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'Ai marchigiani non gliene frega nulla dei diritti civili'. La lezione del Pride di Pesaro (FOTO e VIDEO)

'Ai marchigiani non gliene frega nulla dei diritti civili'. La lezione del Pride di Pesaro (FOTO e VIDEO)

A migliaia si sono ritrovati in Piazza dellla Libertà (Pesaro) questo 18 giugno 2022 appena trascorso. Per fare gruppo, dare sfoggio di colori e sorrisi, provare ad alzare un po’ la voce se possibile. Qualcuno anche con un certo imbarazzo: per Isabelle – 18 anni, conosciuta proprio in questa occasione – era la prima volta, e nella sua onestà ha confessato: “E’ tutto così bello che sembra finto”. C'è stato anche chi, più visibilmente, sembrava non vedesse l’ora di dare espressione di sé, magari ballando e vestendosi in maniera più eccentrica: come Ivonne, 'drag queen' solo da tre anni perché “prima avevo paura. Nella mia regione, le Marche, c’è una mentalità ancora troppo retrograda. Oggi almeno si torna a respirare un po’ di libertà”.

Un’osservazione, quella di Ivonne, che sottende una triste verità, da cogliere solo se si compie lo sforzo di lanciare lo sguardo oltre la facciata, fatta di carri, festa, musica e arcobaleni. E farlo atterrare lì, dove si trovano i drammi sommersi e le solitudini di chi, vessato e discriminato per anni perché 'diverso', finisce suo malgrado sulle prime dei giornali a recitare il ruolo della vittima. Una delle tante, di quelle che alla fine non fanno nemmeno abbastanza rumore.

Come Cloe Bianco, ex professoressa, l’ultima di una lunga lista di persone (appunto) 'diverse' ad essere stata lasciata sola dalle Istituzioni, dopo essere stata sospesa dall’insegnamento nel 2015 perché transgender. E che dopo 7 anni di calvario sociale, ha scelto nella sua lucidità di togliersi la vita. Morire di omotransfobia: Cloe (58 anni, Marcon), Sasha (15 anni, Catania), Camilla (32 anni, Albiano Magra).

Impossibile non ricordare i loro nomi in questo Pride del 18 giugno 2022 (leggi qui), tanto a Pesaro quanto a Livorno, Lecco, Parma, Torino e Varese. Impossibile non lasciar parlare anche i cartelli che hanno animato il corteo fino a Campo di Marte: “Contro natura è solo l’ananas sulla pizza”, “Cloe, Sasha e Camilla camminano con noi”, “Rispettate la nostra esistenza o aspettatevi resistenza”, “Non sono confusa”, “Basta patriarcato”, “L’amore non ha confini”. Impossibile, infine, non leggere nei volti di Damiano (18 anni, anche lui al suo primo “Orgoglio”), Alice, Nicole, Eden e altri ancora tutti quei brandelli di speranza che vorrebbero potersi affacciare all’indomani, quando la giornata sarà finita. E si tornerà con i piedi per terra.

Anche su questa di terra, le Marche, che si è dimostrata in questa occasione, forse più di altre, spaccata in tre. Esiste una parte sommersa, che almeno una volta all’anno cerca di riprendere ossigeno prima della prossima apnea. Poi ce n’è un’altra: quella più reazionaria, bigotta e retrograda, che si lascia cullare dagli estremisti - come la leader di FdI Giorgia Meloni - sull’onda mediatica di slogan come “No alla teoria gender a scuola perché crea confusione ai bambini”, “No alla lobby Lgbt, sì alla famiglia naturale”. E che finisce, di conseguenza, col riversare feroce disprezzo e rabbia su tutti i membri comunità arcobaleno.

Infine, c’è una terza parte, la più numerosa e peggiore: quella composta dagli indifferenti. Da coloro che scelgono di non prendere una posizione, che preferiscono non immischiarsi in certe questioni: come se la realtà sociale - cui appartengono per forza di cose – con tutti i suoi movimenti intestini, non fosse affar loro. Sono quella maggioranza di persone cui di fatto, dei diritti civili, di certi drammi, e di provare a cambiare le cose, non gliene frega assolutamente nulla.

Se la politica del nostro Bel Paese continua a non volersi assumere quelle responsabilità che sono doverose verso tutti i cittadini (a prescindere dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere), preferendo piuttosto rimanere impassibile e con le mani sporche di sangue di fronte alle tragedie figlie dell’omolesbobitransfobia, certamente gli italiani – marchigiani compresi – accettano anche in questo caso di assumere il ruolo di 'spettatori passivi'. Ma è opportuno ricordare, scomodando una di quelle canzoni senza tempo di Farìbrizio De Andrè, che “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”.

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