Nell’incontro di giovedì 17 marzo il comitato costituitosi all’indomani dell’aumento del costo dei buoni pasto delle mense scolastiche, deliberato dall’Amministrazione comunale nel dicembre 2014 ad anno scolastico iniziato, ha illustrato i risultati ricavati dai dati forniti dall’Amministrazione comunale.
"Infatti" spiegano Giuliana Del Bello, Mirko Angelelli e Ivan Tomassucci del comitato contro l'aumento dei buoni pasto "dopo tre accessi in cui sono stati forniti numerosi dati, ribadiamo che tale aumento non era necessario e sono emerse molte incongruenze, tra queste indichiamo le principali:
Anno 2014
buoni pasti venduti primo accesso 121.120 - terzo accesso 133.316 alunni paganti
Costo servizio mensa 813.930 - da rendiconto 543.650
Dal costo dichiarato del pasto 6-6,50 copertura Ente circa 50% - da rendiconto circa 24%
Derrate alimentari primo accesso 350.000 – terzo accesso 327.053
Anno 2015
Alunni paganti scuole medie 6.159, buoni venduti, 8.920
Derrate alimentari spesa aumentata di 16.176 con 3.434 pasti in meno rispetto al 2014.
Non ci è stato mai fornito il numero dei pasti erogati né 2014 né 2015 che è diverso dagli alunni paganti. Non ci è stato mai fornito il dettaglio della voce ‘mense scolastiche’ che riporta il costo di € 26.993 (come risulta dal sito del SIOPE). Basta citare questi dati per far capire quanto siano attendibili i dati forniti e quanta considerazione abbia l’Amministrazione verso i cittadini. Facciamo infine notare come l’Amministrazione nel 2015 ha incassato € 76.019 in più, nonostante ci siano 3.434 alunni paganti in meno rispetto al 2014. I cittadini che nel 2014 pagavano il 75,79% del servizio, nel 2015 risultano coprire il 90%. Se si aggiungono i rimborsi da parte del Ministero per la copertura dei pasti degli insegnanti, si nota che l’Amministrazione comunale contribuisce per il servizio dei pasti per meno del 10%; quindi il servizio erogato dal Comune è quasi totalmente coperto dai genitori. Sarebbe interessante conoscere il parere della Corte dei Conti in merito al rimborso ricevuto nel 2013 per i pasti degli insegnanti, richiesti su un costo dichiarato di 6,00 come dalla risposta al secondo accesso del marzo 2015. Il comitato ha dimostrato con una prima lettera aperta e due incontri pubblici supportati da numerosissimi dati, che l’aumento non era necessario, invitando la politica a prendere atto della realtà e comprendere, che le decisioni prese sono servite solo a caricare ulteriormente i cittadini di una spesa in più e coprire l’incapacità di fare una seria politica familiare. L’amministrazione non ha mai risposto nel merito o smentendo i dati. Ha sorpreso anche come il consigliere Ceselli intervenuto al primo incontro fosse di parere non proprio uniformato alle dichiarazioni della sua maggioranza. Dal rendiconto 2014, emerge che il Comune non è in dissesto finanziario e quindi può tranquillamente attuare una diversa politica sul prezzo dei buoni pasto. Inoltre gli aumenti non prendono in considerazione né la capacità contributiva della famiglia, né la sua composizione, ignorando un principio basilare della Costituzione come l’art.53 sulla capacità contributiva secondo criteri di progressività: è giusto? Due famiglie a parità di reddito (esempio 25.000 euro) con uno, due, o tre figli hanno una diversa capacità contributiva. Perché con tali differenze il costo è uguale per tutti? Quale criterio di equità è stato applicato? Per questo il comitato chiede, a nome delle famiglie, che la politica cittadina prenda seri provvedimenti a favore della famiglia e dei figli, che sono la leva dell’economia futura del nostro Paese con piccoli adeguamenti a costo invariato, quale la differenziazione del costo del buono pasto attraverso l’introduzione di alcune fasce di reddito ISEE (almeno 5), mitigate dal ‘fattore famiglia’, come già avviene in molti Comuni italiani. Consideriamo concluso il ruolo del comitato e lanciamo queste proposte all’Amministrazione comunale e ai consiglieri affinché riflettano e facciano una scelta politica nell’interesse della città, prendendo in seria considerazione la proposta per rivedere le tariffe del buono pasto in uno dei prossimi Consigli comunali, perché ci sono più che sufficienti ‘margini di manovra’, applicando tagli a spese non indispensabili alla città".
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