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Montecassiano, le disavventure romane del professor Camillo Valenti: "Derubato del mio portafoglio"

Montecassiano, le disavventure romane del professor Camillo Valenti: "Derubato del mio portafoglio"

Una giornata romana che si trasforma in un piccolo incubo quella vissuta dal professor Camillo Valenti di Montecassiano. Lo scorso 3 ottobre Valenti si è recato nella Capitale per un impegno professionale assieme all'amico Licio Cernetti. I due nel pomeriggio scelgono di passare del tempo al celebre "Caffè Greco" in piazza di Spagna, ed è proprio qui che il professore verrà derubato del proprio portafoglio, in cui erano contenuti tutti i documenti d'identità nonché 490 euro in contanti. E più di tutto, le preziose immagini sacre che i genitori da sempre gli hanno insegnato a tenere nel portafoglio. 

Il professore sta per cedere allo sconforto quando una chiamata improvvisa cambierà il corso della storia e scriverà il lieto fine alla vicenda. 

Di seguito il racconto completo inviato alla nostra redazione e firmato dal professore Camillo Valenti: 

"Il 3 ottobre sono andato a Roma per impegni professionali insieme ad un mio amico Licio Cernetti, ottimo pianista e grande studioso del celebre musicista ungherese Franz Liszt, del quale ha inciso varie composizioni pianistiche, scritto libri, trattati e tenuto conferenze, frutto dei suoi studi e ricerche; certamente in Italia una delle massime autorità.

Arrivati alle prime ore dell'alba a Foligno, abbiamo preso il treno e poco dopo siamo giunti a Roma. A metà pomeriggio, terminati i nostri impegni avevamo del tempo libero prima del viaggio di ritorno.

Il maestro Licio mi parla del soggiorno romano di Franz Liszt del rapporto dello stesso con Pio IX, delle iniziative musicali e culturali che promosse nella Capitale e mi invita a recarmi insieme a lui al celebre Caffè Greco vicino piazza di Spagna. Tale caffè era frequentato dal celebre maestro che vi si recava a giocare a carte (il Whist, gioco di carte francese). 

All'interno ci sono dei dipinti che lo hanno ispirato, una sua foto ed altri oggetti presenti di quel periodo che lo ricordano. Ero stanco ma non potevo rifiutare una proposta così interessante. Prendiamo la metropolitana e andiamo a piazza di Spagna.

Qui avviene quel che non mi era mai capitato. Vengo derubato del mio portafoglio con 490 Euro, carta di credito, patente, carta di identità, tessera sanitaria ed altro.

Non riesco a descrivere che sensazione provassi: capisco però subito che avevo subito un furto e che non si trattava di uno smarrimento. Zittisco in modo burbero il mio amico che cerca di consolarmi nella speranza che lo avessi semplicemente perso e che in qualche modo mi venisse riconsegnato.

Sto sempre molto attento ai documenti che porto con me, come sempre anche quel giorno controllavo ciò che avevo. Avevo messo il portafoglio in una tasca del pantalone chiusa, la più sicura, e continuamente le mani li per prevenire eventuali furti.

Da ragazzo, leggendo un racconto di Alberto Moravia in cui parlava dei borseggi che avvenivano a Roma nei tram e nei luoghi frequentati, ero rimasto impressionato. Penso sicuramente per la geniale narrazione dell'autore. Fatto sta che mi è rimasto l'incubo di quel tipo di furto intatto e indelebile.

Avviso i miei familiari dell'accaduto, blocco la carta di credito, scambio qualche parola con il mio amico Licio ed insieme a lui prendo il treno del ritorno. Ad un certo punto rimango muto, pensieroso, avvolto nella più cupa tristezza.

Cerco di reagire allo sconforto pensando che presto avrei rifatto i documenti e avrei ripreso la vita normale, non mi assale rancore o voglia di vendicarmi. So di aver perso contro un ladro.

Senza esternare, me la prendo con il mio amico per avermi proposto il Caffè Greco. Non avrei preso la metro e non sarebbe successo niente. Penso poi alle immagini sacre che i miei genitori mi facevano tenere nel portafoglio. Ora che loro non ci sono più le conservo come reliquie e come ricordo di loro.

Però penso, non mi hanno protetto, neanche quelle di Padre Pio cui tanto teneva mia madre. Pensando a Padre Pio cado in uno stato di torpore interrotto dallo squillo del cellulare.

Sono i carabinieri della stazione S. Giovanni di Roma che hanno trovato il mio portafoglio e arrestato il ladro. Mi hanno raggiunto attraverso i carabinieri di Montecassiano che ringrazio.

Mi invitano a recarmi in caserma per riprendere le cose. Esulta il mio amico Licio mentre io resto frastornato. Mi sembra tutto irreale, e come se l'incubo continuasse e stento a riprendermi.

Lentamente comincio a tornare normale. Il mio amico Licio ed io ci fermiamo ad Orte e torniamo a Roma con il primo treno.

I militari della Benemerita mi prendono alla stazione Termini, portano in Caserma, firmo il verbale e ritiro il portafoglio, integro con tutti i soldi i documenti e le reliquie. Non mi danno molte informazioni né io le chiedo.

Mi dicono che il ladro è un professionista del crimine e che agisce con molta destrezza. Spesso lo pedinano, lo arrestano e riprendono a seguirlo appena viene liberato dai soliti magistrati. Così funziona in Italia. Mi si permetta di fare un elogio alla Legione Carabinieri Lazio, Stazione S. Giovanni di Roma. E' una caserma con tanti giovani, molto professionali, preparati, educati e gentili. Per fortuna abbiamo gente così. Non so come ringraziarli". 

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