Vinta la battaglia per il folk marchigiano: niente più diritti d'autore sui canti di tradizione
Dopo oltre un anno di ricerche, confronti e verifiche, la musica popolare delle Marche torna finalmente a essere patrimonio di tutti. Si è infatti chiusa positivamente la vicenda nata nel settembre 2022, quando numerosi brani appartenenti alla centenaria tradizione musicale marchigiana tramandata di generazione in generazione (tra cui “Lo sfollamento”, “Cantamaggio” e “Castellana”) erano stati depositati a proprio nome presso la Siae da un musicista, indicatosi inizialmente come autore di alcune di queste opere.
La notizia aveva immediatamente allarmato il mondo della musica popolare: in pochi giorni, oltre un centinaio tra musicisti, ricercatori e appassionati si erano mobilitati per capire come tutelare da simili tentativi un repertorio da sempre condiviso liberamente nelle piazze, nei festival e nelle feste del territorio.
Tra il 2022 e il 2023, a seguito del compiuto deposito, il musicista in questione ha iniziato a richiedere compensi e diritti d’autore per l’esecuzione dei brani registrati, provocando non pochi disagi agli esecutori e agli organizzatori di eventi. Di fronte a questa situazione, un gruppo di associazioni e artisti ha deciso di agire legalmente, affidandosi all’avvocato Dario De Cicco, specializzato nel settore del diritto d'autore e dello spettacolo, affinché si facesse luce sulla vicenda e si tentasse di comprendere, con l’aiuto dell’autorevole collecting italiana, cosa fosse successo.
Le realtà coinvolte sono state numerose: Associazione Culturale "Eccetera", La Campagnola, La Martinicchia, Quelli dell’Ara, Li Pistacoppi, Massaccio, Lu Trainaná, La Cucuma, La Damigiana, Il Balcone delle Marche, Il Cantamaggio Matelicese, Comunanza Canora, insieme a studiosi e musicisti come Federico Cippitelli, Danilo Campetelli, Tommaso Brasca, Andrea Liberati, Alfio Vernuccio, Davide Paolasini, Claudio Marini e Gianluca Gagliardini.
Dopo un’accurata analisi, e diversi scambi di informazioni con tutte le parti coinvolte, la SIAE ha riconosciuto la natura popolare dei brani e dei titoli come originariamente depositati, chiedendo chiarimenti al musicista e autore, che ha rettificato gli originari depositi e ha successivamente precisato di aver realizzato una propria elaborazione creativa di questi brani popolari. Dopo un'ulteriore verifica, la SIAE ha appurato che queste elaborazioni fossero legittime e accoglibili ma, al contempo, ha provveduto a correggere gli iniziali depositi fatti dall’autore che indicavano i brani come opere originali, facendo sì, quindi, che i medesimi compaiano oggi come elaborazioni dei brani della tradizione in pubblico dominio.
I due capofila di questa iniziativa, Federico Cippitelli e Danilo Campetelli commentano la vicenda proiettandola oltre la realtà marchigiana: "Valorizzare la musica popolare significa difendere la pluralità linguistica, la storia delle comunità locali e il diritto di ogni territorio a raccontarsi attraverso la propria voce. In un’epoca di globalizzazione culturale, queste melodie, che appartengono alla collettività, continuano a ricordarci chi siamo e da dove veniamo".
Il risultato è stato accolto con grande soddisfazione da tutto l’ambiente della musica folk sia locale sia nazionale, perché questo caso rappresenta un precedente che può influire sul futuro. Grazie alla collaborazione tra associazioni del settore, musicisti, ricercatori e anche semplici appassionati, oggi questi brani della tradizione possono tornare a essere eseguiti liberamente, nel pieno rispetto della loro storia e del diritto d’autore. Perché questo patrimonio rappresenta non solo una fonte di ispirazione per musicisti e ricercatori, ma anche un bene comune da proteggere.
"È un segnale importante – spiegano i promotori – che dimostra come la Siae possa essere non solo un ente di gestione dei diritti, ma anche un prezioso alleato nella tutela della cultura popolare e collettiva".
Nei prossimi mesi, le associazioni intendono organizzare un evento pubblico informativo, per raccontare l’esperienza e sensibilizzare musicisti e organizzatori sul corretto uso degli strumenti di tutela, così da evitare che simili episodi si ripetano in futuro.
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