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Sicurezza stradale: la riflessione dell'Associazione "Cittadini in Cammino" di Corridonia

Sicurezza stradale: la riflessione dell'Associazione "Cittadini in Cammino" di Corridonia

Questo fine settimana il numero di morti per tragici incidenti stradali ha occupato la cronaca nazionale. Un argomento molto sensibile, raramente approfondito nelle sue criticità e inquadrato nei soli episodi in cui la tematica è quella delle stragi del sabato sera e dei pirati della strada. L'Associazione Cittadini in Cammino di Corridonia, con a capo il Professor Flavio Corradini, ha voluto proporre una riflessione sulla sicurezza stradale proprio in virtù di quanto accaduto in questo week-end.

"In Italia gli incidenti avvengono più il venerdì e per quanto le morti sono leggermente più alte il sabato e la domenica, non giustifica che l’unico tema di dibattito possa essere circoscritto a questi pur gravi episodi - spiega l'Associazione -. Per migliorare la sicurezza stradale è necessario dare risalto a tutti i fattori di rischio sui quali è possibile intervenire, iniziando dal riequilibrare i temi su cui verte il dibattito pubblico. L’incidentalità dal 2001 si è molto ridotta grazie alla maggior sicurezza dall’abitacolo del veicolo, alle norme sul Codice della strada (soprattutto l’introduzione della patente a punti) e alll’efficacia dei controlli. Dopo il 2010, anche se la mortalità è continuata a scendere del 18%, le politiche pubbliche, malgrado il continuo inasprimento normativo, negli ultimi quattro anni sembrano aver esaurito i loro effetti. Questa dovrebbe essere una buona ragione per cambiare approccio, piuttosto che l’aspetto sanzionatorio o il concentrare l’agenda di dibattito sui media ai soli incidenti del sabato sera."

"È necessario passare da un approccio indifferenziato ad uno focalizzato dove si concentrano i rischi e da un approccio sanzionatorio a misure di prevenzione che informino in modo efficace sulla pericolosità di determinate strade - prosegue l'Associazione -. Il primo limite che si incontra per attuare queste politiche è la mancanza di dati, proprio in tempi in cui viene dato per scontato il possesso e si magnificano i Big data. In Italia non esiste ancora un archivio informativo che ha la funzione di catasto stradale sistematico e armonizzato, in cui poter trattare ed elaborare i grafi stradali raccolti e archiviati per singolo comune, provincia e regione. Questa carenza limita ogni ulteriore attività che si voglia precisa sia sulla prevenzione che di definizione delle priorità negli interventi infrastrutturali. Ed è sintomatico di quanto la Pubblica Amministrazione sia ancora in ritardo nella produzione di servizi utili al cittadino oltre che refrattaria ad adottare l’innovazione digitale. Dai dati attualmente disponibili infatti, ha poco senso sostenere che i due singoli casi di gravi incidenti dello scorso fine settimana siano ricaduti proprio in aree provinciali in cui il rischio è almeno superiore a tre volte la media in riferimento al tipo di strada. autostrada per quello di Genova e strade provinciali, regionali e statali fuori dall’abitato per quello di jesolo."

"L’Istat sta cercando di rimediare a questo ritardo e ha iniziato a mettere in relazione i dati sugli incidenti alle mappe stradali di Open Street Map, creando così degli indicatori di incidentalità localizzati lungo i kilometri della specifica strada. Ancora troppo poco per stimare i rischi di incidentalità che caratterizzano le nostre strade. Un obiettivo che sarà possibile solo quando l’istituto disporrà dei dati sui reali flussi di traffico (veicoli/Km) della intera rete viaria nazionale - spiega il Professor Corradini -. Produrre questi dati più raffinati sarebbe il primo passo per avviare politiche di prevenzione su più livelli: dalla concentrazione di risorse su specifiche infrastrutture pericolose fino a misure di allertamento diretto ai guidatori che trascorrono quel percorso stradale rischioso, rendendole fruibili con applicazione digitali da ricevere dallo smartphone attraverso segnalazioni sonore di allerta, simili a quelle che scattano in mancanza della cintura di sicurezza. Ricordo le campagne di comunicazione shock del Regno Unito sui rischi di incidentalità quando ancora le potenzialità di utilizzo dei dati erano fuori portata. In quel periodo potevano usare solo la creatività, non c’erano le potenzialità delle Information & communication technology: dove morivano le persone si inserivano cartelli di pubblicità sociale con foto sconvolgenti per impatto deterrente. Attualmente ha raggiunto il traguardo di essere il secondo paese d’Europa per sicurezza stradali, con un tasso di mortalità di 27,1 morti per milione di abitanti, di poco staccato dalla Svezia con un tasso di 25,3. L’Italia è ancora al doppio del tasso, il 55,8."

"Proprio i giovani, più esposti al rischio, con un tasso di 77,2 morti per milione di abitanti risponderebbero meglio e sarebbero raggiunti di sicuro in modo migliore da una App segnaletica sulla sicurezza che rispetto i telegiornali della domenica mattina. E lo smartphone non sarà solo un elemento di distrazione quale è ora ma anche un supporto decisionale, forse anche molto più efficace di qualsiasi tipo di segnaletica stradale, soprattutto nello ore notturne, durante le quali si è assonnati e si concentrano la maggior parte degli incidenti mortali" conclude l'Associazione Cittadini in Cammino.

 

 

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