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Il caro bollette colpisce anche le spiagge: "Situazione seria". Lettini e ombrelloni saranno più cari?

Il caro bollette colpisce anche le spiagge: "Situazione seria". Lettini e ombrelloni saranno più cari?

Bolkestein, caro bollette e ora l’aumento dei canoni demaniali sulle spiagge. Non c’è pace per i titolari di stabilimenti balneari in questo inizio d’anno. Sì perché dopo la sentenza del Consiglio Stato che ha messo la parola fine alla proroga delle concessioni demaniali, fissando come termine la fine del 2023, è arrivato anche l’”in cauda venenum” dell’aumento dei canoni marittimi (in base a quanto stabilito dal decreto 500 del 14 dicembre 2021) che rischia di tradursi in una rimodulazione al rialzo dei prezzi di lettini e ombrelloni.

“In questo momento non abbiamo ancora affrontato l’argomento, ma stiamo valutando il da farsi – spiega la presidente Cna balneari (Abat) Macerata Mara Petrelli -. La situazione è seria e noi chiediamo aiuti al governo altrimenti l’aumento delle tariffe credo sia inevitabile, se non in relazione a lettini e ombrellini, potrebbe riguardare i servizi (bar o ristoranti)". "Ciò che ci preoccupa maggiormente – prosegue la presidente Abat – non è tanto aumento del canone demaniale, ma bensì il caro bollette. Decideremo se aumentare il tariffario in base ai costi che dovremo affrontare”.

“Lo tsunami legato all’emergenza Covid sembra stia passando, il problema sarà il dopo, tutte le macerie che la pandemia si lascia dietro di sè”, aggiunge la presidente dei balneari maceratesi. Per quanto riguarda, invece, la direttiva Bolkestein il giudizio è lapidario: “Credo sia una vergogna. Non è stato applicato il diritto europeo”.

“Chiediamo di bloccare la scadenza delle concessioni nel 2023, o quantomeno che si apra un’interlocuzione con l’Unione europea per accertare una volta per tutte se la direttiva servizi si applichi anche agli stabilimenti balneari, che sono beni. Ci sono molte zona d’ombra nella direttiva - aggiunge -. La concessione di beni demaniali non rientra nella nozione di autorizzazione di servizi ai sensi della direttiva Bolkestein”.

In breve: secondo questa tesi, nell’ordinamento italiano la “concessione demaniale”, con cui lo Stato dà in concessione a un privato un proprio bene, come una spiaggia, è qualcosa di diverso dalla “autorizzazione alla prestazione del servizio”, l’atto che autorizza appunto a fornire determinati servizi al pubblico.

Secondo la tesi perorata anche da Cna ,”la direttiva Bolkestein andrebbe applicata solo a questo secondo tipo di provvedimento”. Questa ipotesi è stata presa esplicitamente in considerazione dalla recente sentenza del Consiglio di Stato, che tuttavia ha deciso di rigettarla come infondata.

"Noi come balneari abbiamo in concessione solo il suolo - aggiunge la presidente Abat -  tutto il resto è nostra proprietà privata, con nostri investimenti privati, voluti dai precedenti governi per lo sviluppo dell’economia turistica, tramite leggi. Non è possibile che la sentenza abbia dato solo due anni per tutelare esclusivamente le pubbliche amministrazioni, trascurando totalmente la tutela economica e sociale di noi cittadini privati, con ripercussioni gravissime sul piano economico delle imprese e dell’occupazione lavorativa". 

Lo scorso mercoledì 9 febbraio, nel frattempo, c'é stato un confronto tra le Regioni e i ministri Gelmini (Affari regionali), Giorgetti (Sviluppo Economico) e Garavaglia (Turismo) per cercare un accordo comune e le Marche si sono fatte capofila nella battaglia per mettere in stand by il tutto, dal momento che ci sono dei punti ciechi su cui sarebbe opportuno intervenire.

“Chiediamo un intervento coordinato e organico da parte del Governo, che deve porre fine all’incertezza che si sta diffondendo, ma per ora nulla sembra muoversi. Evidentemente - conclude Petrelli -  qualcuno non condivide le nostre istanze e non ha a cuore il futuro di noi balneari. È chiaro che se le cose non dovessero cambiare il nostro settore potrebbe uscirne devastato". 

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