La storica trattoria da Ezio compie 60 anni, Mirella: "Avanti finché c'è la salute"
Sessant’anni e non sentirli. Accogliere tutti come in un giorno di inaugurazione, sorrisi stampati e battute senza peli sulla lingua. E una cucina impeccabile, che ti fa sentire a casa della nonna. È questo il segreto di Mirella, al secolo Armida Lambertucci, titolare della storica Trattoria da Ezio che quest’anno compie sessant’anni. Uno status per ogni vero maceratese, o per chi vuol provare ad esserlo: tagliatelle, ravioli, cappelletti e vincisgrassi, tutto fatto a mano da Mirella che in cucina è aiutata dal figlio Marco e dal marito Giovanni Montecchiani.
“Era il 1957 quando Ezio Natali e sua moglie Mari si sono trasferiti in questo locale, da via Crescimbeni 80 al 65” dice Marco. “Mamma aveva diciotto anni e ha iniziato facendo le pulizie e aiutando la padrona in cucina, così ha affinato le sue doti”.
Mirella, un vulcano di bontà e schiettezza, sa farsi amare dai signori Natali e, nel 1996 quando muore Ezio, la trattoria resta a lei. È sua l’idea di cambiare il nome da Trattoria Crescimbeni a Trattoria da Ezio, in onore del suo pigmalione. Ed è sua l’idea di aprire le porte del locale a tutti i bisognosi. Ogni 24 dicembre, dal 1998, Mirella accoglie i poveri della città “perché tutti dobbiamo festeggiare il Natale”.
Una generosità unica che nessuno può dimenticare, neanche dopo anni. “Quattro anni fa – raccontano Mirella e Marco – sono venuti dei ricchi signori greci. Hanno iniziato a darci mance da 50, 100, 200 euro per ogni pasto”. Gesti strani e insoliti che hanno insospettito Mirella. Ed invece, tra questi signori c’era un ex studente greco, ormai manager di Barilla che ricordava ancora le premure della signora quando lui nel 1990, giovane e squattrinato universitario, pranzava gratis da lei.
La forza di questa donna fa venire i brividi. Mirella non si arrende davanti a nulla, neanche al sisma che ha colpito la sua casa e dice con il sorriso: “La cosa positiva è che adesso viviamo in una casa vicino alla trattoria” e quando qualcuno le chiede quali sono i progetti per il futuro risponde: “Andiamo avanti finché c’è la salute. Devo sta bene io, sennò qui chi tira avanti tutto?”.
Intanto a portarla nel futuro ci penserà uno scrittore americano che ha deciso di raccontare la storia di Mirella e della sua trattoria. E a spasso per il mondo, i tanti clienti che arrivano da ogni parte. “Questo è Giovanni il cinese – dice al figlio Marco indicando un giovane entrato nel locale – è venuto a confermare la prenotazione per questa sera”. Era evidentemente un cinese, “ma il nome chi poteva capirlo e così l’ho battezzato con un nome italiano”.
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