È rientrato oggi nel suo ufficio, dopo 55 giorni vissuti in isolamento domiciliare per via della positività al coronavirus, Francesco Massi. Il segretario generale del comune di Porto Recanati si è potuto nuovamente sedere sulla sua poltrona, dopo settimane piuttosto complesse.
"Oltre alla malattia, ho dovuto superare anche la paura - ci dice -, ma ritrovare i colleghi di lavoro è un piacere. Mi sento fortunato, perché nonostante la lunga quarantena vissuta a casa non ho mai avuto bisogno di un ricovero ospedaliero. Ho accusato febbre alta e forte tosse per 15 giorni, ma mai difficoltà di tipo respiratorio".
"Il tampone positivo è arrivato proprio pochi giorni dopo la scomparsa dei sintomi - racconta Massi -, ma il problema maggiore è stato ottenere i due tamponi negativi nell'arco delle 24 ore, per certificare la mia guarigione. Sono stati necessari cinque test. Per oltre un mese ho atteso il momento del ritorno alla normalità, visto che dopo un tampone positivo, il successivo per constatare la guarigione viene ripetuto a distanza di due settimane".
Francesco Massi, oltre a essere segretario generale del comune di Porto Recanati, svolge lo stesso ruolo anche a Recanati e a Montefano. "È già previsto per domani il mio rientro nell'ufficio di Recanati, mentre martedì sarò a Montefano" dice. Un vero e proprio ritorno alla normalità, al termine di una lunga battaglia.
In un momento nel quale con sempre più insistenza si sente discutere di come organizzare la Fase 2 dell'emergenza coronavirus, ancor più fondamentale diventa il ruolo del sistema bancario italiano per fronteggiare la crisi economica.
Abbiamo chiesto a Fabio Di Crescenzo, direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Recanati e Colmurano, di raccontarci come la BCC si prepara ad affrontare la ripartenza e di spiegarci quali siano le misure intraprese a sostegno di imprese e famiglie messe duramente alla prova dal lockdown.
Direttore, come avete riorganizzato l’attività lavorativa all’interno delle vostre filiali per garantirne l’apertura nonostante l’emergenza coronavirus?
Fin dall’insorgere di questa tremenda pandemia la nostra principale preoccupazione è stata quella di far convivere misure di protezione delle persone, Dipendenti e Clienti, con l’impegno di mantenere attivo il servizio alla collettività, tenendo anche conto del fatto che la necessità di ricorrere alle tradizionali “operazioni di sportello” riguardava prevalentemente la parte più debole ed esposta della popolazione.
Abbiamo fin da subito avuto la fortuna di disporre di adeguati Dispositivi di Protezione Individuale, quali mascherine, guanti e disinfettanti ed attrezzato tutte le postazioni di front office con pannelli in plexiglass oltre alla esposizione di cartelli recanti le indicazioni di carattere igienico e comportamentale che ormai sono entrate nella quotidianità di ognuno di noi.
Seguendo ed in qualche caso anticipando le indicazioni delle Autorità e l’evolvere dell’epidemia, abbiamo con tempestività ridotto drasticamente la presenza dei colleghi nei luoghi di lavoro, orientativamente intorno al 50%, creando all’interno di ogni struttura, ove possibile, 2 squadre che si sono alternate senza mai incontrarsi; abbiamo fatto massiccio ricorso allo smart working.
Ed inoltre, abbiamo sollecitato in tutti i modi l’operatività a distanza della clientela, incentivando l’utilizzo degli strumenti più adeguati, dall’uso delle carte di debito e di credito all’home banking, offrendo assistenza continua da parte di colleghi esperti del settore.
Altro fatto importante, abbiamo costituito un comitato che abbiamo chiamato “Covid-19”, al quale partecipano alcune strutture della Banca particolarmente impegnate nella complessa gestione di questa fase (Direzione, Responsabile dell’Area risorse umane, della Segreteria/Legale, dell’Organizzazione/Continuità operativa), i rappresentanti aziendali di tutte le sigle sindacali ed il Responsabile esterno della sicurezza: un luogo di promozione di iniziative e di condivisione delle strategie che ha visto unirsi tutte le componenti vitali della Banca.
Di tutto quanto ho qui cercato di illustrare sinteticamente abbiamo sempre dato comunicazione alla clientela, sia con l’affissione di cartelli nelle nostre filiali, sia con il continuo aggiornamento del nostro sito web, sia con passaggi sulle radio locali e sia con pubblicazioni su organi di stampa a larga diffusione fra le nostre Comunità.
Ed infine lasciatemi fare una citazione particolare per gli Amministratori, che hanno dato il loro importante supporto ed il convinto appoggio a qualsiasi iniziativa in favore dei Dipendenti e del Territorio.
Sono state predisposte sanificazioni periodiche degli ambienti?
Abbiamo fin da subito anche avviato un sistematico programma di sanificazione di tutti gli ambienti: la prima operazione è stata effettuata il 15 marzo, nei prossimi giorni verrà effettuata la terza sanificazione di tutti i locali di tutta la Banca.
Quante persone possono essere presenti contemporaneamente all’interno delle vostre filiali? Come ne avete regolamentato l’afflusso?
In una prima fase abbiamo ridotto l’afflusso limitando a 2/3 persone la presenza all’interno dei nostri locali per poi scendere all’ingresso di una sola persona alla volta per le operazioni di sportello ed al ricorso al preventivo appuntamento per la restante operatività; fino a giungere alla chiusura del servizio di sportello pomeridiano per tutte le filiali, alla chiusura di 2 giorni alla settimana (martedì e giovedì) di 2 filiali ed alla chiusura totale di 2 filiali presenti in Comuni (Recanati e Macerata) ove la nostra Banca è presente con 2 sportelli.
Vi saranno orari di apertura modificati sino al termine dell’emergenza?
Proprio in questi giorni, sulla scorta delle riflessioni che da più parti si fanno sulla cosiddetta “Fase 2” ed anche per l’impulso all’operatività che sta dando la messa a terra delle misure governative di aiuto a famiglie e imprese (sospensione del pagamento dei mutui e nuovi finanziamenti agevolati), ci stiamo preparando ad una fase nuova che vedrà aumentare la presenza del personale e della clientela all’interno delle nostre filiali: allo scopo, stiamo allestendo in tutte le postazioni di lavoro di cui dispone la Banca (un numero vicino a 150) degli schermi protettivi in plexiglass che, accanto all’obbligatorietà di fare uso di mascherine e guanti, dovrebbe preservare personale e clientela da rischi di contagio.
E mi fa molto piacere cogliere una occasione come questa per fare un pubblico e particolare ringraziamento a tutti i miei colleghi che in questo periodo hanno dimostrato uno spirito di servizio e di collaborazione fuori dal comune sopportando nel migliore dei modi stress, tensione ed anche legittima paura; a loro voglio rivolgere anche un affettuoso augurio perché nelle prossime settimane e nei prossimi mesi saranno chiamati ad un lavoro ancora più intenso ed impegnativo, sotto tutti i profili: sono certo che risponderanno con il senso di appartenenza, con la dedizione e con la professionalità che sono il segno distintivo della nostra Banca.
Da lunedì 27 aprile, intanto, riapriremo per 3 mattine alla settimana (lunedì, mercoledì e venerdì), le filiali di Piediripa e di Via Nazario Sauro a Recanati.
Ci spiega come la BCC gestirà i prestiti garantiti dallo stato per ripartire dopo l’emergenza coronavirus? Chi e come può richiederli?
Con il DL n.18 del 17 marzo (“Cura Italia”) e con il DL n.23 dell’8 aprile, il cosiddetto “Liquidità”, l’autorità governativa ha inteso dare un aiuto a tutti i soggetti danneggiati dall’epidemia, prevedendo la sospensione del pagamento dei mutui per molte categorie (a mio avviso sarebbe stato più opportuno un intervento di maggiore ampiezza in termini di soggetti beneficiari) e la concessione di prestiti garantiti dallo Stato in favore dei soggetti genericamente individuati come “imprese”.
Quanto ai prestiti, sono state declinate singole iniziative tenendo conto della dimensione del soggetto di riferimento e prevedendo, conseguentemente, iter, importi e garanzie differenziate.
I moduli di richiesta, oltre che nei siti degli Istituti statali che forniscono la garanzia (MCC, SACE, ISMEA), sono stati messi a disposizione dalla nostra Banca attraverso le pagine on line.
Le richieste si possono avanzare utilizzando PEC, mail ed anche via “on line”.
Al momento, e tenuto anche conto del fatto che nei nostri territori sono attive principalmente imprese di piccole dimensioni, l’attenzione è concentrata sui finanziamenti di 25 mila euro, garantiti al 100% dallo Stato ed erogabili senza l’esame del merito di credito da parte della Banca (in effetti si tratta di finanziamenti pari al 25% del fatturato annuo, erogabili con un massimo di 25 mila euro), previsti dal DL 23 “liquidità”, all’art.13 lettera m: nei giorni scorsi sono pervenute diverse decine di richieste che la Banca ha già processato avvalendosi di una task force preventivamente costituita. E ce ne aspettiamo moltissime altre nei prossimi giorni.
Ed aggiungo: per inoltrare la richiesta vai sul nostro sito www.recanati.bcc.it e segui il percorso guidato, è molto semplice!
Quale sarà il tasso di interesse?
Parlando sempre dei prestiti fino a 25 mila euro, la norma ha previsto solo un limite massimo che oggi si attesta attorno all’1,90%.
La nostra Banca ha voluto riservare a tale categoria di finanziamenti un tasso di particolare favore: applicheremo l’1% fisso, a prescindere dalla durata. E per i soci della nostra Banca, un’ulteriore agevolazione: 0,90%.
Qual è il tempo previsto prima di avere i soldi e quando si dovranno restituire?
Per i prestiti fino a 25 mila euro garantiti al 100% dallo Stato è stato previsto un periodo di preammortamento di 24 mesi all’interno di una durata massima di 72 mesi: per le richieste già pervenute si può ipotizzare una erogazione nella prossima settimana, a partire già dai primissimi giorni; per quelle che arriveranno si può immaginare un iter di 3 o 4 giorni dal momento in cui sarà stata presentata tutta la prevista documentazione, grazie anche al supporto della nostra Capogruppo ICCREA e ad un processo semplificato di delibera.
Per quanto riguarda invece i finanziamenti di maggiore ammontare con garanzie dello Stato inferiori al 100% e destinati generalmente alle imprese di più grandi dimensioni si può prevedere un iter di un paio di settimane per giungere alla erogazione.
In questi giorni avete registrato un significativo aumento delle persone che si sono rivolte alle vostre filiali per richiedere i prestiti?
Certamente in questi ultimi giorni il contatto fra la clientela e le strutture operative della Banca si è intensificato molto per l’avvio delle pratiche relative alle misure di aiuto alle famiglie e di sostegno all’economia varate dal Governo: si è trattato, per il momento, di un contatto a distanza, fatto di colloqui telefonici, di scambio di mail e di pec ma riteniamo che nei prossimi giorni salirà notevolmente l’afflusso nelle filiali anche per la formalizzazione di tutte queste pratiche.
Sul fronte dei mutui, come vi state muovendo?
Se ci riferiamo ai mutui chirografari ed ipotecari, destinati all’acquisto di beni strumentali e di immobili da parte di imprese e famiglie, cioè alle operazioni che occupano i primi posti nella normale attività della Banca, devo dire che tale comparto è in fortissimo rallentamento, per non parlare di una vera e propria fase di stallo, fermo restando che, a fronte di specifiche necessità della clientela, la Banca è in grado di soddisfare tutte le aspettative della clientela in tempi rapidi.
Avete previsto ulteriori iniziative, oltre a quelle previste dai decreti governativi, a sostegno delle famiglie e delle imprese che si trovano temporaneamente in difficoltà economiche a causa dell’emergenza coronavirus?
In effetti la BCC di Recanati e Colmurano aveva in parte anticipato le misure poi adottate dal Governo, mettendo a disposizione delle imprese del nostro territorio, già nella primissima fase della crisi sanitaria, un finanziamento per il “sostegno delle piccole imprese”, di importo fino a 30.000 euro e durata fino a 48 mesi con preammortamento, a tassi agevolati (1,50% per i clienti, 1% per i soci della Banca), attivabile on line e procedura istruttoria semplificata, un prodotto del tutto simile a quello messo in campo dal Governo con il DL Liquidità e del quale abbiamo parlato finora.
E tra le altre iniziative già proposte alla clientela mi fa piacere segnalare che il CDA della BCC di Recanati e Colmurano, mostrando grande sensibilità e vicinanza al territorio, ha deliberato di valutare con la più ampia disponibilità le richieste di moratorie al di fuori delle casistiche previste dagli art. 54 e 56 del DL. 18 del 17 marzo 2020, consapevole che le difficoltà che l’attuale situazione di emergenza ha comportato possono riflettersi negativamente anche su fasce di popolazione che apparentemente sembrerebbero indenni da questa situazione, ma che, invece, possono aver bisogno di intervenire a sostegno di familiari e parenti, fenomeno sociale ancora forte nelle nostre piccole comunità locali.
Nella prospettiva di un diverso rapporto Banca/Cliente al quale molto probabilmente ci dovremo abituare in futuro, sono stati rafforzati i servizi on line ed introdotte importanti implementazioni negli strumenti di pagamento elettronico, con particolare riferimento ai massimali a disposizione della clientela, al fine di ridurre l’esigenza di accesso agli sportelli e, nell’immediato, limitare i contatti ed il rischio di contagio.
In conclusione, stiamo affrontando una situazione imprevista per la quale nessuno di noi era preparato e che segnerà un cambiamento epocale e forse irreversibile nelle nostre abitudini, in ogni ambito.
Le Banche avranno un ruolo fondamentale nella ricostruzione di un tessuto economico lacerato e fortemente indebolito, in particolare nel settore delle piccole e medie imprese e delle famiglie, in quello che è il mondo di riferimento della nostra Banca.
E per dare un messaggio di ottimismo e di speranza dico che la BCC di Recanati e Colmurano saprà essere all’altezza della sfida, saprà aiutare e stimolare le migliori risorse di cui dispongono i nostri territori e sarà al fianco di tutti coloro che vorranno operare per riportare serenità, tranquillità e benessere nelle nostre comunità. Noi ci saremo!
Le previsioni fatte, nella giornata di ieri, dal Fondo Monetario Internazionale evidenziano come la pandemia di Covid-19 porterà un impatto devastante sull'economia globale. Per quanto riguarda il 2020, la produzione economica globale è prevista in calo del 3%.
Si tratta, ovviamente, di previsioni che, in quanto tali, conservano un certo grado di incertezza ma questi dati offrono un primo riscontro su quanto ci attenderà nei mesi a venire.
Gli unici due Paesi che si salveranno dal segno meno nel 2020 saranno l'India (+1,9%) e la Cina (+1,2%), mentre la contrazione dell'Italia assumerà contorni drammatici: il calo, secondo il Fondo Monetario, arriverà al - 9,1%. Un vero e proprio tracollo, ancor più preoccupante se confrontato con la media dell'Eurozona (-7,5%). Peggio dell'Italia, fa solo la Grecia (-10%).
Abbiamo provato a ragionare delle difficoltà che ci troveremo a fronteggiare a seguito dell'emergenza coronavirus con il professor Gerardo Villanacci, ordinario di diritto privato all'Università Politecnica delle Marche, provando anche a ipotizzare delle possibili soluzioni per il rilancio.
La crisi che stiamo vivendo può essere paragonata a quelle vissute in passato?
"I confronti con il passato non reggono, nemmeno paragonando la situazione attuale con la Grande Depressione del secolo scorso. La crisi interessa tutti i Paesi, c'è poco da comparare.
Al momento, tutti siamo presi dalle cause della malattia. Siamo interessati, cioè, a trovare rapidamente le cure e un vaccino efficace. Tuttavia gli effetti sopravvivono alla cause, e noi li stiamo già vivendo. Piaccia o meno, inevitabilmente, tutto cambierà. Quello che possiamo fare è guidare questo cambiamento".
In cosa consisterà il cambiamento?
"Il cambiamento sarà anzittutto valoriale. Il valore salute, che si può declinare sia come diritto alla salute che come tutela dell'ambiente, diverrà prioritario e andrà coniugato con quello della libertà delle iniziative economiche e personali. Bisognerà ripensare il welfare state, ripristinando quello che già abbiamo: una legislazione all'avanguardia.
Un esempio su tutti è quello del principio di precauzione, che abbiamo formalmente attuato ma poi non applicato. Per principio di precauzione si intende l'insieme delle iniziative volte a preservare la nostra salute in situazioni emergenziali. Se lo avessimo applicato, certamente non avremmo inciso così pesantemente sulla riduzione per le spese della sanità pubblica e non ci saremmo trovati nella condizione di non avere neppure le mascherine e la disponibilità di posti letto".
Riusciremo a venire fuori da questa situazione e come?
"Ne verremo fuori, ma ad alcune condizioni. Anzitutto scongiurando l'insidia del luogo comune, ovvero l'idea astratta che si fonda sulla fiducia. 'Ne usciremo perché ne siamo usciti fuori in passato, e siamo un gran popolo'. Non si va avanti con i luoghi comuni. Per venirne fuori bisogna lottare e combattere, e quindi partire da alcuni elementi centrali".
Quali sono gli elementi centrali su cui fondare la ripartenza?
"Anzitutto occorre preservare lo stato sociale, ovvero quell'insieme di attività - prevalentemente pubbliche, ma anche di enti privati - che forniscono sostegno a chi si trova in condizione di bisogno.
Bisogna partire dalle cose di cui abbiamo effettivamente bisogno con poche, ma chiare, regole e leggi che siano prontamente applicabili. Tutto ciò, oggi, non sta accadendo. Da fine febbraio abbiamo assistito a una profusione di decreti legislativi, uno dietro l'altro. Documenti da 60 pagine che neanche un giurista esperto riesce a interpretare. Alle persone va detto chiaramente cosa devono fare, senza incertezze o contraddizioni".
Il secondo punto è quello di attuare, piccole, ma grandi riforme. In primo luogo, la riforma fiscale.
"Questa emergenza va colta come occasione per cercare di uscire dalla crisi istituzionale in cui ci troviamo da anni. Bisogna semplificare, non abbiamo più bisogno del surplus formalistico dello Stato. Da una situazione drammatica, bisogna fare in modo che se ne esca migliorati.
La politica, più che nel passato, è chiamata a svolgere un ruolo importante: quello della semplificazione, non della complicazione. Partiamo, dall'offerta dei servizi essenziali, senza più fronzoli."
Che fine farà, in tutto questo, l'Europa?
"Tutti, a livello economico, si affidano all'azione della Banca Centrale Europea. E da questa, certamente, arriveranno aiuti. Per il resto, anche qui, si ha l'occasione di realizzare quell'Unione che non c'è mai stata, di fatto. Gli Stati non hanno mai avuto un elemento comune per divenire davvero un'Unione. L'elemento comune che avrebbero dovuto avere, una costituzione, non c'è mai stato. Ci si è limitati a costruire un'unione di titpo economico".
Da 40 giorni lavora, senza sosta, lontano dalla moglie e dai figli per fronteggiare, in prima linea, il virus. "Soltanto domenica scorsa sono riuscito ad andare a trovarli e vederli, seppure a distanza, anche di persona oltre che tramite video-chiamata". A raccontarlo è il dottor Emanuele Rossi, direttore del pronto soccorso dell'ospedale di Macerata.
"Ho preferito allontanarmi dalla mia famiglia, che risiede ad Ancona, per proteggerla - ci dice -. Lavorando in zona Covid, sono maggiormente esposto al rischio di portare l'infezione all'interno delle mura domestiche. Pertanto, dall'inizio dell'emergenza, alloggio in una casa che ho sul Conero, in isolamento".
Il sacrificio che il dottor Rossi compie - lontano dagli affetti - è quotidiano. Un sacrificio che affronta, consapevole delle responsabilità che derivano dal suo ruolo così come dei rischi.
"Se mi fossi sottratto alle mie funzioni, avrei dimostrato di essere un pessimo dirigente. Ho preferito essere io ad andare in prima linea in area Covid e lasciare un pò più dietro i miei collaboratori - sottolinea -. Questo perchè, chi ha ruolo dirigenziale, deve dare l'esempio. Mentirei se dicessi di non avere paura. Ho avuto molta paura e ne ho tuttora".
Nell'affermarlo il dottor Rossi cita anche Sant'Agostino ('I fatti danno credibilità alle parole').
"Non sono il solo a fare questo - ci tiene, però, a sottolineare -. Il mio ringraziamento personale va al dottor Michele Salvatori - che non dorme più a casa sua da 40 giorni come me - e al dottor Mauro Giustozzi, che tornando ogni giorno dalla sua famiglia è costretto ad attenersi a scrupolose misure di distanziamento. Loro, come me, non hanno preso un giorno di pausa dall'inizio dell'emergenza e sono stati in prima linea quotidianamente".
Un ulteriore ringraziamento il dottor Rossi lo rivolge al direttore dell'Area Vasta 3, Alessandro Maccioni. "Ci ha dato carta bianca - dice -, mettendo a disposizione tutto ciò che avevamo chiesto, ribadendo che il cittadino della provincia maceratese dovesse essere tutelato nel miglior modo possibile. Non ci è stato posto alcun limite finanziario".
"Anche per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale - aggiunge - non abbiamo mai avuto problematiche di reperimento, grazie all'intervento in prima persona del direttore Maccioni. Non si è mai tirato indietro nei suoi compiti. In un mondo in cui tutti la faccia la levano, qualcuno che ce la mette va ringraziato pubblicamente".
Dottor Rossi, come avete riorganizzato il pronto soccorso di Macerata per far fronte all'emergenza coronavirus?
"Abbiamo adottato un doppio binario a cui afferiscono due triage. Un percorso porta alla cosiddetta zona "sporca", cioè alla zona dove accedono i pazienti con febbre e dispnea (respirazione difficoltosa, ndr). Questi pazienti, ad alto e medio rischio Covid, vengono indirizzati nei moduli di degenza esterna, volgarmente detti container, in cui vengono adottate tutte le massime norme igieniche di contenimento dell'infezione.
I container presenti al pronto soccorso di Macerata sono due: uno per i pazienti ad alto rischio e uno per quelli a medio/basso rischio. Al loro interno i pazienti vengono sottoposti a tampone e vi rimangono sino a quando non abbiamo l'esito dello stesso (circa 24 ore). Una volta arrivati i risultati, il paziente può essere dimesso - qualora sia in condizioni accettabili - o smistato, a seconda dei casi, nei reparti Covid o non-Covid.
Un secondo binario porta, invece, al cosiddetto pronto soccorso "pulito". Qui i pazienti vengono valutati con metodiche tradizionali, non accusando sintomatologia riferibile a tosse, febbre e dispnea.
È capitato che pazienti condotti inizialmente nel percorso "pulito", abbiano poi manifestato sintomi sospetti?
La suddivisione tra percorso "sporco" e "pulito", purtroppo, non è mai nettissima. Per quanto ci sforziamo di tenere separati i due percorsi e attuare tutte le misure preventive, i rischi non saranno mai zero.
Non possiamo bloccare i pazienti ancor prima dell'ingresso al pronto soccorso, quindi può capitare la situazione in cui una persona che vi acceda, ad esempio, per una banale distorsione alla caviglia e venga quindi condotta nel percorso "pulito", manifesti poi stati febbrili al momento della misurazione della temperatura. Una misurazione che viene effettuata a tutti coloro che accedono al nostro pronto soccorso.
A questo punto, il paziente in questione viene condotto nell'area "sporca", in quanto considerato ad "alto rischio". Ribadisco, quindi, di rivolgersi al pronto soccorso esclusivamente in caso di reale necessità clinica.
Proprio in ragione dell'impossibilità di garantire un rischio zero, ci sono stati casi di positività al virus fra i vostri collaboratori?
Sì, sono stati contagiati una dottoressa e un infermiere. Ora stanno bene. Hanno verosimilmente contratto il virus nei primi 15 giorni del mese di marzo, quando ancora non conoscevamo l'enorme facilità di contagio. E non avevamo, quindi, adottato le giuste misure di contenimento, come abbiamo fatto soltanto dopo il 12-13 marzo.
Il vero dramma è stato non aver compreso la portata del fenomeno prima di questa data. All'inizio nessuno ne ha avuto ben contezza. Eravamo obiettivamente degli ignoranti, me compreso.
Questo ci ha messo in difficoltà. Abbiamo pensato: "Ecco, non ci hanno contagiato i pazienti, ma ci siamo contagiati tra colleghi".
Com'è, ad oggi, la situazione?
Da 3-4 giorni registriamo una diminuzione dei casi di febbre che accedono al pronto soccorso. Questo ci ha consentito di lavorare con maggiore tranquillità e in maggiore sicurezza rispetto alle giornate terribili del week-end tra il 20 e il 22 marzo. Numeri minori, che però non ci devono far abbassare la guardia.
Ci sono ancora dei focolai sparsi nella provincia, prevalentemente registrati in qualche lungo-degenza o casa di riposo. Questi focolai vanno assolutamente individuati e spenti, attraverso il tracciamento dei possibili contagi.
Quando si arriverà a spegnere anche i focolai residuali e non avere più nuovi contagi? Quali sono, secondo lei, le tempistiche?
Penso che il controllo dell'epidemia richiederà ancora due settimane. Dopidiché bisognerà ripartire. Per la fine di aprile dovremmo avere sporadici focolai che dovranno essere identificati e isolati in maniera estremamente precoce, in modo da avere - ad inizio maggio - una situazione relativamente sotto controllo. A quel punto, però, bisognerà evitare che i focolai residui possano riattivarsi.
Quindi, come evitare che i focolai epidemici si riaccendano?
Bisognerà continuare a tenere per tutto il mese di maggio il distanziamento sociale e continuare a indossare la mascherina ogniqualvolta ci si reca in luoghi affollati, come supermercati o farmacie.
Se si giungerà al riavvio della filiera produttiva, sicuramente, si dovrà misurare la temperatura del personale all'ingresso e all'uscita del turno di lavoro e, anche in questo caso, mantenere la distanza di almeno un metro oltre che l'adozione della mascherina.
Laddove esista la possibilità di lavarsi frequentemente la mani, non vi è la necessità di indossare guanti. In caso contrario, anche l'utilizzo dei guanti monouso aumenta lo standard igienico del luogo di lavoro.
Andrà in onda questa sera su Rai Tre, alle ore 23:50, il documentario “Raffaello. Il genio sensibile” promosso dalla Regione Marche. Si tratta del prodotto scelto dalla Rai per celebrare, allo scoccare della mezzanotte, i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio.
PARLA IL REGISTA - Alla regia del documentario il civitanovese Luca Trovellesi Cesana, la cui casa di produzione "Sydonia Production" è stata anche responsabile della sua realizzazione. "Da circa 25 anni ci occupiamo di produzioni televisive - ci dice Luca -, recentemente abbiamo prodotto il documentario "Leonardo Da Vinci" per Sky Arte e "Identità Monna Lisa" andato in onda in Italia su Focus".
Il progetto “ Raffaello: il genio sensibile” nasce come strumento di cultura e promozione del territorio. È sostenuto dalla Regione Marche – Fondo Europeo di Sviluppo regionale, Fondazione Marche Cultura - Marche Film Commission.
"Abbiamo iniziato a ragionare concretamente sulla sua realizzazione a giugno dello scorso anno - racconta ancora Luca - e abbiamo impiegato quasi un anno per portarlo a compimento. In Italia il documentario andrà in onda sulla Rai, ma stiamo realizzando anche la versione in inglese per proporlo sul mercato internazionale. Dovevamo presentarlo in fiera a Cannes, così come in molte altre nel mondo, ma purtroppo il coronavirus ce l'ha impedito".
Il documentario si avvale della partecipazione straordinaria di Achille Bonito Oliva, che conferisce alla figura di Raffaello un'attualizzazione e un confronto con grandi artisti come Pablo Picasso, Andy Warhol, Giorgio De Chirico e Giulio Paolini, che partecipa al documentario in una forma inedita e originale.
COSA VEDREMO NEL DOCUMENTARIO - Nonostante il taglio rigoroso, scientificamente aggiornato, la narrazione, molto dinamica, è affidata al giovane storico dell'arte Luca Tomìo (consulente scientifico del documentario), che conduce i telespettatori in un viaggio non solo attraverso le opere di Raffaello ma attraverso i luoghi, anche segreti, inediti e suggestivi, che sono state tappe fondamentali del suo percorso umano e creativo: l'infanzia a Urbino, la giovinezza a Perugia e in Umbria, la maturità a Firenze e il trionfo nella Roma di papa Giulio II.
Le fiction teatrali sono state girate integralmente nello splendido teatro comunale di Montegiorgio in collaborazione con la Compagnia della Marca di Sant'Elpidio a Mare diretta dal regista Roberto Rossetti. La sceneggiatura è stata curata da Claudio Centioni.
"Abbiamo perso un familiare, tra l'altro sordo, senza possibilità di informarlo su quello che stava accadendo a causa della mancanza di strumenti adeguati per metterci in contatto con lui in ospedale, ed ora siamo in attesa dei tamponi da più di una settimana. Questo è un modo per ricordarlo degnamente, vista l'impossibilità di celebrare un funerale e salutarlo come meritava". A raccontare il suo dolore, a nome dell'intera famiglia Borsella/Severini, è Chiara, una nipote alla quale il coronavirus ha strappato in maniera improvvisa l'adorato zio Armando, affetto da sordità, all'età di 88 anni dopo soltanto due giorni di ricovero ospedaliero.
IL RICORDO - "Mio zio era una persona viva e solare. Era piuttosto attivo, curava il nostro orto e frequentava assiduamente il circolo anziani di Recanati. Quel posto sembrava ancora un paradiso a fine febbraio. Sono cresciuta con lui, nella stessa casa - racconta Chiara -, eravamo molto legati. Aveva un modo di esprimersi tutto suo. Pur non conoscendo la lingua dei segni, aveva un linguaggio con cui riusciva benissimo a farsi comprendere attraverso i gesti, sia dalla sua famiglia che dagli amici. Io non ho mai avvertito la difficoltà di comunicare con lui, sin da piccola".
"Gli infermieri che abbiamo avuto modo di sentire, ci hanno riferito come fosse tranquillo e solare anche durante il ricovero. Utilizzava come al solito il suo corpo per comunicare - spiega Chiara -. Fino all'ultimo ha mostrato tutta la sua energia e con la solarità ha mostrato di riuscire a superare la sofferenza".
LA MALATTIA - Armando si è ammalato il 15 di marzo, giorno in cui ha iniziato a mostrare i primi sintomi. "Fino all'ultimo abbiamo sperato che si trattasse di un'influenza stagionale. Poi il 22 marzo, una domenica, ha accusato una crisi respiratoria - dice Chiara - che ci ha costretto a chiamare il 118 e ha reso necessario il ricovero al Covid-Hospital di Civitanova Marche. Soltanto una volta arrivato in ospedale è stato effettuato il tampone, da cui è risultata la positività al coronavirus".
"Se avessimo saputo prima del contagio, magari avremmo agito con ancora più accortezza nel periodo in cui è rimasto in isolamento a casa".
Quella che Chiara vuole mettere in luce è la componente emotiva e psicologica di chi si trova a convivere con il dramma della perdita di un familiare, senza che sia nemmeno concesso dargli un ultimo saluto.
Lo stato di abbandono e sofferenza a cui si deve far fronte, una vera e propria lotta per la sopravvivenza, soprattutto quando perdi un familiare, per lo più con una disabilità sensoriale, e rimani confinato in casa nel dolore e nella paura, senza che nessuno venga a farti il tampone, con la paura di contagiare o essere contagiato dai tuoi stessi familiari.
"Richiediamo un tampone davvero da tanto tempo - spiega Chiara -, anche attraverso i solleciti del nostro medico di famiglia, ma ancora nulla. Ormai ci restano pochi giorni di quarantena e abbiamo quasi perso la speranza. Crediamo che, qualora si verifichi il decesso di un familiare, sia scontato effettuare il tampone, invece assistiamo a continui rinvii. Questa situazione riguarda molti. È assurdo".
"Siamo in quarantena da domenica 22 marzo, quindi domenica 5 aprile dovremmo finire il periodo di isolamento ma senza la certezza di essere stati contagiati perché nessuno ci ha fatto un tampone.
"In una condizione di sofferenza come quella del ricovero in ospedale abbiamo anche chiesto se fosse possibile mettersi in contatto con zio Armando, vista la sua particolare condizione di disabilità sensoriale, attraverso un telefono o un tablet, ma non è stato possibile - aggiunge Chiara -. Il ricovero è durato appena 2 giorni, tutto è degenerato in fretta. Si è spento improvvisamente nel sonno, durante la notte. Probabilmente il suo cuore non ha retto. Speriamo che il nostro esempio possa permettere di fare qualcosa sotto questo aspetto. I dottori continuavano a tenerci informati, ma riuscire a comunicare con la persona cara in prima persona sarebbe un toccasana per le famiglie".
Armando Severini, recanatese, è stato stroncato dal coronavirus ad 88 anni, senza soffrire di alcuna patologia pregressa. Soltanto un mese prima della scomparsa aveva svolto degli esami che avevano riportato un quadro clinico ottimale.
Arriva anche a Macerata il progetto del "tampone a bordo". Si tratta di una pratica che consentirà agli infermieri di effettuare tamponi sui pazienti direttamente all'interno della loro auto, senza la necessità che questi debbano abbandonare l'abitacolo.
A questo scopo i volontari della Protezione Civile di Macerata (già impegnati nella consegna a domicilio di farmaci e generi alimentari), nel pomeriggio odierno, sono stati chiamati ad allestire una tenda all'interno del parcheggio dell'ex manicomio di Macerata, in zona Santa Croce.
I pazienti arriveranno alla tenda con la propria auto in orari prestabiliti e - seguendo le indicazioni del personale sanitario - saranno sottoposti al tampone senza uscire dall'auto, mentre sono in sosta.
Una volta compiuto il tampone, il paziente tornerà nella propria abitazione, in attesa del risultato.
Si inizierà già domani con i pazienti che appartengono a un primo gruppo, di circa 30-40 unità, opportunamente selezionato dall'Ufficio Igiene. Si tratta di coloro i quali, positivi al covid-19, presentano assenza o scarsità di sintomi e hanno necessità di essere sottoposti a due tamponi nell'arco di 24 ore per essere dichiarati guariti. Soltanto in caso di negatività di entrambi i tamponi, potranno terminare l'isolamento.
Quella del "tampone a bordo" è una soluzione che permette di risparmiare tempo nell'effettuazione di test che andrebbero, altrimenti, effettuati presso il domicilio di ogni singolo paziente. Una modalità che consente, inoltre, di diminuire l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale da parte dei sanitari.
L'afflusso dei pazienti sarà costantemente regolato dalle forze dell'ordine, per evitare assembramenti o la presenza di persone non autorizzate.
Non è chiaro per quanto tempo la struttura rimarrà attiva.
La Laipe Spa di Tolentino, tra le più importanti aziende di pelletteria del territorio maceratese, ha scelto di richiedere gli ammortizzatori sociali previsti dal decreto "Cura Italia" come forma di tutela per tutti i propri lavoratori, a seguito dell'emergenza sanitaria legata al coronavirus.
I dipendenti avranno diritto alla cassa integrazione, grazie all'intervento della C.I.G.O, e saranno retribuiti nelle modalità previste dalla legge (DL n.18 del 17 marzo), a fronte della sospensione dell'attività lavorativa e della relativa chiusura degli stabilimenti, decisa lo scorso 16 marzo, e prorogata sino al 17 maggio.
La comunicazione ufficiale è stata firmata e inviata a ciascun dipendente dal titolare della Laipe Spa Sergio Sciamanna nella giornata di ieri, 24 marzo.
L'azienda si riserva la possibilità di richiamare al lavoro il proprio personale, nel caso in cui l'emergenza sanitaria sia debellata in data precedente al 17 maggio.
"Ci troviamo costretti a replicare alle inesattezze comunicate dal sindaco di Cingoli Michele Vittori e dal vice-sindaco Filippo Saltamartini in merito ai gravi fatti che stanno avvenendo alla casa di riposo di Cingoli". Così il direttore dell'Av3 Alessandro Maccioni in una conferenza stampa convocata d'urgenza presso la sede dell'Area Vasta 3 di Piediripa, alla presenza dell'assessore regionale Angelo Sciapichetti, del direttore dell'Av2 Giovanni Guidi e della dottoressa Gabriella Beccaceci, direttrice del distretto di Jesi.
"Bisogna ristabilire la verità e la correttezza - sottolinea Maccioni -. La gestione della struttura è esclusivamente a carico del Comune di Cingoli, che l'ha affidata all'Asp (Azienda pubblica servizi alla persona, ndr) Ambito 9 diretta da Franco Pesaresi. La stessa Asp ha subappaltato alcuni servizi della casa di riposo ad una cooperativa. Da parte nostra consegniamo al Comune 33,51 euro al giorno per l'assistenza sanitaria di ciascun paziente: si tratta di soldi pubblici. Siamo venuti a conoscenza della presenza nella struttura di soli 4 operatori a fronte di 39 ospiti. Una situazione incresciosa, ma sottolineiamo come non spetti alle Aree Vaste il compito di integrare il servizio e trovare nuovi operatori: si tratta di un onere a carico dell'Asp Ambito 9 o della cooperativa che gestisce il servizio".
"Nonostante ciò, quando c'è stato richiesto un aiuto abbiamo immediatamente provveduto a rifornire il personale della casa di riposo con le nostre mascherine - prosegue Maccioni -. Non saremmo stati noi dell'Asur a doverlo fare, ma l'abbiamo fatto lo stesso. Non accetto che si getti fango, con menzogne e strumentalizzazioni politiche, su chi sta facendo di tutto per dare una mano. Bisogna collaborare in situazioni come queste, non dire fesserie. Il sindaco non ha fatto nulla per risolvere il problema, dovrebbe studiare di più".
"Non è vero che a Cingoli non è venuto nessuno - tuona l'assessore regionale Angelo Sciapichetti - Non si può dare colpe alla Regione per tutto, mistificando la realtà. È il Comune il primo responsabile dalla vicenda. Sono stati fatti comunicati senza senso, in cui si chiede addirittura l'intervento dell'Esercito (leggi qui). Cerchiamo, piuttosto, di dare risposta ai pazienti".
Non manca anche una stoccata a Matteo Salvini, che nel pomeriggio ha dedicato alla vicenda un post sulla propria pagina Facebook (leggi qui): "È un professionista dello sciacallaggio politico, commenti senza senso - ha affermato Sciapichetti -. Noi siamo disposti a collaborare con tutti per risolvere il problema, ma speriamo che le polemiche finiscano qui altrimenti saremo costretti a rivolgerci alla Procura della Repubblica".
"Peraltro sono in grado di confermare che, entro il 30 marzo, all'ospedale di Cingoli verranno re-integrati 20 posti letto, come da impegno preso precedentemente all'emergenza coronavirus" ha aggiunto Sciapichetti nel suo intervento.
"Dal 9 marzo, data in cui è arrivata una segnalazione al nostro dipartimento di prevenzione - sottolinea il direttore dell'Av 2 Giovanni Guidi -, ci siamo mossi come da protocollo e in maniera tempestiva. Sono state fornite indicazioni specifiche a tutti gli operatori presenti, oltre all'invio nella casa di riposo di infettivologi e medici di medicina generale per le valutazioni del caso. Si è deciso di isolare i pazienti positivi sintomatici e quelli positivi asintomatici all'interno della struttura. Il supporto medico è stato garantito sin da subito".
La decisione di non trasferire i pazienti dalla casa di riposo in altre strutture è stata spiegata dalla dottoressa Gabriella Beccaceci: "Si tratta di pazienti che, in base ai sintomi sinora riscontrati, non possiedono i requisiti per essere ricoverati, specie in una situazione come quella attuale negli ospedali marchigiani: abbiamo pazienti nelle ambulanze che si trovano in attesa di un posto. Non si possono trasferire 29 pazienti col 118 in una sola volta. Peraltro un trasferimento procurerebbe disagi agli stessi ospiti".
"A seguito dell'allontanamento degli operatori risultati positivi al coronavirus, nella struttura restano soltanto 4 Oss e una infermiera, che si trovano a gestire 39 anziani. A mancare sono proprio gli infermieri" ha confermato la dottoressa Beccaceci.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha comunicato in una conferenza stampa convocata d'urgenza l'estensione delle misure valevoli sinora per la zona rossa, a tutto il territorio italiano. È la decisione presa dal Governo al termine della riunione del Consiglio dei Ministri tenutasi nel pomeriggio odierno. Una decisione necessaria visto il protrarsi dell'emergenza legata al coronavirus.
Le drastiche misure di contenimento del contagio saranno adottate in tutta Italia a partire da domani mattina. La sospensione delle attività didattiche è prolungata sino al 3 aprile per tutte le scuole di ogni ordine e grado, nonché per le università. Per spostarsi si dovrà avere una giustificazione ("comprovate ragioni di lavoro" o "gravi esigenze familiari e sanitarie") e presentare un'autocertificazione al momento dei controlli.
"Tempo non ce n'è. I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita evidente dei contagi e delle persone decedute - ha sottolineato il premier Conte -. Le nostre abitudini vanno cambiate ora. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell'Italia. Lo dobbiamo fare subito e ne usciremo solo se tutti ci atterremo a queste misure. Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l'espressione 'Io resto a casa'. L'Italia sarà una zona protetta, saranno da evitare gli spostamenti. Vieteremo gli assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Il futuro è nelle nostre mani. Le manifestazioni sportive sono sospese, i tifosi devono prenderne atto. Non consentiremo nemmeno l'apertura delle palestre, mentre cercheremo di portare avanti il sistema produttivo. Proprio per consentire che le persone vadano a lavoro, non sono previste modifiche al trasporto pubblico".
TUTTE LE MISURE DEL DECRETO
I consiglieri comunali di maggioranza e minoranza del comune di Camerino hanno presentato in una conferenza stampa convocata d'urgenza all'esterno della sala consiliare, in via delle Mosse, un documento firmato congiuntamente per far sì che vengano riesaminate tutte le problematiche connesse alla repentina riconversione del presidio ospedaliero cittadino a centro di riferimento a livello provinciale per la cura del coronavirus.
"I riflessi di questa decisione saranno durissimi per la nostra popolazione, già duramente colpita dal terremoto del 2016 - ha sottolineato il sindaco Sandro Sborgia -. Questa mattina una delegazione dell'amministrazione comunale è andata in Regione Marche, assieme all'arcivescovo Massara, per spiegare le nostre ragioni. Siamo consapevoli del grave momento che vive il nostro Paese e delle responsabilità che tutti noi abbiamo, ma non ce la siamo sentita di sottacere le istanze del territorio e delle persone che operano all'interno della struttura ospedaliera, riconvertita dall'oggi al domani senza che il personale fosse stato preventivamente formato all'emergenza".
"Il governatore Ceriscioli mi ha informato del fatto che la decisione sia scaturita da una valutazione fatta dai tecnici, di cui lui ha soltanto potuto prendere atto. Pertanto da ieri il nostro ospedale - ha proseguito il sindaco - è dedicato esclusivamente al trattamento dei pazienti affetti da coronavirus e, quindi, interdetto a tutti coloro che presentano altre patologie. Restano in funzione soltanto il pronto soccorso, che ha un percorso separato, e la farmacia ospedaliera".
Al nosocomio camerte sono già stati trasferiti 13 pazienti affetti da Covid-19 ed è stato previsto l'implemento di quattro unità nel personale medico dell'ospedale.
Nel documento stilato in forma congiunta da maggioranza e minoranza - che sarà trasmesso al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al commissario straordinario per l'emergenza Angelo Borrelli e al presidente della Regione Marche Marche Luca Ceriscioli - i rappresentanti dell'amministrazione comunale di Camerino presentano precise richieste alle Istituzioni:
- l’installazione immediata di un “Ospedale da campo” con presidio di Pronto Soccorso per le esigenze della popolazione dell’intero territorio montano, non contagiata;
- lo spostamento in altre strutture immediatamente disponibili, presenti nel territorio comunale e già individuate dall’amministrazione, di tutti i presidi ambulatoriali e degli uffici amministrativi;
- garantire misure economiche volte al sostegno di tutte le attività produttive, professionali e dei lavoratori dipendenti ricompresi all’interno del territorio montano di cui l’Ospedale è punto di riferimento.
- implementare il trasporto pubblico locale con servizi straordinari al fine di garantire il giusto collegamento di tutta l’area montana.
Perplessità vengono nuovamente evidenziate anche per il modo in cui la decisione è stata comunicata al sindaco (leggi qui) dall'autorità regionale, senza alcun preavviso: "Avremmo preferito un confronto - ha ribadito Sborgia -, per rispetto della popolazione e delle persone che quotidianamente lavorano nell'ospedale di Camerino".
"In ogni caso - ha concluso il sindaco - ci è stato assicurato che, al termine dell'emergenza, saranno ripristinati tutti i servizi che l'ospedale offriva".
Il Tolentino batte la Recanatese per 3-1 nell'atteso derby valevole come nona giornata del campionato di ritorno del girone F di serie D. Grazie ai tre punti odierni la formazione cremisi inizia a puntare con più convinzione la zona play-off, distante ora 6 punti. Dieci, invece, le distanze dalla zona play-out.
Per i leopardiani è una sconfitta pesante: le chance di promozione diretta si assottigliano terribilmente.
Da segnalare la protesta del gruppo Sconvolts, con la gradinata Pallorito rimasta vuota in segno di dissenso per le diffide giunte in settimana a seguito degli scontri post-match contro la Jesina.
LA CRONACA - Avvio di partita che sorride ai padroni di casa. All'11' un cross tagliato di Ruggeri dalla sinistra, trova Padovani pronto allo stacco in area di rigore, ma Marcantognini neutralizza sia su di lui che sul tentativo di Mastromonaco in ribattuta.
La Recanatese agisce perlopiù in contropiede con il tridente Pera-Borrelli-Titone, subendo il gioco avversario.
Al 25' ancora Tolentino pericoloso con Minnozzi che sfiora il secondo palo grazie a una torsione esteticamente perfetta sugli sviluppi di calcio piazzato.
Prove generali per il vantaggio, che arriva al 37'. A firmarlo è Ruci con un diagonale secco che non lascia scampo al numero uno dei leopardiani. Rete splendida.
Al 43' il raddoppio. Padovani accomoda col petto il pallone al limite per il bel tiro al volo di Minnozzi: il Della Vittoria esplode per la seconda volta.
SECONDO TEMPO - Vicinissima al gol la Recanatese in avvio di ripresa. Pezzotti si inserisce alla perfezione sul primo palo, a salvare sulla linea - a Bucosse battuto - è Labriola.
Poco più tardi Giampaolo, tecnico della Recanatese, eccede nelle proteste per un fuorigioco dubbio segnalato a Titone e viene espulso, ma la squadra non ne risente. Al 55' lo stesso Pezzotti si rifà, dimenticato in area cremisi, e sigla il 2-1.
La partita diventa ancor più intensa e aperta ad ogni risultato. Il gol, nell'aria da diversi minuti, lo trova il neo-entrato Capezzani al 70' con una zampata in area di rigore. È il 3-1 della sicurezza per il Tolentino, che ora può diventare grande.
La Cucine Lube Civitanova non abbandona le buone abitudini. Dopo lo storico triplete, la bacheca della squadra biancorossa si arricchisce dell'ennesimo trofeo. All'Unipol Arena di Bologna la banda De Giorgi prosegue nell'inarrestabile scia di successi battendo in cinque set la Sir Safety Conad Perugia nella riedizione dell'ultima finale scudetto (21-25, 25-23, 25-23, 36-34, 15-10).
Si tratta del sesto trofeo tricolore nella storia della Lube. Un trofeo conquistato davanti gli occhi, tra gli altri, del commissario tecnico della Nazionale Gianlorenzo Blengini e al termine di una partita leggendaria, di gran lunga la più bella della stagione.
A brillare è capitan Juantorena, uno dei pallovolisti più vincenti di sempre. L'italo-cubano viene eletto mvp della finale e timbra 28 punti complessivi.
La cronaca
Nessuna sorpresa nelle scelte iniziali dei due allenatori. Il sestetto della Lube conferma la presenza di Simon al centro assieme ad Anzani. Bruno è il regista, Leal e Juantorena schiacciatori, Rychlicki opposto e Balaso libero.
Heynen non tocca nulla nello starting six che ha annichilito Modena in semifinale e propone in campo capitan De Cecco come alzatore, Ricci e Podrascanin centrali, Leon e Lanza in banda, Atanasijevic opposto e Colaci libero.
PRIMO SET - Avvio di partita a ritmi indiavolati. Simon prova a dare una spallata alla partita con un ace dai nove metri, ma De Cecco replica prontamente con la stessa moneta.
Una murata clamorosa in uno contro uno dello stesso centrale cubano su Podrascanin, unita all'attacco affettato in diagonale di capitan Juantorena regala lo strappo ai cucinieri (10-8). Un mini-allungo, però, nuovamente riassorbito dalla Sir con un ispirato Atanasijevic (10-10).
A scavare un solco più profondo tra le due squadre ci pensano due missili terra-aria dal fenomeno Leon al servizio (12-15). La Lube non si lascia abbattere e resta in scia grazie a un indomito Juantorena, ma la forza propulsiva umbra non s'esaurisce: grazie a un gioco spumeggiante che lascia poco spazio agli errori, Perugia conquista il primo set (21-25).
SECONDO SET - Leal, dopo il 33% in attacco fatto registrare nel primo set, inizia male anche il secondo con due errori consecutivi in attacco. Civitanova riesce a non accusare troppo l'assenza dalla partita di una delle sue principali bocche di fuoco, e quando il brasiliano torna ad accendersi - nel fondamentale del muro - la musica cambia.
La Lube conquista per la prima volta dall'inizio della partita tre punti di vantaggio e inizia a spaventare Perugia. Che le cose stiano volgendo al meglio lo conferma uno spettacolare muro di Rychlicki su Leon (19-16), ma la Sir non ci sta. Ricci cancella Juantorena sottorete e firma la nuova parità (21-21).
Il finale di set è palpitante: la sfida si gioca sugli spalti, così come in campo. Capitan Juantorena manda a set point la Lube, e i campioni del mondo non si lasciano sfuggire l'occasione: a chiudere i conti è un perentorio muro di Anzani (25-23).
TERZO SET - L'equilibrio e la tensione contraddistinguono anche il terzo set. A rompere la parità ci pensa Leon, con un condensato di potenza e bravura (ace+attacco vincente) che riassume le sue qualità e regala a Perugia il più tre (8-11). Ma ora il polacco canta da solo, mentre la Lube reagisce di squadra.
Trascinata dalla coppia Simon/Leal, Civitanova pareggia (14-14) e poi sorpassa (18-16). La ciliegina sulla torta la mette in pipe capitan Juantorena al secondo set point utile (25-23).
QUARTO SET - Perugia tira fuori gli artigli. In uscita dalla panchina Russo fornisce subito il suo contributo alla squadra con una stampata a muro che ferma Simon. Poi ci pensano il solito Leon e Atanasijevic a far scappare gli umbri nel punteggio (12-15). Le risorse della Lube sono, però, infinite.
Un ace a 118 km/h di Leal apre la strada alla riscossa biancorossa. Si lotta furiosamente su ogni pallone e a spuntarla in un estenuante corpo a corpo finale è Perugia. La Lube butta alle ortiche nove match point, venendo condannata da Leon: si va al tie-break con negli occhi il set più bello della stagione (36-34).
QUINTO SET - Il primo allungo è della Lube, dopo uno dei rari attacchi out di Leon (1-3). Il muro di Leal su Atanasijevic vale anche il più tre (6-3). De Cecco sceglie di insistere con i propri centrali, ma Russo non lo ripaga. Civitanova prende il largo (9-5): il tie-break parziale non ha storia. La schiacciata di Leal fa partire la festa. Bologna è biancorossa.
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(Foto di Lucia Montecchiari)
TABELLINO LUBE CIVITANOVA - SIR SAFETY CONAD PERUGIA 3-2 (21-25, 25-23, 25-23, 36-34, 15-10)
CUCINE LUBE CIVITANOVA: Anzani 5 Kovar, D’Hulst, Marchisio (L) n.e., Juantorena 28, Massari n.e., Leal 23, Ghafour n.e., Rychlicki 13, Diamantini 7, Simon 15, Bruno 2, Bieniek 1., Balaso (L). All.: De Giorgi.
SIR SAFETY CONAD PERUGIA: Piccinelli n.e., Hoogendoorn, Burnelli (L) n.e., Taht n.e., Leon 30, Lanza 8, Zhukouski n.e., Russo 5, Colaci (L), Atanasijevic 18, De Cecco 3, Plotnytskyi 7, Podrascanin 9, Ricci 4. All. Heynen
È la Lube Civitanova la prima finalista della Del Monte Coppa Italia 2020. La formazione biancorossa batte in rimonta l'Itas Trentino in una partita dalle mille emozioni e decisa al quinto set dopo oltre due ore e trenta di gioco (15-25, 20-25, 25-16, 25-20, 15-12).
All'Unipol Arena di Bologna la formazione di coach De Giorgi riesce a rianimarsi dopo un avvio da incubo, che la porta ad accusare un passivo di due set, prima dell'esaltante recupero finale. A conferma che questa Lube non muore mai. Mvp del match il lussemburghese Rychlicki (22 punti), ennesima scommessa vinta dalla società.
Nella finale di domani, in programma per le ore 18:00 (diretta su Rai Sport HD), Civitanova affronterà la vincente della seconda semifinale tra Perugia e Modena.
LA CRONACA
De Giorgi schiera la diagonale Bruno-Rychlicki, Juantorena-Leal, Anzani e Simon al centro, Balaso libero. Dall’altra parte della rete Lorenzetti propone Russell con Cebulj schiacciatori, Giannelli-Vettori, Lisinac con Candellaro al centro, Grebennikov libero.
PRIMO SET - Trento parte meglio e trova il break immediato con un ace di Cebulj (1-3). La Lube non riesce a sfondare in attacco e si infrange su due muri consecutivi della Itas firmati da Lisinac e Vettori. Il vantaggio trentino si dilata sino a cinque punti (5-10).
Dopo un servizio vincente di Vettori arriva persino il doppiaggio (6-12).
Giannelli riesce ad attivare alla perfezione le proprie bocche di fuoco con tocchi magici sottorete, mentre Bruno fatica maledettamente a mettere in ritmo i propri centrali (Anzani e Simon entrambi al 33% in attacco). Il primo set scivola comodamente nelle mani della Itas. A mettere la ciliegina sulla torta è Cebulj con un ace (15-25).
SECONDO SET - Nella prima parte del secondo set Trento continua a fare la voce grossa. Due maestosi muri vincenti di Cebulj aprono la strada a una nuova fuga (6-10). Civitanova non riesce a tenere in fase di ricezione e per la squadra di Lorenzetti diventa tutto facile (6-12). De Giorgi sceglie di mandare in campo Bieniek per Simon e Diamantini per Anzani, ma la musica non sembra cambiare.
È Rychclicki, il più vivace tra le fila biancorosse, a suonare la carica con un turno al servizio che assicura ai campioni del mondo un parziale di 4-0 (18-19). A frenare le velleità di rimonta dei cucinieri ci pensa, però, il solito Cebulj, letale dai nove metri (18-21). Tre muri consecutivi della Itas chiudono nuovamente i giochi (20-25).
TERZO SET - Nel terzo set è tutta un'altra Lube. Due servizi vincenti di Leal spediscono i cucinieri sul 6-1 e chiariscono a Trento la volontà di non arrendersi. Il livello di gioco si alza, con la coppia di schiacciatori Leal-Juantorena che entra finalmente in partita. Il parziale non ha storia e segna il rientro in partita dei cucinieri (25-16).
QUARTO SET - In piena trance agonistica la Lube continua a tenere il piede schiacciato sull'acceleratore. Il, sin lì, sonnecchiante Simon ritrova lo smalto dei bei tempi e torna a volare ad altezze siderali (3-0). Aiutata anche da un pizzico di fortuna, Trento stavolta non si lascia distanziare e torna a contatto sull'otto pari.
La partita diventa equilibrata e al tempo stesso spettacolare. L'Unipol Arena esplode al termine di un'azione interminabile chiusa dal diagonale vincente di Rychclicki, in cui Anzani fa spellare le mani al pubblico con un recupero prodigioso. A ridare il break alla Lube ci pensa Simon con un ace a 114 km/h (15-13).
È il centrale cubano a fare la differenza, divenendo decisivo anche a muro (21-17). Sotto l'incitamento costante dei Predators, la Lube si prende anche il quarto set e allunga la partita al tie-break (25-20).
QUINTO SET - Rychclicki sala in cattedra, rendendosi autore di quattro dei primi cinque punti della Lube. Proprio grazie all'opposto lussemburghese Civitanova conquista il break (5-3), immediatamente cancellato da Lisinac con un ace (5-5).
Il finale è un palpitante punto a punto. Un attacco tirato out da Vettori porta Civitanova a doppio set point. Alla Lube basta la prima chance: il punto della vittoria lo firma Bieniek con un perentorio muro vincente (15-12).
(Foto Lega Volley/Zani)
TABELLINO LUBE CIVITANOVA - TRENTO 3-2 (15-25, 20-25, 25-16, 25-20, 15-12)
CUCINE LUBE CIVITANOVA: Anzani 3, Kovar 1, Juantorena 14, Leal 14, Rychclicki 22, Simon 17, Diamantini 1, Bruninho 2, Bieniek 5, Balaso (l). All. De Giorgi
ITAS TRENTINO: Russell 17, Vettori 14, Giannelli 1, Grebennikov (l) 1, Candellaro 5, Cebulj 11, Djuric 1, Lisinac 20, Kovacevic 1 All. Lorenzetti
Bologna, le interviste ai protagonisti della Semifinale di Coppa Italia
Kamil Rychlicki: “Oggi abbiamo dimostrato il nostro carattere, dando tutto fino alla fine e ritornando in gara dopo il terzo set: non abbiamo mollato mai e grazie a questo atteggiamento domani ci giochiamo la Finale. Siamo entrati in campo contratti, ci può stare in una Semifinale e Trento ha giocato un’ottima gara, l’importante è aver ottenuto la vittoria che volevamo”.
Osmany Juantorena: “La partita si era messa malissimo, sotto 0-2 dopo due set dove si è vista una Trento di altissimo livello in campo. Non abbiamo avuto la pazienza di ritrovare subito il nostro gioco, poi bravissimi nel terzo set a salire di livello perché non era la vera Cucine Lube quella in campo: alla fine due palloni soltanto hanno fatto la differenza. Grazie ai nostri tifosi che abbiamo sentito forte in campo, vi do appuntamento a domani. Ora vogliamo conquistare questo trofeo che manca ad un gruppo già capace di vincere tantissimo”.
Fefè De Giorgi: “Tutti i ragazzi che sono entrati nel corso della gara sono stati molto bravi, piano piano siamo riusciti a giocare meglio e far giocare meno bene Trento, che ha fatto due set ad alto livello con continuità. Poi siamo riusciti a scardinare le certezze degli avversari, con pazienza e consapevolezza di realizzare cose che sono nelle nostre corde, migliorando il gioco in ogni fondamentale”.
Il candidato della Lega come sindaco alle elezioni comunali di Macerata è Andrea Marchiori. L'annuncio ufficiale è arrivato nella mattinata di oggi in una conferenza stampa convocata nella sede del partito in via Roma.
"Non si tratta della volontà di rompere il tavolo con il centrodestra, ma di assumerci una responsabilità nei confronti della città di Macerata" ha affermato il responsabile regionale della Lega Paolo Arrigoni.
"Ieri sera abbiamo rotto gli indugi al tavolo del centrodestra - prosegue Arrigoni - e abbiamo comunicato il nostro intendimento. Lasciamo agli alleati il tempo di riflettere con l'auspicio che possano condividere questo progetto. Marchiori è un giovane avvocato e padre di famiglia, che ha dimostrato la sua combattività già da consigliere comunale".
Presenti alla conferenza stampa il senatore Giuliano Pazzaglini e l'onorevole Tullio Patassini, nonché Sandro Parcaroli, direttore generale e amministratore unico del Gruppo Med Store. Quest'ultimo è stato definito da Arrigoni una "importante risorsa per il centrodestra".
"Oggi è la data zero. Comincia il ritorno alla normalità di Macerata dopo aver vissuto nell'insicurezza durante le amministrazioni di sinistra e nonostante il grande lavoro svolto dal questore Antonio Pignataro" annuncia entusiasta il responsabile provinciale della Lega Simone Merlini.
In chiusura è il candidato sindaco Andrea Marchiori a prendere la parola: "Salvini ieri a Pesaro ha chiesto che Macerata e le Marche siano governate dal centrodestra, e così sarà. Il mio primo obiettivo è quello di restituire a Macerata il suo decoro e di aiutare i nostri giovani. Il capoluogo deve tornare ad essere famoso per le sue bellezze e per il suo benessere, e non per fatti atroci e spaccio di droga. Credo in una politica lontana dai giochi di potere e trasparente nei confronti dei cittadini. Con me il municipio sarà aperto a tutti".
"Matteo Salvini vuole bene a Macerata e presto verrà a trovarci - conclude Marchiori -. Mi faccio l'augurio di restituire questa città al centrodestra, assieme ai nostri alleati".
Il prossimo appuntamento è stato fissato per sabato sera, in una cena in cui presenzierà anche il senatore Gian Marco Centinaio.
Dopo l'annuncio odierno della Lega, l'attenzione si rivolge agli altri componenti del tavolo del centrodestra. Ad ora sembra piuttosto complesso che si arrivi ad una convergenza comune sul nome di Marchiori: si registrano forti mal di pancia interni alla coalizione.
"Nel pieno delle convulse ma appassionanti trattative per il candidato sindaco, Forza Italia crede sia doveroso presentare ai cittadini la propria idea di Macerata". Con queste premesse il coordinatore provinciale del partito Riccarco Sacchi, ha aperto la conferenza stampa di lancio del documento programmatico intitolato "Forza Italia Propone". Un documento che racchiude al suo interno quelle che saranno le priorità che gli "azzurri" metteranno sul tavolo della coalizione.
"Un documento elaborato non con spirito critico, ma con propositività - sottolinea Sacchi - nonostante il disastro compiuto dalle ultime amministrazioni di centrosinistra". Al fianco del coordinatore provinciale, sono presenti anche i vice Corrado Perugini e Alessia Pupo, nonché il futuro commissario di Macerata, Gianluigi Bianchini.
La conferenza viene convocata a poche ore dalla nuova riunione delle forze di centrodestra, prevista alle ore 18:00 (incontro poi saltato a sorpresa). "Un nuovo tavolo in cui Forza Italia non proporrà un proprio candidato - annuncia Sacchi -, ma nel quale ascolteremo quelle che saranno le proposte provenienti dalla Lega". È, infatti, il giorno in cui la Lega presenterà agli alleati una rosa di nomi da cui far uscire il candidato sindaco che raccoglierà la maggiore convergenza.
"Non sarà Forza Italia, nella sciagurata ipotesi di una spaccattura, ad avere in mano la pistola fumante - prosegue Sacchi -. Faremo di tutto per mantenere la coalizione unita. Ribadisco, in ogni caso, che non c'è alcun segnale di divisione. Siamo uniti come una vera squadra, fatto che non accedeva da 23 anni".
IL PROGRAMMA - Nel programma presentato particolare attenzione viene riservata al "fare impresa", con la proposta di eliminare controlli e permessi preventivi allo scopo di abbattere la burocrazia.
Si propongono, inoltre, agevolazioni per tutti i commercianti, tra cui la riduzione di almeno il 50% della tassa di occupazione del suolo pubblico. Tema connesso alla forte volontà di rivitalizzare il centro storico: "In questo senso vorremmo istituire un ticket gratuito per la sosta breve (di 15 minuti) che permetta - dice Sacchi - di tornare a comprare il pane in centro, e non più soltanto nei supermercati, senza pagare il parcheggio".
"In caso di nostra vittoria, il sindaco o un suo rappresentante dovranno riunirsi, almeno una volta al mese, con tutti i vertici delle Forze dell'Ordine" la promessa sul tema della sicurezza.
Per la gestione dei servizi culturali si rimanda al modello dell'Arena di Verona, mentre un ruolo centrale lo assume anche la riqualificazione dei quartieri. L'esempio portato è quello di Sforzacosta, definito un "non-luogo".
Con l'obiettivo di combattere il degrado viene, infine, proposta la reintroduzione della "Commissione per l'ornato e il decoro pubblico", a cui sarà affidata la gestione delle piccole, ma fondamentali, manutenzioni degli arredi urbani pubblici.
Il clima che si respira in conferenza, in base all'umore dei simpatizzanti presenti, inizia ad evidenziare i primi segnali di rassegnazione e pessimismo nonostante le continue rassicurazioni provenienti da Sacchi.
L'insoddisfazione latente emerge con forza dalle parole finali pronunciate da Uliano Salvatori, coordinatore regionale dei Popolari per l'Italia: "La Lega a Macerata non supererà il 15% e non condivido l'atteggiamento che ha mostrato sinora - afferma -. Non basta passare da Forza Italia alla Lega per poter diventare il giusto candidato sindaco". La stoccata è diretta, in maniera evidente, ad Andrea Marchiori e Francesco Luciani.
"Il problema del passaggio a livello si trascina da 30 anni senza che nessuno abbia mai avuto il coraggio di affrontarlo. Noi crediamo che la politica, invece, debba affrontare di petto queste situazioni: le condizioni per fare un sottopasso in via Roma ci sono tutte. In 10 mesi la città potrebbe averlo a sua disposizione". David Miliozzi, candidato della lista civica "Macerata Insieme" alle primarie del centro-sinistra, parte da uno dei nodi cruciali che riguardano la mobilità della città per presentare il suo "ABC", ovvero i punti cardine del programma con il quale si pone l'obiettivo di rilanciare il capoluogo dopo i 10 anni di amministrazione Carancini.
Si parte dalla lettera "A", quella di accessibilità. "L'ingresso nel capoluogo degli automobilisti che provengono da ovest, ovvero dall'entroterra, è costantemente bloccato dal passaggio a livello che si trova nel quartiere di Collevario - afferma Miliozzi, avendo al suo fianco la bici elettrica con la quale è solito muoversi in città -. I finanziamenti per costruire il sottopasso ci sono, serve solo il coraggio di utilizzarli. Con il sottopasso si potrà abbattere sensibilmente il traffico cittadino ed avvicinare nuovamente le frazioni con il centro città. A discapito di disagi temporanei, si potranno riscontrare benefici a lungo termine".
"Il progetto del passaggio a livello non è alternativo a quello della bretella Mattei-La Pieve, per la quale servirà molto più tempo - puntualizza Miliozzi -. Non vorrei che si andasse a finire come con il palazzetto della Lube, rinviando all'infinito i problemi senza mai risolverli".
La sensibilità mostrata da Miliozzi alle tematiche ambientali, lo porta ad incassare il pieno e deciso appoggio di Europa Verde, come sottolineato dal consigliere regionale Sandro Bisonni: "L'unica novità per Macerata è quella rappresentata da David. Soltanto lui potrà risolvere le problematiche che affliggono la città dal punto di vista della mobilità e dell'accessibilità: i nostri candidati confluiranno nella sua lista".
Bisonni e Miliozzi hanno già lavorato fianco a fianco per la mozione 603 del 28 gennaio 2020 in cui si mette nero su bianco l'esigenza di eliminare il passaggio a livello di Collevario, definito da Bisonni un "collo di bottiglia per l'accesso alla città". "Se la mozione sarà approvata, darà un indirizzo a Ferrovie per capire dove iniziare ad operare lungo la linea Albacina - Civitanova che recentemente è stata oggetto di un finanziamento da 110 milioni di euro. Un investimento che prevede l'elettrificazione totale della tratta e l'eliminazione di tutti i passaggi a livello (DGR 995/2019). Abbiamo indicato l'eliminazione del passaggio a livello di Collevario come prioritario".
Gli altri passaggi a livello segnalati dalla mozione del consigliere Bisonni sono quelli in via Giosué Carducci e in via Luigi Einaudi a Civitanova Marche; a Matelica lungo la Provinciale 256; a San Severino Marche in via Eustachio e a Castelraimondo, all'incrocio con la ex statale. La mozione entrerà in discussione entro marzo/aprile, proprio a ridosso della chiusura dell'attività del Consiglio regionale prevista per il prossimo 14 aprile. "Sarà un mio impegno quello di farla calendarizzare prima di questa data" precisa Bisonni.
Lo sguardo di Miliozzi si allarga, infine, ai servizi di mobilità cittadina nel loro insieme: "A Macerata siamo arrivati a una loro vera e propria disintegrazione: la stazione ferroviaria è in viale don Bosco, il terminal dei bus extraurbani in piazza Pizzarello, il terminal degli autobus urbani ai giardini Diaz. Bisogna integrare questi servizi a partire dalle infrastrutture, valorizzando ciò che già abbiamo come le 5 fermate della metropolitana di superficie".
La Lube Civitanova cala il poker nella fase a gironi di CEV Champions League. I campioni d'Europa in carica conquistano la quarta vittoria consecutiva nella pool A , regolando i cechi del Jihostroj Ceske Budejovice in quattro set (25-21, 25-19, 21-25, 25-19). A meno di clamorosi sconvolgimenti il primo posto è già in cassaforte, a due partite dal termine della prima fase. Per averne la certezza, basterà conquistare almeno due punti nei prossimi match contro Itas Trentino e Fenerbahce. Garantita, invece, la qualificazione ai quarti di finale. Mvp e top scorer della sfida Jiri Kovar con 20 punti.
La cronaca
De Giorgi sfrutta il turn-over schierando la diagonale D'Hulst-Rychlicki, la coppia di schiacciatori è composta da Kovar e Massari (in sostituzione di capitan Juantorena e dell'infortunato Leal), Bienek e Simon al centro, Balaso libero. Dall’altra parte della rete Dvorak propone De Amo regista in diagonale con Sotola, al centro Todua e Mach, in banda Fila-Michalek, Krystof libero.ù
PRIMO SET - A conquistare il primo break della partita sono i cechi (4-6), dopo un bell'attacco in parallela di Fila. Un margine prontamente ricucito dai cucinieri, capaci di trovare una spettacolare difesa-punto con Rychlicki. Un muro vincente di Sotola su Rychlicki ricaccia, però, indietro la Lube (9-12). Massari non riesce ad incidere (disastroso 20% in attacco), e consegna il massimo vantaggio al Ceske Budejovice dopo un paio di errori gratuiti (11-15).
La banda De Giorgi non si lascia andare allo scoramento e con un parziale di 3-0, propiziato dal turno al servizio di Bieniek, torna in carreggiata (14-15). Il sorpasso arriva quando più conta. Simon è chirurgico al servizio: a chiudere la pratica ci pensa Juantorena, subentrato dalla panchina, con una bella stampata a muro su Sotola (25-21).
SECONDO SET - Molto più agevole l'avvio del secondo parziale. Kovar sale in cattedra, mostrando lampi di indubbia classe. Anche Jacopo Massari si scioglie dopo un inizio contratto e sigla un bell'ace, che dilata il vantaggio dei cucinieri a cinque punti (11-6). Il set non ha storia e Civitanova lo fa suo in soli 24 minuti di gioco: 25-19.
TERZO SET - Nel terzo set a spaccare di nuovo la partita ci pensa un indiavolato Kovar, autore del servizio vincente che consegna il break alla Lube (5-3). Proprio quando la partita sembra in ghiaccio, la Lube comincia a girare a vuoto e il Jihostroj ne approfitta firmando un contro-parziale che lo porta avanti di due punti (12-14). A pareggiare i conti è il solito Kovar (15-15).
Si chiude in volata con il Ceske Budejovice che arriva a conquistare tre set point: basta il primo (21-25).
QUARTO SET - La reazione della Lube, dopo la sconfitta nel terzo parziale, non si fa attendere. Kovar si conferma in grande serata dai nove metri e mette subito in chiaro le cose (4-1). L'azzurro trascina i compagni mettendo in mostra l'intero arsenale di colpi a sua disposizione, per la gioia del pubblico dell'Eurosuole Forum. Arriva il doppiaggio (12-6).
Annusato l'odore del sangue, Civitanova non si lascia sfuggire la preda: arriva l'ennesimo risultato utile in Champions League. I campioni sembrano intenzionati a voler conservare il titolo.
Tabellino Lube Civitanova-Ceske Budejovice 3-1 (25-21, 25-19, 21-25, 25-19)
LUBE CIVITANOVA: Simon 11, Kovar 20, Juantorena 1, Rychlicki 14, Bieniek 11, D'Hulst 1, Massari 10
CESKE BUDEJOVICE: Mechkarov 4, Mach 2, Zmrhal 11, Michalek 3, Ondrovic 3, De Amo 3, Todua 3, Fila 9, Sotola 20
Spettatori: 2599
Incasso: 24874
(FOTO SPALVIERI)
Venerdì 31 gennaio alle ore 17, presso la Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi-Borgetti, Alessandra Piccinini, scrittrice maceratese di successo con due romanzi pubblicati dalle casa editrice Le Mezzelane, approda nella sua città a raccontare le vicende de “Il Portone Rosso”.
Il libro, tra i romanzi marchigiani più venduti del 2019, racconta le vicende di Ludovica, avvocato stimato, che tra le vie di Macerata e i fasti di Roma, vive delle profonde inquietudini.
L’autrice riesce a mettere nelle pagine del suo libro, le emozioni, i pensieri nascosti, che la avvicinano a mondi borderline. Salvata dalle sirene della droga, perderà il suo Amore per poi cadere in una relazione distruttiva che la porta in un baratro sempre più profondo. Proprio lì matura la sua rinascita, trovando dentro di sé la forza di rialzarsi e tornare a vivere.
Nel libro l’evento personale si incrocia con il trauma del sisma che nel 2016 ha sconvolto le Marche, diventando anch’esso simbolo della rinascita che la nostra regione sta faticosamente ma tenacemente ricercando.
Ludovica rappresenta quindi l’animo indomabile di una regione, una donna che trova nelle difficoltà la sua forza più grande, che, come una fenice, brucia per risorgere a nuova vita .
Il libro è stato presentato nelle principali città italiane (Roma, Milano, Firenze, etc) e marchigiane. L’autrice ha partecipato a numerose interviste televisive e radiofoniche, con sempre maggiori apprezzamenti di pubblico e di critica.
L’incontro del 31 prevede, oltre all’autrice, la presenza di Rita Angelelli, Direttore Le Mezzelane Casa Editrice, di Marco Bragaglia, regista, e di Mauro Garbuglia, Presidente Èdi.Marca-Associazione Editori Marchigiani.
Sono state 600 le patenti ritirate nel corso dell'intero anno 2019 durante i controlli del sabato sera operati dalla Polizia Stradale nella provincia di Macerata. Si tratta di un numero record, che mette in luce una netta crescita rispetto ai due anni precedenti quando le patenti ritirate furono rispettivamente 421 (2018) e 436 (2019).
In crescita anche le violazioni riscontrate per guida in stato di ebbrezza: nel 2019 sono state 500, mentre negli anni precedenti il dato si è attestato sotto quota 350. Nei guai anche gli automobilisti che si scambiavano via social (Telegram e Viber) informazioni su come eludere i controlli: sono stati denunciati per intralcio alle forze di polizia.
"Un lavoro giganteso - ha sottolineato il Comandante della Sezione Polizia Stradale di Macerata Tommaso Vecchio -, riflesso anche nei numeri. Sono state 2150 le pattuglie di vigilanza stradale impiegate; 40mila i veicoli controllati; 46mila le persone identificate".
"Dagli anni '90 si riscontrano flussi sempre maggiori di persone che convergono a Civitanova il sabato sera - prosegue il Comandante Tommaso Vecchio - per vivere la movida della costa, con presenze dall'Abruzzo, dall'Emilia Romagna e ovviamente dall'Umbria. Lavorare di notte per un operatore è complicatissimo, in quanto si ravvisano anche altre fattispecie delittuose, tutte connesse ad un'unica matrice: il consumo di droghe. Abbiamo avuto un totale di 15 casi tra fughe all'alt, resistenze a pubblici ufficiali e anche procurate lesioni agli uomini della Polizia Stradale. I responsabili sono stati tutti individuati e assicurati alla giustizia: bisogna far sentire forte la presenza dello lo Stato e evidenziare come questo risponda coi fatti".
"Abbiamo salvato la vita a tanti ragazzi - ha ribadito il questore Antonio Pignataro -. I genitori sono arrivati al punto di essere preoccupati ogniqualvolta i figli escono la sera per andare a divertirsi nei locali della movida. Si è scambiato il giorno con la notte e questo è pericoloso, perché incrementa i rischi rispetto a quando si andava in discoteca alle 16:30 del pomeriggio".
Nel corso dei servizi connessi alle "Stragi del Sabato Sera" un ruolo cruciale è stato quello rivestito dal medico della Polizia di Stato della Questura di Macerata Fabio Frascarelli: "I risultati degli accertamenti svolti sui campioni di saliva degli automobilisti hanno evidenziato numerosi i casi di positività alla cocaina e di poliassunzione (cocaina + THC). In questo senso voglio avvertire i più giovani: per anni si è creduto che fosse possibile soltanto ravvisare la positività al consumo di alcol, ma non è così. Ad essere controllata è anche la positività al consumo di sostanze stupefacenti. Stiamo portando avanti iniziative sulla formazione dei più giovani su questi temi negli istituti scolastici, nelle famiglie e nelle autoscuole per evidenziare tutti i rischi connessi all'assunzione di queste sostanze".
"Voglio esprimere la mia profonda gratitudine per gli uomini della Polizia di Stato - ha affermato il Prefetto Iolanda Rolli -, che sacrificano numerosi fine settimana con le loro famiglie per rendere le nostre strade più sicure. Riporto le parole che furono dette a mia madre dal suo insegnante di scuola guida: 'L'auto è un'arma'. È proprio così, e tutti noi dobbiamo averne coscienza".