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Macerata, malato e costretto a vivere in un camper. Storia di Walter: "Io, cittadino di serie B" (FOTO)

Macerata, malato e costretto a vivere in un camper. Storia di Walter: "Io, cittadino di serie B" (FOTO)

Walter Monteverde (classe 1970), è un ex camionista, domiciliato – come da documento d’identità – in via Menichelli, presso il quartiere Casette Verdini di Pollenza. Dettagli validi solo sulla carta: dal 20 marzo di quest’anno, infatti, l’uomo vive costipato nei 5 mq di un camper Ford Transit 1992, insieme alla compagna Pamela (1972), la figlia Elena di 13 anni e Kira, una cagnolina meticcia di 3 mesi tutta feste e carezze.

Chiunque si trovasse a passare per caso nella zona parcheggio adiacente il coperto dello Sferisterio di Macerata noterebbe l’autocaravan con distrazione, visto che lì in sosta se ne possono trovare di altri. Ma nel caso di Walter, una simile soluzione va oltre il compromesso atto a garantire la propria sopravvivenza e quella della sua famiglia.

A rendere ancora più drammatica e surreale l’intera vicenda, ci pensa il quadro clinico dell’ex camionista: una cefalea a grappolo cronica (fino a 8 attacchi al giorno, rischio epilessia) e una trombosi venosa profonda, trattate con terapia Eliquis, iniezioni di Sumatriptan (passate dal SSN) e bombole d’ossigeno. Non ultima, una protesi all’ombelico rimediata dopo un intervento chirurgico d’urgenza a gennaio 2022 per un’ernia espulsa, tenuta oggi a bada con il cortisone (che però rischia di entrare in conflitto con il trattamento per la cefalea).  

Considerate tali condizioni di salute, il nome di Walter è stato automaticamente inserito nel 2010 all’interno delle cosiddette “categorie protette” (art. 18, legge 68/99), e pertanto ritenuto inabile a proseguire il proprio lavoro di autotrasporatore. C’è però lo stipendio da 1.500 euro di Pamela (commessa Conad) ad attutire temporaneamente la caduta: o almeno, fino al pignoramento dello stesso avvenuto verso la fine del 2020, che lo ridimensiona a 1.200 euro. La causa: affitto scaduto a ottobre dello stesso anno e mancato rinnovamento del contratto di locazione.

“Grazie al blocco degli sfratti durante l’emergenza covid – spiega Walter – abbiamo potuto usufruire del nostro appartamento fino al 9 maggio scorso, un giorno prima che i carabinieri e l’ufficiale giudiziario disponessero l’escomio esecutivo. Questo per vergogna: nel quartiere ci conoscevano tutti. Oggi viviamo in questo camper che stiamo pagando a rate di 120 euro al mese (in tutto, 7.500 euro), senza nemmeno il tubo di scarico per l’acqua, sotto il sole cocente di luglio”.

Avete provato a cercare un’altra sistemazione?”, chiediamo in buona fede a Walter e Pamela. “Ci siamo rivolti a decine di agenzie immobiliari su indicazione degli assistenti sociali – risponde la coppia - ma nessuno finora è stato disposto a concederci nemmeno un monolocale: questo perché, a detta loro, non siamo in grado di dare sufficienti garanzie”.

Neanche le SAE concepite per i terremotati della provincia maceratese sono da prendersi in considerazione: ‘tutto esaurito’, per usare un’espressione quasi ad hoc. Un’altra domanda a questo punto è sorta spontanea da parte nostra: “Vi siete rivolti alle giunte comunali di Pollenza e Macerata per ricevere aiuto e assistenza?”

“I nostri assistenti sociali ci hanno garantito di aver interceduto presso le autorità competenti – racconta Walter – ma nessuno si è fatto ancora vivo. Ormai siamo al limite della sopravvivenza, perché oltretutto la mia compagna si trova bloccata con la schiena per via di un’ernia del disco espulsa: ha percepito finché ha potuto l’indennità di malattia dall’INPS, ora dovrà affidarsi alla mutua. Rischiamo di non avere nemmeno più i soldi per fare la spesa, senza contare quelli che paghiamo di parcheggio (5 euro al giorno, per usufruire in quell’area della corrente elettrica) quando i controllori di APM non ci fanno la multa”.

Walter non trova colpevoli per una condizione esistenziale che minaccia di gravare seriamente anche sulla propria figlia Elena. Ma non può allo stesso tempo fare a meno di pensare che tutto sia cominciato con una denuncia sporta ad aprile 2020, a seguito di minacce e percosse ricevute un mese prima da parte di due giovani (leggi qui). Oggi, il procedimento penale – come confermato dall’avvocato Federico Valori che lo assiste – è fermo in coda nell’attesa che si sbrogli l’intera macchina burocratica: i tempi di sviluppo appaiono dunque ancora molto lunghi, e nel frattempo appelllarsi al proprio spitrito di sopravvivenza diventa più che un’impresa eccezionale.

“Non nascondo di aver pensato più volte di farla finita”, ammette Walter, ricordando quando (circa un mese fa) dovettero intervenire a dissuaderlo i medici del 118 e il v.isp. Gianluca Romagnoli, allertati da una spaventata Pamela. “Continuo a resistere per mia figlia e la mia compagna, ma è chiaro che qualcuno ci considera cittadini di serie B: per il mio stato di salute sono stato persino costretto a rivolgermi al San Carlo Borromeo di Milano, e per mangiare da domani dovremo affidarci ai buoni pasto della Caritas di Macerata. Ogni giorno mi sento spacciato, e con il caldo estivo che aumenta la situazione rischia solo di peggiorare ulteriormente. Non so quanto ancora potrò durare”.

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