Marche, gli infermieri contro Saltamartini: “Promesse non mantenute, siamo stanchi”
Tutte le delegazioni NurSind della Regione Marche parteciperanno venerdì mattina al sit-in di protesta del comparto sanità in piazza Cavour ad Ancona. Lo avevano già annunciato gli infermieri: “Scenderemo in piazza a protestare per un disagio che dura da decenni e che a causa della pandemia è anche peggiorato”.
Tra le principali criticità, i tagli degli ultimi 20 anni alla sanità pubblica, le mancate assunzioni e l’indennità prevista sia nell’ultima Legge di Bilancio sia in quella precedente, mai attuata. Penalizzazioni di varia natura che continuano a pesare sugli stipendi di chi sta combattendo la pandemia in prima linea e sul boom di straordinari a cui sono stati costretti i sanitari.
Elsa Frogioni, infermiera ed ex Segretaria Territoriale NurSind di Ancona, ha spiegato perché la Regione non ha saputo salvaguardare le esigenze degli operatori sanitari.
Quali sono le ragioni di questo sciopero? La situazione attuale è sotto gli occhi di tutti: gli ospedali sono presi d’assalto, i pronti soccorsi sono più che pieni, i 118 fanno da taxi sanitario per qualunque cosa. L’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini aveva promesso nell’agosto 2020 3000 assunzioni, e invece ce ne sono state a malapena 600 . Molti hanno rinunciato ai concorsi in virtù di un posto sicuro nel settore privato.
Dopo due anni di pandemia vi siete confrontati nuovamente con Saltamartini? Abbiamo mandato diverse lettere e richieste di confronto diretto. Ma ad oggi nessuno ci ha risposto. Probabilmente pensano che sia servito realizzare le stabilizzazioni, ma queste non sono nuove assunzioni. Non arriviamo nemmeno a 1000 figure professionali.
Quali disagi sono aumentati nel frattempo? Oltre alla carenza atavica di personale, stiamo continuando a lavorare senza sosta e senza ferie da 3 anni, per più di 12 ore al giorno. Oltretutto, non sono nemmeno stati autorizzati i congedi parentali previsti per legge. Le nostre famiglie sono in seria difficoltà. Se oggi un ragazzo mi dicesse che vuole fare questo mestiere gli direi di pensarci due volte.
La Sanità pubblica quindi è al collasso mentre quella privata resta in piedi. Stiamo pagando lo scotto dei tagli degli ultimi decenni, comprese le ultime Leggi di Bilancio. Si è preferito, anzi, dare in appalto a ditte esterne i lavori che potrebbero fare benissimo i socio-sanitari. In una struttura pubblica, di per sé molto complessa, occorre avere risorse umane multitasking. E invece c’è stata disorganizzazione: molti servizi potevano essere recuperati anziché spostarli nel privato.
Perché secondo voi il presidente Sandro Di Tuccio e la CISL hanno scelto di dissociarsi dallo sciopero? Loro sono anche i fautori della mancata indennità infermieristica stabilita con le Legge di Bilancio del 2020 sotto il Conte bis. Parliamo di 335 milioni di euro. Ma gli altri sindacati generalisti all’epoca protestarono e alla fine ottennero 100 milioni di indennità, mentre a noi del comparto infermieristico è stato tutto rimandato alla stipulazione di un nuovo contratto, attualmente in corso all’ARAN. Ma temiamo nuove incursioni a riguardo.
Qualcuno quindi non ha fatto bene il suo dovere. Esattamente. Tra gli iscritti agli altri sindacati manca di fatto la componente infermieristica: a livello regionale noi NurSind siamo primi nella Regione Marche e non solo. Questo spiega perché alcune persone hanno sempre cercato di livellare tutta la retribuzione accessoria, ma non funziona cosi: bisogna dare di più a chi ha maggiori responsabilità e profonde più impegno. L’infermiere è di fatto la figura maggiormente utilizzata in sanità e la prima ad interfacciarsi con il paziente: non credo serva aggiungere altro.
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