"Se oggi posso dire a mia mamma ti voglio bene lo devo ai medici del Covid Center di Civitanova"
“Il covid ha spazzato via in un attimo equilibrio, coraggio e serenità, caparbiamente custoditi durante la pandemia”. Attraverso una commossa lettera inviata alla nostra redazione, Annalia Cambi - una nostra lettrice - ha scelto di raccontare i difficili giorni vissuti a seguito del ricovero della madre presso il Covid Hospital di Civitanova Marche.
La sua diventa una testimonianza, tanto dell'esperienza personale, quanto della professionalità riscontrata nella struttura civitanovese. Testimonianza che diviene ancor più importante in questi giorni, dove il numero di ricoverati inizia, finalmente, a scendere in maniera costante con la conseguenza, per la provincia di Macerata, della sola attivazione di due moduli del Covid Center per l'accogliamento dei pazienti (ieri erano 20 i ricoveri).
Di seguito il contenuto integrale della lettera della nostra Annalisa Cambi:
"Ci sono storie drammatiche, che riesci solo vagamente e lontanamente a immaginare. Storie che senti e che vorresti lontane, improbabili, storie così devastanti, che non riesci veramente a pensarle vere e vicine. Poi arriva un momento in cui una di quelle storie ti travolge con una violenza che non capisci, che non accetti. Per me, per la mia famiglia quel momento è stata la sera del 2 aprile.
Il covid ha spazzato via in un attimo equilibrio, coraggio e serenità, caparbiamente custoditi durante la pandemia. E, fra tutti i membri della famiglia, mia madre ha fatto parte di quella percentuale, di quei numeri sfortunati, per i quali il covid diventa gravissima minaccia alla vita. Quindi via. 118, ambulanza e via, senza potersi abbracciare e senza sapere esattamente in che ospedale avverrà il ricovero. In un attimo tutto si raggela e rimani con un misto di angoscia, impotenza e dolore.
La malattia è sempre difficile, ma quello che il Covid impone è disumano. I protocolli e le regole, seppur necessari, causano una privazione assoluta, violenta e impietosa di tutta l'affettività, la vicinanza, la condivisione. Tutto tolto senza possibilità di replica.
E poi inizia l'attesa, snervante: un buco nero senza prospettive e spiragli. Se speri cadi, se non speri non ti alzi affatto: questo si vive quando una persona cara è intubata in terapia intensiva a causa di questo virus.
Non voglio suscitare pena o rattristare chi leggerà, voglio piuttosto soffermarmi sull'unica apertura in tutta questa oscurità, l'unica che io e la mia famiglia abbiamo trovato. Questo spiraglio sono stati tutti coloro, che, al Covid Hospital di Civitanova Marche, hanno accolto e si sono spesi per la cura e il recupero di mia madre e di una situazione drammatica.
Le telefonate giornaliere con i medici, che sono stati l'unico e preziosissimo canale di contatto anche quando tutto a noi sembrava perduto, la loro capacità di informarci dettagliatamente, con professionalità e quel giusto, composto ma sincero coinvolgimento umano. Gli infermieri, che hanno condiviso la quotidianità di mia madre in un ambiente e una condizione surreale e che, nonostante potessero mostrare di sé stessi solo lo sguardo, attraverso visiere e coperture impenetrabili, sono riusciti a dare, non solo l'assistenza e il monitoraggio in modo continuo, puntuale e preciso, ma anche e soprattutto la vicinanza e la condivisione a nostra madre e a tutti noi. Le videochiamate, le foto, i video...addirittura i complimenti a noi familiari per la persona che hanno conosciuto!
Io vorrei conoscere i nomi di tutti coloro che hanno lavorato per mia madre, con mia madre e per noi, vorrei poterli nominare uno ad uno. Purtroppo conosco solo qualche nome, ma ricordo perfettamente la voce di ognuno di loro! Ricordo la telefonata in cui mi è stato detto che mamma non rispondeva molto alle manovre, quella in cui mi è stato comunicato, con soddisfazione e partecipazione autentiche, che invece il polmone sembrava riprendere. Ricordo la gentilezza e la calma con cui ci spiegavano ogni dettaglio, ogni complicazione sorta, ogni esame prontamente eseguito. E le infermiere che accarezzavano il viso di mia madre durante le videochiamate, quando finalmente si era risvegliata.
Ho rivisto mia madre dopo quasi 2 mesi. Dovrà affrontare un percorso ancora lungo e delicato, ma se ho potuto guardarla nuovamente negli occhi, se ho potuto dirle nuovamente “ti voglio bene”, se ora posso continuare ad aspettarla, è soltanto per la generosità, la dedizione, la professionalità, il lavoro indefesso, la levatura morale e umana di tutti coloro che si sono occupati di lei.
Grazie, Grazie, Grazie a chi ogni giorno ha rinnovato la sua missione e il suo impegno. Grazie Modulo4, Modulo1, Modulo2 e Modulo3 (in ordine di accoglienza della mia mamma, che li ha conosciuti tutti). Eternamente grata, a voi tutta la stima e i ringraziamenti"
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