Perché ci sentiamo più stanchi in inverno: la scienza dietro al calo di energia
Con l’arrivo dell’inverno molti di noi avvertono una stanchezza persistente, una sorta di rallentamento che rende più faticoso affrontare le giornate. Non è solo una questione di freddo o di “poca voglia”: la stanchezza invernale è un fenomeno reale, spiegato da meccanismi biologici ben documentati. Conoscerli aiuta non solo a normalizzare ciò che proviamo, ma anche a trovare strategie concrete per stare meglio.
Uno dei fattori principali è la riduzione della luce solare. Le giornate si accorciano, trascorriamo più tempo al chiuso e la luce fatica a filtrare tra le nuvole. Ma la luce non influenza soltanto l’umore: è il segnale che regola il nostro ritmo circadiano, l’orologio biologico che controlla sonno, fame, temperatura corporea ed energia. Quando la luminosità diminuisce, aumenta la produzione di melatonina, l’ormone del sonno, mentre si riduce quella di serotonina, che sostiene vitalità, motivazione e benessere. Il risultato? Ci sentiamo più assonnati durante il giorno, meno reattivi, quasi “sotto tono”.
La luce solare ha un ruolo chiave anche nella sintesi della vitamina D, nutriente fondamentale non solo per le ossa ma anche per la regolazione dell’umore, della risposta immunitaria e della produzione di energia. I livelli tendono a calare nei mesi freddi e, quando scendono troppo, possono comparire stanchezza, irritabilità e piccoli cambiamenti del tono dell’umore.
Anche il freddo ha un impatto significativo. Per mantenere stabile la temperatura corporea il nostro organismo consuma più energia, mentre noi, paradossalmente, tendiamo a muoverci meno. Passiamo più ore seduti, al chiuso, con una riduzione dell’attività fisica che rallenta circolazione, metabolismo e vitalità. A questo si aggiunge il fatto che in inverno spesso beviamo meno, perché la sete si avverte meno, e ci orientiamo verso cibi più calorici e meno ricchi di micronutrienti. Un insieme di fattori che, sommati, rendono la stanchezza un compagno fin troppo abituale delle nostre giornate.
L’inverno può influenzare anche il nostro equilibrio emotivo: meno luce, più melatonina, meno serotonina e una routine più sedentaria rendono il corpo più sensibile allo stress e alle oscillazioni dell’umore. Non si tratta di “debolezza”: è semplicemente biologia.
La buona notizia è che questa stanchezza non va sopportata passivamente. Si può gestire con strategie semplici e alla portata di tutti.
Esporsi alla luce naturale appena possibile (anche quando il cielo è coperto) aiuta a risincronizzare l’orologio biologico. Una passeggiata di 10–20 minuti al mattino può fare una grande differenza.
Anche l’alimentazione è un alleato prezioso: scegliere cibi ricchi di nutrienti, mantenere un buon apporto di frutta e verdura, garantire livelli adeguati di vitamina D attraverso dieta o, se necessario, integrazione prescritta dal professionista. E non dimenticare l’idratazione: bere a sufficienza è fondamentale anche quando non si sente sete.
Infine, l’attività fisica, soprattutto moderata e regolare, migliora circolazione, tono dell’umore e qualità del sonno, tutti aspetti decisivi per contrastare la tipica letargia invernale.
Sentirsi più stanchi nei mesi freddi non è un difetto né un tratto caratteriale: è una risposta fisiologica alle condizioni ambientali. Conoscerla ci permette di essere più indulgenti con noi stessi e, allo stesso tempo, di adottare strategie semplici e scientificamente fondate per ritrovare energia e benessere.
Perché anche in inverno il nostro corpo merita ascolto, luce e cura.

cielo sereno (MC)
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