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Covid-19, 'maglia nera' delle terapie intensive per le Marche: l'analisi dell'ingegner Petro

Covid-19, 'maglia nera' delle terapie intensive per le Marche: l'analisi dell'ingegner Petro

Bentornati cari lettori, con questa puntata la mia rubrica compie un anno da quando ho iniziato a scriverla nel mio profilo Facebook e successivamente per Picchio News, che ringrazio per avermi dato la possibilità di diffonderla su un pubblico più ampio.

Sinceramente non avrei creduto dop di dover stare ancora oggi a raccontare dell'evoluzione della pandemia e soprattutto mi rammarica che fondamentalmente siamo nella stessa situazione di marzo 2020, nonostante le restriziono attuate, in particolare nelle Marche dove sono state in vigore ordinanze anche più restrittive di quelle nazionali.

A Settembre/Ottobre si sono lasciati correre i casi per settimane, in estate si è preferito riaprire tutto nonostante ci fossero i primi segnali di ripresa pandemica in quanto qualcuno  credeva che il virus fosse morto.

Tornando ai giorni nostri, possiamo notare come i contagi in Italia siano ancora lievemente in salita mentre nella nostra regione sono in leggera discesa.


A livello nazionale decessi e ricoveri/terapie intensive hanno rallentato la loro corsa


Veniamo però al punto dove mi vorrei soffermare ovvero quella che potremo definire 'la Caporetto della gestione marchigiana dell'epidemia', ovvero attualmente la Regione Marche è la regione con più pazienti in terapia intensiva. Non manca molto a raggiungere il picco dello scorso anno, dove siamo stati uno dei territori più colpiti, sopratutto in provincia di Pesaro- Urbino.


Quello che stiamo vivendo in realtà è un film già visto: in Umbria le terapie intensive salgono esponenzialmente in proporzione anche più dei contagi registrati, e notiamo un rapporto TI/Positivi 2.5 volte più alto della media nazionale. Questo si può spiegare in DUE modi o che ci sia una variante particolarmente aggressivA oppure che i contagi reali siano oltre il triplo di quelli registrati. 

Sinceramente penso, anche da dei piccoli riscontri che ho potuto raccogliere, che i positivi siano in numero nettamente superiore a quelli registrati, quindi quando si leggono 1000 casi al giorno probabilmente sono circa 3000, questo spiegherebbe la grossa inerzia che si ha nel far scendere i casi. Inizialmente si pensava che l'Umbria fosse più colpita perchè nella prima ondata si erano registrati pochissimi casi e sarebbe stata plausibile come cosa. Nelle Marche, l'anconetano e il pesarese sono ancora le zone maggiormente colpite mentre Fermano ed Ascolano, guardando i dati,se la cavano apparentemente meglio.

L'errore più grave ovviamente è stato quello di intervenire tardivamente nella provincia di Ancona specie nella zona Castelfidardo-Osimo-Loreto dove l'incidenza dei casi aveva da settimane raggiunto livelli estremamente preoccupanti, anzi si parlava di riaprire i ristoranti la sera. Non si sono prese misure tempestive per un territorio circoscritto? Si è dovuto prenderle poi più severe e per tutta la regione, questo è il paradigma della non tempestività.


Come detto le Marche hanno la maglia nera dei ricoveri in terapia intensiva, Bolzano registra un numero monstre di nuovi casi , ma è frutto di un riconteggio, ma lascia pensare come finora non fossero nelle statistiche ufficiali 10.000 casi sui 50.000 registrati. La Sardegna prima regione in zona bianca la abbandona prematuramente entrando in zona arancione.

Per la nostra regione per uscire dalla zona rossa devono ancora scendere i contagi del 21% al tasso attuale ci vorrà ancora un mese, speriamo che nelle prossime settimane possa accelerare la decrescita dei casi.

 

 

 

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