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La protesta dei trattori a Civitanova: "No alla farina di grillo, giù le mani dalla nostra agricoltura" (FOTO)

La protesta dei trattori a Civitanova: "No alla farina di grillo, giù le mani dalla nostra agricoltura" (FOTO)

"Per la difesa dell’agricoltura dei territori, delle piccole e medie imprese saccheggiate da una politica agricola comunitaria (Pac) incompetente e corrotta". Questa è la scritta di uno dei molteplici cartelli affissi sui trattori che questa mattina hanno sfilato a Civitanova, in segno di protesta, lungo via Einaudi, la rotatoria Paciotti e infine parcheggiandosi in un’area di sosta verde nei pressi del Cuore Adriatico.

Sulla spinta dell'organizzatrice Elisa Fulgenzi,oltre duecento persone, fra agricoltori e allevatori, sono giunti da più parti del Maceratese, del Fermano e Anconetano, mobilitandosi dal basso e spontaneamente, tramite i social, per contestare molteplici politiche ambientali dell’Unione Europea, ritenute ingiuste e dannose per il settore. La protesta è parte di un movimento più ampio che ha coinvolto diversi paesi europei negli ultimi mesi, come Francia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Regno Unito e Serbia.

Gli agricoltori si sentono traditi e abbandonati da un sistema politico che non li tutela e che non valorizza i prodotti del territorio, il cosiddetto "made in Italy". Inoltre, si oppongono alle direttive europee che penalizzerebbero le produzioni nazionali e favorirebbero, invece, le imposizioni delle multinazionali. Tra le misure contestate, c’è il Green Deal europeo, il piano per rendere l’Europa un continente a impatto climatico zero entro il 2050 e che prevede una riduzione del 55% delle emissioni nette di gas serra entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, si sono imposti dei cambiamenti radicali a livello europeo e nazionale, che impattano direttamente sulla vita e sul lavoro degli agricoltori europei.

Dunque, i manifestanti accorsi denunciano la mancanza di misure concrete a sostegno dell’agricoltura e dell’allevamento, costretti ad affrontare la burocrazia, l’aumento dei costi di produzione e la concorrenza di prodotti esteri che svalutano il prezzo di quelli italiani. Tra i prodotti contestati, c’è la farina di grillo (qui la nostra intervista a un produttore di Montecassiano), un alimento a base di insetti, che da gennaio può essere commercializzato in tutti i Paesi dell’Ue, Italia compresa. Gli agricoltori ritengono che questo prodotto sia non salubre e penalizzi le farine di coltivazione da cereali, che sono una delle eccellenze dello Stivale.

A tal riguardo, a restituirci una visione dall’interno della protesta è Angelo Tasso, agricoltore di Montecosaro e membro attivo di questa protesta: "Noi non siamo per contestare il reddito ma protestiamo per la salute alimentare, che riguarda tutti. La normativa che ha approvato la circolazione della farina di grillo può portare al rischio che questa si sostituisca alla farina di grano sana; è contro natura fermare un processo di produzione agricola, finora sostenuta dalle politiche del ‘mangiare sano’, ‘made in Italy’, per poi ora ritrovarsi a mangiare derivati di vermi e cavallette. Lo stesso la carne sintetica".

Continua Tasso: "Vogliono far passare l’idea che l’agricoltura è responsabile di un massiccio inquinamento ma non è così, è il contrario. L’imposizione del 4% dei terreni da lasciare incolti per venti anni conduce ad aggravare una situazione per cui il grano in Italia non basta per il fabbisogno e dunque vado con le navi a prendere quello canadese al glifosato. Si crea un paradosso che porta anche a uno sperpero di soldi pubblici; c’è una legge che aiuta a comprare i mezzi agricoli con aiuti del 30-40% nel frattempo ce n’è un’altra che impone l’abbandono di parte del terreno coltivabile in nome dell’ambiente, della biodiversità: però vai a prendere i prodotti dall’estero, in territori che non guardano a questo tipo di tutela ambientale. Non si può naturalmente bloccare il libero scambio delle merci ma quello che auspichiamo è di sedersi a un tavolo europeo dove si decidono le politiche agricole e insieme confrontarsi su quello che sembra non andar bene, a quanto pare, in moltissimi stati europei”.

Un’altra voce viene da Joseph Silvestri, giovane imprenditore agricolo, che ha messo in luce come un’azienda agricola medio piccola oggi ha bisogno di trovare delle alternative alla sola messa a coltura perché quest’ultima non sufficiente in termini di sostentamento economico: "Tante realtà devono fare un secondo lavoro per sostenere l’azienda agricola; infatti molti stanno cercando di buttarsi sul discorso di aprire un agriturismo così da avere più margine. Sono costretto a perseguire delle alternative per sostenere l’azienda, a fronte di costi che sono aumentati a dismisura. Non è una mala gestione da parte dell’imprenditore agricolo ma è una situazione endemica".

Poi, una riflessione sul mancato supporto delle associazioni di categoria: "I sindacati - continua Silvestri- non hanno fatto fronte comune, diversamente dagli altri paesi, come la Francia, in cui almeno due sindacati stanno lavorando uniti. Qui, negli ultimi anni si è assistito a una frammentazione della rappresentanza; c’è quasi una competizione tra le categorie anziché lavorare su un fronte comune".

Infine un focus sulla necessità di cercare di uscire fuori da questa situazione di stallo che getta un allarme sulle nuove generazioni: "Si deve far capire che è una situazione che non può più andare avanti perché molte aziende sono in chiusura; l'altro ieri è uscito un report dell’associazione di categoria del settore agricolo e zootecnico e un’azienda su cinque negli ultimi dieci anni ha chiuso. Occorre un ricambio generazionale ma è ovvio che, se non ci sono i presupposti, nessun giovane entrerà in agricoltura perché, paradossalmente, non ci si mangia".

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