Nel corso di un incontro pubblico organizzato dall’amministrazione comunale di Caldarola, alla presenza degli architetti dell’Università “La Sapienza” di Roma e dei progettisti Rtp Litos Progetti e Studio Buratti e Associati, incaricati di redigere il progetto di recupero, è stato presentato lo studio approfondito, dalle fondamenta al tetto, dello storico Palazzo Pallotta, sede fino al giorno del nefasto terremoto del 2016, degli uffici comunali e del Museo della Resistenza.
L’articolato intervento è stato presentato nei minimi dettagli dall’architetto Fabrizio De Cesaris, professore associato del dipartimento di Storia, Disegno e restauro dell’Architettura dell’Università “La Sapienza”, che insieme al suo staff ha ricostruito l’aspetto storico della Caldarola dei primi del ‘600 e i vari interventi architettonici che in centinaia di anni ha subito Palazzo Pallotta, più volte danneggiato dagli eventi sismici che si sono succeduti.
Come spiegato dal professor Luca James Senatore, ricercatore presso lo stesso dipartimento del professor De Cesaris, per le indagini uno staff di giovani architette ha messo in campo gli ultimi ritrovati della tecnologia moderna: droni, Gps, scanner a differenziale di fase, laser scanner topografico e il nuovissimo laser scanner slam senza fili per le zone più impervie.
Attrezzatura che ha permesso di fare rilievi altamente dettagliati e approfonditi in ogni parte del Palazzo, dalle grotte sotterranee in gran parte inaccessibili a causa dei cedimenti subiti sotto il peso dell’imponente palazzo, fino al sottotetto solo in parte ispezionabile attraversando una piccolissima botola, gli scanner in totale hanno prodotto più un miliardo e mezzo di punti attraverso i quali sono riusciti a ricostruire le immagini con un’altissima definizione.
Accurate anche le indagini sugli spettacolari affreschi presenti in tutto il piano nobile e nella famosissima Stanza del Paradiso, erroneamente attribuita fino ad alcuni anni fa al pittore Simone De Magistris ma in realtà sicuramente ad opera del pittore ginesino Domenico Malpiedi, come aveva già ipotizzato durante una sua visita a Caldarola il critico d’arte Vittorio Sgarbi.
In questo caso la volontà di recupero degli affreschi è rivolta verso un lieve ritocco soprattutto delle cornici per non andare ad intaccare troppo l’originalità delle pitture, fortunatamente poco danneggiate dal sisma.
L’equipe di professionisti ha ipotizzato anche un possibile futuro di Palazzo Pallotta al termine dei lavori: innanzitutto non stravolgerne la destinazione che ha avuto nei secoli precedenti, quindi mantenere la funzione pubblica delle varie sale, soprattutto il piano nobile che in passato ha ospitato mostre di pittura.
Lasciare una zona per una mostra permanente sulla Resistenza e altre stanze per installazioni temporanee, i sotterranei potranno invece ospitare una permanente, sempre dedicata alla Resistenza, ma sfruttando la naturale conformazione per proiettare immagini multimediali.
Nell’ultimo piano invece, considerando che tutti gli uffici comunali che prima vi erano insediati ora sono stati spostati nella nuova sede, le stanze potrebbero essere destinate ad aree dedicate al coworking e aule da mettere a disposizione delle università.
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