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Il no dei sindaci di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata alla Camera di Commercio unica

Il no dei sindaci di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata alla Camera di Commercio unica
“Le città di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, con i propri sindaci Guido Castelli, Paolo Calcinaro e Romano Carancini, sono unite da una visione comune nell’ambito della discussione politica regionale sulla riforma delle Camere di Commercio: due grandi interpreti del sentire imprenditoriale marchigiano, l’una che aggrega le Camere di Commercio di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata e l’altra, a nord, per l’area compresa tra Ancona e Pesaro e Urbino.

La forza di un territorio - affermano i sindaci - è data anche dalla vicinanza delle istituzioni locali e ancor di più in questi momenti. Questo è un dato che dovrebbe emergere ormai chiaro nella nostra Regione.

È indispensabile una prossimità anche dell’Istituzione Camera di Commercio per un distretto produttivo, agricolo e commerciale realmente omogeneo come quel tessuto di migliaia di imprese presenti oggi nel sud delle Marche che lottano quotidianamente con le difficoltà dei propri mercati peculiari.

Ma soprattutto è indispensabile una reale e concreta vicinanza proprio alle centinaia di realtà che oggi si trovano a volte azzerate, o comunque diffusamente colpite e ferite dal sisma che ha toccato le nostre Province, quelle di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.

Non possiamo immaginare che la nostra Giunta regionale, peraltro senza una diretta competenza nel riordino delle Camere di Commercio, continui nell’idea già esternata da qualche membro di prevedere nel sistema camerale l’accentramento in un unico Ente ad Ancona, azzerando oggi quel contatto importantissimo sul territorio.

Sono centinaia di migliaia di euro quelli stanziati infatti in questi mesi dalle tre Camere di Commercio di “Marche Sud” a sostegno delle imprese danneggiate. Come in passato, somme molto consistenti sono state investite per affrontare la crisi a supporto dei distretti specifici presenti nei nostri territori e ben diversi dalle produzioni del resto della Regione.

Non possiamo in questo momento perdere un punto di riferimento dei nostri territori, pur sposando comunque lo spirito di razionalizzazione degli Enti Camerali messosi in moto nel nostro Paese.

Il sistema camerale centralizzato nell’unicità anconetana, tanto più in questo momento, sarebbe un segno di forte indebolimento delle nostre province, se non addirittura un negativo indizio di arretramento rispetto a crisi di settore perduranti e profonde o alla difficoltà immane in cui molte imprese  sono piombate dal 24 agosto in poi.

La nostra difesa sposa la logica proposta di un assetto con due diverse camere di commercio nel sud e nel nord della nostra regione, per rimanere con un presidio importante, di prossimità e di vero e proprio tangibile soccorso ai nostri territori e alle nostre economie: su questo siamo e saremo chiari affinché strani e fantasiosi accentramenti ipotizzati anche al di fuori delle proprie strette competenze normative, assurgano oggi come mere ipotesi di scuola, lasciando il posto  invece, da parte della nostra Regione, ad un profondo rispetto del Sud delle Marche, delle sue peculiarità economico-produttive, delle sue difficoltà e, soprattutto, delle sue ferite.

Similmente, peraltro, questa  posizione consente all’Ente Camerale delle Province del  nord delle Marche (Ancona e Pesaro e Urbino) di operare anch’esso in modo più centrato e vicino ai propri settori di specializzazione. Insomma due presenze mirate a vantaggio della diversificata e complessiva economia della nostra regione”.  

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