle unità immobiliari ricadenti nella sua disponibilità, hanno permesso di acquisire elementi probatori comprovanti la sua effettiva titolarità dell’attività d’impresa e di individuarlo come l’ideatore della frode fiscale perpetrata attraverso l’interposizione fittizia di due imprese compiacenti.
Il sistema evasivo consisteva nell’utilizzo della partita IVA del senegalese e di un’altra impresa anconetana per acquistare moto e pezzi di ricambio da fornitori comunitari, che venivano poi rivenduti a privati e a imprese nazionali con prezzi particolarmente vantaggiosi in quanto l’IVA, indicata nelle fatture emesse, non veniva versata all’Erario ma costituiva il provento per l’imprenditore occulto.
Tale modus operandi, oltre a consentire all’ ideatore di eludere l’applicazione del regime impositivo IVA previsto per gli acquisti intracomunitari, con un ingente danno per l’Erario, ha determinato anche una grave turbativa del mercato, in quanto lo stesso ha potuto praticare prezzi particolarmente concorrenziali rispetto agli altri operatori del settore.
Grazie all’oculatezza e alla meticolosità con cui sono state condotte le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, nel corso delle perquisizioni sono stati acquisiti dispositivi informatici e telefonici, dai quali i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Macerata e un consulente tecnico, nominato e incaricato dall’Autorità giudiziarie delegante, hanno ricavato elementi probatori comprovanti le responsabilità penali e amministrative in capo ai soggetti coinvolti, permettendo così la ricostruzione analitica degli acquisti e delle vendite effettuati e le basi imponibili relative alle imposte sottratte all’Erario.
Le attività ispettive hanno permesso di quantificare i ricavi non dichiarati in poco oltre10.150.000 euro e l’IVA evasa in 5.170.000 euro. Inoltre sono state denunciate tre persone per reati fiscali, mentre nei confronti di altri otto soggetti sono state contestate violazioni amministrative inerenti la normativa sull’uso del contante per aver trasferito somme superiori alle soglie consentite per complessivi 110.000 euro euro.
Nel corso delle perquisizioni, eseguite anche con l’impiego di una unità cinofila, “Cash dog”, specializzata nel rinvenimento di denaro occultato, è stata altresì sequestrata la somma complessiva di 56.905 euro in contanti, composta da banconote di vario taglio, divise in mazzette incellofanate abilmente nascoste nell’abitazione del motociclista anconetano, in quanto costituente parte del profitto conseguito nello svolgimento dell’attività fiscalmente illecita.
Aggredita a Fabriano con violenti pugni a causa di una manovra stradale giudicata pericolosa. Vittima una 50enne percossa da un 45enne, con pregressi problemi giudiziari anche per reati contro la persona, che è stato denunciato per il reato di lesioni dolose.
Non si escludono ulteriori provvedimenti, nello specifico un possibile daspo urbano. La donna è ricorsa alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell'ospedale cittadino, per ferite guaribili in 7 giorni.
Secondo la ricostruzione fornita dalla polizia di Fabriano, la 50enne aggredita si trovava in un bar in periferia per consumare un caffè con alcuni amici. All'improvviso, è stata avvicinata da un uomo, che conosceva solo di vista, il quale in preda ad agitazione e nervosismo, le ha contestato una manovra stradale poco prima compiuta e che lui riteneva pericolosa perché non aveva rispettato una precedenza. Le giustificazioni e scuse della donna non servivano a placare la sua ira. Improvvisamente la iniziava a colpire con violenti pugni.
Solo l'intervento degli amici della donna e la telefonata alla Polizia convincevano l'aggressore a desistere e a fuggire a bordo di uno scooter. Gli agenti del Commissariato lo hanno rintracciato in un bar poco distante, con l'uomo che riconduceva il gesto poco prima compiuto ad un diverbio stradale per il quale non aveva saputo contenere l'eccesso di veemenza e violenza. Denuncia e segnalazione, in attesa di un possibile Daspo urbano.
Uomo dà in escandescenze in un supermercato sostenendo di essere stato contaminato dal pesce avariato acquistato nell’esercizio commerciale, ma in realtà era solo ubriaco. Il fatto è avvenuto nella giornata di ieri.
Sul posto è arrivata la polizia e il 118. L'uomo si è piantato davanti al bancone del pesce, minacciando di picchiare chiunque si fosse avvicinato. Una volta calmato dagli agenti, è stato portato al pronto soccorso per accertamenti. Lui stesso ha chiesto il ricovero per via della presunta contaminazione, della quale però non c'erano sintomi né prove di altro tipo,
Una frode informatica con la quale riuscivano a carpire, con la tecnica dello 'smishing', dati sensibili di conti correnti da cui prelevavano denaro. È quanto scoperto dai carabinieri della sezione Cyber Investigation di Roma che hanno individuato una associazione a delinquere che operava tra le provincie di Fermo, Napoli e Roma.
Arrestata una persona, quattro denunciate a piede libero. In provincia di Fermo e nel comune di Torre Annunziata (Na), i carabinieri del Comando provinciale della Capitale con il supporto di quelli di Napoli e Fermo, hanno dato esecuzione a un provvedimento di applicazione della custodia cautelare in carcere - emesso dal gip di Ancona su richiesta della locale procura della Repubblica - nei confronti di un uomo originario di Torre Annunziata, ma residente nelle Marche, ritenuto il promotore della associazione.
Contestualmente sono state eseguite perquisizioni personali, domiciliari e informatiche nei confronti di quattro persone indiziate di essere appartenenti al sodalizio. Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia presentata da un cittadino romano, a cui sarebbero stati asportati circa 27mila euro dal conto corrente.
Le successive indagini, condotte dai carabinieri della Sezione Cyber Investigation del Nucleo Investigativo di Roma e coordinate dalla Procura della Repubblica di Ancona, attraverso sofisticate tecniche di digital forensics, hanno consentito di ricostruire la tecnica criminale utilizzata del sodalizio ed individuarne i componenti.
Il sodalizio operava inviando tramite sms comunicazioni alle loro vittime, spesso scelte in maniera casuale, facendo credere che arrivassero dai rispettivi istituti di credito, e con le quali venivano invitate ad accedere al proprio conto on line ovvero contattandole per telefono fingendosi operatori bancari.
Una volta carpite le credenziali di accesso, veniva prelevato dai conti il denaro riversandolo su conti correnti intestati a persone compiacenti, a cui poi veniva lasciata una percentuale (solitamente circa il 15%) del maltolto, come rimborso per il disturbo. Le indagini hanno consentito di accertare, finora, almeno 19 reati - commessi in tutta Italia - per un totale stimato in almeno 280mila euro.
A seguito dell'avvenuta comunicazione di un caso accertato di Dengue, infezione contratta da un cittadino italiano rientrato nella sua abitazione di via Flaminia da un viaggio in Centro America, ricoverato successivamente nell'Azienda ospedaliera di Torrette, la Azienda Sanitaria Territoriale (Ast) di Ancona Uoc Igiene e Sanità pubblica - sulla base del Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi - ha informato il sindaco e il vice sindaco di Ancona della necessità di effettuare un duplice intervento di disinfestazione adulticida. L'avvio deve avvenire entro 24 ore dalla segnalazione del caso.
L'indicazione è stata data dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche, con la raccomandazione di effettuare l'intervento nella zona di abitazione del paziente entro un raggio di circa 200 metri per due notti consecutive. L'Ast ha precisato che la probabilità che si verifichino casi secondari è considerata bassa.
L'Amministrazione comunale ha emanato una ordinanza con la quale incarica la società Servizi innovativi srl di effettuare oggi e domani sera, a partire dalle ore 24.00 interventi di disinfestazione adulticida nelle aree aperte (strade, cortili, giardini, orti e stabilimenti balneari situate nel raggio di 200 metri. Previsti anche nella giornata del 7 ottobre interventi larvicidi nella porzione di territorio ove siano presenti piccoli ristagni d'acqua.
Nell'area interessata dall'irrorazione (via Flaminia, via Luigi Mercantini, Lungomare Palombina, via Enea Costantini, via Francesco Redi) è opportuno restare a casa durante il periodo di trattamento, con finestre e porte chiuse, in particolare per bambini, donne in stato di gravidanza, anziani, persone con problemi respiratori o allergici ed in generale tutti i soggetti fragili; bisogna trattenere all'interno delle abitazioni gli animali domestici che normalmente vengono lasciati in giardino per un periodo di almeno 8 ore successive al trattamento; non consumare i prodotti dell'orto e delle piante da frutto: rimuovere eventuali indumenti o biancheria esposti all'esterno; coprire adeguatamente i contenitori d'acqua non rimovibili.
Un atto intimidatorio si è consumato a Palazzo delle Marche, sede dei gruppi assembleari del Consiglio regionale. Nelle prime ore di questa mattina, ignoti hanno distrutto la porta dell’ufficio del capogruppo dem, Maurizio Mangialardi, a calci e pugni, senza lasciare alcun messaggio.
“Ho immediatamente denunciato il fatto al direttore generale Antonio Russi e al presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Dino Latini per tutti gli adempimenti del caso, spiega l’ex sindaco di Senigallia. Nelle prossime ore formalizzerò alle autorità preposte la denuncia penale”.
“Si tratta di un episodio davvero inquietante, continua. Non sappiamo ancora se i protagonisti di questo atto vandalico provengano da fuori o siano interni al palazzo. Posso solo dire che non mi sento assolutamente intimidito. Il mio pensiero è andato ai nostri collaboratori che avrebbero potuto subire le ripercussioni di questa cieca violenza, fortunatamente sfogata solo su una porta”.
“In ogni caso, non sono disposto a passarci sopra. Mi aspetto che venga fatta luce sull’accaduto e che tutti i gruppi, così come la struttura dirigenziale, collaborino a questo obiettivo. Credo sia interesse di tutti i consiglieri regionali ricostruire con esattezza i fatti e individuare i responsabili, per non avvelenare ulteriormente il clima politico che si respira in questi giorni a causa di certe manovre trasformiste in consiglio”.
“Abbiamo un servizio di guardia e abbiamo i tornelli sia per il personale che per i visitatori. Non dovrebbe essere difficile ricostruire l’elenco delle persone che al momento del fatto erano presenti nel palazzo. L’importante è che nessuno pensi di far passare tutto in cavalleria, perché oggi è andata in frantumi una porta, ma domani?” - Conclude la nota di Mangialardi - .
Condanna sulla vicenda è stata espressa dai vari gruppi di maggioranza:“Esprimiamo la nostra piena solidarietà al capogruppo del PD Maurizio Mangialardi, fatto oggetto di un atto vandalico nei confronti del suo ufficio nel palazzo del Consiglio regionale, si legge in una nota della Lega. La politica è la più alta forma di dialogo costruttivo volto al bene della comunità e come tale deve essere aliena da qualsiasi forma di violenza. Attendiamo fiduciosi che sia fatta piena luce su questa vicenda”.
Dello stesso tenore anche la nota rilasciata dal gruppo di Forza Italia in Regione: "Quanto accaduto oggi è assolutamente inaccettabile", scrivono. "La porta dell'ufficio di Mangialardi, ospitato oltretutto all'interno di una sede istituzionale (Palazzo delle Marche) è stata sfondata. Nello stigmatizzare il gesto che reputiamo inqualificabile, ci auguriamo che chi di dovere giunga il prima possibile all'identificazione di colui o coloro che hanno compiuto il gravissimo gesto con conseguenti esemplari provvedimenti. Siamo convinti che il danneggiamento non debba essere assolutamente sottovalutato e che debba essere fatta luce quanto prima sull'accaduto".
(E.L.)
"E’ la Corte dei Conti a certificarlo sull'esercizio finanziario e sanitario del 2022. Le Marche sono una Regione benchmark nel rispetto all'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè cure e prestazioni che il Sistema Sanitario Nazionale garantisce ai cittadini gratuitamente o con ticket". Lo sottolinea l’assessore alla sanità, Filippo Saltamartini.
In base al Nuovo sistema di garanzia (Nsg) i punteggi vengono infatti attribuiti in tre aree: prevenzione, distrettuale e ospedaliera e bisogna raggiungere 60 punti su 100. Le Marche hanno una media degli indicatori di 82. E in base a questa rilevazione che si aggiunge all’intesa Stato/Regioni, lo Stato riconosce alle Marche 11 milioni di ulteriori risorse rispetto alla quota nazionale.
“Siamo inoltre tra le pochissime regioni italiane che nel 2022 hanno chiuso il bilancio della sanità in pareggio - continua Saltamartini - e questo nonostante il sottofinanziamento, la pandemia e il caro energia. Come noi hanno fatto solo Lombardia, Veneto, Umbria, Campania e Calabria, un insieme di regioni che garantisce la credibilità dei conti pubblici nei confronti dei prestatori internazionali, in relazione all'aumento dello spread e dei tassi di interesse dei 2.400 miliardi di stock di debito pubblico".
"Questo enorme sforzo è stato compiuto con l’incessante opera dei dirigenti della regione e dei direttori generali delle aziende, valutato che la spesa sanitaria in Italia si attesta al 6,8% del Pil – sottolinea – molto meno rispetto a stati come Germania, Regno Unito e Francia che raggiungono o superano il 10%".
"In questo particolare momento per l’economia nazionale e per la responsabilità di Governo sento forte il dovere di ringraziare ogni dipendente del Servizio Sanitario Regionale – conclude Saltamartini- per questi traguardi così importanti che tuttavia non esauriscono l’impegno per qualificare sempre di più il diritto fondamentale alla salute dei nostri concittadini".
Nei giorni scorsi una donna ucraina di 43 anni era stata deferita all'Autorità giudiziaria per aver incendiato, martedì scorso, una lettiga all'interno degli ospedali Riuniti di Ancona (leggi qui).
Un atto grave che aveva provocato allarme e timore tra il personale medico e i numerosi pazienti presenti nelle sale d'attesa dell'ospedale, tanto da far evacuare l'area, con chiusura temporanea del presidio medico a causa del pericolo di propagazione delle fiamme e del fumo, che di fatto impedivano lo svolgere delle attività di soccorso.
In relazione a questo fatto, il questore di Ancona Cesare Capocasa ha emesso il provvedimento del Foglio di via obbligatorio nei confronti della donna. La 43enne, con precedenti giudiziari, spiega la questura, "è da ritenersi persona socialmente pericolosa e la vicenda occorsa ha fatto sì che i cittadini ed il personale sanitario ivi presenti avvertissero una sensazione di insicurezza e di sdegno per l'immotivato quanto grave gesto".
Con il provvedimento adottato dal questore la donna ha l'obbligo di presentarsi all'Autorità Locale di Pubblica Sicurezza della località di residenza e inoltre ha il divieto di far ritorno nel territorio del Comune di Ancona per un periodo di 3 anni.
I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Osimo, unitamente ai colleghi della Compagnia di Ancona, hanno tratto in arresto un ventitreenne anconetano, dando esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Ancona, scaturisce dalle indagini concluse dal Nucleo, le cui risultanze sono state condivise dalla Procura della Repubblica. Le indagini hanno consentito di acquisire a carico del giovane, già noto alle forze dell'ordine, forti indizi di colpevolezza per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, con sequestri effettuati, dal mese di marzo, per più di 7,5 chili di hashish.
A marzo, a Numana, è stato sequestrato, in un appartamento da lungo tempo disabitato, un borsone contenente 22 panetti di hascisc, per un peso di 2,2 chili. Sempre nel corso delle indagini, a maggio e luglio ad Ancona, il Nucleo Operativo di Osimo e i militari della Compagnia dorica hanno arrestato in flagranza di reato altre due persone, trovate in possesso rispettivamente di quasi 300 grammi di hashish e di più di 5 chili dello stesso stupefacente, ceduto, in entrambe le occasioni, dal giovane anconetano.
L'arrestato, dopo il fotosegnalamento, è stato condotto alla casa circondariale di Ancona. Il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari, sottolineano i carabinieri: eventuali responsabilità penali saranno valutate dall'autorità giudiziaria.
Giornata di ordinaria follia per una 43enne ubriaca, residente a Bologna, che ieri ad Ancona prima ha molestato i passanti davanti ad un negozio in piazza della Repubblica, davanti al Teatro delle Muse, poi ha litigato con la titolare che ha chiamato la polizia locale.
La donna in stato di ebbrezza, ucraina e residente a Bologna, si è scagliata prima contro gli agenti della polizia locale, poi contro quelli della polizia stradale e infine ha reagito anche all'intervento degli operatori della Croce Gialla. Per portarla via è stato necessario l'arrivo dell'auto medica e di una blanda sedazione.
La stessa, però, non è stata sufficiente a fermarla: una volta trasportata al Pronto Soccorso dell'ospedale di Torrette, ha dato fuoco con un accendino al materasso e al cuscino della lettiga su cui si trovava nell'area di accesso.
Le fiamme sono state subito spente da un infermiere con un estintore. La sala è stata subito evacuata (c'erano una cinquantina di persone) e non si sono registrati né feriti né intossicati.
Secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’INPS, elaborati dall’IRES Cgil Marche, nel periodo gennaio-giugno del 2023 le aziende marchigiane hanno assunto 119.444 persone, il 5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2022 e il 16,4% in più rispetto al 2021. Rispetto allo scorso anno la diminuzione ha interessato tutte le tipologie contrattuali ad eccezione degli stagionali (+0,8%).
Nello stesso periodo le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 84.644, dato che fa registrare un decremento del 5,3% rispetto al 2022; nei confronti del 2021 si osserva, invece, un aumento del 26%.
Il saldo assunzioni - cessazioni risulta positivo nel complesso (+34.800) e per le singole tipologie contrattuali, ad eccezione dei contratti a tempo indeterminato.
Nel confronto 2023-2022, le assunzioni totali registrano nelle Marche una tendenza più marcata ma in linea rispetto al Centro Italia (-0,5%) e all’Italia nel complesso (-1,2%). Rispetto al 2021, invece, nel territorio marchigiano le assunzioni crescono meno che al Centro (+25,8%) e in Italia (+26,7%).
Sul totale delle nuove assunzioni, quelle a tempo indeterminato sono una quota molto ridotta (11,2%); la tipologia contrattuale maggiormente presente è il contratto a termine (36,8%), seguita dal contratto intermittente (18,1%). Il part time incide per il 35,1%, ma tra le nuove assunte donne il ricorso al tempo parziale rappresenta il 48,3% delle assunzioni.
Nelle Marche la quota di contratti a tempo indeterminato sul totale di quelli attivati è nettamente sotto la media del Paese (17%): la regione è terzultima per incidenza di contratti a tempo indeterminato sui nuovi rapporti di lavoro. Anche l’incidenza dei contratti a termine sul totale è inferiore alla media nazionale (42,8%). In riferimento alle attivazioni di contratti in somministrazione, il valore regionale è superiore alla media nazionale (13,1%% contro 11,9%). La regione risulta inoltre essere la prima in Italia per la più alta incidenza dei contratti intermittenti (18,1% contro la media nazionale del 9,2%).
Le trasformazioni di contratti precari in rapporti a tempo indeterminato sono state 12.713, 368 in più rispetto allo stesso periodo del 2022 e oltre 5 mila in più rispetto al 2021. A determinare questo aumento sono soprattutto le trasformazioni da contratti a termine.
Infine, analizzando le cessazioni per tipologia di motivazione, rispetto al II trim. 2022, si osserva un significativo decremento dei licenziamenti di natura economica (-19,9%). Diminuiscono anche le dimissioni (-2.653, -9,6%).
In due anni, invece, fatta eccezione per la risoluzione consensuale, tutte le tipologie di motivazione osservano un aumento, che risulta più marcato nei licenziamenti di natura disciplinare (+93%). È necessario osservare, inoltre, un forte aumento delle cessazioni per fine contratto (+31,5%).
“Gli ultimi dati dell’Osservatorio sul Precariato dell’Inps del II trimestre 2023, elaborati dall’IRES Cgil Marche – dichiara Eleonora Fontana, segreteria regionale Cgil Marche – evidenziano una contrazione dei contratti a tempo indeterminato a vantaggio di forme contrattuali precarie; in particolare le Marche confermano un vero primato per uso del lavoro intermittente ed occupa le ultime posizioni nelle forme più stabili di assunzione”. Alla luce di questi dati, chiosa Fontana, “appare ancora più stucchevole la polemica, che ha riempito le cronache locali e nazionali nel periodo estivo, relativa alla mancanza di disoccupati disponibili ad accettare le offerte di lavoro rimaste inevase. Se gli unici contratti offerti sono di lavoro intermittente e/o di breve durata non c’è da stupirsi”.
Chiude Fontana: “Risulta evidente come, nelle Marche, si confermi uno scivolamento verso la precarietà che si traduce in una certa decelerazione economica. Il mercato del lavoro regionale risulta insomma sostanzialmente debole e, per una durevole e seria ripresa, dovrà essere sostenuto da un piano regionale straordinario per l’occupazione “.
Continuava a spacciare nonostante fosse agli arresti domiciliari. Per questo motivo i carabinieri della stazione di Corinaldo hanno tratto in arresto un 49enne del posto, per il reato previsto dall'art 73 del Testo Unico stupefacenti.
L'uomo, già pregiudicato, era agli arresti in casa: tramite una perquisizione domiciliare, è stato trovato in possesso di 220 grammi circa di sostanza stupefacente, risultata poi essere cocaina che evidentemente avrebbe dovuto rifornire la piazza di spaccio locale.
L'arrestato è stato portato dai militari della Compagnia di Senigallia nella circondariale di Ancona, come disposto dall'autorità giudiziaria, in aggravamento della misura restrittiva già in essere.
Scoliosi, un innovativo intervento - "Tethering" - è stato effettuato per la prima volta nel presidio materno infantile "G. Salesi" dell’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche, ad Ancona.
La scoliosi è una deformità della colonna vertebrale caratterizzata da curvatura e rotazione delle vertebre, che colpisce circa il 2% della popolazione pediatrica (in particolare tra 11-14 anni). Una volta riconosciuta, deve essere monitorata perché tende a peggiorare con la crescita; la terapia più praticata, riconosciuta a livello internazionale, è il busto da indossare almeno 18 ore al giorno fino al termine della crescita e, nei casi più complessi, la chirurgia.
Qualche volta il corsetto non funziona, in particolare se la scoliosi compare in età precoce e supera i 40°, tanto che alla fine dello sviluppo diventa inevitabile l'intervento di "artrodesi vertebrale" (fusione), per correggere la curva con viti e barre in titanio. La zona operata, però, dopo tale intervento, diventa rigida, non si può piegare e si determina una grave limitazione del movimento che per un adolescente comporta pesanti conseguenze sia fisiche che psicologiche.
L’intervento è stato eseguito per la prima volta nelle Marche, lo scorso agosto, all'ospedale "G. Salesi" di Ancona su una bimba di 13 anni con una scoliosi grave che la costringeva al corsetto 18-20 ore al giorno.
Attraverso una via anteriore toracica videoassistita, con ristretti tagli sul fianco, sono state posizionate piccole viti sulle vertebre, sulle quali è stata fissata una corda in materiale sintetico flessibile che è stata messa in tensione per ridurre la curva scoliotica. L'operazione è durata circa tre ore e mezzo e, dopo tre giorni, la paziente ha iniziato a camminare senza dolore e dimessa in una settimana.
L’intervento ha coinvolto un team multidisciplinare composto dalla dottoressa Monia Martiniani e dal dottor Leonard Meco della Sod Clinica Ortopedica dell'Adulto e Pediatrica - diretta dal professor Antonio Pompilio Gigante - insieme al professor Giovanni Cobellis - direttore della Sod di Chirurgia Pediatrica - con l’assistenza del dottor F. Ventrella della Sod di Anestesia e Rianimazione Pediatrica - diretta dal dottor A. Simonini - e dall’equipe infermieristica del Blocco Operatorio coordinata dalla dottoressa Ilaria Franconi.
La dottoressa Monia Martiniani - responsabile della chirurgia vertebrale dell'adulto e pediatrica afferente alla Sod Clinica Ortopedica - fa sapere: "Alla luce delle nuove tecniche operatorie per il trattamento delle scoliosi idiopatiche, in età evolutiva, sicuramente quella di Vertebral Body Tethering (Vbt) ha una grande rilevanza a livello internazionale. Si tratta, infatti, di una tecnica di "non fusione" in alternativa alla classica artrodesi vertebrale. Consente di poter intervenire precocemente in età giovanile preservando il movimento e la crescita residua del rachide, consentendo ai ragazzi di continuare la pratica sportiva".
La dottoressa Martiniani prosegue: "La procedura può essere risolutiva in caso di curve scoliotiche per quei ragazzi, soprattutto in età adolescenziale, particolarmente restii a indossare il busto per molte ore del giorno e della notte”.
Il direttore generale dell'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche - Armando Marco Gozzini - esprime la sua soddisfazione: "È un intervento poco invasivo che raddrizza la colonna vertebrale senza renderla rigida permettendo così ai ragazzi in crescita di fare sport, di sentirsi a proprio agio e vivere la loro vita serenamente: rendere il loro futuro felice è un obiettivo appagante e doveroso".
Un'ultima annotazione, il trattamento delle deformità vertebrali in età pediatrica costituisce una delle voci di mobilità sanitaria regionale passiva. Il "Progetto Scoliosi" del Salesi - creato dalla collaborazione della Clinica Ortopedica e la Sod di Anestesia e Rianimazione Pediatrica - nasce anche per colmare questa grave lacuna della sanità marchigiana, mette insieme competenze plurispecialistiche rare e di comprovata valenza nazionale e si innesta su una storia che parte da lontano, la storia pluridecennale della Chirurgia Vertebrale della Clinica Ortopedica dell’Adulto e Pediatrica.
Auto in fiamme in autostrada: i soccorsi evitano il peggio. I vigili del fuoco sono intervenuti intorno a mezzogiorno, lungo l’A14, al km 233 tra i caselli di Loreto e Ancona Sud, in direzione Bologna, a causa di un incendio che ha interessato una Fiat 500 L in transito.
La squadra di Osimo dei vigili del fuoco ha provveduto a spegnere le fiamme e a mettere in sicurezza l’area dell’intervento. Fortunatamente le persone a bordo dell'auto sono riuscite ad accorgersi di quanto stava avvenendo in tempo, accostando il mezzo il più vicino possibile al guardrail e uscendo dall'abitacolo illesi. Il traffico autostradale non ha subito rallentamenti. Sul posto, per i rilievi di rito, anche la polizia autostradale e il personale addetto alla viabilità.
"È da poco partito dall'Aeroporto di Ancona il primo dei voli giornalieri direzione Roma, Milano e Napoli. Da questa settimana sono anche attivi tre nuovi voli continentali, oggi partirà il primo volo per Vienna, domani quello per Barcellona e martedì quello per Bucarest. Una settimana storica per il nostro aeroporto". Così su facebook il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, che posta anche l'hashtag #LetsMarche, slogan dell'Atim.
I voli da/per Milano e Roma saranno operati due volte al giorno, quello da/per Napoli sarà un volo giornaliero, fa sapere l'Ancona International Airport insieme ad Aeroitalia. Partito oggi alle 11:10 anche il primo volo per Vienna che sarà operato ogni domenica e mercoledì, mentre domani sarà la volta dell'inizio dei voli per Barcellona, operati il lunedì ed il venerdì, infine il volo per Bucarest con cadenza trisettimanale il martedì, il giovedì ed il sabato.
La partenza del primo volo Aeroitalia per Roma Fiumicino è stata inaugurata dal taglio del nastro alla presenza dell'assessore regionale ai Trasporti Goffredo Brandoni, dell'AdD di Ancona International Airport Alexander D'Orsogna e dal Travel Agency Network Manager di Aeroitalia Giovanni Cerchiara.
"Potenziare il collegamento aereo della nostra regione era uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati", il commento di Acquaroli che definisce i nuovi voli "obiettivi raggiunti che ci aiutano ad uscire dall'isolamento e che, per quanto riguarda i voli di continuità, consentirà di collegarci in poche ore alle principali città italiane, un incentivo per il turismo, per l'economia, per far crescere la nostra regione".
L’assemblea annuale della CNA delle Marche, svoltasi questa settimana ad Ancona, ha ospitato il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e l’Assessore regionale alle infrastrutture Francesco Baldelli. Tema dell’assise “Superare il gap infrastrutturale che frena la competitività delle imprese marchigiane”.
Paolo Silenzi, Presidente CNA Marche e Moreno Bordoni, Segretario generale, hanno posto all’attenzione dei vertici della Regione l’urgenza di molti interventi: “L’87% delle merci marchigiane transita su gomma, è necessario portare a termine progetti da troppo tempo sulla carta come la terza corsia sull’autostrada A14, il completamento della Quadrilatero, la Fano-Grosseto, nonché le intervallive e pedemontane che potrebbero collegare le aree interne con la costa e con le altre regioni italiane”.
Silenzi e Bordoni hanno ricordato come la scadenza del 2030, termine entro il quale il 30% del trasporto merci su strada dovrà essere trasferito su rotaia o su nave, sia dietro l’angolo: “Senza interventi consistenti sulle linee ferroviarie arriveremo con ogni probabilità impreparati. Dall’alta velocità nella linea adriatica e dal potenziamento dei collegamenti con Roma passa la fine dell’isolamento ferroviario delle Marche”.
Situazione ancora peggiore per i collegamenti digitali: “Siamo in ritardo per quanto riguarda la copertura delle Marche con la fibra – sottolineano i vertici CNA. Oggi solo un marchigiano su quattro ha un abbonamento in banda ultra larga, percentuale che scende al 5,7 se si fa riferimento agli indirizzi postali. Ben 7 i distretti industriali marchigiani con copertura inferiore all’1% nella versione più performante della banda ultra larga”.
Maurizio Tritarelli, Presidente CNA Macerata, amplia la panoramica di analisi ad una situazione economica che non accenna a migliorare: “Il PIL della nostra regione è costantemente sotto la media nazionale e le stime dicono che lo sarà sempre di più da qui al 2027. Cala drasticamente il numero delle imprese (-12% in 10 anni nella regione, -13,5% in provincia di Macerata) e chi riesce a sopravvivere vede comunque erodersi i ricavi. Solo l’anno scorso, sono scesi del 17% i ricavi delle imprese manifatturiere e del 23% quelli delle imprese agricole; i due settori principali dell’economia regionale”.
“La maggior parte delle imprese, vuoi per contrazione della domanda, vuoi per i tassi di interesse alle stelle, non fa investimenti – prosegue Tritarelli. Una forte preoccupazione per il futuro pervade oggi ogni imprenditore. Il governo ha recentemente delimitato le Zone Economiche Speciali fermandosi in Abruzzo. Le Marche sono la prima regione esclusa che pagherà questa concorrenza non a parità di condizioni”.
“Come Associazione di categoria degli artigiani e delle piccole imprese – sottolinea il Presidente CNA Macerata - denunciamo indicatori negativi da alcuni anni ma non vediamo ancora interventi efficaci. Il mondo delle imprese ha bisogno di certezze, di date precise in cui i progetti vengono portati a termine.
Come ha avuto modo di dire il nostro Segretario generale Bordoni direttamente al governatore Acquaroli, la CNA è disponibile a fornire dati, analisi e a formulare proposte. Siamo molto indietro con l’impiego dei fondi europei – conclude Tritarelli - noi abbiamo idee concrete e fattibili per investirle sul territorio in favore delle micro e piccole imprese, la cui economia coincide e si sovrappone con quella di moltissime famiglie marchigiane”.