Cerimonia di saluto questa mattina a Palazzo Sforza al segretario generale Sergio Morosi, da domani in pensione per raggiunti limiti di età.
Il sindaco Fabrizio Ciarapica, gli assessori, insieme ai collaboratori più stretti, hanno voluto ringraziare e salutare il segretario generale per il lavoro svolto in questi 7 anni.
“Con profonda stima, esprimiamo un sincero ringraziamento per la professionalità, competenza e dedizione con cui ha svolto l’incarico, nonché per la disponibilità e l’attenzione sempre profuse – si legge nella pergamena consegnata a Morosi. punto di riferimento fondamentale per l’Amministrazione, figura sempre preziosa e determinante, le rivolgiamo i migliori auguri per un futuro rigoglioso”.
Il sindaco ha poi ricordato i tanti momenti vissuti, in particolare i duri e difficili anni del Covid in cui il dottor Morosi ha lavorato ogni giorno recandosi nel suo ufficio a Palazzo Sforza, fornendo le risposte necessarie alla cittadinanza durante l’emergenza. Altro momento difficile è stato quello del pensionamento o mobilità di diversi dirigenti, in cui Morosi si è fatto carico di più settori. Tanti altri ricordi sono riaffiorati nel corso del saluto.
Morosi, commosso, ha ringraziato tutti: “Sono soddisfatto, il lavoro svolto è stato impegnativo, ma lascio un comune florido che è riuscito a dare risposte e a fare fronte alle emergenze, perché una risposta va sempre data ai cittadini. Dopo oltre 41 anni di impegno, di cui più di un quarto a servizio della comunità civitanovese, oggi concludo il mio percorso lavorativo. In questa occasione sento forte il desiderio e il dovere di ringraziare tutti coloro che a vario titolo mi hanno aiutato e supportato in questo lungo cammino. Auguro a tutti voi ogni bene. Grazie”.
Corridoi bianchi, sale d’attesa, macchinari, medicine, profonda incertezza e paura. Questo è parte della vita che vive una persona malata di cancro, una situazione sinonimo di dolore, fisico ed emotivo. Perché è successo a proprio a me?
Creare un ambiente sicuro nel quale le persone malate di cancro possano ritrovarsi con se stesse, riconnettersi al proprio corpo e alle loro condizioni fisiche ed emotive, per lavorare con esse attraverso il movimento e la respirazione è la finalità dello yoga oncologico, pratica introdotta da anni in Spagna all’interno degli ospedali pubblici.
A raccontarlo è Francesca Scarlato, una delle due insegnanti presenti su tutto il territorio italiano ad essere abilitata dalla Rete Internazionale dello Yoga Oncologico. Francesca è originaria di Loreto ma vive a Porto Recanati e la sua missione è quella di diffondere la pratica dello yoga oncologico nei principali nosocomi marchigiani.
Dal 2004 la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto lo yoga come una valida terapia complementare per affrontare il cancro. Francesca Scarlato lo ha imparato sulla propria pelle quando all’età di 18 anni le è stato diagnosticato un tumore e poi nel 2012 si è ammalata sua madre che è venuta a mancare pochi anni dopo.
"Proprio durante la malattia di mia mamma - ha esordito la Scarlato - sono riuscita a rendermi conto dei grandi benefici che la pratica le stava dando: riusciva a rilassarsi, a riposare tranquilla, ad avere più strumenti e risorse, a livello fisico, mentale ed emotivo, per affrontare la malattia e le terapie".
Gli effetti positivi dello yoga oncologico sono indiscutibili: a livello fisico, riabilitazione e flessibilità della muscolatura interessata dagli interventi chirurgici, mobilità articolare, regolazione del transito intestinale, attivazione del sistema immunitario, aumento della capacità respiratoria e miglioramento della qualità del sonno.
A livello psicologico ed emotivo permette il rilassamento del sistema nervoso e contribuisce alla gestione delle emozioni, fortifica l’autostima, migliora la concentrazione e potrebbe ridurre il consumo di antidolorifici. Non è la malattia a dominare il corpo, c’è una parte che spesso dimentichiamo, quella "non malata", con cui ci si può riconnettere e a cui vale la pena dar voce, sempre.
Il Carnevale è una festa che celebra la fantasia e la trasgressione. È il momento in cui si può indossare una maschera e diventare qualcun altro, per un giorno o per una notte. Ma da dove nascono le maschere e i costumi che animano le strade e i palcoscenici durante il carnevale? Qual è il segreto che si cela dietro la loro creazione?
Per scoprirlo, bisogna addentrarsi all'interno delle sartorie per abiti da scena e teatro; luoghi magici, che parlano d’un mondo antico, dove si intrecciano tradizione e incursioni contemporanee. Qui, abili sarte e sarti trasformano i tessuti in opere d'arte, dando vita a personaggi e storie di singolare fascino, provenienti dalla storia del teatro italiano e internazionale.
A tal riguardo, oggi, questa tipologia di attività continua a custodire, tramandare e alimentare un inestimabile patrimonio culturale, realizzando costumi per spettacoli teatrali, opere liriche, film e rievocazioni storiche. In queste speciali officine del ricamo e del cucito, attraverso specifiche tecniche e materiali di pregiatissima qualità (seta, velluto, broccato, pizzo, piume ecc.) si ricreano gli abiti e gli accessori di ogni epoca e stile, dal Medioevo al Rinascimento, dal Barocco al Liberty, dal Novecento alle incursioni Pop e persino Punk.
È il caso di ‘Arianna Sartoria’, uno scrigno di maestria artigianale incastonato nella zona industriale di Piediripa. A riavvolgere il filo della storia, fino all’origine di quest’attività, è il titolare Jonny Giancamilli: “L’inizio della nostra sartoria affonda le sue radici in un piccolo negozio di Corridonia, dove vendevamo articoli da regalo. La passione per quest’ambito era già presente nella nostra famiglia, grazie a mia madre, Elvia Mengoni, e mia nonna. Così abbiamo iniziato a realizzare vestiti di carnevale per bambini, che hanno avuto un grande successo. Da quel momento, abbiamo deciso di dedicarci completamente alla sartoria, trasformando il nostro negozio in un laboratorio sartoriale e creativo”.
Poi, arrivano gli anni Ottanta e, con questi, la fortunata collaborazione con alcuni costumisti teatrali e cinematografici famosi, in particolare con Giancarlo Colis, docente all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Nel frattempo, sempre in quegli anni: “Mia madre- continua Giancamilli-, ha ottenuto l’abilitazione di sarta professionista, indirizzando così l’attività verso una specializzazione nel settore del teatro e dello spettacolo. Da allora, realizziamo costumi per opere teatrali, film, rievocazioni storiche e molto altro”.
Oggi, grazie alla presenza di uno staff altamente qualificato, che è rappresentato da Arianna, Martina, Patrizia e Cheirck, l’attività si distingue a livello nazionale per collaborazioni importanti nel mondo dello spettacolo, a partire dalla lirica, e in quello delle rievocazioni storiche. In virtù di questo motivo, può vantare un repertorio di oltre 10.000 costumi che coprono tutti i periodi e che vengono utilizzati in numerose manifestazioni.
Tornando alle atmosfere variopinte e danzanti del Carnevale, a raccontare la parabola di questi festeggiamenti e del loro cambiamento nel corso degli anni è Arianna, sarta professionista che lavora da quasi vent’anni nell’omonima sartoria maceratese: “Il modo di vivere il Carnevale è cambiato di generazione in generazione; con internet molte persone che desiderano mascherarsi approfittano di siti cinesi o Amazon per acquistare degli abiti. Una gran parte si indirizza solo sugli accessori tipo parrucche, occhiali grandi ecc”.
A essere cambiata, prosegue Arianna “è soprattutto la clientela; prima in negozio venivano tanti giovani di vent’anni adesso dai trent’anni in su. Per quanto riguarda i costumi più in voga, c’è molta richiesta di abiti storici per i quali un tipo di clientela adulta è disposta volentieri a spendere di più, puntando sull’originalità. Soprattutto va di moda lo Steampunk; si tratta della rivisitazione di un abito storico in stile punk, con ingranaggi e accessori vari. Ora, dal Carnevale ci stiamo spostando in particolar modo agli abiti per lo spettacolo, che comunque sono richiesti per questa festa”.
Infine, il passeggiare e perdersi tra i molteplici abiti da scena, tra le affascinanti stoffe adagiate sugli scaffali, tra le costellazioni di accessori sparse in giro, qui, diventa un’occasione alternativa di attraversamento e riscoperta del passato che, dialogando con il tempo presente, va a intessere l’intreccio di una storia unica.
Alla base di quest’ultima, c’è una costante che permette di gettare luce sul futuro, anche quando su questo si proiettano delle ombre velate d’incertezza: “Lo sviluppo futuro può essere enorme ma può essere che fra tre mesi non ho più nulla: ci sono grosse prospettive per quanto riguarda l’organizzazione di eventi attraverso la cooperazione di reti e mestieri. Alla base ci deve sempre stare il saper fare”. È proprio attraverso il ‘saper fare’, e il suo tramandarsi di generazione in generazione, che la parola ‘filo’, essenza indispensabile per la tessitura, il cucito, il ricamo, va a coincidere con l’antico significato greco di “-filia”, ossia “amore per..”.
Tre luoghi di Camerino hanno un nome: la commissione per la toponomastica del comune ha espresso parere favorevole alla proposta dell’amministrazione d’intitolazione di una piazza e due vie della città e nella seduta dello scorso 24 gennaio la giunta comunale ha deliberato la nuova toponomastica cittadina.
Si tratta di una piazza dedicata ai Frati Cappuccini, che nel 2028 festeggeranno i 500 anni dall’istituzione dell’Ordine, di una via intitolata agli Organari Fedeli, che sono nati e si sono sviluppati nel territorio della Signoria di Camerino per poi raggiungere una fama nazionale ed infine una via dello Sport stante la vocazione sportiva della città e dei suoi abitanti. “Finalmente trovano riconoscimento tre vie di Camerino, attribuendo così dignità a questi luoghi che finora erano privi di nome”, spiega il vice presidente del consiglio comunale, Gianni Fedeli.
Piazza Frati Cappuccini (la piazza dove si trova la rotatoria in località Ponti) è stata dedicata all’ordine dei Frati Minori Cappuccini che ha origine nel territorio di Camerino nel 1528 e a partire da questa città, nei cinque secoli successivi, si è espanso in tutto il mondo, al punto che attualmente con più di 10.000 religiosi presenti in 110 nazioni rappresenta uno degli ordini religiosi più numerosi e popolari.
Via Organari Fedeli (la nuova via che costeggia i licei) è dedicata ad una delle dinastie più importanti e longeve d’Italia. Infatti, i componenti di questa famiglia costruirono, dal XVII al XX secolo, oltre mille organi, tutti caratterizzati dall’alta qualità musicale, da soluzioni tecniche innovative, dalla raffinatezza estetica e dall’alta qualità dei materiali usati, caratteristiche queste che li facevano primeggiare in Italia. Gli organi costruiti dai Fedeli sono presenti in molte chiese delle Marche, dell’Abruzzo, dell’Umbria, del Lazio, dellaRomagna, della Toscana e della Campania.
Via dello Sport (la via che dal quartiere di San Paolo scende alle Calvie) poiché la città di Camerino è a forte vocazione sportiva lo dimostrano, oltre alla presenza di un liceo sportivo ed un corso di laurea in scienze del fitness, anche le numerose e storiche società che hanno interessato quasi tutte le discipline sportive.
Si è svolta questa mattina, ai Giardini Diaz di Macerata, la cerimonia di commemorazione, promossa dall’Amministrazione comunale, in occasione del sesto anniversario dalla morte di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa il 30 gennaio del 2018.
Dopo il momento di preghiera del vescovo di Macerata, Monsignor Nazzareno Marconi, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, il sindaco Sandro Parcaroli ha voluto testimoniare “la vicinanza della città di Macerata a Pamela Mastropietro e alla sua famiglia.
"Quanto accaduto a Pamela deve rappresentare un monito e far riflettere, in primo luogo, su come poter intervenire in situazioni di difficoltà e di fragilità - in particolare nei confronti dei nostri giovani - come istituzioni e come cittadini affinché la comprensione, l’aiuto e l’ascolto prendano il posto del male più grande di nostri tempi, l’indifferenza – ha detto il primo cittadino -. Come istituzioni ci saremo sempre e manterremo il doppio impegno di arginare e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne e promuovere iniziative che siano in grado di educare le giovani generazioni al confronto, al rispetto, all’ascolto, alla comprensione e alla vicinanza. Che il ricordo di Pamela Mastropietro generi vita e speranza nel solco dei valori positivi della vita”.
A sottolineare la grande partecipazione da parte delle istituzioni è stato il prefetto di Macerata Isabella Fusiello. “Il nostro compito è quello di rendere sicura la nostra città e lavoreremo affinché questo delitto commesso con una forza brutale e una freddezza disumana non accada mai più – ha detto il prefetto -. A noi, quindi, questo importante compito che porteremo avanti insieme ai cittadini. Un pensiero alla famiglia di Pamela Mastropietro; il suo ricordo è necessario per mantenere viva la sua storia e quanto accaduto”.
“Tre anni fa abbiamo scelto di posizionare ai Giardini Diaz una targa simbolica in ricordo di Pamela Mastropietro, abbiamo scelto un luogo simbolo di vita frequentato ogni giorno da tantissimi giovani – ha aggiunto il vice sindaco e assessore alle Politiche Sociali Francesca D’Alessandro -. La sua morte deve essere, paradossalmente, un messaggio di vita e sentiamo l’obbligo di ricordarla e di ricordare, con un messaggio di sentita vicinanza alla sua famiglia, una tragedia che ancora oggi rappresenta una piaga aperta per la comunità".
"Ogni giorno tante persone hanno bisogno di sentire le istituzioni vicine e in particolare i nostri giovani che vivono momenti di fragilità; oggi ribadiamo che le istituzioni ci sono, che ci occupiamo quotidianamente di sicurezza e che la comunità non è indifferente”. Al termine della cerimonia, vicino alla targa posizionata tre anni fa in ricordo di Pamela Mastropietro, è stata piantata una camelia bianca.
Il comune di San Severino Marche ha ultimato la procedura di gara per l’affidamento del primo stralcio dei lavori di ampliamento del cimitero urbano di San Michele. L'importo dei lavori è stato determinato in circa 365mila euro, iva esclusa. Le opere sono state aggiudicate in base al criterio del prezzo più basso. L'intera procedura di gara si è svolta su piattaforma telematica di negoziazione dell'Unione Montana Potenza Esino Musone.
Terminate le necessarie verifiche si procederà all'affidamento del cantiere. Per la richiesta di loculi nei prossimi mesi, una volta avviata la costruzione delgli stessi, gli uffici comunali procederanno alla pubblicazione di un apposito bando.
“La nostra provincia si conferma anche nel 2023 un territorio in cui si vive bene, in cui si è ripreso a fare figli, la qualità della vita è buona e il tasso di occupazione è alto. Possiamo ancora migliorare spingendo maggiormente per incentivare lo sviluppo di start up innovative, dell’e-commerce e per abbassare ulteriormente quel dato del 12% di giovani che non studiano e non lavorano. Ma nel complesso siamo un territorio forte, che ha ripreso a crescere dopo gli anni difficili della pandemia”.
Il presidente della Provincia, Sandro Parcaroli commenta così l’indagine 2023 del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane, pubblicata nelle scorse settimane e ripresa oggi da alcuni quotidiani nazionali.
“Il Maceratese si attesta al 37esimo posto in Italia, con un incremento di 22 posizioni rispetto al 2022 – continua Parcaroli -. Nella nostra provincia si registra un’alta qualità della vita, in particolare, per le donne (12esimo posto in Italia), anziani (17esimo posto) e bambini (33esimo posto). In crescita il tasso di natalità + 6,6% rispetto al 2022. Siamo anche una provincia in cui si riscontra un’alta parità di genere e che ci colloca al 13esimo posto in Italia”. Positivi gli indicatori sul fronte “Cultura e tempo libero” (+ 14 posizioni), con un’offerta culturale più alta della media nazionale e un indice di sportività che colloca Macerata al 14esimo posto. Guardando agli indicatori ambientali, crescono le piste ciclabili (+ 0,9%) e diminuiscono le auto circolanti (-2,2%) e la provincia è al primo posto in Italia per l’illuminazione pubblica sostenibile (percentuale dei punti luce al led sul totale nel comune capoluogo pari al 100%).
“Come amministratori dobbiamo continuare a lavorare, in sinergia con tutte le forze dell’ordine e le nostre polizie locali per aumentare la sicurezza dei cittadini – continua il presidente – perché gli indicatori relativi a giustizia e sicurezza sono ancora piuttosto elevati, anche se siamo al 20esimo posto in Italia, in aumento di una posizione rispetto allo scorso anno”. Dopo alcuni anni difficili, ora gli indicatori economici sono in ripresa, il valore aggiunto pro capite si attesta sui 28mila euro, in crescita tra il 2021 e il 2022. Nello stesso tempo, ci sono case a buon mercato, 1.000 euro a metro quadrato, rispetto a un media italiana che è quasi il doppio e affitti in calo. La spesa media annua di una famiglia per beni durevoli è di 2.683 euro. Alto il tasso di occupazione, al 70,30%, poche le imprese che falliscono (60esimo posto in Italia).
Porte aperte all’Istituto Professionale per l’industria e l’artigianato "Ercole Rosa" di San Severino Marche. Nella storica sede di via Salimbeni, in occasione delle 'Giornate dell’orientamento', si è svolto un open day rivolto alle alunne e agli alunni degli Istituti comprensivi del territorio.
A fare visita all’istituto, all'officina meccanica, all’aula sistemi e automazione e ai vari laboratori che sono stati arricchiti con strumenti sempre più tecnologici e innovativi, anche il sindaco della città di San Severino Marche, Rosa Piermattei, invitata dal dirigente scolastico, professor Sandro Luciani.
Nel corso dell’open day sono stati anche presentati la nuova offerta formativa insieme agli sbocchi occupazionali attuali e futuri che da sempre premiano la scelta dell’Ipsia "Ercole Rosa". Alla giornata era inoltre presente il presidente del direttivo territoriale di San Severino Marche di Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo, Gabriele Prato.
Dopo la chiusura il 31 maggio scorso dell'edicola gestita per 18 anni dalla signora Daniela Zucconi, il 29 marzo prossimo il quartiere di Santa Lucia di Macerata perderà un altro importante esercizio commerciale, oltre che un punto di incontro presente da circa un sessantennio: “Il Bosco Caffè Latte” cesserà la propria attività di bar, ristorazione e vendita di alimentari e ortofrutta, condotta negli ultimi 11 anni da Luca Torresi e Stefania Mogosanu, coppia unita nella vita e nel lavoro.
Dopo una prima gestione come caffetteria, i due soci hanno avviato con successo l’offerta gastronomica, facendosi apprezzare ben presto per la genuinità e la varietà dei piatti, preparati solo con prodotti freschi del territorio nell’attiguo locale-cucina, da cui fin dalle prime ore del mattino si propagano il buon profumo delle verdure gratinate e grigliate, dei sughi sfiziosi e leggeri creati dall’estro di Luca, delle carni e del pesce conditi senza grassi, delle zuppe pensate per vegetariani e vegani, nonché l’aroma fragrante degli squisiti dolci sfornati da Stefania, come gli enormi ciambelloni, le grandi crostate con cioccolato e confetture di frutta, le torte e i biscotti a forma di cuore al gusto di cioccolato e fragola per San Valentino, oltre alle ghiottonerie di Carnevale, su cui svettano i profumati arancini o, meglio, “arancinoni”, tanto sono grossi e invitanti.
Mentre si aspetta all’ora di pranzo che Luca sbuchi dalla cucina con il piatto di tortellini alla boscaiola fumanti da consumare al tavolo o con la vaschetta con i tagliolini al limone da portare a casa, non è facile resistere alla tentazione di acquistare un pezzo di ciauscolo morbido di carne, uno spicchio di pecorino nostrano e, perché no, quasi-quasi, un broccoletto fresco da cucinare per cena… ammesso poi che si abbia voglia di cenare, dal momento che le porzioni della premiata ditta Stefania & Luca sono molto abbondanti, con un ottimo rapporto qualità-prezzo; per non parlare delle focacce e dei panini strabordanti di ogni bendidio, che Stefania imbottisce a velocità supersonica per merende e rinfreschi prenotati anche all’ultimo momento, nel mentre riceve ulteriori ordini al telefono, riempie le borse per l’asporto e prepara 4-5 caffè senza perdere un colpo, né il buon umore.
Anche i cani di clienti e passanti e i gatti di nessuno apprezzano le prelibatezze del Bosco: per loro c’è sempre un pezzetto di petto di pollo arrosto, una carezza e magari un aiuto qualora si caccino nei guai, come quando, una mattina di oltre un anno fa, un incauto gattino si era infilato dentro al cofano dell’auto dei titolari e miagolava disperato perché non trovava la via di uscita; abbandonando senza indugio la cucina, Luca smontò rapidamente il fanale dietro al quale era rimasto incastrato il cucciolo e lo liberò. Il fortunato micio è poi diventato un bel gattone, adottato da una giovane veterinaria residente nel quartiere.
La clientela, non solo maceratese, del Bosco è andata insomma via via crescendo attratta anche dalle doti umane dei due soci, sempre pronti all’ascolto, alla battuta, alla solidarietà che rincuora, almeno per un attimo, specialmente chi si reca in ospedale per un problema serio di salute proprio o dei propri cari; solidarietà che si è concretizzata particolarmente durante il periodo più cupo della pandemia da Covid-19, con la consegna a domicilio della spesa alle persone anziane e sole del quartiere, accompagnata da una buona parola di conforto.
Per Stefania e Luca non si tratta dunque di abbandonare un investimento divenuto poco redditizio, come accade troppo spesso in questi tempi di crisi strutturale; al contrario. I due soci lasciano, sia pure a malincuore, un locale ben avviato perché sono stati notati da un’importante organizzazione che recluta personale qualificato per il settore alberghiero di alta fascia, presente nelle principali località turistiche in Italia e all’estero, che ha offerto loro un’interessante opportunità di ulteriore crescita professionale.
Agli amici, ai colleghi commercianti e agli affezionati clienti di Luca e Stefania, cui mancheranno moltissimo, non resta che fare loro i più affettuosi e sinceri in bocca al lupo per i nuovi progetti di vita e di lavoro, nella viva speranza che qualcuno ne raccolga al più presto il prezioso testimone umano e professionale, affinché il quartiere di Santa Lucia non venga ulteriormente depotenziato nei servizi e quindi nelle occasioni di incontro tra le persone.
(Articolo di Matilde Lucernoni)
Il neo promosso vice brigadiere dei carabinieri Luca Ranieri, 29enne originario di Napoli, ha voluto salutare di persona il sindaco Luca Giuseppetti e tutta l'amministrazione comunale dopo aver trascorso cinque anni di servizio a Caldarola.
Ranieri era stato trasferito in paese per supportare i suoi colleghi delle forze dell’ordine nel presidio del territorio, in un periodo delicato come quello post terremoto dove molte case erano abbandonate e quindi possibili prede dei saccheggiatori.
Nonostante la promozione e il trasferimento al nucleo radiomobile di Tolentino, Ranieri ha tenuto personalmente a salutare tutta la comunità di Caldarola per l'affetto che dimostrato da quest'ultima in questi cinque anni. Il vice brigadiere continuerà a vigilare sul territorio anche nel suo nuovo ruolo.
Il sindaco Luca Giuseppetti lo ha ringraziato per l’ottimo lavoro svolto insieme agli altri uomini del Comandante Patrizio Tosti augurandogli una brillante carriera.
Il padre era stato un eroe nella lotta al nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale aiutando ebrei e prigionieri di guerra stranieri.
La storia, che è emersa ieri (vigilia del Giorno della Memoria), arriva da Macerata e ha per protagonista Mario Borroni, all'epoca un carabiniere appena ventenne. "Dopo la morte di mio padre e poi di mia madre Luciana - racconta per la prima volta, il figlio Renzo Borroni, 75 anni - nel sistemare le cose dei miei genitori ho ritrovato, in fondo a un cassetto, una vecchia lettera a firma di Lilly Breitel, una donna che, grazie alla professoressa di storia contemporanea Annalisa Cegna, ho scoperto essere un'ebrea di origine polacca, internata nei campi di concentramento prima di Lanciano, poi in quello di Pollenza e quindi di Sforzacosta in provincia di Macerata".
"Una lettera commovente che ha dato un senso ai racconti fugaci che ogni tanto papà faceva della guerra", spiega Renzo. "Oggi noi possiamo dire, con senso di profonda gratitudine - si legge nella lettera scritta a macchina con la data 15 settembre 1944 - che lei, in quel periodo, sotto la divisa di carabiniere, agì sempre con spirito di patriota, e servì sempre la causa della Liberazione, perché, ad esempio, lei, ricordiamo benissimo, aiutò molti inglesi, prigionieri, a fuggire dall'ospedale e intralciò sempre, efficacemente, le richieste al riguardo che le autorità fasciste facevano".
(Fonte Ansa)
La Struttura commissariale sisma 2016 ha appena destinato un contributo di oltre 700 mila euro per interventi di recupero e riparazione di due edifici di culto del Maceratese, a seguito dei danni subito dal sisma del 2016. Si tratta, in particolare, dell'Abbazia di San Firmano, nel Comune di Montelupone, alla quale andranno 275 mila euro e della Chiesa del Santisimo Sacramento di Macerata, che riceverà una somma pari a 438 mila euro.
Le risorse per compiere i lavori presso l'Abbazia di San Firmano saranno messe a disposizione della Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, in qualità di soggetto attuatore. L'Abbazia, edificata circa mille anni fa in stile romanico-bizantino, conserva tuttora la sua struttura originaria ed è dedicata a San Firmano, nato nel 951 (probabilmente a Fermo), che abbracciò la regola benedettina.
Il contributo di 438mila euro mila euro alla Chiesa del Santissimo Sacramento di Macerata è finalizzato agli interventi di miglioramento sismico e restauro dell'edificio di culto e per la demolizione e ricostruzione dell'annesso locale tecnico annesso. Le risorse saranno messe a disposizione dell'Ente religioso provincia picena dei Frati Minori Cappuccini, in qualità di soggetto attuatore, e si vanno ad aggiungere ai 730 mila euro già precedentemente stanziati per rispondere all'aumento dei costi delle materie prime nella ricostruzione, così come previsto dall’Ordinanza n. 126 del 2022.
"Prosegue senza sosta l'attività della Struttura commissariale per il restauro e recupero degli edifici di culto che, in parte, richiede interventi volti a dare soluzione rispetto all'aumento del costo dei materiali", ha dichiarato il commissario al sisma 2016 Guido Castelli.
"Si tratta di una criticità che si è venuta a determinare mentre era già in corso la ricostruzione e alla quale stiamo ovviando con la maggiore tempestività ed efficacia possibile. i risultati che stiamo conseguendo sono il frutto del lavoro e della collaborazione costante con il presidente Francesco Acquaroli e con l'Ufficio speciale per la ricostruzione".
"Mano a mano che prosegue il cambio di passo che stiamo imprimendo nell'Appennino centrale, accanto alle attività per la ricostruzione pubblica e privata diamo la necessaria attenzione anche agli interventi in favore degli edifici di culto, luoghi che non sono soltanto di preghiera ma anche di incontro e socialità per le comunità dei nostri borghi. Le nostre chiese, abbazie, monasteri, sono parte della nostra storia, occuparcene significa prendersi cura anche della nostra identità".
Ammonta a 904 milioni di euro per le Marche il valore di prodotti trasportati via mare attraverso il Mar Rosso. È quanto emerge dai dati elaborati da Confartigianato relativamente ai danni per il commercio estero italiano causati dall'attuale situazione, con un focus sull'impatto della crisi di Suez sulle esportazioni delle regioni italiane nel periodo ottobre 2022-settembre 2023.
Le Marche sono dodicesime per esposizione, dopo la Sicilia (export per 975 milioni di euro) e prima della Puglia (830). La regione più esposta è la Lombardia con 12,9 miliardi di euro, seguita da Emilia Romagna (9,4 miliardi), Veneto (5,7 miliardi), Toscana (4,7 miliardi), Piemonte (4,1 miliardi). A chiudere la graduatoria Calabria (139 milioni), Molise (76 milioni) e Valle d'Aosta (50 milioni).
Complessivamente, per Confartigianato, ammontano a 8,8 miliardi, 95 milioni al giorno, i danni per il commercio estero italiano tra novembre 2023 e gennaio 2024 a causa della crisi nel Mar Rosso; 35 milioni al giorno per impatto sull'export e 60 milioni per mancati approvvigionamenti.
(Foto Ansa)
A partire da lunedì prossimo, 29 gennaio, sulla strada statale 77var “della Val di Chienti” saranno eseguiti i lavori di sostituzione delle lampade all’interno delle gallerie “Maddalena”, “Costafiore”, “Muccia” e “Bavareto” con impianti Led a basso consumo, nell’ambito del progetto “Greenlight” avviato da Anas su tutta la rete nazionale. Lo rende noto la stessa società del Gruppo FS Italiane
Per consentire lo svolgimento degli interventi, sarà provvisoriamente chiusa la carreggiata in direzione Foligno tra Muccia e Serravalle dal lunedì al venerdì. Il traffico sarà deviato sulla viabilità secondaria adiacente con uscita obbligatoria a Muccia e rientro a Serravalle.
Per contenere la durata dei lavori, le attività si svolgeranno 24 ore su 24. L’ultimazione è prevista entro 3 settimane
Non tutti sanno che in provincia di Macerata, nel territorio del Comune di Pollenza, esiste un vivaio singolare, diverso da quelli comunemente noti; un luogo il quale, una volta varcata la soglia, non può che attrarre il passo e l’attenzione dei visitatori che scopriranno un universo di micro e macrocosmi.
Si tratta del vivaio forestale regionale “San Giovanni Gualberto” gestito dall’Amap (Agenzia per l'Innovazione nel Settore Agroalimentare e della Pesca Marche, ex Assam). E’ solo uno dei quattro vivai forestali dislocati nella nostra regione, gli altri sono a Senigallia, Sant’Angelo in Vado e Amandola.
Chi arriva al cancello, dalla didascalia che campeggia sull’insegna d’ingresso, riceve immediatamente un’informazione contenente un’importante chiave di lettura: “Centro di tutela della biodiversità”.
Dunque, da subito, ci si rende conto che si sta per accedere a una realtà molto più vasta e stratificata di quel che apparentemente sembra; qui, infatti, non si trovano piante ornamentali coltivate ad hoc per scopi estetici ma viene custodito e moltiplicato il patrimonio genetico di tutte le piante autoctone di origine forestale. Queste rappresentano la memoria e la diversità del nostro territorio e sono elencate nel “Libro regionale dei Boschi da seme”.
Per questo motivo l’Amap fornisce gratuitamente il materiale vivaistico agli Enti Pubblici interessati alla realizzazione di aree verdi fruibili dalla collettività per fini ricreativi, ambientali e didattici. A essere agevolati sono anche i privati che possono acquistarle, contribuendo così a diffondere la biodiversità.
Solo a titolo di esempio, negli otto ettari di spazio è reperibile una vasta gamma, un tripudio di varietà forestali, fra queste: Pino, Tiglio, Corbezzolo, Leccio, Olmo, Acero, Frassino, diverse tipologie di piante arbustive e di rose, dai colori e screziature unici. Numerose varietà di Melo autoctono sconosciute ai più (basti pensare alla sola Mela Limoncella, Mela rosa Marchigiana, Cerina e tante altre), Ciliegio, Pero ecc.
Con una serie di tecniche specifiche e particolarmente affascinanti per tutti i processi che comportano, per tornare alle essenze forestali, i semi di queste piante vengono raccolti all’interno delle aree iscritte al “Libro regionale dei boschi da seme”, successivamente sono portati presso i vivai, puliti, selezionati, seminati e infine rinvasati per poi essere venduti o ceduti. Per comprendere l’importanza e le implicazioni di tutto questo sistema che ne permette la conservazione genetica, di cui il vivaio forestale è il laboratorio a cielo aperto, il “tavolo da lavoro”, basti pensare che un paesaggio senza più queste tipologie arboree non solo sarebbe paragonabile a un’umanità senza più storia (e dunque privata dal senso dell’essere al mondo) ma avrebbe anche ripercussioni concrete sulla stessa vita umana poiché sono fra gli attori principali.
Queste specie e varietà infatti, nella loro selvatica bellezza, contribuiscono alla protezione del suolo, alla regolazione del clima, alla fornitura di legname, frutti, resine, funghi e più in generale contribuiscono al mantenimento della biodiversità; un vocabolo che, soprattutto negli ultimi tempi, è molto diffuso e in cui l’essere umano è coinvolto appieno. Ma che cosa significa nello specifico? A spiegarlo è il Dr. Lorenzo Moretti, Agronomo, e responsabile della Progettazione e sviluppo della biodiversità forestale di AMAP, ma incaricato anche di creare networking fra gli Enti, le istituzioni e il tessuto produttivo per la valorizzazione e promozione proprio del patrimonio silvicolo e forestale.
“Strettamente connessa al concetto di biodiversità è una dinamicità naturale, che è necessaria per l’evoluzione; mantenere un ecosistema non significa far rimanere tutto com’è, anzi, occorre che sia il più dinamico possibile. Il cambiamento climatico ci impone di adattarci, ma per farlo non possiamo permetterci di ridurre la biodiversità; è la nostra risorsa più preziosa, perché ci offre una molteplicità di opzioni e soluzioni. In alcuni contesti o paesaggi, come ad esempio quello agricolo, nei tempi passati, la tendenza è stata quella di semplificare gli ecosistemi sacrificandone la complessità e la capacità di adattamento agli stress per la massimizzazione della produzione.
Non è tutto, prosegue Moretti, con la riduzione della varietà s’incorrerebbe in uno scenario tutt’altro che rasserenante e dagli impatti di enorme portata; ad esempio, quando una patologia vegetale si abbatte su una vasta area coltivata con un’unica specie o in un’area boscata caratterizzata appunto da una unica specie arborea. In questi casi, è molto difficile contenere il patogeno e comunque gli strumenti impiegati non saranno mai risolutivi in tempi brevi. Queste condizioni potrebbero quindi cambiare per sempre l’aspetto e,più alla radice, le interazioni ecologiche di quell’area.”
La natura offre molti benefici, spesso invisibili ma indispensabili per il nostro benessere e la nostra sopravvivenza. Questi benefici derivano dai servizi ecosistemici; in base alla tipologia e alla quantità di questi ultimi, alcune aree verdi, sia pubbliche che private, possono essere certificate per la qualità del loro sistema di gestione. Come esempio, si possono riportare le aree boscate dei parchi e delle riserve, o più semplicemente il riferimento di un parco pubblico nel cuore di una città. Esso è un polmone verde che contribuisce a mitigare l’inquinamento atmosferico, a rinfrescare l’ambiente urbano ed è un luogo di svago per i cittadini.
Inoltre, i servizi ecosistemici, pur essendo quasi intangibili, hanno un valore economico che può essere stimato e monetizzato. Per esempio, se un filare di alberi sopra una strada impedisce il crollo di una scarpata, il suo valore è sicuramente riferibile a quello che si dovrebbe sostenere per ricreare la stessa condizione. Pertanto, è facilmente comprensibile che il mantenimento di tali strutture, non solo evita il costo del ripristino ma anche quello della perdita di funzionalità della strada e dei disagi per gli utenti.
Da qui il fine dell’AMAP attraverso i vivai forestali: “vogliamo preservare le differenze, perché tutelarle significherebbe proteggere il territorio e, di conseguenza, la vita umana”, conclude Lorenzo Moretti.
Infine, all’interno dei vivai forestali si ha l’inestimabile occasione di procurarsi “l’attrezzatura”, non solo teorica ma anche pragmatica, necessaria a inoltrarsi in un viaggio esplorativo in giro per il territorio alla scoperta delle realtà forestali. E non solo, indagando a fondo il concetto di biodiversità si può scoprire quanto essa riguarda e subentra nella vita quotidiana di tutti i giorni, dagli aspetti più peculiari a quelli più affascinanti e inaspettati. Un concetto non solamente intellettuale ma una vera e propria concretezza che ogni giorno si può toccare con mano senza rendersene conto. Le piante forestali infatti possono fornire principi attivi e materiali utili a vari settori, da quello della sanità, a quello dell’abbigliamento, al cosmetico passando per quello dele costruzioni e moltissimo altro.
Una volta usciti dal cancello, lasciandoselo alle spalle, già il paesaggio che si apre davanti agli occhi apparirà diverso, rinnovato: non più macchie di alberi e arbusti ma sistemi di esistenze che informano di scambi, di messaggi e ri-soluzioni.
(Foto: Girolamo Filippo Colonna)
“Nessun documento consultato consente di attestare che Luigi Ghezzi, figlio di Agostino – l’antenato del noto attore neozelandese Russell Crowe – sia nato nella città di Ascoli Piceno". Lo afferma in un post social l’Archivio di Stato del capoluogo ascolano che fa luce sulla vicenda delle presunte origini ascolane dell’attore neozelandese, insignito della cittadinanza onoraria dal Consiglio comunale lo scorso 18 gennaio.
Le ricerche hanno riguardato sia lo stesso ente che l’Archivio diocesano. “Punto di partenza – si legge nel documento – è quanto affermato da Crowe il 3 gennaio su Twitter: Luigi Ghezzi, suo trisavolo oggi sepolto nel cimitero di Auckland in Nuova Zelanda, sarebbe nato nel 1929 ad Ascoli Piceno da tal Augestine, italianizzato di Agostino o Augusto, e Annunziata nata a Parma”.
“L’indagine ha preso le mosse dalla consultazione dei registri della popolazione e dei fogli di famiglia relativi alla serie Anagrafe storica del Comune di Ascoli, in deposito presso l’Archivio di Stato. Le risultanze hanno mostrato la presenza di vari cognomi Ghezzi, in particolare i fogli di famiglia ci permettono di ricostruire gli alberi genealogici, dove però sono sempre assenti i nominativi dei presunti antenati di Russell Crowe, Agostino Ghezzi e suo figlio Luigi".
"L’unico Luigi Ghezzi ad oggi attestato ad Ascoli Piceno – continua la nota dell’Archivio di Stato- è stato trovato nel registro del 1853: nel documento egli risulta però essere figlio di Francesco, sposato con Maria Mancini fu Pasquale e residente in Poggio di Bretta”.
La stessa ricerca nell’archivio Diocesano ha dato i medesimi risultati : “Dopo ave consultato le serie dei registri matrimoniali, dei battesimi, dei morti e dei stati delle anime della Parrocchia del Duomo, per gli anni 1795-1850, possiamo confermare la presenza di vari Ghezzi ma non riconducibili a quelli citati da Crowe come suoi antenati”.
L'amministrazione comunale di Macerata ha convocato un’assemblea pubblica per domani, giovedì 25 gennaio, alle ore 21:00, nella palestra dell’istituto comprensivo Enrico Fermi, in via Pace 2.
L'assemblea - alla quale prenderanno parte anche gli addetti ai lavori - è rivolta ai residenti delle vie Pace, Maffeo Pantaleoni, Zorli e Borgo San Giuliano ed è finalizzata a informare i cittadini in merito all’inizio imminente dei lavori per l’abbattimento dei palazzi di via Zorli e via Maffeo Pantaleoni. Durante l’assemblea saranno affrontate, insieme alla cittadinanza, le questioni relative alla gestione della viabilità e della sosta nelle aree che saranno oggetto dei lavori e nelle zone limitrofe.
Semaforo verde della Giunta comunale di San Severino Marche al Piano di emergenza neve e ghiaccio per le stagioni 2024-2026. L’Amministrazione settempedana ha approvato la proposta predisposta dall’area Manutenzioni e servizi esterni che prevede una serie di interventi necessari per evitare gravi disagi alla popolazione e garantire condizioni di sicurezza per la circolazione stradale.
Redatto sulla base dell’esperienza delle passate stagioni, il Piano prevede interventi calibrati e in misura direttamente proporzionale all’intensità e alla durata delle condizioni metereologiche avverse e, nel caso di intensi fenomeni eccezionali, la suddivisione in più zone dei lotti con estensione chilometrica maggiore, in modo da diminuire i tempi di sgombro della neve.
L’organizzazione generale prevede 10 lotti e 12 zone di sgombero, con l’intervento di ditte esterne ma anche dei mezzi comunali, per quanto riguarda le strade extraurbane mentre le strade urbane saranno divise in quattro zone riferite ai vari quartieri del capoluogo, accorpati per vicinanza, dove ad entrare in azione saranno le ditte esterne. Infine nell’organizzazione una zona a parte è stata destinata alla viabilità delle zone industriali della frazione di Taccoli. Economicamente, sempre secondo una stima basata sulla spesa degli anni passati, è stata stanziata la somma di 20mila euro per far fronte all’eventuale emergenza.
Il Comitato locale di San Severino Marche della Croce Rossa Italiana organizza per sabato 3 febbraio, alle ore 16:30, un corso informativo sulle manovre da eseguire in caso di arresto cardiocircolatorio. Il corso, che si terrà nella sede di via Giacomo Brodolini, è aperto alla cittadinanza e permetterà, in circa tre ore, di aiutare a comprendere e a mettere in atto le manovre necessarie a salvare una vita umana ma anche a riconoscere rapidamente un arresto cardiocircolatorio, allertare il numero unico d’emergenza “112”, iniziare il massaggio cardiaco e, inoltre, applicare un Dae, un defibrillatore sanitario esterno. Per partecipare basterà chiamare il numero di telefono 3334680268 oppure inviare una mail a sanseverinomarche.sviluppo@marche.cri.it.
Nel territorio del Comune di San Severino Marche sono stati installati recentemente 4 Dae pubblici posizionati in piazza del Popolo, all’incrocio tra viale Bigioli e via Eustachio, all’ingresso del giardino pubblico di via Padre Giuseppe Zampa e in località Taccoli, all’incrocio tra viale Aristide Merloni e la strada provinciale SP. 361, esattamente davanti al bar Scuriatti.
Questi presidi in caso di emergenza, possono essere prelevati e utilizzati da chiunque per trattare un arresto cardiocircolatorio aumentando così la possibilità di sopravvivenza rispetto alle sole compressioni toraciche. Per questo motivo è importante sapere cosa fare e come utilizzare uno strumento così efficace. Dopo sette minuti di anossia, ossia di assenza di ossigeno, il cervello subisce danni irreversibili. E’ per questo che un intervento tempestivo risulta essere di vitale importanza.
"Per la difesa dell’agricoltura dei territori, delle piccole e medie imprese saccheggiate da una politica agricola comunitaria (Pac) incompetente e corrotta". Questa è la scritta di uno dei molteplici cartelli affissi sui trattori che questa mattina hanno sfilato a Civitanova, in segno di protesta, lungo via Einaudi, la rotatoria Paciotti e infine parcheggiandosi in un’area di sosta verde nei pressi del Cuore Adriatico.
Sulla spinta dell'organizzatrice Elisa Fulgenzi,oltre duecento persone, fra agricoltori e allevatori, sono giunti da più parti del Maceratese, del Fermano e Anconetano, mobilitandosi dal basso e spontaneamente, tramite i social, per contestare molteplici politiche ambientali dell’Unione Europea, ritenute ingiuste e dannose per il settore. La protesta è parte di un movimento più ampio che ha coinvolto diversi paesi europei negli ultimi mesi, come Francia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Regno Unito e Serbia.
Gli agricoltori si sentono traditi e abbandonati da un sistema politico che non li tutela e che non valorizza i prodotti del territorio, il cosiddetto "made in Italy". Inoltre, si oppongono alle direttive europee che penalizzerebbero le produzioni nazionali e favorirebbero, invece, le imposizioni delle multinazionali. Tra le misure contestate, c’è il Green Deal europeo, il piano per rendere l’Europa un continente a impatto climatico zero entro il 2050 e che prevede una riduzione del 55% delle emissioni nette di gas serra entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, si sono imposti dei cambiamenti radicali a livello europeo e nazionale, che impattano direttamente sulla vita e sul lavoro degli agricoltori europei.
Dunque, i manifestanti accorsi denunciano la mancanza di misure concrete a sostegno dell’agricoltura e dell’allevamento, costretti ad affrontare la burocrazia, l’aumento dei costi di produzione e la concorrenza di prodotti esteri che svalutano il prezzo di quelli italiani. Tra i prodotti contestati, c’è la farina di grillo (qui la nostra intervista a un produttore di Montecassiano), un alimento a base di insetti, che da gennaio può essere commercializzato in tutti i Paesi dell’Ue, Italia compresa. Gli agricoltori ritengono che questo prodotto sia non salubre e penalizzi le farine di coltivazione da cereali, che sono una delle eccellenze dello Stivale.
A tal riguardo, a restituirci una visione dall’interno della protesta è Angelo Tasso, agricoltore di Montecosaro e membro attivo di questa protesta: "Noi non siamo per contestare il reddito ma protestiamo per la salute alimentare, che riguarda tutti. La normativa che ha approvato la circolazione della farina di grillo può portare al rischio che questa si sostituisca alla farina di grano sana; è contro natura fermare un processo di produzione agricola, finora sostenuta dalle politiche del ‘mangiare sano’, ‘made in Italy’, per poi ora ritrovarsi a mangiare derivati di vermi e cavallette. Lo stesso la carne sintetica".
Continua Tasso: "Vogliono far passare l’idea che l’agricoltura è responsabile di un massiccio inquinamento ma non è così, è il contrario. L’imposizione del 4% dei terreni da lasciare incolti per venti anni conduce ad aggravare una situazione per cui il grano in Italia non basta per il fabbisogno e dunque vado con le navi a prendere quello canadese al glifosato. Si crea un paradosso che porta anche a uno sperpero di soldi pubblici; c’è una legge che aiuta a comprare i mezzi agricoli con aiuti del 30-40% nel frattempo ce n’è un’altra che impone l’abbandono di parte del terreno coltivabile in nome dell’ambiente, della biodiversità: però vai a prendere i prodotti dall’estero, in territori che non guardano a questo tipo di tutela ambientale. Non si può naturalmente bloccare il libero scambio delle merci ma quello che auspichiamo è di sedersi a un tavolo europeo dove si decidono le politiche agricole e insieme confrontarsi su quello che sembra non andar bene, a quanto pare, in moltissimi stati europei”.
Un’altra voce viene da Joseph Silvestri, giovane imprenditore agricolo, che ha messo in luce come un’azienda agricola medio piccola oggi ha bisogno di trovare delle alternative alla sola messa a coltura perché quest’ultima non sufficiente in termini di sostentamento economico: "Tante realtà devono fare un secondo lavoro per sostenere l’azienda agricola; infatti molti stanno cercando di buttarsi sul discorso di aprire un agriturismo così da avere più margine. Sono costretto a perseguire delle alternative per sostenere l’azienda, a fronte di costi che sono aumentati a dismisura. Non è una mala gestione da parte dell’imprenditore agricolo ma è una situazione endemica".
Poi, una riflessione sul mancato supporto delle associazioni di categoria: "I sindacati - continua Silvestri- non hanno fatto fronte comune, diversamente dagli altri paesi, come la Francia, in cui almeno due sindacati stanno lavorando uniti. Qui, negli ultimi anni si è assistito a una frammentazione della rappresentanza; c’è quasi una competizione tra le categorie anziché lavorare su un fronte comune".
Infine un focus sulla necessità di cercare di uscire fuori da questa situazione di stallo che getta un allarme sulle nuove generazioni: "Si deve far capire che è una situazione che non può più andare avanti perché molte aziende sono in chiusura; l'altro ieri è uscito un report dell’associazione di categoria del settore agricolo e zootecnico e un’azienda su cinque negli ultimi dieci anni ha chiuso. Occorre un ricambio generazionale ma è ovvio che, se non ci sono i presupposti, nessun giovane entrerà in agricoltura perché, paradossalmente, non ci si mangia".