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Giuseppe è l'ultimo mattonaio artigianale rimasto nelle Marche: "Il mio è un mestiere eterno" (FOTO)

Giuseppe è l'ultimo mattonaio artigianale rimasto nelle Marche: "Il mio è un mestiere eterno" (FOTO)

Giuseppe è l'ultimo mattonaio artigianale rimasto nelle Marche e si trova a Villa Potenza, frazione del comune di Macerata.

La sua storia è iniziata nell'azienda Smorlesi a Montecassiano, una fornace storica di cui era dipendente e in cui ricopriva la mansione di addetto alla produzione di mattoni. Il responsabile precedente era andato in pensione da ormai 10 anni e nessuno voleva ricoprire quel posto perché considerato un lavoro sporco.

Un giorno l'azienda ha ricevuto un ordine importante, serviva una buona quantità di pezzi speciali che, nel caso in cui il committente fosse stato soddisfatto del lavoro, avrebbe comportato l'acquisto di milioni di pezzi. 

Giuseppe curioso, si è buttato. Il primo mattone lo ha sfornato il 1° ottobre del 1998, quando era ancora un dipendente della fornace Smorlesi. All'inizio ha odiato la fatica ma provando e riprovando, e vedendo che qualcosa ne usciva fuori, è diventata una passione. 

L'anno successivo ha deciso di dare una svolta alla sua carriera, mettendosi in proprio nel 1999.

"Ho iniziato tutto da solo, non mi potevo appoggiare a nessuno - ci confida Giuseppe -, specialmente nelle Marche, visto che un lavoro di questo tipo era scomparso a causa di alcuni magnati, grandi aziende, che prendevano tutte le commissioni. Nelle altre regioni del centro Italia come il Lazio, l'Umbria e la Toscana questi piccoli artigiani sono sopravvissuti.
Mi sono messo in gioco creando un campionario prima di iniziare a guadagnare. Quando ho mostrato i miei campioni a dei potenziali clienti, sarà stata anche la fortuna, ma già c'era tanto lavoro, tutti investivano sul mattone all'inizio degli anni 2000. I miei prodotti sono piaciuti".

"Anche se ho un sito, più di tutti ha funzionato il passaparola, chi è interessato veramente viene qui o chiama - aggiunge -. Quando tu crei una cosa su misura e la gente rimane soddisfatta, torna e fa arrivare anche gli altri. Ad oggi ho una clientela fidelizzata ma anche tanti stranieri che hanno casa nelle Marche" spiega Giuseppe.

"Prima mio nipote era mio dipendente, è stato con me per 15 anni. Abbiamo lavorato bene fino al 2008, anno in cui si è iniziata a sentire la crisi e forse il mio settore ha faticato di più ad andare avanti rispetto ad altri. Con il Covid ne sono successe di tutte e di più, e lui ha fatto una scelta un po' drastica, si è sentito perso e se ne è andato un anno fa. Speravo potesse rilevare l'azienda".

"Se tra qualche anno non trovassi nessuno a cui insegnare l'attività in modo da continuarla dovrò chiudere - ci dice amareggiato -. L'ho creata io e mi dispiacerebbe doverla abbandonare. Dunque prenderei solo un ragazzo che abbia voglia di avere delle responsabilità, non uno che vuole solo essere dipendente, stare sotto di me e non pensare. Essere artigiano significa anche saper gestire un'impresa in proprio: fare le scelte giuste, farsi conoscere, assumersi dei rischi e delle responsabilità e non scoraggiarsi lungo il cammino quando capita di trovarsi soli".

Giuseppe 'sforna' circa 350 mattoni al giorno. L'argilla si frantuma e si mischia con acqua e sabbia per creare l'impasto. Con gli stampi in legno si fanno le forme, classiche o speciali. Poi c'è la fase dell'essiccazione che è la più lunga, d'inverno può durare fino a 20 giorni. Infine la cottura. Può capitare che il prodotto non venga perfetto, se è fatto male si vede solo dopo la cottura e, in quel caso, bisogna ricominciare da capo. 

"Questo è un mestiere storico ed eterno, lo facevano anche i romani. Allo stesso tempo il lavoro artigianale è sempre in evoluzione e non si smette mai di imparare" conclude Giuseppe. 

(Foto di Lucia Montecchiari) 

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