Il post pandemia, più della metà degli italiani non pensa di poter tornare alla normalità
Il 67,0% degli italiani ha difficoltà a pensare di poter tornare alla vita precedente, fino ad arrivare all’82,7% fra giovani. Ad evidenziarlo è il 55° Rapporto sulla situazione sociale del nostro Paese redatto dal Censis. Le indagini condotte hanno come epicentro il cambiamento – innescato dal Covid-19 - del rapporto fra le nostre vite e il tema della salute. Basti pensare alla gestione in autonomia dei piccoli disturbi, come mal di schiena, mal di testa, mal di stomaco, ecc.: il 65,4% (il 77,8% tra i giovani, il 72,8% tra i laureati) ha fatto ricorso almeno una volta a farmaci senza obbligo di ricetta, basandosi nella maggioranza dei casi su esperienze analoghe in cui erano ricorsi al supporto di un medico o di un farmacista.
Il 77,0% degli italiani – riconoscendo l’eccezionale sforzo compiuto - valuta oggi adeguato l’operato del Servizio sanitario da quando è iniziata l’emergenza sanitaria. Il 94,0% ritiene indispensabile avere sul territorio strutture sanitarie di prossimità, con medici di medicina generale, specialisti e infermieri cui potersi rivolgere sempre. Il 93,2% chiede persino un incremento stabile dei finanziamenti pubblici, mentre per il 70,3% è prioritario un più ampio ricorso al digitale e alla telemedicina per effettuare controlli, diagnosi e cure a distanza.
La corrente pandemia, inoltre, ha accentuato in generale il senso di vulnerabilità. Il 40,3% degli italiani si sente insicuro pensando alla propria salute e alla futura necessità di dover ricorrere alle prestazioni sanitarie. Il 33,9% non si sente sicuro rispetto a un’eventuale condizione di non autosufficienza. Il 27,4% teme la disoccupazione e le relative difficoltà reddituali. Il 27,4% è preoccupato dal tenore di vita che potrà permettersi nella vecchiaia. In prospettiva, per la maggioranza degli italiani il senso di protezione e tranquillità future si legano inevitabilmente ad una pluralità di fonti di finanziamento e di soggetti cui rivolgersi: il 61,8% ritiene che lo Stato garantirà un pacchetto definito e ristretto di bisogni essenziali, e i di conseguenza molti cittadini dovranno pagarsi da soli le prestazioni in più che vorranno; il 30,7% sostiene invece che il welfare statale non coprirà l’essenziale, tanto che le persone dovranno pagarsi tutto da soli, inclusi i servizi a copertura dei bisogni essenziali. Solo per il 7,5% garantirà la copertura di tutti i bisogni, anche al di là di quelli essenziali.
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