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Salvate la Quadrilatero!

Salvate la Quadrilatero!

Si avviava alla chetichella - come un vecchio sommergibile si reca nel suo ultimo viaggio, verso la demolizione - nel dimenticatoio.  E invece a riportaci alla memoria i fasti (o nefasti) della Quadrilatero ci ha pensato Barbara Cacciolari, candidata di Forza Italia in plurime, ultime elezioni.

Lo ha fatto con un roboante e minatorio comunicato nel quale si lodavano la Legge obiettivo di berlusconiana memoria e appunto la Quadrilatero SpA, che sarebbe, appunto la società di scopo di diretta emanazione di questa legge. Progettata e realizzata per costruire strade con assegnazione diretta. Senza gare, senza controlli e con la partecipazione dei privati. Ora, a distanza di quindici anni dalla promulgazione della Legge Obiettivo il consuntivo sono le centinaia di indagati per qualche dozzina di reati. I più ricorrenti: la corruzione, la concussione e la turbativa d’asta. Tra essi ministri, sottosegretari, imprenditori e funzionari di diversi enti pubblici. Stiamo parlando, per capirci, degli Anemone, i Balducci e la cricca non estranea nemmeno al crac di Banca Marche.

Quanto alla Quadrilatero ci sarebbe da scrivere un romanzo a parte. Un caso di scuola di sperpero di danari pubblici da far impallidire. Non si è mai capito, infatti perché per costruire una strada bisognasse realizzare un baraccone di queste dimensioni che non ha fatto altro che raddoppiare i costi e – sempre a consuntivo – non ha portato beneficio alcuno sul territorio. Sarebbe bastata l’ANAS con i suoi progetti, i suoi ingegneri, il suo consiglio di amministrazione, il suo direttore generale. L’idea vincente (secondo loro), viste le limitate risorse pubbliche  era quella della “cattura di valore”. Un sorta di taglieggio nei confronti dei piccoli comuni che insistono sulla costruenda direttrice  giacché, in un lontano avvenire, essi comuni ne avrebbero tratto inestimabili benefici. L’assemblea degli azionisti di Quadrilatero SpA, colà riunita,  chiamò allora un “cacciatore di valore” di indiscussa fame e lo inserì nel proprio consiglio di amministrazione.  Era Ercole Incalza, un nome una garanzia. Non c’è stato scandalo dei lavori pubblici, nell’intero globo terracqueo negli ultimi quaranta anni, in cui Incalza non sia stato coinvolto ed indagato. Ma con un curriculum del genere trovare 300 milioni da catturare per lui era una bazzecola. Avrebbe trasformato la desolata piana di Colfiorito in un insediamento di opifici, centri commerciali, fabbriche e villette a due piani così che Silicon Valley a confronto fosse sembrata il deserto del Namib. Si narra che nelle notti nevose e gelide, Incalza, armato di arco e frecce,  si recasse a cacciare valore nelle pietraie dell’appennino umbro marchigiano. Purtroppo, per lui e per noi fu catturato dalla guardia di finanza e tradotto nelle patrie galere a causa di uno dei millanta scandali in cui era coinvolto. A tutt’oggi è agli arresti domiciliari.  Finì che dei trecento milioni preventivati se ne tirarono fuori meno di trenta, tanto che anche un giornale come il Sole 24 Ore fu costretto ad ammettere il flop dell’iniziativa.

Stando alle cronache andò molto meglio, invece, al cementificio Barbetti di Gubbio che – secondo  intercettazioni telefoniche del ROS – si vide assegnare una commessa di 80 milioni di euro di calcestruzzo da utilizzare in Quadrilatero. Il tutto grazie a Rocco Girlanda, parlamentare eugubino del PDL e (ma solo per combinazione) dirigente della stessa Barbetti. Non eletto nelle ultime elezioni politiche, venne nominato sottosegretario alle infrastrutture, nel governo Letta, grazie all’amico Denis Verdini.  E siccome noi non ci facciamo mancare mai nulla, non poteva non comparire in questa vicenda pure l’ombra della malavita organizzata. Solo un sospetto dei malpensanti? Non saprei, ma so per certo che il procuratore generale della corte di appello di Ancona nel 2014 disse che “l’ombra delle organizzazioni criminali si allunga sugli appalti per l'ampliamento dell'A/14 e su quelli per la realizzazione del "Quadrilatero" Marche-Umbria."

Ora, la domanda che mi pongo è la seguente: ma la signora Cacciolari è al corrente di tutte queste belle ed edificanti storie? Lo sa, per esempio, che nell’ultima galleria che hanno costruito hanno messo le luci al neon e non i led? Che, sempre per capirci, è come se cinquanta anni fa le avessero illuminate con il carburo e non con le lampadine. Oppure fa finta di non saperlo perché, ora che la Quadrilatero è stata incorporata da ANAS, c’è bisogno di mettere in piedi un altro carrozzone mangiasoldi? No perché, casomai, più che salvare la Quadrilatero bisognerebbe salvare la soldatessa Cacciolari da se stessa…

Fabrizio Cambriani
Opinionista e polemista, scrive solo per passione. In caso di guerre e/o calamità naturali diventa anche reporter e narratore. Politicamente ormai apolide, è sempre incuriosito e attratto dalle dinamiche relative alle continue trasformazioni sociali. Ama la buona tavola, l'ottima musica e le donne (anche contemporaneamente)...

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