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Da Macerata alla Moldavia, Mercuri: "Invasione di profughi, i prossimi siamo noi” (FOTO)

Da Macerata alla Moldavia, Mercuri: "Invasione di profughi, i prossimi siamo noi” (FOTO)

Sono oltre due milioni secondo l'Onu i profughi ucraini fuggiti nel corso di questi primi tredici giorni di guerra. Una marea umana in marcia verso Occidente per quella che si prefigura come una delle più grandi emergenze umanitarie nella storia dell'Europa. Non solo Polonia e Romania come frontiere di passaggio ma anche la Moldavia, paese che teme una avanzata in direzione Transnistria da parte delle truppe russe.

Negli obiettivi di Putin c’è anche Odessa, principale porto ucraino sul Mar Nero. Se dovesse cadere in mano russa, il corridoio verso la regione filo-russa e separatista della Transnistria sarebbe la riproposizione di un copione già visto per le repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. "Una situazione annunciata", secondo i maggiori analisti, tanto da spingere Moldavia e Georgia a richiedere l’adesione immediata all’Unione Europea.

Gli aggiornamenti dalla capitale Chișinău arrivano direttamente da Stefano Mercuri, originario di Tolentino e residente da oltre vent'anni proprio in Moldavia.

Che aria si respira in queste ore? Cerchiamo di rimanere sereni il più possibile. Al momento non abbiamo neppure problemi di cibo, valuta o carburanti. Ma i prossimi sviluppi della guerra si fanno sempre più incerti.

Per quale motivo? Io vivo a circa 30 km dalla Transnistria, regione indipendente dal 1991 – non riconosciuta - e tutt’ora protetta da oltre 2mila russi appartenenti all’ex 14esima Armata Sovietica. Gli animi per ora sono distesi, anche se negli ultimi giorni la regione ha chiesto ufficialmente di essere riconosciuta come Stato a sé stante.

E se ciò accadesse, quali sarebbero le conseguenze? Partiamo dal presupposto che la Moldavia si è opposta alla richiesta della Transnistria. Ma se questa dovesse venire accolta, Putin avrebbe campo libero per una nuova invasione. E la giustificherebbe con le stesse motivazioni legate alle regioni di Donetsk e Luhansk.

Sembra essere una possibilità molto concreta. Infatti la tensione qui sta salendo molto anche per questo motivo. Tutto dipende dal destino della città di Odessa: se verrà attaccata nei prossimi giorni allora poi toccherà a noi. E non potremo nemmeno difenderci: l’esercito moldavo conta a malapena 10mila soldati.

E ciononostante, lei ha deciso di rimanere in Moldavia. Da 22 anni ormai vivo qui, dopo aver passato buona parte della mia vita nel Maceratese. Sono stato direttore di Confindustria, e ora cerco solo di godermi la pensione. Di norma sono un ottimista, e non penso che Putin abbia interesse ad invaderci. Ma con lui abbiamo capito che non si può mai essere sicuri di niente.

C'è qualcosa che non sappiamo? Il giorno prima dell’attacco all’Ucraina ho parlato direttamente con un amico che lavora all’Ambasciata Russa, e lui era sicuro che Putin non avrebbe mai attaccato. E invece, ventiquattro ore dopo lo ha fatto. Le sue sono azioni senza scrupoli.

Nel frattempo, come state gestendo la crisi umanitaria? Le frontiere sono piene da giorni: arrivano più di 250mila profughi che hanno fretta di andarsene perché nemmeno da noi si sentono al riparo dalla guerra: hanno troppa paura di finire sotto le bombe. Quindi - se non si fanno sei ore di coda alla dogana - scelgono di trattenersi al massimo per tre giorni in uno dei centri di accoglienza allestiti dalla Caritas, dalla Fondazione Regina Pacis o dal governo stesso.

Sono arrivati da voi gli aiuti umanitari della Comunità Europea? Stiamo aspettando circa 15 mln di euro. Serviranno a sostenere lo sforzo di sanitari e doganieri. Anche io nel frattempo, mi sto attrezzando con alcuni amici dall’Italia per far arrivare qui i beni di prima necessità.  

 

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