Macerata si ferma a 5 anni dalla morte di Pamela Mastropietro: "Al fianco della famiglia per conoscere la verità" (FOTO)
Macerata si ferma per onorare la memoria di Pamela Mastropietro. Il ricordo della diciottenne romana, a distanza di 5 anni dalla sua morte, è stato accompagnato ad un sentimento di sincera vicinanza alla mamma Alessandra Verni e a tutta la famiglia che sta lottando per ottenere giustizia nel corso di una cerimonia di commemorazione, tenutasi ai Giardini Diaz e officiata quest'oggi da Don Andrea Leonesi, parroco della chiesa dell'Immacolata.
Presenti il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, la vicesindaco Francesca D’Alessandro, tutti gli assessori e consiglieri comunali, il questore Vincenzo Trombadore, il comandante provinciale dei carabinieri Nicola Candido e il comandante della polizia locale Danilo Doria. In memoria di Pamela sono stati piantati, sotto la targa commemorativa installata ai Giardini Diaz, un mandarino giapponese e un agazzino.
"Queste piante sono un simbolo di rinascita, la morte produce sempre nuova vita - ha sottolineato nel suo intervento Don Andrea Leonesi -. Pamela Mastropietro era una ragazza battezzata e noi ci siamo riuniti qui oggi per pregare per lei, per la sua anima e per la sua famiglia. Preghiamo che Dio possa dare loro conforto e consolazione, che possa illuminare le istituzioni affinché queste possano impedire che eventi come questo si possano ripetere".
"Era importante oggi riunirci tutti quanti - rimarca il sindaco Sandro Parcaroli -, dall’amministrazione comunale al completo a tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine, per testimoniare la nostra vicinanza alla famiglia di Pamela. Oggi come mai prima è importante combattere il male dell'indifferenza e solo insieme possiamo farcela, per dare giustizia a chi, ancora dopo cinque anni, aspetta di conoscere la verità”.
"Siamo qui per commemorare un dramma che ha scosso profondamente la vita cittadina - aggiunge la vicesindaco D'Alessandro -, per ricordare la terrificante morte di una ragazza che non è stata supportata nelle sue fragilità quando c’era ancora tempo. È importante che le istituzioni rivolgano il proprio sguardo ai giovani, permettendo di riprendere la speranza e riacquisire fiducia per il futuro”.
Il 30 gennaio 2018 la diciottenne Pamela Mastropietro veniva brutalmente uccisa in un appartamento in via Spalato a Macerata. Il suo assassino, Innocent Oseghale, per la procura generale l'ha violentata e poi uccisa perché lei voleva chiamare i carabinieri.
I dettagli emersi successivamente dall'autopsia sono terribili: il corpo di Pamela è stato lavato con la varechina per eliminare ogni traccia e fatto a pezzi "in modo scientifico" come riportato dal medico legale.
Oseghale ha poi deciso di sbarazzarsi del corpo, chiudendo i resti di Pamela in due trolley abbandonati tra Casette Verdini e Pollenza, dove sono state ritrovati. Il nigeriano è stato condannato in via definitiva per il delitto, ma la Cassazione ha rimandato gli atti a Perugia per giudicare sull'ipotesi della violenza sessuale.
Contestazione, peraltro, che per la procura generale "può dirsi certa". Lo scorso 23 novembre, i giudici di Perugia avevano deciso di rinnovare l'istruttoria, sentendo due testimoni. All'udienza di mercoledì scorso i testimoni non erano presenti. Il rinvio è stato fissato per il 22 febbraio.
"Guardate come l'hanno ridotta, ancora discutiamo sulla violenza sessuale". "Pamela è stata violentata, è stata uccisa, è stata bastonata in testa, è stata torturata, è stata fatta a pezzi" ha detto Alessandra Verni, la madre di Pamela Mastropietro, presente in aula a Perugia, indossando una maglietta con le foto del corpo della figlia, sfinita da un iter giudiziario che non ha ancora reso giustizia a Pamela.
Post collegati

Profumi come abiti dell’anima: a Civitanova Mauro Malatini crea fragranze su misura per ogni persona

Commenti